LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

giovedì, novembre 23, 2006

Manifesto tecnico della Poesia NeoFuturista

Manifesto tecnico della Poesia NeoFuturista

Siamo entrati in un nuovo millennio. Ci siamo lasciati alle spalle un secolo di crepuscolari, dannunziani, ermetici, neorealisti, intimisti e avanguardisti di ogni specie. Oggi è arrivato il momento di cambiare. Il NeoFuturismo è convinto che per ridare forza al nostro paese bisogna puntare sul rilancio della poesia. È quindi ora di mettere da parte la poesia molle, rassegnata, avvilita e svuotata di forza e coraggio. Il valore umano e il genio artistico del popolo italiano meritano una decisa inversione di tendenza. Ed è per questo motivo che oggi noi lanciamo questo Manifesto tecnico della Poesia NeoFuturista.

  1. I contenuti saranno energici e profondamente vitali. Noi vogliamo far rinascere la grande poesia italiana. Basta con gli inutili sentimentalismi e con la poesia delle piccole cose. La poesia è per animi grandi e si occupa di cose grandi. Il resto non ci interessa.
  2. La poesia, come tutta la letteratura, non dovrà mai ridursi ad uno sterile sperimentalismo di maniera. La poesia non è un gioco. La poesia è vita.
  3. L’energia dei nostri temi dovrà essere concentrata in frasi di grande potenza comunicativa. Il poeta neofuturista ha una parola d’ordine: sintesi. Per svegliare l’uomo non occorrono tanti giri di parole.
  4. La scelta metrica sarà personalissima e dettata dal tema della lirica. Preferenza assoluta per i ritmi incisivi e incalzanti.
  5. Il lessico dovrà essere audace, duro, efficace, se necessario aggressivo, crudo e violento. Qualora il lessico italiano non dovesse disporre dei termini in grado di assecondare la forza visionaria della nostra ispirazione, non ci limiteremo in alcun modo e conieremo neologismi neofuturisti.
  6. La sintassi sarà semplificata al massimo grado. Il poeta neofuturista punta diritto al bersaglio.
  7. La punteggiatura, ridottissima, non dovrà per nessun motivo rallentare il flusso dell’energia creativa.
  8. Dedicheremo una grande attenzione all’aspetto sonoro della poesia. Allitterazioni, assonanze, consonanze e rime non saranno mai usate a scopo decorativo, ma per potenziare energicamente il nostro messaggio.
  9. Analogamente metafore e analogie saranno impiegate per operare collegamenti tra realtà in apparenza distanti. Questi accostamenti dovranno essere fulminei e immediati, non cervellotici e frutto di menti contorte.
  10. Laddove necessario, useremo differenti caratteri tipografici per agevolare la resa espressiva della lirica o di singole parole e suoni. In questo modo daremo maggior rilievo ad alcune porzioni di testo, che illumineranno il lettore e si scolpiranno nella sua mente per sempre.

La poesia dei moribondi è finita.

Antonio Saccoccio

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30 Comments:

At 25 novembre, 2006 15:15, Anonymous Anonimo said...

Per uscire dall'immobilità del fango: creatività e movimento.
Saluto.

 
At 26 novembre, 2006 03:14, Blogger Antonio Saccoccio said...

ben detto, Eremo!
Creatività, movimento e - aggiungo - energia!
ciao!

 
At 27 novembre, 2006 04:39, Anonymous Anonimo said...

Ho appena scoperto questo blog digitando su google la parola chiave "neo umanesimo"; beh, che dire, la ricerca mi ha portato in questo blog di cui ho letto il primo manifesto. Eccezion fatta per alcune questioni, posso serenamente dire di sostenere con passione le idee espresse nei punti del manifesto. Il movimento mi sembra interessante... credo che presto tornerò visitare questo blog. Un saluto!

 
At 27 novembre, 2006 15:14, Blogger Antonio Saccoccio said...

ciao Luca.
Contento che ti sia piaciuto il Manifesto. Leggi anche gli altri quando hai tempo.
E' chiaro che siamo anche neoumanisti, oltre che neofuturisti.
ciao!

 
At 28 novembre, 2006 09:24, Blogger maria said...

Ciao Antonio!
Mi spieghi meglio cosa intendi per...'la poesia non è un gioco"?

