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giovedì, gennaio 09, 2014

L’avventura Dada del MOMA di Hal McGee (con interpolazioni MAV)

Discussion topic:
Is MOMA dada?

È partita con questa semplice e diretta domanda un’appetitosa discussione su facebook. Che, infatti, dopo una settantina di risposte deve ancora terminare.
A lanciarla è stato HalMcGee e l’ha rivolta ai membri del MOMA (The Museum Of Musicassette Art), l’ultimo suo progetto. Un progetto brillante che prendiamo lo spunto per descrivere sinteticamente. 

Si tratta di un’altra delle trovate di Hal McGee: creare un vero e proprio Museo della Microcassetta, un museo tanto ricco da far invidia al MOMA di New York! Un Museo con ben 120 contributi sonori provenienti da tutto il globo. Grande ironia e grande leggerezza, ovviamente.
Hal McGee ha già pubblicato sul web 90 musicassette, complete di copertina, organico e dati tecnici sugli strumenti utilizzati. Quando l’intera raccolta sarà completata (il termine per l’invio delle musicassette è scaduto il 31 dicembre 2013) lui avrà a casa sua un vero e proprio Museo della Musicassetta, mentre noi ci dovremo accontentare di vederne un pallido riflesso nel sito web in cui l’interacollezione sarà raccolta


E ora arriviamo a Dada. McGee ha aperto la questione coinvolgendo più di cento musicisti e rumoristi di tutto il mondo: «Is MOMA dada?»
A questo punto si è scatenato il prevedibile scontro tra chi ha risposto in modo affermativo e chi negativo. E chi ha solo giocato. Era prevedibile. Anche Hal lo aveva certamente previsto. Hanno risposto Rafael González, Jay Decosta Peele, Massimo Magee, Seth Ossachite Stephens e altri. E sono intervenuti anche Antonio Saccoccio (chi scrive) e Stefano Balice, che – si sa – quando si alzano i toni, si lanciano sulla preda senza troppi complimenti. Questa la mia sintetica risposta: «I see irony and humor in the HAL'S MOMA. I see aRT that mocks Art (NY MOMA). All of this is fun, but also very serious. As Dada».
Con piacere abbiamo notato che Hal McGee la pensa come noi, affermando: «I can certainly say that my conception of MOMA bears the inspiration of the spirit of dada».
Ma soprattutto Hal ha condiviso le mie affermazioni più forti, quelle che non limitano Dada ad un movimento artistico storicamente concluso, ma ad una visione del mondo sempre viva, che continua sviluppandosi nel tempo come tutte le idee davvero importanti. Tant’è che oggi lo stesso McGee ha ripreso alcuni miei commenti rilanciandoli:

DADA - as is futurism - is not merely an artistic movement such as Cubism or Impressionism. DADA and Futurism are life philosophies, ideologies; indeed they are ways of living. For this reason, we can be Dada today. Indeed, we must be Dada today. These ideas are in advance of the sensibility of the majority of the population. A century ago there were 200 Dadaists, maybe today there are 200,000.
- adapted from comments by Antonio Saccoccio.

Hal aveva affermato in perfetta consonanza con le mie affermazioni: «I personally think it is a mistake to view dada as an historical art movement that ended. It is a spirit and a process». D’altronde è per questo motivo che anche il MAV (Movimento per l’Arte Vaporizzata) ha partecipato al progetto (con Tommaso Busatto, Roberto Guerra, Giovanni Nembrini, Antonio Saccoccio, Stefano Balice, Mattia Niero). Il Mav ha intravisto nei progetti di Hal McGee qualcosa di importante, quella “barbarie superiore” che cerchiamo. 


