LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

sabato, marzo 26, 2011

Perchè i critici sono inutili

L'avanguardia contro i critici. Non ci sono altre possibili strade. La storia dell'avanguardia, dagli inizi del Novecento ai nostri giorni, è la storia degli avanguardisti contro i critici.
Il motivo principale di questa opposizione è piuttosto semplice: l'artista d'avanguardia è tra i primi a comprendere il cambiamento della sensibilità umana, mentre il critico è molto spesso tra gli ultimi. Dal Futurismo ai nostri giorni è stata quindi continua l'offensiva degli avanguardisti contro i critici. Indimenticabile Marinetti, nel suo "La «Divina Commedia» è un verminaio di glossatori":
Chi negherà che la Divina Commedia altro non sia oggi che un immondo verminaio di glossatori? A che pro avventurarsi sui campi di battaglia del pensiero quando la mischia è finita, per numerare i morti, studiare le belle ferite, raccogliere le armi infrante e i bottini abbandonati, sotto il volo pesante dei corvi dotti e il loro sbatacchiar d’ali cartacee?
Una condanna precisa è contenuta già nel Manifesto dei pittori futuristi (Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini) dell’11 febbraio del 1910, in cui al quinto punto si legge:
Considerare i critici d'arte come inutili o dannosi
Risultati brillantissimi furono raggiunti ne I funerali del filosofo passatista, un’azione in cui si mettevano in scena in modo grottesco i funerali di un critico passatista (in seguito identificato con Benedetto Croce).

Ardengo Soffici in un numero di Lacerba liquidò Croce in modo “matematico”:
Equazione crociana.
Critica = storia; storia = filosofia; filosofia = spirito; spirito = tutto; tutto = nulla; nulla = Benedetto Croce.
E sempre su Lacerba, Folgore, con enorme lucidità espose i limiti del critico:
I. L’artista creatore dà con l’opera sua prova indiscutibile di potenza d’ingegno, d’intensità di sentimento e di facoltà e di coscienza autocritiche.

II. Quali prove ha dato o dà il critico, per potersi assumere la facoltà di contrapporre il proprio criterio a quello dell’artista o per rendersi a preferenza di questi meritevole della nostra fede?

III. L’opera d’arte è stata creata e può sussistere senza l’intervento di critico alcuno, all’infuori dell’artista creatore, che è critico unico ed assoluto a sé stesso ed all’opera propria.

IV. Dato questo, ha il critico diritto d’esistenza e d’intromissione e fino a quali limiti?

Mezzo secolo più tardi, toccò al Situazionismo attaccare ancora i critici. In occasione di un'assemblea dei critici d'arte internazionali a Bruxelles, scrissero un proclama in cui i critici venivano ripetutamente offesi e denigrati, riprendendo lo stile dei più accesi manifesti futuristi.
Ciò che fate qui sembra a tutti semplicemente noioso. L'Internazionale situazionista considera pertanto questo assembramento di tanti critici d'arte come attrazione della Fiera di Bruxelles ridicolo, ma significativo. [...] Questi intellettuali che ritardano, per paura della sovversione generale di una certa forma di esistenza e delle idee che ha prodotto, possono ormai soltanto affrontarsi irrazionalmente, come campioni di questo o quel particolare del vecchio mondo - di un mondo finito, e di cui non hanno nemmeno mai conosciuto il senso. I critici d'arte si riuniscono dunque per scambiare delle briciole della loro ignoranza e dei loro dubbi. [...] Sparite, critici d'arte, imbecilli parziali, incoerenti e divisi! Invano allestite lo spettacolo di un falso incontro. Non avete nient'altro in comune che un ruolo da sostenere; fate sfoggio, in questo mercato, di uno degli aspetti del commercio occidentale: la vostra chiacchiera confusa e vuota su una cultura decomposta. Siete svalutati dalla Storia. [...] Disperdetevi, brandelli di critici d'arte, critici di frammenti d'arte. Adesso è nell'Internazionale situazionista che si organizza l'attività artistica unitaria dell'avvenire. Non avete più niente da dire. L'Internazionale situazionista non vi lascerà più nessuno spazio. Vi ridurremo alla fame.
Il problema, per noi avanguardisti del XXI secolo, si pone in termini ormai piuttosto semplici e chiari: può il critico criticare l'avanguardista? La risposta è chiaramente negativa. Perchè il critico è il più delle volte un uomo monodimensionale, che ha scarsa percezione di ciò che accade nel mondo contemporaneo e non influisce su questo mondo, mentre l'avanguardista è un uomo a mille dimensioni, che intuisce la complessità della realtà in cui vive e sviluppa un pensiero-azione in grado di modificarla.
L'unica possibilità per un critico è diventare anche lui un uomo a mille dimensioni, ma in quel caso cesserebbe di essere un critico e diventerebbe un avanguardista.
L'avanguardista, che è oggi l'oltre-artista realizzato dal Net.Futurismo, ha già in sè le qualità di un critico: Marinetti fu un avanguardista e al tempo stesso un grande critico, lo furono anche molti artisti del Dada e molti situazionisti.
E' un'assurdità che individui stitici si mettano a parlare e giudicare individui giganteschi. Hanno - ovviamente - tutta la libertà di farlo, ma noi abbiamo tutta la sacrosanta libertà di considerarli solo nelle nostre chiacchiere da bar.

