LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

martedì, luglio 13, 2010

A tutti i netfuturisti e gli avanguardisti: diffondete il Manifesto degli Insegnanti

Da una settimana è finalmente online il Manifesto degli insegnanti. E per il NetFuturismo è un manifesto da sottoscrivere e diffondere con grande energia. È il caso di spiegare agli amici avanguardisti (e perché no, anche ai non avanguardisti) i motivi per cui bisogna supportare coraggiosamente questo manifesto.
Il manifesto generale del Net.Futurismo lascia intendere a chiare lettere che la trasformazione della scuola sarà un elemento centrale per la rivoluzione net.futurista. La scuola forgia in gran misura le nuove generazioni nelle sue convinzioni di base, è da lì che inizia a svilupparsi gran parte della cultura passapresentista contemporanea. La scuola sarà elemento centrale di quella rivoluzione della comunicazione partita nel decennio scorso dai new media, e che dovrà estendersi presto ovunque.
Il Net.Futurismo ha sempre attaccato la scuola passatista, tutta dogmi e disciplina, niente critica e libertà per le nuove idee. Ma ha anche attaccato con la stessa intensità il presentismo scolastico, con la sua enfatica paranoica esasperante attenzione sull’aspetto valutativo e su presunte innovazioni tecnologiche.
Per trovare alleati che condividessero le nostre idee e per portarle così a diffonderle in ambienti non strettamente avanguardistici, da un anno circa il sottoscritto Antonio Saccoccio e Mariaserena Peterlin si sono impegnati nel network La scuola che funziona. L’obiettivo è per noi sempre l’avanguardia di massa. Non bisogna nascondersi, è evidente che l’operazione in questo caso non può essere (e non è stata) affatto semplice. Nella Scuola che funziona ci siamo trovati inevitabilmente di fronte a tanti insegnanti passatisti e anche moltissimi presentisti. Ma abbiamo incontrato anche alcuni educatori di grande spessore, ed è su questi che abbiamo confidato in questi mesi. Il profilo che abbiamo deciso di tenere è stato sempre volutamente discreto. Nessun link che puntava al sito e ai blog netfuturisti è stato posto su quel network. Ci siamo volutamente censurati, consci del fatto che presentandoci come avanguardisti la gente sarebbe scappata immediatamente. Abbiamo invece deciso di portare lì dentro le nostre idee, senza la nostra bandiera. Non tutte le idee, questo è chiaro, ma una parte significativa delle nostre idee sulla scuola. E' sempre lo stesso ritornello: l’assenza totale nel nostro paese di una cultura d’avanguardia rende nell'immaginario collettivo le idee netfuturiste pericolose e radicali, anche quando si tratta di temi che qualunque individuo di buon senso dovrebbe sottoscrivere. Figuriamoci cosa possono pensare dell’avanguardia gli insegnanti, che costituiscono da sempre una categoria affetta da moderatismo e depressione cronica. La strategia di un inserimento discreto in quel contesto si è rivelata alla fine vincente per diversi motivi. Le idee hanno certamente infastidito e inasprito i più accaniti passatisti e presentisti (e ne siamo orgogliosi), ma almeno non abbiamo offerto la bandiera contro cui prendersela pretestuosamente e aprioristicamente.
Ma veniamo al dunque. Trascurando la diffusione (quasi contagio) di un’atmosfera di opposizione allo status quo che si è diffusa più o meno ovunque tra gli insegnanti che ci hanno letto sul network (almeno sarà nato qualche dubbio in più), il risultato della presenza netfuturista ne La scuola che funziona è ampiamente percepibile nell’unico frutto compiuto partorito dal network: il Manifesto degli Insegnanti. Il manifesto è frutto del lavoro di diversi insegnanti presenti nel network, ma reca con sé un’anima avanguardistica che ogni netfuturista deve riconoscere e sostenere. Innanzitutto il manifesto è un testo che punta sull’affermazione di un nuovo principio a cui ispirarsi, un cambio di rotta radicale, un testo che non si dilunga in timidi tecnicismi confusi e inutili, un testo che azzera il pedagogese e il didattichese, ma che punta dritto al cuore del problema: il ribaltamento della scuola attuale attraverso un cambiamento netto di prospettiva. Tutto avverrà in conseguenza del cambio di rotta: una volta presa coscienza delle storture della scuola contemporenea, allora tutto sarà più semplice. Non c’è da fare un’operazione delicatissima per cui è necessario il tecnico ultra-specializzato, è necessaria una radicale trasformazione del punto di vista con cui guardiamo alla scuola e per questo c’è bisogno di quell’uomo a mille dimensioni che più volte abbiamo sostenuto energicamente. L’uomo monodimensionale nulla può di fronte ad emergenze di questo tipo, circoscritto nel suo minimo raggio d'azione non può cogliere la complessità dell'operazione. Questa nuova prospettiva genererà insegnanti rinnovati nell’animo. Poi ogni insegnante troverà la propria via all’interno di questa strada illuminata. D’altra parte se ogni insegnante trova da decenni ogni giorno il modo per agire all’interno di una visione della scuola passatista e presentista, a maggior ragione ne troverà altri quando si troverà ad operare all’interno di una concezione della scuola netfuturista. Per questo occorre cambiare prima la concezione di riferimento di base. Questo è il vero e unico problema. Se non so dove andare è inutile preoccuparmi del mezzo con cui andarci. Per questo motivo, come ho recentemente ribadito a Venezia, una nuova pratica inserita in una concezione vecchia risulta poco incisiva, addirittura trascurabile. Il momento della dichiarazione di principio, come in tutte le operazioni avanguardistiche, è da sempre quello determinante. Tanto per fare un esempio: in secoli di storia tantissimi si erano ribellati in qualche modo al potere delle classi dominanti, ma solo il Manifesto del Partito Comunista pose le basi per una consapevolezza nuova, un principio di riferimento nuovo, con tutte le enormi conseguenze storiche che conosciamo. Stessa cosa per le avanguardie di inizio Novecento: tanti avevano provato prima a ribellarsi all’adorazione del passato, alla viltà, all’utilitarismo, al conformarsi al già visto e già detto, ma solo il Manifesto del Futurismo riuscì nel 1909 a porre una pietra miliare per la generazione del suo tempo e per quelle future. Stessa cosa avviene per il mondo della scuola. Il difficile è accettare il principio radicalmente nuovo. È questa nuova sensibilità la cosa più dura da percepire, comprendere e poi diffondere. Sui modi per diffonderla ognuno avrà i propri. Noi ne suggeriamo alcuni, se ne potranno trovare altri e di migliori: l’importante è non tradire il principio di un insegnante rinnovato. Poi se per raggiungere quell’obiettivo l’insegnante non “interrogherà” mai i ragazzi, se ridurrà il numero dei “compiti in classe”, se non chiederà mai di ripetere meccanicamente informazioni, se punterà sull’intelligenza emotiva, intrapersonale e interpersonale, se darà spazio alla metacognizione, tutto questo verrà dopo. Ricordo ai lettori non avanguardisti che i manifesti possono contenere grandi affermazioni di principio, oppure possono essere manifesti tecnici. Solitamente i primi sono indispensabili e creano il cambiamento di visione del mondo, i secondi sono strumentali ai primi, a volte possono seguire dopo qualche mese/anno, altre volte no. La stesura di un manifesto tecnico della scuola netfuturista non è mai stata affrontata (in effetti era stata iniziata 3 anni fa ma poi sospesa) per il semplice motivo che non si è liberi di fare a scuola quello che si vuole, la maggior parte di quello che oggi andrebbe fatto è illegale. Quindi ogni insegnante deve in cuor suo capire cosa può fare entro certi limiti e rischi calcolati, proprio come affermato nel punto 13 del manifesto degli insegnanti. Le tecniche con cui si può ribaltare il sistema-scuola sono tantissime e diversificate. Quello che manca è la convinzione, la volontà e il coraggio di ribaltare il sistema. Convinzione. Volontà. Coraggio.
Quello di cui c'è bisogno ora è una discreta quantità di insegnanti che condividano i principi esposti nel manifesto degli insegnanti, non mancano di certo i modi per metterlo in pratica. Fino a quando non si sarà raggiunta questa discreta quantità di insegnanti, tutto sarà difficile, quasi inutile. La mia personale esperienza conferma che essere il solo in un consiglio di classe di 8 insegnanti a portare avanti queste idee significa avere un’incidenza assai modesta sulla vita della classe. Spazio per considerazioni pratiche (il come rovesciare il sistema) se ne possono raccogliere ovunque nei blog netfuturisti. Molte altre seguiranno nei prossimi mesi. Come sempre, al servizio dei ribelli.
Tornando all’operazione-manifesto, anche lì da netfuturisti abbiamo seguito la strategia di cui sopra, non mettendo avanti il nome del movimento, ma portando avanti sempre le idee netfuturiste. Addirittura lo stesso termine “manifesto” (di chiara ascendenza futurista) non è stato proposto inizialmente da noi netfuturisti (e il censurarci non ci è costato poco), ma da Andreas Formiconi, che sicuramente ci è vicino come sensibilità e ha contribuito in modo importante ad alcune affermazioni contenute nel manifesto stesso.
L’impronta netfuturista spicca in particolar modo nei punti di più energica e vitale ribellione, punti che ogni netfuturista può riconoscere come pienamente rispondenti alle nostre storiche battaglie contro il sistema-scuola contemporaneo. E qui il confronto tra il manifesto degli insegnanti e le nostre affermazioni contenute in post e manifesti di questi anni è utile a togliere ogni dubbio, anche al netfuturista più scettico.


