Il superamento dell'Arte
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IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA
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Più volte mi sono espresso in modo assolutamente contrario alle lotterie di Stato.
La motivazione è educativa. L’uomo non può credere di affidare i propri sogni e le proprie speranze ad uno stupido gioco, in cui delega il ruolo di protagonista alla fortuna. L’uomo nuovo deve essere protagonista della propria esistenza e deve tenerla bene per il collo. Abbandonarsi a sogni come quelli di vincere alla lotteria o al lotto (o peggio ancora, al gratta e vinci) costituisce una mortificazione di tutte le più belle e nobili qualità umane.
È di ieri la notizia che il leader leghista Umberto Bossi ha proposto lo sciopero del lotto. La motivazione qui non è educativa, ma quella dello sciopero fiscale (che comunque non è certo diseducativa). D’altra parte la protesta contro le lotterie è un vecchio cavallo di battaglia del leader della Lega, quindi non ci sorprende più di tanto. Sorprende invece che sia un sessantaseienne reduce da un forte ictus, giudicato dai più negativamente (un folle!), a proporre una delle cose più sensate e intelligenti ascoltate quest’anno da un uomo politico italiano. Io non solo condivido lo sciopero delle lotterie, ma lo metto in pratica già da anni. In prima persona non ho mai giocato alle lotterie di Stato, giudicandole una nebbia per il cervello. Sono altri i giochi che eccitano la mente.
Il lato umano ed educativo innanzitutto.
L’uomo nuovo conti su se stesso, non sulle lotterie.
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“Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web”
a cura di Germano Celant con Gianfranco Maraniello
MAMbo – Museo d’arte moderna di Bologna
6 maggio - 4 novembre 2007
- MISURAZIONE -
TEMA e CONTENUTI
La mostra “Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web” al MAMbo di Bologna propone una carrellata energica e vitale dell’arte del XX secolo in relazione allo sviluppo dei nuovi media. Il percorso prende avvio dal futurismo per poi svilupparsi attraverso dada, surrealismo, pop art, fluxus e quasi tutti i movimenti e gli artisti di punta della prima e seconda avanguardia novecentesca. Qualche nome tra gli altri: Depero, D’Albisola, Bragaglia, Marinetti, Larionov, Duchamp, Man Ray, Andrè Breton, Bruno Munari, Mimmo Rotella, Burri, Fontana, Yves Klein, Manzoni, Warhol, Rauschenberg, Lichtenstein, Nam June Paik, Vito Acconci, Marina Abramovic, Enzo Cucchi, Bill Viola.
Installazioni, video, fotografie, elaborazioni digitali: il percorso è ricco e completo.
Le opere migliori sono quelle di Depero, Bragaglia, Duchamp, Munari e Nam June Paik.
TEMPI DI VISITA
Una visita intensa ma che non si fossilizzi sui sempre frequenti e inutili reperti storici richiede dalle 2 alle 3 ore. La sala centrale - la migliore - richiede un’attenta visita di un’ora. Se invece si vogliono seguire tutti i video – ma sono quasi tutti in lingua straniera e di non semplice fruizione - non bastano 4 ore.
L’ALLESTIMENTO
L’allestimento di Denis Santachiara è assai suggestivo e decisamente futurista. Enormi “tubi” di tela bianca gonfiati fino a formare un’imponente e pregevolissima architettura, sui quali vengono proiettati senza sosta video di repertorio. Tracce audio riprodotte ovunque e in continuazione. L’impressione iniziale è di piacevole stordimento.
Forse a risentirne un po’ è la fruibilità del prodotto. Soprattutto le tracce audio, documenti spesso assai interessanti, sono scarsamente percepibili e si confondono nel caos sonoro dell’ambiente. Anche i documenti video, invitanti, sono proposti in piccoli schermi e in rotazione continua. E in tutto il piano inferiore non c’è un solo posto a sedere per rifiatare e riordinare le idee. Peccato perché si tratta spesso di documenti di un certo interesse. Al piano superiore invece almeno 4 video sono ospitati in relative sale, in cui è possibile entrare e godere del prodotto tranquillamente seduti.
ACCOGLIENZA E PERSONALE IN SALA
Gentili all’ingresso, in biglietteria e al bookshop. Eccessivamente noiosi e stupidamente passatisti nel richiedere ai visitatori l’uscita dalle sale per parlare al cellulare (a me è capitato 3 volte). Vertigo non è certo un luogo di contemplazione e riflessione mistica. È un luogo in cui eccitare i nervi sotto lo stimolo di complicati intrecci sonori e visivi. Una voce al cellulare non può che aggiungere qualcosa di imprevisto al mix multi-mediale dell’allestimento.
BOOKSHOP
Molto fornito. Pubblicazioni su tutti i movimenti avanguardistici del Novecento, e su una gran parte dei maggior artisti del secolo. Numerosi testi di estetica e di critica d’arte. Una ventina di cartoline delle principali opere esposte in mostra. Gadget passatisti e anticaglie varie ridotte al minimo.
