LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

domenica, settembre 28, 2008

Cinema e fotografia: dal futurismo al net.futurismo

Il rapporto tra Futurismo e nuovi media tecnologici fu senza dubbio controverso. Come ha ben notato Giovanni Lista, la fotografia e il cinema per i futuristi sono media che bloccano lo slancio vitale, che producono immagini morte. Fotografia e cinema registrano e fissano per sempre ciò che invece è in continuo divenire. Anche la registrazione audio non fu ben vista: Russolo suonava i suoi intonarumori dal vivo, ma non prese mai in considerazione l’idea di registrare i rumori. L’arte per i futuristi deve trasmettere l’energia vitale. Per questo motivo più che impiegare i nuovi media direttamente, i futuristi integravano nei vecchi media le novità dei nuovi. Le parole in libertà di Marinetti e il dinamismo plastico dei pittori sono il risultato di questa integrazione. Questa visione estetica legata allo slancio vitale è ovviamente debitrice nei confronti del pensiero di Henri Bergson. Questo testimonia che il Futurismo, al di là delle frasi propagandistiche, fu un movimento provvisto di solide basi teoriche. Soprattutto Umberto Boccioni fu su posizioni estetiche sempre molto definite e, come sappiamo, arrivò a condannare duramente il fotodinamismo dei fratelli Bragaglia. Quindi quando Marinetti definiva il Futurismo un movimento “anti-filosofico”, aveva come obiettivi la filosofia passatista e tedesca, perché molte furono invece le influenze filosofiche nel movimento.
Oggi il Net.Futurismo, pur comprendendo le motivazioni estetiche dei futuristi del secolo scorso, le ritiene ormai superate e non si pone più limiti nella ricerca mediatica. Tutti i nuovi media sono posti continuamente sotto indagine e di tutti i media vengono proposti gli usi più anti-convenzionali.
Antonio S.

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sabato, settembre 20, 2008

Ancora contro l'Altare dell'Arte

"Quando io dissi che «bisogna sputare ogni giorno sull'Altare dell’Arte», incitai i futuristi a liberare il lirismo dall'atmosfera solenne piena di compunzione e d'incensi che si usa chiamare l'Arte coll'A maiuscolo. L'arte coll'A maiuscolo costituisce il clericalismo dello spirito creativo. Incitavo per ciò i futuristi a distruggere e a beffeggiare le ghirlande, le palme, e le aureole, le cornici preziose, le stole e i paludamenti, tutto il vestiario storico e il bric-à-brac romantico che formano una gran parte di tutta la poesia fino a noi. Propugnavo invece un lirismo rapidissimo, brutale e immediato, un lirismo che a tutti i nostri predecessori deve apparire come antipoetico, un lirismo telegrafico, che non abbia assolutamente alcun sapore di libro, e, il piú possibile, sapore di vita".
Un secolo è passato da queste memorabili parole di F. T. Marinetti. Sono tratte dal Manifesto "Distruzione della sintassi - Immaginazione senza fili - Parole in libertà" (11 maggio 1913).

Ancora oggi dobbiamo assistere a spettacoli deprimenti, con Artisti che si celebrano mettendosi palme ghirlande e aureole sul capo. Quell'Arte con l'A maiuscola nel 2008 c'è ancora chi la celebra. Crollata l'aura (per le ragioni tecniche addotte da Benjamin già 70 anni fa, ma anche per le operazioni avanguardistiche di Marinetti e Duchamp), si è provveduto a ricrearla artificialmente, ed esclusivamente per fini di lucro (disprezzo) o per darsi ancora oggi un'aria di Artista (compassione). Il Net.Futurismo si muove contro questi nuovi Artisti, quelli che hanno rimesso in piedi l'Altare dell'Arte abbattuto da Marinetti e da altri geniali avanguardisti nel secolo scorso. Si tratta sempre di cialtroni mercanti e sfruttatori.
Contro costoro agitiamo i nostri blog di guerra.
Contro costoro impugniamo le armi della nostra rinnovata sensibilità creativa.
Antonio Saccoccio