Innanzitutto siamo riusciti a far approvare il punto fondamentale da cui ripartire, contenuto in questa inattaccabile affermazione:
7. Farò in modo che la scuola sia il mondo, e non un carcere.
Denunciamo da un lustro almeno il carcerismo di cui è malata la scuola, e in questo siamo evidentemente eredi della potentissima denuncia lanciata un secolo fa da Giovanni Papini. Non ci arrenderemo mai a vedere 30 ragazzi ingabbiati nelle loro orrende celle di 30 metri quadrati, seduti come tanti menomati su insopportabili tavolette di legno.


9. Promuoverò lo studio per la vita e contrasterò lo studio per il voto.
Ecco il valutazionismo, il vero morbo della scuola presentista. Una scuola in cui si valuta, si valuta, si valuta, ma non si pensa, non si pensa, non si pensa. Mai. L’enfasi sulla valutazione è sempre sinonimo di miseria intellettuale. I suoi effetti sono disastrosi. E quindi si legge ancora nel manifesto la condanna della penosa docimologia che da troppi anni paralizza anche i docenti più motivati:

10. Raccoglierò elementi di valutazione, rifiutando approcci semplicistici e meccanici che non tengano conto delle situazioni di partenza, dei progressi, dell’impegno e della crescita complessiva del singolo alunno.


E lo sterile trasmissivismo? Lo abbiamo risparmiato nel manifesto? Neppure per sogno.
8. Non trasmetterò ai miei studenti saperi rigidi e preconfezionati.