SPUNTI FUTURISTI E NEOFUTURISTI
“Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web”: già il titolo rende al futurismo il ruolo di padre delle avanguardie novecentesche, soprattutto in funzione dei successivi sviluppi multimediali.
Varcato l’ingresso della prima sala si è subito accolti dalla fulminante voce di Filippo Tomamso Marinetti. Una mostra sul XX secolo non può iniziare meglio.
Poi un paio di tele di Depero, tre di Balla (non tra le migliori). Si procede con un ottimo esemplare di libro imbullonato di Depero e una splendida litotatta di Tullio D’Albisola con le “Parole in libertà futuriste: olfattive, tattili-termiche” di F.T. Marinetti. Segue un visionario Francesco Cangiullo con “Passaggio a livello più uova di Pasqua”. Ancora un fantastico Depero con “Architettura di gobbo – Gilbert Clavel”, prima di immergerci nelle potentissime sperimentazioni fotodinamiche di Bragaglia con “La Gifle” e “Ritratto polifisionomico di Boccioni”.
Per quanto riguarda gli sviluppi futuri due sono le certezze:
Per arrivare a questa maturazione occorre un grande sforzo neofuturista. Il Neofuturismo vuole sostanziare le novità espressive e tecniche dell’ultimo secolo con contenuti e temi forti, che mancano alla maggioranza delle opere esposte in Vertigo. Abbiamo creato nuovi mezzi, ora abbiamo necessità di rifondare il nostro spirito creativo.
Antonio Saccoccio
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Detto questo, va detto però che in Italia ci sono anche milioni di automobilisti capacissimi, che sono in grado di guidare ben al di là di questi limiti.
Ancora una volta i politici ragionando rozzamente creano disastri.
Bisogna agire alla radice. Perché si permette a gente incapace di guidare? Un automobilista incapace che viaggia sui 100 km/h è assai più pericoloso di un automobilista capace che sfreccia a 160 km/h. Questo risulta evidente dall’esperienza quotidiana. Un bravo automobilista si trova infatti ad evitare giornalmente una serie incredibile di piccoli e grandi incidenti causati dagli automobilisti improvvisati. Sono questi ultimi sempre la causa degli incidenti. Come in ogni campo, sono gli incapaci e gli imbecilli che creano problemi. Ora lo Stato ci ha fatto credere subdolamente per decenni che bastasse viaggiare velocemente per creare incidenti. Mentre gli incidenti si creano sempre per precisi errori, non per un’astratta e non precisata “velocità”. La velocità non può essere un parametro assoluto: conta solo se riferita alle capacità individuali del guidatore.
Lo spirito neofuturista non può accettare che per l’incapacità di alcuni tutti siano costretti a viaggiare come lumache su fantastiche autostrade. Quindi si avanza la seguente rivoluzionaria proposta: la patente di guida a livelli.
Non siamo tutti uguali. C’è chi sa guidare e chi no. Chi guida meglio e chi peggio. Quindi in futuro ci dovrà essere un esame che testerà seriamente le abilità di ciascun aspirante guidatore e rilascerà una patente di un livello adatto a queste abilità.
Ci saranno patenti per uso solo urbano (pensiamo a chi prende la patente in età avanzata o agli anziani che hanno perso i riflessi).
Ci saranno patenti con velocità limitata a 100 Km/h (per chi ha una discreta abilità, ma non riesce a gestire i pericoli oltre un certo limite).
E patenti con velocità massima (che rispetteranno i limiti stradali, che andranno ovviamente tutti rivisti verso l’alto di almeno 20-30 km/h).
Ovviamente per ottenere le patenti di livello più alto l’esame di guida dovrà prevedere prove dure e serissime. L’aspirante automobilista dovrà dar prova di sapersi destreggiare abilmente in condizioni di guida difficili (guida in autostrada a velocità sostenuta, guida sul bagnato e su terreni accidentati, guida su strade di montagna, guida di notte in strade senza illuminazione). Questo sarà il nuovo esame. Basta inutili parcheggini in retromarcia e scontate svolte a destra! Basta con le prediche sulla cintura e sugli indicatori di direzione! Per chi vorrà guidare, ci dovrà essere un esame con sorpassi, rischi e pericoli. Come nella vita e nella guida di tutti i giorni.
Con la patente a livelli non sarà più permesso all’automobilista incapace di rovinarci la vita, e sarà permesso invece al capace di guidare con tranquilllità, senza imbranati in mezzo alla strada e senza frenare ogni 10 km per un ridicolo limite di velocità o un vile autovelox.
Neofuturismo sulle strade. Più velocità e più libertà. Meno incapacità e meno imbecillità.
Antonio S.
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Uno dei manifesti futuristi più geniali è senza dubbio “L’arte dei rumori” di Luigi Russolo, che porta la data dell'11 marzo 1913.
