LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

mercoledì, agosto 27, 2008

Gustave Courbet: antiaccademico ribelle

Gustave Courbet (1819-1877), il più noto dei pittori realisti in Francia, può essere senza dubbio preso a modello dai net.futuristi.
Il suo atteggiamento antiaccademico ne fanno indiscutibilmente un futurista ante litteram.
Dopo gli anni dell'apprendistato, la sua polemica contro la cultura e l'arte ufficiale del tempo fu costante.
Nel 1855 allestì a Parigi in una baracca di legno nelle vicinanze della mostra ufficiale dell'Esposizione universale il suo Pavillon du réalisme, una mostra con suoi lavori dal 1940 in poi.
Per Courbet la scuola e l'accademia reprimono la libertà dell'artista e per questo vanno condannate.
Nel suo studio affisse quello che possiamo considerare un piccolo manifesto dell'artista:
1. Non fare quello che faccio io.
2. Non fare quello che fanno gli altri.
3. Anche se tu facessi quello che fece Raffaello, non esisteresti: è un suicidio.
4. Fai quello che vedi, che senti, che vuoi.
Concludo con una delle frasi memorabili, autenticamente futuriste, di G. Courbet. Quando nel 1970 gli fu offerta la Legion d'Onore da un ministro dell'imperatore, rinunciò alla carica dicendo:
"L'onore non sta in un titolo, nè in una decorazione, ma negli atti e nei movimenti delle azioni. [...] Ho cinquant'anni e sono sempre vissuto libero, lasci ch'io termini la mia esistenza in libertà. Bisogna che alla mia morte si dica di me: non ha mai fatto parte di nessuna scuola, di nessuna chiesa, di nessuna accademia, ma soprattutto di nessun regime tranne quella della libertà".
Contro l'accademismo, il professoralismo, l'autoritarismo.
Contro i titoli e le decorazioni formali.
Per la libertà.
Per la vita.
Antonio Saccoccio

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giovedì, agosto 21, 2008

Contro i "copiatori"

- Contro i “copiatori” -
dal “Manifesto della Scuola Net.futurista”


"Copiare" è indubbiamente uno degli atteggiamenti più deprimenti e disgustosi per ogni futurista e net.futurista.
Il Net.Futurismo ha sempre cercato in ogni occasione di opporsi ad ogni tipo di copiatura e plagiarismo.
Sappiamo che la malattia di "copiare" dagli altri nasce negli individui ben presto. E uno dei luoghi in cui si afferma nelle sue forme più vili e utilitaristiche è a scuola.
I ragazzi più deboli, pavidi e disonesti hanno, in Italia e altrove, l'imbecille vizio di copiare dai ragazzi più brillanti gli esercizi di verifica da svolgere a casa o in classe.
E' opportuno ricordare quali sono gli effetti negativi di tale idiota consuetudine:
1. I “copiatori” si abituano ad appoggiarsi costantemente agli altri nei momenti di difficoltà, e in tal modo preparano per se stessi un futuro di subalterni.
2. I “copiatori” non si sforzano di superare le difficoltà, perdendo l’occasione di creare nuove strategie per risolvere i problemi.
3. I “copiatori”, confidando nell’aiuto altrui, non studiano, restando costantemente indietro nell’apprendimento.
4. I “copiatori” perdono progressivamente la propria autostima.
5. I “copiatori” non permettono al docente di verificare il loro grado di apprendimento e quindi impediscono allo stesso di fornire loro le strategie per il superamento di eventuali difficoltà.
6. I “copiatori” si affidano alla ripetizione del già detto, annullando le proprio capacità creative.
7. I “copiatori” diffondono tra i giovani il virus della viltà, dell’utilitarismo, della slealtà.