Maria

 
At 28 novembre, 2006 14:55, Blogger Antonio Saccoccio said...

cara Maria, voglio dire che la poesia, come tutta la letteratura, quando si riduce ad uno sperimentalismo vuoto e fine a se stesso è paragonabile ad un gioco e quindi non vale nulla.
La differenza tra la vera avanguardia e la finta avanguardia sta in questo.
La provocazione dei futuristi era per quei tempi sconvolgente. E anche uno scherzo come una poesia di Palazzeschi aveva una carica distruttiva micidiale. Ora fare cose del genere sarebbe da stupidi, perchè privo del carattere corrosivo che aveva l'operazione futurista.
Per questo a distanza di quasi un secolo la mia proposta poetica è in questo caso quasi ribaltata rispetto a quella futurista.

cara Silvia, passiamo a te ora.
Io sono un uomo sintetico per mia natura. Sono sempre portato a ridure a semplici frasi, addirittura a poche parole il mio pensiero. Bisogna solo stare attenti a non cadere nel vuoto e superficiale aforisma alla Oscar Wilde. Ma per chi ha forti contenuti da esprimere è facile evitare questa insidia.
Per il mio gusto le migliori poesie della nostra letteratura sono a mio avviso tutte brevi o brevissime: Leopardi è immenso (sic) ne L'infinito, meno efficace ne Le Ricordanze.
Petrarca e Foscolo sono superlativi nei sonetti.
Ungaretti è straordinario perchè ha la sintesi nel sangue.
Dante è unico e insuperabile, ma non è sempre lui in tutti i canti della Divina Commedia (che poi è un poema e quindi c'entra poco col nostro discorso). Anche Foscolo con I sepolcri ha eretto un monumento aere perennius, ma i 300 versi non sono tutti dello stesso livello.
Chiudo questo breve elogio della sintesi chiarendo una cosa: ben vengano anche le opere in versi di ampio respiro, ma che siano "sintetiche" nello spirito. Niente inutili lungaggini, per favore.

 
At 28 novembre, 2006 18:46, Blogger maria said...

è vero...per un attimo ho pensato di trovarmi in classe di Antonio nelle vesti di un'alunna MOLTO GIOVANE (magari!!)...

;-)

 
At 28 novembre, 2006 20:41, Blogger Antonio Saccoccio said...

:-) scusate se ho avuto un tono professorale! non era affatto nelle mie intenzioni! ;-)

 
At 28 novembre, 2006 22:11, Blogger Antonio Saccoccio said...

Certo, ma non sarò mai un professore passatista! MAI!

 
At 28 novembre, 2006 22:40, Blogger Antonio Saccoccio said...

Lo so, Silvia. Ma ogni tanto fatemi esprimere con fierezza la mia posizione. Un po' di ostentazione non guasta! ;-D

 
At 28 novembre, 2006 23:04, Anonymous Anonimo said...

Lo leggo attentamente e poi ti faccio sapere.
Ciao

 
At 28 novembre, 2006 23:56, Blogger Antonio Saccoccio said...

ok meta, poi fammi sapere.
ciao!

 
At 29 novembre, 2006 16:37, Anonymous Anonimo said...

..aggiungerei un punto 7bis: eliminiamoancheglispazitraunaparolael'altra! :D
..adriana..la donna MIRTOSA della festa di compleanno di bea..

(Ti lascio delle bricioline di pane da seguire per potermi scovare:
www.cavalieraginevra.splinder.com)

 
At 29 novembre, 2006 16:57, Blogger Antonio Saccoccio said...

Infatti anche gli spazi tra le parole a volte vanno eliminati.
Fa parte della flessibilità tipografica neofuturista! ;-)
Guarda che ti ho già beccato sul tuo blog.
ciao!

 
At 30 novembre, 2006 09:32, Anonymous Anonimo said...

Caro Antonio,
su una cosa dissento: la punteggiatura ridottissima. Oggi stiamo assistendo all'abbandono di ogni punteggiatura e di ogni regola grammaticale, per sciatteria per decadenza e per ignoranza. Grammatica e sintassi in questo quadro diventano rivoluzionarie.
Ricordo però il bellissimo libro di Berto: "Il male oscuro", dove la punteggiatura è volutamente quasi inesistente.
Un saluto.