In questo manifesto sono contenuti gran parte degli sviluppi futuri della musica novecentesca. Fu straordinaria l’idea di Russolo: pensare ad una musica che ormai doveva giovarsi non solo dei suoni ma anche di tutti i rumori che ormai costituivano il sottofondo dell'esistenza umana. È questa l’idea che ancora oggi hanno tutti i musicisti che fanno uso di rumori e suoni elettronici per le loro composizioni. Non ci sono suoni di serie A e di serie B. C’è un infinito magma sonoro, da cui il compositore può attingere liberamente.
Ma leggiamo già una delle frasi iniziali del manifesto di Russolo.
"La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesirno secolo, coll'invenzione delle macchine, nacque il Rumore. Oggi, il Rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini. Per molti secoli la vita si svolse in silenzio, o, per lo più, in sordina. I rumori più forti che interrompevano questo silenzio non erano nè intensi, né prolungati, né variati. Poiché, se trascuriamo gli eccezionali movimenti tellurici, gli uragani, le tempeste, le valanghe e le cascate, la natura è silenziosa".
Segue una breve ed efficacissima descrizione dell’evoluzione della musica nei tempi. Fino ad arrivare ai nostri giorni.
“Oggi l'arte musicale, complicandosi sempre più, ricerca gli amalgami di suoni più dissonanti, più strani e più aspri per l'oreccbio. Ci avviciniamo così sempre più al suono-rumore.
Questa evoluzione delta musica è parallela al moltiplicarsi delle macchine, che collaborano dovunque coll'uomo. Non soltanto nelle atmosfere fragorose delle grandi città, ma anche nelle campagne, che furono fino a ieri normalmente silenziose, la macchina ha oggi creato tanta varietà e concorrenza di rumori, che il suono puro, nella sua esiguità e monotonia, non suscita più emozione. Per eccitare ed esaltare la nostra sensibilità, la musica andò sviluppandosi verso la più complessa polifonia e verso la maggior varietà di timbri o coloriti strumentali, ricercando le più complicate successioni di accordi dissonanti e preparando vagamente la creazione del rumore musicale. Questa evoluzione verso il "suono rumore" non era possibile prima d'ora. L'orecchio di un uomo del settecento non avrebbe potuto sopportare l'intensità disarmonica di certi accordi prodotti dalle nostre orecchie (triplicate nel numero degli esecutori rispetto a quelle di allora). Il nostro orecchio invece se ne compiace, poiché fu già educato dalla vita moderna, così prodiga di rumori svariati. Il nostro orecchio però se ne accontenta, e reclama più ampie emozioni acustiche. D'altra parte, il suono musicale è troppo limitato nella varietà qualitativa dei timbri. Le più complicate orchestre si riducono a quattro o cinque classi di strumenti ad arco, a pizzico, a fiato in metallo, a fiato in legno, a percussione. Cosicché la musica moderna si dibatte in questo piccolo cerchio, sforzandosi vanamente di creare nuove varietà di timbri. Bisogna rompere questo cerchio ristretto di suoni puri e conquistare la varietà infinita dei "suoni-rumori".
Ecco l’idea che vale una vita. La varietà infinita dei “suoni-rumori”. È da qui che prenderà avvio la musica concreta, la musica elettronica del Novecento. Il grande Edgar Varèse, uno dei maggiori (se non il maggiore) compositori del XX secolo, ebbe modo di ascoltare le successive esplorazioni sonore ottenute da Russolo con i suoi intonarumori e fu profondamente influenzato da queste straordinarie innovazioni.
Ma poiché Russolo ebbe un animo totalmente futurista, la sua mente non si limitò ad anticipare i tempi. Ebbe anche l’illuminazione di prevedere cosa sarebbe accaduto in futuro. Leggiamo il punto 7.
"La varietà dei rumori è infinita. Se oggi, mentre noi possediamo forse mille macchine diverse, possiamo distinguere mille rumori diversi, domani, col moltiplicarsi di nuove macchine, potremo distinguere dieci, venti o trentamila rumori diversi, non da imitare semplicemente, ma da combinare secondo la nostra fantasia."
Ecco. Questa è oggi esattamente la situazione di un compositore di musica elettronica. Si sceglie tra una varietà infinita di rumori, e li si combina insieme. Oggi un compositore di musica elettronica, leggendo L’arte dei rumori di Russolo, non può che provare un’emozione intensa. Ancora una volta, dal futurismo è nato un nuovo modo di intendere il mondo.
Oggi c'è ancora qualcuno che si ostina a negare il valore della musica elettronica. In realtà negare oggi i suoni elettronici significa negare il mondo in cui viviamo. Ancora una volta si tratta di una concezione stupidamente passatista. La musica elettronica è la naturale evoluzione di un secolare percorso evolutivo. Con la musica elettronica si è aperta un'autostrada che potremo percorrere per chissà quanti secoli ancora.
Antonio Saccoccio
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