E il tanto odiato burocratismo? Leggete l’ultimo punto e vedrete che il nuovo insegnante si dovrà opporre strenuamente all’incubo burocratico.
13. Resterò fedele a questi punti in ogni momento della mia azione educativa, pronto ad affrontare e superare tutti gli ostacoli formali e burocratici che si presenteranno sulla mia strada.


E il nostro amato ribellismo? Centro di tutte le nostre battaglie?
12. Li aiuterò a stare nel mondo così com'è, ma non a subirlo lasciandolo così com'è.


Non manca neppure un punto dedicato a quello che abbiamo chiamato costruttivismo critico:
Il dubbio e la critica saranno i pilastri della mia azione educativa.


E un altro in cui viene portato avanti il nostro stoicismo orgoglioso:
6. Incoraggerò nei miei studenti l’impegno e la volontà di migliorarsi costantemente e di non rassegnarsi mai di fronte alle difficoltà.

Ma sin dal primo punto è evidente un nostro tema chiave: il ribaltamento dei ruoli nella comunicazione.
1. Amo insegnare. Amo apprendere. Per questo motivo sono un insegnante.
Il docente che non solo ama insegnare, ma innanzitutto ama apprendere è il primo presupposto per una comunicazione scolastica trasformata in profondità (almeno bidirezionale).

E ora veniamo al dunque. Come avete visto, questo manifesto degli insegnanti trasuda netfuturismo da tutte le parti. E non è un caso, visto che è stato scritto con il contributo determinante del netfuturismo e dei netfuturisti. Per questo motivo tutti i netfuturisti e gli avanguardisti sono chiamati nei prossimi giorni/settimane/mesi a sottoscrivere e divulgare il manifesto con tutte le loro energie e con tutti i mezzi a disposizione. Soprattutto a partire da metà settembre, con l'avvio del nuovo anno scolastico, questo sarà un testo che dovrà fare il giro dell'Italia (e non solo). Un avviso quindi agli avanguardisti: non fermatevi ai toni, che potranno sembrarvi moderati e a tratti morbidi. Il testo non è formalmente un testo d’avanguardia, non poteva esserlo dato il contesto in cui è stato partorito, ma è d’avanguardia la sostanza di molte affermazioni e lo è per i motivi che ho espresso sopra. In secondo luogo, per chi non condividesse integralmente il manifesto, c'è sempre la possibilità di diffonderne singoli punti (citando comunque la fonte originale).
Ribadiamo: l’unica speranza per salvare la scuola dalla morte certa è quella di diffondere queste idee al maggior numero di insegnanti possibile. Solo in questo modo sarà possibile cominciare ad invertire la rotta. Solo in questo modo libereremo i condannati a morte.
Questo il link del manifesto degli insegnanti. Un manifesto d’avanguardia.

Antonio Saccoccio

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123 Comments:

At 14 luglio, 2010 00:44, Blogger Elisabetta Mattia said...

Lo dico da studentessa e non da insegnante che concordo in toto con i principi del manifesto e a maggior ragione da net.futurista lo sottoscrivo perché colgo in pieno i punti che hai evidenziato in cui emergono prepotenti tutte le battaglie condotte in questi anni con ardore avanguardista contro la scuola carceraria e passatista.
E’ un passo fondamentale quello di aver finalmente preso coscienza che è necessario agire, e ancor più importante è stato trovare il modo di unire, grazie ad internet, coloro che fra gli insegnanti sono i più coraggiosi e i più appassionati, magari isolati ed alieni nel proprio corpo docenti per la forza e la convinzione di opporsi a questo sistema stirante.
Dici bene, Antonio, che ognuno proverà a modo suo, con sistemi sempre nuovi, con inventiva e pazienza a mettere in campo la propria voglia di insegnare e migliorare al di là di ogni ostacolo burocratico o di un reazionarismo diffuso. C’è però un punto fermo almeno da oggi, che è questo manifesto a cui ogni spirito rivoluzionario e combattivo e nuovo potrà richiamarsi.
E non solo gli insegnanti dovranno sottoscriverlo, ma soprattutto gli alunni, perché non accettino mai più di essere ancora schiacciati da una scuola passatista trasmissivista inutile e carceraria.
ADF =>F

 
At 14 luglio, 2010 00:55, Blogger Elisabetta Mattia said...

Ah dimenticavo! Inizio la mia diffusione su facebook e poi sul blog! ;)
ADFFFFFFFFFFFFF

 
At 14 luglio, 2010 05:30, Blogger Paolo said...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

 
At 14 luglio, 2010 12:48, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Elisa, questo manifesto è scritto per gli alunni innanzitutto. per salvarli da ore di noia e repressione. quindi firma tranquillamente. è dalla loro parte.

@Paolo, so che ti piacciono altri toni. E sai che lo stesso vale per me. Ma per ottenere tante adesioni è preferibile usare questi toni. E poi qualche bella bomba comunque ci sta. E so che la vedi anche tu.
Torneremo a fare gli incendiari 100% molto presto. Intanto al meeting tieniti pronto per irruzioni di tutti i tipi ovunque. ;)
Intanto diffondi come sai fare tu!