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sabato, settembre 13, 2008

Terzo Manifesto del Net.Futurismo

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venerdì, settembre 05, 2008

Tacchi alti da eliminare: il Futurismo l'aveva già detto quasi 90 anni fa

Una notizia di cronaca mi spinge a ricordare alcune norme basilari per un abbigliamento futurista e net.futurista.
Ogni abbigliamento scomodo e anti-pratico è indubbiamente passatista.
Nell'anno 2008 alcune sopravvivenze paleolitiche (tacchi alti, giacche e cravatta per andare in ufficio) dimostrano tutta la nostra arretratezza passatista e presentista.
Ora per fortuna qualcuno inizia a farci caso. A Modena la Provincia ha emanato una norma che sconsiglia, quasi proibisce, l'uso di "abbigliamenti e/o calzature che possano agevolare la possibilità di incorrere in infortuni". Questo dopo che due dipendenti erano cadute dalle scale perchè indossavano tacchi alti. Immaginiamo la goffagine di queste donne nella rovinosa caduta dai trampoli. Non si comprende perchè a causa di sciocca vanità un impiegato debba farsi male e conseguentemente assentarsi dal posto di lavoro. Non si comprende neppure per quale motivo i suoi ritmi di lavoro debbano essere rallentati da scarpe tanto inadeguate alle mansioni lavorative.
Non si sta ovviamente proibendo nulla a nessuno. Si sta evidenziando che un cliente non può subire un ritardo o un'inefficienza nei servizi a causa della goffa vanità delle impiegate.
C'è il luogo e il tempo opportuno per calzare scarpe con tacchi fino al mezzo metro di altezza. Ci sono le serate tra amici, ci sono le feste, ci sono le sfilate. Ogni donna può decidere di rompersi l'osso del collo portando i trampoli che crede. Ma non si può accettare che simili scelte vadano a ridurre le loro prestazioni lavorative e a danneggiare chi paga per usufruire di un servizio.
Il Futurismo anche in questo si era rilevato anticipatore dei tempi.
Per i futuristi ogni abbigliamento scomodo e anti-pratico è da evitarsi per colui che conduce una vita dinamica, agile ed elastica.
Leggiamo cosa scriveva Ernesto Thayaht, il celebre inventore della "tuta", nel 1920:
"Quella donna che avrà il coraggio di abolire i tacchi alti, sarà veramente una pioniera nel mondo dell'igiene e dell'arte. Se le ragazze andassero senza tacchi fino all'età di vent'anni guadagnerebbero molto nello sviluppo e nella salute e non avrebbero bisogno di ricorrere ad una finzione antiestetica per accrescere artificialmente la propria statura".
Si tratta, come spesso accade, di intuizioni talmente moderne da risultare per molti ancora oggi incomprensibili. Già vedo le donne agitarsi per difendere il loro diritto di caracollare goffamente ogni giorno ma con 10 centimetri in più. Si sentono più slanciate, più belle. E non sanno invece che per l'uomo futurista la donna insicura che ha bisogno del tacco è una donna indesiderabile (come tutte le donne insicure vanitose ansiose apprensive). Enormi saranno le loro resistenze prima di accettare di rivedere una consuetudine tanto sciocca. Ed è per questo che noi amiamo la donna che calza con disivoltura scarpe comode e pratiche. Perchè solo ciò che è disinvolto e comodo è "bello".
Proprio oggi, che la mentalità presentista - che ha il suo centro propulsore nella civiltà dell'immagine - propone in continuazione "finzioni anti-estetiche e anti-igieniche" per modificare artificialmente il proprio aspetto, proprio oggi abbiamo bisogno di recuperare le avanguardistiche idee futuriste e di riproporle in nome della praticità, della comodità, dell'igiene, del dinamismo.
Oggi il net.futurismo riprende le intuizioni futuriste sulla moda e le sviluppa adattandole alla battaglia contro il passatismo nostalgico e soprattutto contro il presentismo cretinamente modaiolo.

Antonio S.

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