 
At 30 novembre, 2006 16:13, Blogger Antonio Saccoccio said...

Caro Eremo,
capisco le tue perplessità e i tuoi timori.
Ma sai, io chi non mette la punteggiatura per sciatteria e trascuratezza o ignoranza non li considero proprio.
Nella poesia che io invece propongo l'uso ridotto della punteggiatura sarebbe a fini poetici, espressivi.
Insomma, non certo una sciatteria, ma una raffinata e ben ponderata scelta formale.
Io sono molto rigido nel rispettare la punteggiatura nei testi d'uso. Ma nel caso della poesia a mio avviso si può "osare" qualcosa in più. ;-)
ciao e grazie del commento

 
At 04 dicembre, 2006 18:48, Anonymous Anonimo said...

Ma almeno per un manifesto sulla poesia - potresti adottare un linguaggio meno ministeriale?
Mi spiace, ma manca l'aria, manca d'animo.

cordialmente
ix

 
At 04 dicembre, 2006 19:27, Blogger Antonio Saccoccio said...

Inx, vuoi provocarmi allora. ;-)
Ricordati che questo è un Manifesto tecnico della poesia. Devo dare linee precise, altrimenti sarebbe inutile velleitarismo. Questi sono punti che descrivono una poesia possibile, non un vago sogno.
L'animo - ti assicuro - c'è e anche troppo, ma se voglio comunicare chiaramente quello che penso devo prima razionalizzare, altrimenti trasmetto solo il caos. E non sarebbe una gran cosa.
Poi se vogliamo parlare di una vaga ispirazione, di salici piangenti e languidi colori al tramonto, scusa ma è proprio quello che vogliamo distruggere. Il sentimentalismo per me equivale alla non-poesia.
Questi non poeti (che forse per te sono i veri poeti) a me fanno compassione.
La poesia nasce da un animo forte, capace anche di scrivere un manifesto duro come quello che hai letto. Non nasce di sicuro da smidollati che ripetono all'infinito i modelli della cadaverica società di massa.
Poi, se ho capito male, fammi sapere. Ma sei stata talmente sintetica, che ho cercato di interpretare la tua provocazione.
ciao

 
At 05 dicembre, 2006 18:43, Anonymous Anonimo said...

Oddio, spero di non stare lì lì per spirare allora! ;-)
Peccato però perchè nelle piccole cose spesso sono racchiuse le grandi e parlare delle grandi senza passare di lì può essere pericoloso, secondo me.
Impetuoso però questo manifesto. :-)
Ma mi chiedevo circa la punteggiatura, come funziona coi silenzi, le pause.
A me piace far capire che lì bisogna fermarsi un po' e tacere.
Magari coi puntini di sospensione.. ;-)

 
At 05 dicembre, 2006 18:57, Blogger Antonio Saccoccio said...

eheheh! ;-D
Cara Simo, silenzi e pause non verranno mica aboliti. Penso che siano anch'essi fondamentali. Con l'uso di tutte le possibilità tipografiche è anzi più facile esprimere le pause del verso (ci sono sempre gli a capo, gli spazi trai versi; o una collocazione lontana nello spazio della pagina).
E anche i famigerati puntini di sospensione... sono utili anche loro... basta usarli al momento giusto e non in continuazione... come fanno i moribondi che detesto... insomma... avrai capito... ;-D
ciao!!

 
At 05 dicembre, 2006 21:11, Anonymous Anonimo said...

Eheheh..sì!
Eccoli! ;-)
Sai che troppi li odio anche io?
Spesso mi danno la stessa sensazione della musica troppo enfatica sui film scarsi o mi procurano lo stesso scetticismo di chi è tutto afflati ed emozioni, "ti voglio bene" e poi al momento oppurtuno non ha il ben che minimo accorgimento nell'aver cura di te. :-)
Troppo fumo insomma e spesso poco arrosto. Troppo spesso legati insieme.

Circa le pause come spazi, li amo tanto anche io.
E li usavo molto in questo senso soprattutto all'inizio della mia avventura qui.
Non so se ti è capitato di leggere (spero di non incappare in una offesa delle netiquette) un mio post intitolato "Piove" del febbraio 2005.
Lì mi ci sono "divertita" parecchio. :-)
(ma ti avverto che ci sono sempre i miei due puntini..) ;-)

 
At 05 dicembre, 2006 21:13, Anonymous Anonimo said...

e.. "circa gli spazi come pause"

 
At 05 dicembre, 2006 22:40, Blogger Antonio Saccoccio said...