Aggiungo il link di un post di questa mattina di Andreas Formiconi, in cui viene spiegato il manifesto con altri occhi e vengono affrontati temi comuni a questo mio post.
Il manifesto degli insegnanti - di A. Formiconi

Da notare che in molti casi ci troviamo a leggere affermazioni assai simili alle nostre in questo post.
La riflessione finale, poi, è da sottoscrivere in toto:

È in questo senso che per me il manifesto implica un’innovazione paradigmatica e non semplicemente programmatica in ciò che, per ora, chiamiamo insegnamento. Non è cioè una questione di escogitare nuove alchimie procedurali o tecnologiche ma è questione di vedere il mondo in un altro modo. E solo su questa base che un documento come il manifesto può dare effettivamente sostanza al sentimento di appartenenza ad una comunità di insegnanti, altrimenti è solo l’ennesimo inutile proclama.

 
At 14 luglio, 2010 19:24, Blogger InoYamanaka said...

Basta con la libertà della mente relegata negli angusti ambiti autoreferenziali eretti a difesa di menti coercitive ed unidirezionali!
Basta con la passapresentista corte dei miracoli che popola la banale macchina scolastica non ancora euristicamente connessa a soggetti interrogatori!

Il Manifesto degli Insegnanti, espressione della volontà di cambiamento paradigmatico, è strategico strumento volto all’azzeramento delle forze centripete gravitanti intorno a patologici nuclei epistemologici.
Rigettando la fin troppo scontata e vecchia logica del bacchettamento delle forze usurpatrici, il Manifesto degli Insegnanti, quale espressione della mission netfuturista, si pone l’obiettivo di incoraggiare i docenti ad avere conoscenza delle loro libertà e flessibilità e ad usarle più spesso.

Quali le prospettive delle applicazioni della teoria netfuturista alle questioni umane del Manifesto degli Insegnanti? Il documento è stato concepito prefigurando due scenari eticamente paralleli e complementari di relazione tra pianificatori ed attuatori del Manifesto. In questa prospettiva, se da una parte è stato implicitamente assegnato agli attuatori del Manifesto il compito di comprendere le intuizioni che hanno guidato i pianificatori, dall’altra questi ultimi hanno inserito nell’ordito del documento incentivi atti a spingere gli esecutori ad agire per ragioni non diverse da quelle che hanno ispirato il documento stesso.
Più chiaro di così...

 
At 15 luglio, 2010 16:04, Blogger Loretta Bertoni said...

Stupendo questo manifesto net.futurista, potentissimo. Mi auguro che almeno chi gravita attorno alla scuola, docente o alunno che sia, genitore o dirigente, riesca a comprenderne il messaggio rivoluzionario e la forza avanguardistica. Chi opera nella scuola, infatti, dovrebbe ormai aver capito che non è più possibile concepire una scuola-prigione, fatta di muri alti e grigi che trasudano muffa e passatismo e di sbarre fatte di freddo sapere pre-confezionato. Una scuola dove si studia solamente per venire bollati, marchiati, giudicati in maniera spietata, anziché guidati e appoggiati per imparare a vivere nel mondo e magari a cambiarlo. E' l'ora di smetterla con la scuola dittatoriale, dobbiamo dare libero sfogo alle menti, alla creatività, a quell'impegno che può scaturire solo dall'interesse, dalla curiosità, dal senso di meraviglia. E' l'ora di uscire in quel mondo di cui la scuola fa parte in maniera fondamentale e prepotente. Non continuiamo ad agire come se ne fosse soltanto una frangia di poco conto. Diffondiamo questa verità amici!
Loretta

 
At 15 luglio, 2010 16:15, Anonymous Anonimo said...

Certo, il contributo di alcuni net-futuristi alla stesura del manifesto degli insegnanti è stato assolutamente decisivo, tuttavia credo che l'etichettatura "net-futurista" stia già stretta al manifesto!
Personalmente, non aderisco al net-futurismo.
Non per questo sono pregiudizialmente contrario a certe tematiche e proposte, tanto è vero che ho firmato anch'io...
Attenzione però: grazie per avere contribuito alla redazione, ma il Manifesto, attraverso le sosttoscrizioni che sta ricevendo, i commenti, le riflessioni che si stanno sviluppando, è ormai "degli insegnanti" (TUTTI!!), non degli "insegnanti net-futuristi"...

 
At 15 luglio, 2010 16:24, Blogger Loretta Bertoni said...

Ovviamente non si tratta solamente di un Manifesto di Net-futuristi...è stato specificato nel post di Antonio infatti. Ma è stato anche detto che lo spirito condiviso dai net-futuristi si ritrova lì sopra. Nessuna etichetta, quindi, è solo una questione di idee. Io non ho parlato, infatti, di Manifesto "degli insegnanti net-futuristi"...ripeto, volevo solo sottolinearne l'impronta.

 
At 15 luglio, 2010 16:32, Blogger Loretta Bertoni said...

E ovviamente condividerne e appoggiarne le idee, dal momento che l'ho firmato anche io...

 
At 15 luglio, 2010 17:04, Blogger Stefano Balice said...

Certamente un net.futurista gioisce nel leggere ognuno dei punti di questo manifesto. Forse una mente poco attenta potrebbe prendere per banali certe affermazioni, ma si renderà sicuramente conto che se venissero realmente messe in pratica, la situazione scolastica sarebbe totalmente diversa.
Quel manifesto dev’essere l’inizio di una sfida, e se non viene preso così perde assolutamente valore.
Fierissimo di averlo firmato, ora non resta che diffonderlo e praticarlo.

