Vertigo: misurazione
“Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web”
a cura di Germano Celant con Gianfranco Maraniello
MAMbo – Museo d’arte moderna di Bologna
6 maggio - 4 novembre 2007
- MISURAZIONE -
TEMA e CONTENUTI
La mostra “Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web” al MAMbo di Bologna propone una carrellata energica e vitale dell’arte del XX secolo in relazione allo sviluppo dei nuovi media. Il percorso prende avvio dal futurismo per poi svilupparsi attraverso dada, surrealismo, pop art, fluxus e quasi tutti i movimenti e gli artisti di punta della prima e seconda avanguardia novecentesca. Qualche nome tra gli altri: Depero, D’Albisola, Bragaglia, Marinetti, Larionov, Duchamp, Man Ray, Andrè Breton, Bruno Munari, Mimmo Rotella, Burri, Fontana, Yves Klein, Manzoni, Warhol, Rauschenberg, Lichtenstein, Nam June Paik, Vito Acconci, Marina Abramovic, Enzo Cucchi, Bill Viola.
Installazioni, video, fotografie, elaborazioni digitali: il percorso è ricco e completo.
Le opere migliori sono quelle di Depero, Bragaglia, Duchamp, Munari e Nam June Paik.
TEMPI DI VISITA
Una visita intensa ma che non si fossilizzi sui sempre frequenti e inutili reperti storici richiede dalle 2 alle 3 ore. La sala centrale - la migliore - richiede un’attenta visita di un’ora. Se invece si vogliono seguire tutti i video – ma sono quasi tutti in lingua straniera e di non semplice fruizione - non bastano 4 ore.
L’ALLESTIMENTO
L’allestimento di Denis Santachiara è assai suggestivo e decisamente futurista. Enormi “tubi” di tela bianca gonfiati fino a formare un’imponente e pregevolissima architettura, sui quali vengono proiettati senza sosta video di repertorio. Tracce audio riprodotte ovunque e in continuazione. L’impressione iniziale è di piacevole stordimento.
Forse a risentirne un po’ è la fruibilità del prodotto. Soprattutto le tracce audio, documenti spesso assai interessanti, sono scarsamente percepibili e si confondono nel caos sonoro dell’ambiente. Anche i documenti video, invitanti, sono proposti in piccoli schermi e in rotazione continua. E in tutto il piano inferiore non c’è un solo posto a sedere per rifiatare e riordinare le idee. Peccato perché si tratta spesso di documenti di un certo interesse. Al piano superiore invece almeno 4 video sono ospitati in relative sale, in cui è possibile entrare e godere del prodotto tranquillamente seduti.
ACCOGLIENZA E PERSONALE IN SALA
Gentili all’ingresso, in biglietteria e al bookshop. Eccessivamente noiosi e stupidamente passatisti nel richiedere ai visitatori l’uscita dalle sale per parlare al cellulare (a me è capitato 3 volte). Vertigo non è certo un luogo di contemplazione e riflessione mistica. È un luogo in cui eccitare i nervi sotto lo stimolo di complicati intrecci sonori e visivi. Una voce al cellulare non può che aggiungere qualcosa di imprevisto al mix multi-mediale dell’allestimento.
BOOKSHOP
Molto fornito. Pubblicazioni su tutti i movimenti avanguardistici del Novecento, e su una gran parte dei maggior artisti del secolo. Numerosi testi di estetica e di critica d’arte. Una ventina di cartoline delle principali opere esposte in mostra. Gadget passatisti e anticaglie varie ridotte al minimo.
SPUNTI FUTURISTI E NEOFUTURISTI
“Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web”: già il titolo rende al futurismo il ruolo di padre delle avanguardie novecentesche, soprattutto in funzione dei successivi sviluppi multimediali.
Varcato l’ingresso della prima sala si è subito accolti dalla fulminante voce di Filippo Tomamso Marinetti. Una mostra sul XX secolo non può iniziare meglio.
Poi un paio di tele di Depero, tre di Balla (non tra le migliori). Si procede con un ottimo esemplare di libro imbullonato di Depero e una splendida litotatta di Tullio D’Albisola con le “Parole in libertà futuriste: olfattive, tattili-termiche” di F.T. Marinetti. Segue un visionario Francesco Cangiullo con “Passaggio a livello più uova di Pasqua”. Ancora un fantastico Depero con “Architettura di gobbo – Gilbert Clavel”, prima di immergerci nelle potentissime sperimentazioni fotodinamiche di Bragaglia con “La Gifle” e “Ritratto polifisionomico di Boccioni”.
Per quanto riguarda gli sviluppi futuri due sono le certezze:
- la via intrapresa nel XX secolo è quella di un progressivo tramonto delle singole discipline artistiche a favore di un’opera d’arte che sfrutti tutte le possibilità offerte dai nuovi media. Questa via è certamente una delle più ricche di sviluppi futuri.
- attualmente siamo in una fase di passaggio in cui non ci sono creazioni artistiche di rilievo che abbiano già portato a maturazione i nuovi mezzi espressivi.
Per arrivare a questa maturazione occorre un grande sforzo neofuturista. Il Neofuturismo vuole sostanziare le novità espressive e tecniche dell’ultimo secolo con contenuti e temi forti, che mancano alla maggioranza delle opere esposte in Vertigo. Abbiamo creato nuovi mezzi, ora abbiamo necessità di rifondare il nostro spirito creativo.
Antonio Saccoccio
Etichette: futurismo, musei, neofuturismo, passatismo
4 Comments:
Recensione impeccabile.
Grazie.
Ciao,
Carlo
grazie a te, Carlo.
Se capiti a Bologna, dedica un paio d'ore a Vertigo. Ne vale la pena.
a presto!
Ciao Antonio!
Mi sembra interessante...Grazie.
Ci farò un pensierino. In quell'occasione potrei approfittare per conoscere la dolce Silvia. ;-)
maria
ciao Maria!
Se vai, fammi poi sapere le tue impressioni.
un saluto e a presto! ;->
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