Sì, Simo, ho ben presente quel tuo post. Molto bello ed efficace ;-)

Per il resto, la penso proprio come te. Spesso c'è un'enfasi eccessiva su certe cose, un'enfasi che dovrebbe testimoniare emozioni e sentimenti enormi, e invece spesso ci si accorge che non è così. E' un'enfasi di maniera, tipica di tutti i periodi di grande decadenza. Però io mi accorgo abbastanza facilmente di questi bluff! ;-) Non mi lascio incantare dalla forma.
Anche l'eccesso di punti esclamativi e interrogativi mi dà fastidio, anche se in certi contesti ne faccio un largo uso. L'importante è che ci sia sempre corrispondenza tra la forma che si dimostra e la sostanza che c'è dietro.
Certo, i puntini sospensivi sono diventata una vera e propria mania. Occorre prendere provvedimenti. Chissà, prima o poi potrei partorire anche un Manifesto della punteggiatura neofuturista! ;-)
ciao!

 
At 05 dicembre, 2006 22:54, Anonymous Anonimo said...

Sono curiosa, se riesci a sostituirmi i puntini con qualcosa di valido che non occupi tutta la pagina quando soprattutto lo spazio non è mio..fammi sapere! ;-)

 
At 05 dicembre, 2006 22:55, Anonymous Anonimo said...

Io li uso anche per spezzare le troppe virgole invece del punto e virgola che mi pare allontani troppo.
Illuminami prof!

 
At 05 dicembre, 2006 23:49, Blogger Antonio Saccoccio said...

I puntini possono restare per evocare particolari situazioni e stati d'animo.
Ma c'è dell'altro.
Se scrivo il Manifesto, sarai la prima a leggerlo! Promesso! :-)

 
At 06 dicembre, 2006 00:08, Anonymous Anonimo said...

:-) Con ansia da puntini, aspetto.
(ho optato per una virgola, qui ci sta!)

 
At 11 dicembre, 2006 13:26, Anonymous Anonimo said...

Ok; grazie per la risposta.
Non volevo affatto provocare, solo indicare l'eccessivo interesse per il dettaglio, cosi caro ai burocrati & legislatori italiani, per - liberare? dalla forma?
Ma a cosa serve proclamare
"Laddove necessario, useremo differenti caratteri tipografici per agevolare la resa espressiva della lirica o di singole parole e suoni. In questo modo daremo maggior rilievo ad alcune porzioni di testo, che illumineranno il lettore e si scolpiranno nella sua mente per sempre."
oppure l'uso delle analogie e metafore? Ripetere l'ovvio?
Non metto in dubbio Tuo animo forte, ma l'illusione che questo "manifesto tecnico" sia duro, quella si. Il che mi dispiace.

Spero di esser stato meno sintetico e polemico stavolta.
Con simpatia
ix

 
At 11 dicembre, 2006 18:59, Blogger Antonio Saccoccio said...

Ciao inx.
Il mio discorso sulle analogie e metafore è ovvio? Magari. Purtroppo, al punto in cui siamo arrivati in poesia, è necessario. Indispensabile.
Per il resto, il linguaggio impiegato non mi sembra per nulla burocratico.
Poi è chiaro che è pur sempre un manifesto (e per di più tecnico). Quindi bisogna essere chiari ed espliciti, altrimenti non avrebbe senso scriverlo.
Non c'è soluzione: se si usano i manifesti, si va incontro a questo. Altrimenti, meglio lasciar perdere.
Essere fumosi in un manifesto non ha senso. Non credi? ;-)
ciao!

 
At 11 gennaio, 2008 04:07, Blogger Egon said...

le restrizioni non portano all'arte,
l'arte nasce dall'istante non da qualcosa di prestabilito
fissato
incagliato a centinaia di leghe
tra gli scogli, schiacciato
da milioni di cubiti d'acqua

l'arte è l'adesso
e non può permettersi
di pensare e scrivere cosa diverrà quando il susseguirsi della creazione sarà svanito

 

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