 
At 15 luglio, 2010 17:19, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Ino, dici il giusto quando affermi "il manifesot degli insegnanti ... si pone l’obiettivo di incoraggiare i docenti ad avere conoscenza delle loro libertà e flessibilità e ad usarle più spesso".
Io credo che questo sia un punto molto importante, assolutamente da non trascurare. Ogni insegnante è ingabbiato in una serie di regole e regolette che lo portano ad essere più o meno vincolato al sistema. Tuttavia all'interno di queste regole e regolette è possibile trovare un margine per operare in modo differente. E il compito del manifesto è proprio quello di suscitare l'intenzione a questo modo nuovo di agire all'interno di quelle regole. Per ora questo si può fare. In attesa di organizzarsi e fare molto di più.

@ Loretta, è proprio quella scuola che giudica, bolla, marchia ad essere ormai morta. Fino a quando gli alunni si lasciavano giudicare, bollare, marchiare, questa scuola poteva mantenersi in vita. Ma ora il moto di ribellione si alza prepotentemente. E si alza, con questo manifesto, anche dagli insegnanti. Il dado è tratto.

 
At 15 luglio, 2010 17:36, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Antonio, sono felice che tu abbia firmato il manifesto. E questa tua firma dimostra proprio che condividere le nostre idee netfuturiste con quelle di altri insegnanti per arrivare alla stesura del manifesto, si è rivelata una strada giusta. Di sicuro se fosse stato scritto solo da noi il manifesto non sarebbe stato firmato da chi, come te, non aderisce o si sente affine al net.futurismo. In fondo non abbiamo fatto altro che unire la nostra rete ad altre reti. E il risultato complessivamente mi sembra degno di nota. Questo mio post è paradossalmente diretto ai netfuturisti e agli avanguardisti per farli sentire parte del progetto, non agli insegnanti tutti, che sono per definizione e naturalmente già parte del progetto stesso e delle sollecitazioni portate avanti dal manifesto.
Come puoi vedere dai commenti sopra, tutto sommato ai netfuturisti e avanguardisti il manifesto piace.
E piace anche a chi non lo è, come te e molti altri.
Possiamo dire che per una volta abbiamo unito le forze. E ci siamo soffermati sulle idee che ci uniscono, e non su ciò che ci divide (un nome? una bandiera?).

@Stefano, infatti solo superficialmente quei temi posso essere giudicati "banali". Chi li definisce banali, vuol dire che non ne ha capito il senso. Io ho fiducia in voi, più giovani e più barbari di me. Io credo che persone come te potranno, con il nostro aiuto si capisce!, portare a termine quello che in questi anni sta soltanto iniziando. Noi sappiamo che tendiamo all'uomo nuovo. Noi sappiamo che se il bambino lo stiriamo sin da piccolo, non ne può uscire nulla di più che un alienato insoddisfatto e depresso. La strada è tracciata, l'uomo si vuole liberare dagli inutili pesi che si è caricato addosso in secoli di involuzione culturale. La scuola oggi è un enorme fardello. Dobbiamo creare delle scuole in cui si rida e si scherzi. Perchè è momento di gioia sapere apprendere conoscere confrontarsi discutere criticare dubitare. Per questo la scuola-carcere costituisce il modello di scuola da abbattere immediatamente. Occorre entrare a scuola con questa sola idea: che la scuola sia ambiente di freschezza e vitalità, non un carcere. Avanti con la scuola futura. Coraggio!

 
At 15 luglio, 2010 19:45, Blogger Stefano Balice said...

Ed ecco un post giovane e barbaro :D
http://pensieroenarmonico.blogspot.com/2010/07/apriamo-le-scuole.html
mai più bambini stirati!
APRIAMO LE SCUOLE!

 
At 16 luglio, 2010 02:25, Blogger Elisabetta Mattia said...

Sottoscritto il manifesto come sostenitore non docente anche se mi si costringe a dichiarare la materia che insegno :D Quando si dice “attaccamento alla causa”!

Volevo portare all’attenzione una frase del manifesto che mi ha colpito: il primo punto. “Amo insegnare. Amo apprendere.” E’ molto forte perché suggerisce quel tipo di apprendimento reticolare che si sta sempre più sviluppando con internet e che di qui a poco sarà la prassi. Se i professori non abbandoneranno subito le proprie cattedre baronali e gli atteggiamenti da assoluti travasatori di sapere, ben presto si ridurranno ad essere caricature di sé stessi. Perché apprendere nel corso dell’insegnamento magari anche insieme ai propri alunni, se non grazie a loro, è un segno di onestà nei loro confronti, non di debolezza. Nessuno si aspetta dai professori che siano delle enciclopedie ambulanti, se non sono loro stessi a fornirgliene il pretesto, presentando ad esempio lezioni piene di particolari mnemonici assolutamente pleonastici.
E vi assicuro ragazzi, sarà banale e passatista, ma c’è ancora chi lo fa. Per questo è così importante diffondere il manifesto da parte nostra. Dovrebbe quasi diventare una carta dei diritti dello studente!! :D :D
ADF!!

 
At 16 luglio, 2010 03:10, Blogger Paolo said...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

 
At 16 luglio, 2010 10:20, Blogger InoYamanaka said...

Inserisco una parte dell'intervento che avevo preparato per Venezia.

Il bagno è il nuovo locus amoenus in cui i ragazzi si incontrano e, in piena solitudine e lontani dagli occhi indiscreti degli adulti, compiono i riti iniziatici: la prima sigaretta, il primo spinello, la prima scritta sul muro, il primo bacio, il primo appuntamento... Così, agli adulti ingabbiati sfugge quel prezioso sapere di vita che è sapere di libertà…
Ed è proprio nel nuovo locus amoenus che i ragazzi, diventati prudenti agili e adattabili alle circostanze, riflettono sui problemi gestionali della scuola. E da quella oralità condivisa nel paradiso metafisico delle piastrelle lucenti, emerge autobiograficamente la consapevolezza della morte empatica degli adulti.