Quando affermo che un secolo fa erano Dada in 200 e oggi lo sono in 200.000, sto riaffermando con consapevolezza la possibilità che le idee radicali lanciate cento anni fa da poche decine di avanguardisti siano oggi condivise da migliaia di individui in tutto il mondo. Si sta creando (forse in parte si è già creata) un’avanguardia di massa, possiamo chiamarla anche un’“avanguardia postmoderna” (e già vediamo i soliti schizzinosi benpensanti storcere il muso). Si tratta di comprendere che ancora non ci può essere in decine di migliaia di uomini e donne una consapevolezza pari a quella che avevano Marinetti, Boccioni, Tzara, Huelsenbeck, Duchamp, Breton, Debord. Ma d’altra parte noi sappiamo anche che, ad esempio, neppure tra le poche decine di futuristi attivi tutti erano consapevoli allo stesso modo: vogliamo credere che Buzzi, Folgore o Altomare avessero la stessa consapevolezza di un Boccioni? Certamente no. E anche oggi è così, solo che i numeri sono incredibilmente cresciuti. Intendiamoci, a fare da apripista restano in pochi. Di Hal McGee non ce ne sono a migliaia, ma esistono centinaia, migliaia di partecipanti ai vari network che portano avanti operazioni radicali come quella del MOMA. È un’avanguardia che è assurdo chiamare ancora avanguardia artistica, perché è troppo evoluta per essere ancora “arte”. Oggi si può ancora chiamare “arte” roba totalmente reazionaria e inservibile come la produzione di Koons e di chi è nel cosiddetto “mercato dell’arte”. Sarebbe offensivo chiamare con lo stesso termine operazioni brillanti come quelle di Hal McGee. Per questo motivo noi chiamiamo da tempo queste operazioni con il termine “oltre-arte”, qualcosa che si sta sganciando definitivamente da quello che nel XIX secolo chiamavamo “arte” e che le avanguardie del XX secolo (dal Futurismo al Dada, da Fluxus al Situazionismo) hanno totalmente demolito.

Ma torniamo alla discussione sul Moma-Dada. Ad un certo punto è intervenuto Anthony Donovan, che, contrapponendosi alle nostre precedenti affermazioni, ha scritto: «Dada, like say the French Revolution or the Vietnam War. Dada is historically specific in the same way». È noto che questa visione di Dada (o del Futurismo) come movimenti artistici conclusi è difesa soprattutto dai collezionisti d’arte e dai docenti universitari (entrambi hanno una grande dimestichezza con le cose morte e pochissima con quelle vive). Donovan ha ricevuto argomentate risposte, ma non si è rassegnato, convinto delle proprie ragioni. Purtroppo la discussione è degenerata e si è arrivati alle solite accuse che da cento anni almeno sopportano le avanguardie: mancanza di serietà e dilettantismo. Certamente, nessun seguace di Dada (del Dada concluso e di quello ancora vivo!) avrebbe qualcosa da rispondere a queste accuse: tutti i Dada sarebbero fieri di non essere seri e di essere dei dilettanti! L’unica cosa seria è beffarsi della serietà. La discussione si è chiusa così nella reciproca incomprensione ma nella più completa soddisfazione di entrambe le parti. Chi fiero della propria serietà, chi fiero del proprio Dada. 

(Sia chiaro: che ci si possa definire Dada non è assolutamente importante. E' importante ciò che si fa, non come ci si definisce. E questo Hal McGee lo sa, il MAV lo sa. Per questo motivo si può e deve ridere di questa cosa del Dada. Fino a quando qualcuno non la prende troppo seriamente. Allora si ride con un lato del cervello, e con l'altro si fa finta di essere seri).

Le avanguardie difficilmente possono morire, perché sono delle visioni del mondo, delle filosofie di vita in grande anticipo sui tempi. Quanto di ciò che dicevano i futuristi si è oggi realizzato? Quanto di ciò che auspicava Dada è compiuto? Una minima parte, purtroppo. E per questo essere oggi futuristi e Dada ha ancora un gran senso. Per chi vuole. Per tutti gli altri, ci sono tanti altri modi per occupare le giornate.

Antonio Saccoccio

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