Una delle prerogative dell'attuale ministro della pubblica istruzione è perdere mesi e mesi parlando del nulla.
La scuola italiana versa, a causa dei vari ministri dell'istruzione che abbiamo avuto negli ultimi decenni, in una condizione penosa: programmi, didattica, insegnanti ottocenteschi che devono provvedere alla formazione di ragazzi digitale natives. Il risultato è noto: studenti annoiati, docenti in crisi.
Di fronte ad una simile emergenza, cosa fa il ministro della pubblica istruzione? Allontana il problema e si preoccupa del nulla. Ed è così che, mentre la scuola affonda, il ministro si diverte ad elaborare norme astruse e intricatissime per il recupero dei debiti formativi, introducendo (o non introducendo, non lo sa neppure lui!) nuovamente i vecchi esami di riparazione. Tutto si risolverebbe - a suo dire - con altri corsi pomeridiani, in cui (ovviamente) il ragazzo carente sarà sottoposto per l'ennesima volta all'infruttuosa ripetizione di contenuti già rifiutati più volte al mattino.
Ovviamente per tutti questi corsi si dovrebbero spendere molti soldi. Soldi che sono molti, ma che per questi corsi sarebbero ovviamente insufficienti. Quando i soldi si buttano, non bastano mai.
Per porre rimedio al problema ci sarebbe invece un'altra soluzione, semplicissima se solo si usasse il cervello:
1. Annullare i corsi di recupero pomeridiani, che non servono a nulla.
2. Usare quei fondi risparmiati (e altri) per rifondare la didattica tradizionale nell'orario curricolare.
Servono fondi per l'aggiornamento, per nuove strutture/strumenti e soprattutto per le sperimentazioni. Il ministro invece taglia i fondi a tutte queste voci e pensa solo a potenziare con corsi ed esami la didattica ottocentesca che gli studenti italiani (e non solo italiani, com'è naturale) hanno già respinto da decenni.
«Più formazione e meno esami», ha argomentato Lorenzo Dellai, presidente della provincia autonoma di Trento, intenzionato a non recepire la pessima normativa ministeriale.
Più formazione e meno esami. Lo ripeto da tempo. Chissà se Dellai ha capito davvero tutto o ha semplicemente indovinato uno slogan.
Bisogna rifondare la scuola. E per questo servono ministri e politici brillanti, preparati e coraggiosi. Basta con gli Azzeccagarbugli.
Antonio S.
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