Nei ragazzi vi è in qualche modo la speranza dell’apertura, ma sono solo speranze, non certezze. In molti casi solo una retorica richiesta d’aiuto che non attende risposta. E come potrebbe esservi risposta? Il sentimento della libertà è sempre in partenza e mai in arrivo…. chi non sente la libertà dentro di sé non non ha consapevolezza del futuro né può insegnarlo… I ragazzi non sanno progettare il futuro perché gli adulti non sono davvero liberi…
Troppo spesso la libertà di pensiero viene confusa con la libertà di applicare regolamenti, irrogare sanzioni, provocare, mettere note, incutere paura, bacchettare….Triste esempio di libertà negata …. La libertà è condivisione partecipata di regole comuni e condivise di comportamento. La scuola, pensata a dimensione di adulti poco liberi e poco flessibili, considera invisibili e superflui i ragazzi e li tratta come tali.

Quanto spreco di intelligenza in una scuola che è capace di leggere solo le coordinate della decima intelligenza, quella talmente evidente da non essere mai stata catalogata. L’intelligenza scolastica che privilegia i secchioni (non me ne vogliano i secchioni, è una scelta anche quella) e codanna chi balla il limbo o gioca al Milinario…(è una scelta anche quella). Una scuola in cui gli alunni sono ingabbiati in una farraginosa struttura verticistica… dal ciuccio… al secchione…

E’ proprio vero che la vita è altrove…nel locus amoenus dove si può imparare senza star seduti per cinque ore a guardare i programmi senza poter fare zapping.

 
At 16 luglio, 2010 11:33, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Elisabetta, "enciclopedie ambulanti" mi torna. Aggiungerei "enciclopedie ambulanti e traballanti", perchè non potenndo essere enciclopedici i professori si sentono costantemente inadatti al loro ruolo.
Nei tempi passatisti era pieno di presunte enciclopedie ambulanti. Ora, in tempi presentisti trionfanti, restano solo bignami balbettanti.

@Paolo, la triade meccanismo noia sfiducia ha stirato anche me. ma ha stirato più o meno tutti. se oggi siamo tanti borghesucci vigliaccucci (contenti di avere il bel vestitino, riempirci lo stomaco, farci dire "bravi" sul lavoro, prendere la tintarella, prendere l'aperitivo, prenderla in quel posto) è perchè la scuola ci ha piallato i cervelli. La scuola, come la famiglia, il lavoro e il resto.
La scuola educa a subire. La scuola educa ad essere schiavi.

@Paul, Elisa... mi parlate di carta dei diritti dello studente, manifesto degli studenti. Forse è arrivato il momento di scriverne uno? Di certo va considerato che senza un prof. d'avanguardia, lo studente d'avanguardia può ben poco. Deve sempre partire dal professore. Anche se nel caso in cui lo studente non asseconda l'apertura, il prof. illuminato può ben poco. E' da pensarci. Magari ci rifletteremo durante il prossimo meeting. Un titolo provocatorio: Manifesto degli studenti incazzati. Già so quello che ci starebbe dentro. ;)

Sto pensando invece se sia il caso di mettere la voce "studente" tra i firmatari sul sito del manifesto degli insegnanti. Ne parlo con il ning.

 
At 16 luglio, 2010 12:40, Blogger InoYamanaka said...

E' un'ottima iniziativa ammettere anche gli studenti alla firma del manifesto!
I ragazzi che frequentano la scuola superiore saranno ben felici di aderire all'iniziativa...

Più difficile sarà coinvolgere gli studenti della scuola elementare e media. Per questi ultimi bisognerà individuare strade diverse.

 
At 16 luglio, 2010 13:37, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Ino, grande spaccato di realtà scolastica il tuo!
Dici: "Troppo spesso la libertà di pensiero viene confusa con la libertà di applicare regolamenti, irrogare sanzioni, provocare, mettere note, incutere paura, bacchettare….Triste esempio di libertà negata …. La libertà è condivisione partecipata di regole comuni e condivise di comportamento. La scuola, pensata a dimensione di adulti poco liberi e poco flessibili, considera invisibili e superflui i ragazzi e li tratta come tali".

La scuola è infatti pensata da persone stiratissime, piattissime, spiaccicate al suolo. E non può che partorire regole stirantissime.
L'INTELLIGENZA SCOLASTICA è così l'unica intelligenza che davvero è utilissima in quel contesto. Possiamo dire che è un'intelligenza che prova ad aggirare il ferro da stiro? Tentativo perso in partenza. Perchè anche chi al ferro da stiro scolastico non si può sfuggire!

Per le firme al manifesto di studenti, io lascerei la cosa molto sul vago. Non bisogna mai forzare nulla. Se i tempi sono maturi e se il frutto è maturo, allora verrà gustato con piacere! Altrimenti, meglio lasciar perdere! ;)

@Stex, post barbarissimo il tuo. Te l'ho già commentato sul tuo blog. Stiamo aprendo spiragli di entusiasmo nella scuola, ci stiamo provando e in parte riuscendo.
Sono gli ultimi tentativi per salvare la scuola. Poi ci toccherà iniziare a pensare ad altro. E ci stiamo già pensando, come sai bene ;)

 
At 16 luglio, 2010 13:43, Blogger Paolo said...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

 
At 16 luglio, 2010 14:11, Blogger Loretta Bertoni said...