Antonio Saccoccio

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sabato, marzo 05, 2011

Servi. Ma in nome della libertà. Qualche annotazione politicamente scorretta

Tutti parlano di libertà. Non c'è idea più sbandierata. Non c'è termine più abusato. Ma per parlare di libertà bisogna essere credibili. Sono forse credibili i politici e i partiti politici? Negli ultimi decenni in Italia siamo stati inondati di partiti e aggregazioni partitiche che hanno richiamato l'idea di libertà. Sin dal nome. Polo delle Libertà. Casa delle Libertà. Sinistra e Libertà. Futuro e Libertà. Sinistra Ecologia e Libertà. A sentire questi nostri politici dovremmo vivere in un Paese che trasuda e gronda libertà da tutti i pori. Tutti lottano per la libertà! In realtà destra e sinistra sono come sempre unitissime nella chiacchiera avvilente, litigando su quale debba essere la prossima privazione di libertà, ma sempre in nome della libertà! Eppure c'è una differenza sostanziale ormai tra l'uso che viene fatto del termine "libertà" e la concretissima libertà che noi tutti non abbiamo. Chi davvero - come il sottoscritto - ama istintivamente e profondamente essere e sentirsi libero, non può che sentirsi preso per i fondelli da dichiarazioni continue così profondamente tradite. Coloro che ci governano (o coloro che si oppongono ai governanti) sono servi dentro, quindi hanno una concezione assolutamente servile della libertà: lottano per spostare i limiti della servitù, ma a loro non viene neppure in mente di essere dei servi. Pensano di essere liberi! La loro libertà è non avere Hitler o Stalin sul capo!
La realtà è che la nostra società occidentale è libera solo se la si paragona alle dittature. Certo, abbiamo qualche garanzia sulle libertà di stampa, di opinione, ma sono libertà davvero minime. La realtà è che gli individui che oggi conservano ancora un animo libero (pochi purtroppo) si sentono gravare addosso costantemente la cappa voluta da chi vuole regolamentare, controllare, valutare, giudicare, punire. Non ci può essere libertà in un Paese, in un mondo strutturato su istituzioni che regolamentano e controllano ogni nostro passo. Dalla culla alla bara. Istituzioni gerarchiche strutturate su ben definiti rapporti di potere. Con la naturale conseguenza che chi ha più potere tende quotidianamente a limitare le libertà di chi ne ha meno. Tutto è profondamente contrario alla vera e pura libertà. Da quando nasciamo siamo ingabbiati in regolamenti che stritolano la nostra natura. Iniziano i genitori con le maniacali inutili restrizioni e proibizioni in tenera età ("questo non si fa", "questo non si dice"). Contemporaneamente agisce l'asilo, con maestre e maestri che soffocano ogni residua velleità con regole e regolette risibili. Poi arriva la decisiva castrazione: il lunghissimo tediosissimo percorso scolastico, in cui apprendiamo, tra le altre cose, che sopra di noi c'è sempre la grande madre Legge, che ci dice con amore ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare. Spenta ogni fiammella vitale, ecco il meritato approdo: lavorare duramente per più di metà della nostra vita. Tutto per poi giungere a goderci finalmente qualche brandello di libertà: da vecchi!
A noi avanguardisti spetta il compito di mettere in discussione nel modo più radicale possibile tutto l'impianto castrante delle istituzioni e dei regolamenti statali, delle norme e delle convenzioni sociali.
I politici hanno il compito di racimolare quattro voti sulla base della totale inconsapevolezza e ignoranza. Ignoriamoli. Sono patetici servi che parlano di libertà.

Antonio Saccoccio

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