Studi recentissimi confermano che “copiare” a scuola è il sintomo di gravi carenze nella personalità di un ragazzo. Gli stessi studi dimostrano come gli studenti che non copiano siano nella vita ragazzi vincenti ed ottimisti, arrivando a definire “eroico” il loro comportamento. Noi sosteniamo con certezza che la forza e l’ottimismo di chi affronta i problemi da solo – a scuola come nel resto delle circostanze – rappresenta un modello per l’uomo nuovo net.futurista. “Copiare” è invece contro l’uomo sano, ottimista, energico e audace, che concepisce la propria vita come una sfida continua alle proprie possibilità creative.
Resta un unico caso in cui “copiare” a scuola può essere accettato: potrebbe rappresentare la ribellione di alunni futuristi ad una verifica giudicata inutilmente passatista. Solo a costoro noi guardiamo con evidente stima. “Copiare” solo in questo caso può essere un gesto di ribellione net.futurista.

Contro l’opportunismo, l’utilitarismo e il plagiarismo scolastico.

Antonio Saccoccio

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domenica, agosto 10, 2008

Avanguardia e media: qualche riflessione con G. Celant

Non smetteremo mai di ripetere che oggi l'artista, e il creatore in genere, deve confrontarsi costantemente con i nuovi (e i vecchi) media.
Le avanguardie hanno fatto sempre questo, a partire ovviamente dalla prima avanguardia storica: il Futurismo.
Ecco come Germano Celant ricorda quel momento:
"Con il futurismo i linguaggi si trovano soggetti a un processo energetico che non si lascia racchiudere in un solo modello rappresentaticvo e in un solo medium. L'eterogeneità e lo sconfinamento, con il loro lavoro di correlazione, di moltiplicazione e di irradiazione, sono gli assunti generali su cui si è basasta l'originalità delle affermazioni.
E' evidente che dalla fine del diciannovesimo secolo, quando si stabiliscono le prime fondamenta di una società dell'informazione e della comunicazione, come quella dovuta alla nascita del cinema e della registrazione sonora, dai fratelli Lumière a Thomas Alva Edison, o alla ripresa fotografica con Louis Daguerre e Henry Fox Talbot e alla veicolazione elettrica dei suoni, via telefono e poi via radio, con Guglielmo Marconi, la ricerca artistica cambia di segno per adeguarsi alle nuove tecniche di registrazione visiva. La creatività che si era affidata a strumenti tradizionali, dal pennello al colore, dallo scalpello al bulino, e alla successiva esecuzione in marmo o in fusione metallica, viene spinta a interagire con una fattualità preindustriale, che implica operazioni complesse e concettuali, quanto comporta il concetto di riproducibilità e di veicolazione, in territori lontani del prodotto. [...]
Quanto viene celebrato nei manifesti e nelle opere futuriste, e in seguito nei lavori dadaisti e surrealisti, è un'esteriorizzazione dell'arte, che si appropria delle performance di altri media, così da non produrre più oggetti da decoro, come possono risultare pitture e sculture, ma da tendere alla creazione di una "verrtigine" che travolga il pubblico, quanto la ricerca stessa. [...] I futuristi italiani e russi intervengono allora nella politica e nel cinema, nel design e nell'architettura, nella muscia e nella definizione dei nuovi media della comunicazione di massa, come i giornali, le riviste e la radio, tutto al fine di ricostruire l'universo, sociale e culturale, secondo una visione del futuro".
Oggi l'attenzione ai media è forse addirittura superiore a quella che si aveva un secolo fa. I media dominano la vita dell'uomo del Duemila. E l'artista (l'artista d'avanguardia, perchè qui si parla di questo) deve porsi seriamente in posizione analitica, riflessiva e critica nei confronti dei nuovi media (e anche dei vecchi). Per questo il net.futurismo propone di concepire la creazione integrale, in cui ormai l'artista non si pone più il problema se sta creando sculture, installazioni, performance, video art, net art etc. L'artista crea e basta, impiegando tutti i mezzi che oggi ha a disposizione per sviluppare al massimo la propria creatività. Ancora una volta si esce dall'artigianato per entrare nei territori sconfinati di una totale libertà creativa.
Antonio S.

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