Anche a me l'idea sembra ottima! Il coinvolgimento degli studenti è proprio al centro del Manifesto...per chi altrimenti impegnarsi tanto? A chi rivolgere un messaggio di speranza e libertà? Sono convinta che i ragazzi sarebbero felicissimi di poter firmare qualcosa che, una volta tanto, non suoni come una condanna ma come un atto di rispetto e di amore nei loro confronti. Già, di rispetto, quello che per decenni è stato preteso da loro senza che venisse loro restituito. "Il sentimento della libertà è sempre in partenza e mai in arrivo...", stupendo ciò che dici Ino, è uno dei miei credo. Quindi perché non partire per sentirci e soprattutto per farli sentire liberi ?

 
At 16 luglio, 2010 14:17, Blogger Stefano Balice said...

Elisabetta:
"...quel tipo di apprendimento reticolare che si sta sempre più sviluppando con internet e che di qui a poco sarà la prassi"

L'apprendimento reticolare è stato teorizzato circa un secolo fa,con molte varianti, da tutti i più grandi pedagogisti; in piccole realtà ha sempre funzionato bene, ma nel corso di tutto un secolo non è ancora riuscito ad imporsi nel mondo.

Con l'avvento del web 2.0, ogni insegnante che non ha ancora adottato questo metodo ha finalmente di fronte a sè le cose come stanno realmente: i suoi alunni sono più svegli e brillanti di lui, che con il libro in mano si ripete che quei ragazzacci sarebbero stati trattati a dovere, ai suoi tempi. Questo succede perchè i ragazzi si sono adattati al loro tempo, a differenza dei professori, ma facendolo senza nessun aiuto hanno dato origine al dilagante presentismo a cui possiamo assistere.

Questo manifesto dovrebbe essere quindi OBBLIGATORIO per tutti i docenti (non obbligatoria la firma, ma proprio la messa in partica), che se non vi si attengono rischiano solo di fare danni...

 
At 16 luglio, 2010 15:09, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Paolo, il tuo parallelo con i goliardi mi intriga da sempre. Ma che fine hanno fatto quei goliardi? Oggi che abbiamo gli studenti che si fanno strumentalizzare dai baroni e fanno cortei insieme a loro... lo studente è così stirato che non riconosce neppure più chi lo ho stirato e lo stira ogni giorno.
vogliamo studenti ribelli!

@Loretta, anche per me i ragazzi potrebbero essere felici di firmare il manifesto. molti studenti netfuturisti lo hanno già fatto. ho appena chiesto di inserire la voce "studente" fra i firmatari. vediamo che ne pensano!

@Stefano, è un obbligo morale diffondere queste idee. è un obbligo morale provare a seguirle. ma occorre innanzitutto SENTIRLE. se sei un burocrate azzeccagarbugli dentro, nulla può smuoverti.

 
At 16 luglio, 2010 17:18, Anonymous Anonimo said...

Antonio, resto esterefatta per queste frasi:

"Per trovare alleati che condividessero le nostre idee e per portarle così a diffonderle in ambienti non strettamente avanguardistici, da un anno circa il sottoscritto Antonio Saccoccio e Mariaserena Peterlin si sono impegnati nel network La scuola che funziona.
Il profilo che abbiamo deciso di tenere è stato sempre volutamente discreto. Nessun link che puntava al sito e ai blog netfuturisti è stato posto su quel network.
La strategia di un inserimento discreto in quel contesto si è rivelata alla fine vincente per diversi motivi. Le idee hanno certamente infastidito e inasprito i più accaniti passatisti e presentisti (e ne siamo orgogliosi), ma almeno non abbiamo offerto la bandiera contro cui prendersela pretestuosamente e aprioristicamente.
il risultato della presenza netfuturista ne La scuola che funziona è ampiamente percepibile nell’unico frutto compiuto partorito dal network: il Manifesto degli Insegnanti."

Ma ti rendi conto?
Penso che sia necessaria qualche spiegazione.
Cristina Galizia

 
At 16 luglio, 2010 17:27, Anonymous Gianni Marconato said...

Antonio, questa tua lettura del manifesto è estremamente scorretta tanto nella forma che nella sostanza. Pur riconoscendoti il diritto di dire quel che vuoi, anche cose per nulla condivisibili, voglio farti presente che tutta questa attribuzione “futurista” del manifesto non trova alcun riferimento nei fatti e se fatti ci sono, questi sono di presenza scorretta, perché subdola, nel network e di strumentalizzazione della tua presenza nel network in generale e nella stesura del manifesto e di lettura altrettanto strumentalizzata delle attribuzioni net-futuriste che, qui ora, ne fai. Inoltre con questa tua lettura e attribuzione (ripeto, scorretta e inopportuna) del manifesto al tuo movimento ti appropri delle firme e del successo di un lavoro che è tuo e futurista tanto quanto è mio e delle tantissime altre persone che hanno lavorato al manifesto. Spero che chi firma il manifesto non si senta, contro sua voglia, arruolata tra gli avanguardisti, o net-futuristi. In questo tuo post ci vedo una grossa mancanza di rispetto per molti insegnanti che se non avanguardisti e net-futuristi si dovrebbero sentir appartenere alla schiera dei docenti passatisti o presentisti. Nel post ci leggo una presunzione che non fa giustizia di tanti bravi insegnanti. La solita battuta sul pedagogese e didattichese poi, ricorda Israel…. il che la dice lunga …. Maggiori dettagli in un post che presto farò nel mio blog
Credo che tu debba delle scuse al network e a tutte quelle persone quelle persone che hanno conferito idee e tempo al lavoro sul manifesto.
Sperando che questo comportamento non causi danni ne al network, ne al manifesto

 
At 16 luglio, 2010 17:47, Blogger Loretta Bertoni said...

@Stefano, è proprio come dici tu, hai colto nel segno, l'avvento del Web 2.0 ha cambiato parecchio le cose, ci ha dato una bella scossa. Quella di cui avevamo bisogno. Perché da quando ci siamo resi conto, noi insegnanti, che i nostri studenti ci guardavano in maniera sempre più apatica ed alzavano un muro di incomunicabilità fra noi e loro, abbiamo dovuto prendere in mano la situazione. Perché essere superati dai propri studenti deve essere uno dei nostri scopi, ma non dopo averli disorientati.

 
At 16 luglio, 2010 17:48, Blogger InoYamanaka said...

A proposito di burocrazia

Rifletto spessissimo sull'ingovernabilità della cultura, sul sapere fluido, sulla flessibilità della civiltà urbana, sulle patologie dell'epistemologia...

Rifletto spessissimo sulle relazioni esistenti tra standardizzazione dei sistemi e delle pratiche scolastiche e vitalità delle stesse comunità scolastiche...

Rifletto spessissimo sulla burocrazia non più centralizzata (legge autonomia)...

Rifletto sul sistema complesso che è la scuola, sforzandomi di guardarlo come microcosmo e macrocosmo...

Ebbene,da qualunque parte io porti il mio pensiero,è inevitabile che esso si scontri con circolari, decreti, leggi... davvero inevitabile!

Ebbene, non ci sono alternative...libertà e flessibilità passano anche attraverso la conoscenza degli ordinamenti legislativi.

L'importante è non essere un burocrate azzeccagarbugli

 
At 16 luglio, 2010 18:09, Blogger Elisabetta Mattia said...

@Anto mettere tra i firmatari gli studenti non può che aumentare la caratura del manifesto. E’ nobile che l’iniziativa sia partita da chi la scuola la fa e non la subisce, e questo rende ancor di più la dimensione del fenomeno in atto, cioè come ormai si accetti passivamente tutto senza provare neanche più a ribellarsi. Anzi due giorni di sciopero tra ottobre e novembre e una settimana di autogestione per solidarietà ai metalmeccanici o forse contro la nuova riforma della scuola, ma poi con il secondo quadrimestre tutti come pecore di nuovo a preoccuparsi di farla franca all’interrogazione. urge Urge URGE una svegliata generale!

 
At 16 luglio, 2010 19:44, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Ino, ammazza su quante cose rifletti! ;D Siamo arrivati comunque ad uno dei punti chiave! L’importante per me è non sottostare supinamente a qualsiasi direttiva provenga dall’alto. L’importante è non avere paura di tutto ciò che viene da superiori o presunti tali. Certo, per lottare al meglio è fondamentale conoscere bene leggi, decreti, circolari, ordinanze, etc. Questo ci permette di affrontare le nostre sfide e le nostre ribellioni al sistema con maggiori strumenti, certamente. Spesso mi sono trovato a sentire come opprimente una certa direttiva, avrei voluto aggirarla, magari la direttiva stessa mi offriva già gli strumenti per aggirarla, ma io non conoscendola sono rimasto bloccato, nel dubbio tra una possibile ribellione e un’accettazione passiva (e ignorantissima!). Faccio un esempio: l’autonomia. L’autonomia prevede dei margini all’interno dei quali agire e provare ad aprire il campo a qualcosa di nuovo. Eppure quanti conoscono tutto quanto regolamenta l’autonomia scolastica? Quanti conoscono i margini che esistono? Pochi. E poco in questo senso viene fatto. Non vorrei però che si perdesse di vista il punto che resta per me centrale. Tutto serve. Conoscere tutta la legislazione, ovviamente, serve. Ma se non si ha ben chiaro dentro di sé lo spirito che deve animare la nostra azione educativa, allora tutto viene meno. In questo momento è necessaria la liberazione, tutto è diventato estremamente soffocante. I colleghi non riescono a ribellarsi, li vedi soffrire, magari in silenzio, ma sono tutti estremamente stirati. Anzi, forse soffrono ancora di più i professori rispetto a quanto soffrano gli studenti. Gli studenti un giorno possono stare a casa, i professori no. Io vedo a rischio molti professori. Per questo le affermazioni del manifesto sono fondamentali.

@Cristina, non capisco cosa devo spiegarti. Tu sei nel ning da tempo e tante cose le sai. Per quello che non sai ci sono link in abbondanza e un blog vecchio 5 anni.

@Gianni, cos’è che ti dà talmente tanto fastidio da attribuirmi opinioni che non ho mai espresso? Quelle che hai letto sono cose di cui sei ampiamente a conoscenza, e da tempo. Forse ti infastidisce che sia tornato a scrivere sul mio blog dopo mesi dedicati quasi interamente alla Scuola che funziona? Addiritura stai provando a farmi dire che ho attribuito il manifesto al mio movimento! Ma ti rendi conto che nel mio post ho detto esattamente il contrario? Che il manifesto è ben distante da un manifesto scritto dal netfuturismo. E ne ho precisato bene anche i motivi. Mi dici che io mi approprio delle firme e del successo? Ancora non ti sei reso conto di quanto mi fa schifo il successo? Davvero la tua rabbia nei miei confronti è del tutto ingiustificata. Ho dato mesi di lavoro al ning, ma mi sono ormai reso conto (e questa è un’altra conferma) che esiste una regia per cui l’individuo deve scomparire all’interno del network. Mentre dovrebbe essere proprio il contrario. L’individuo si immensifica in una rete che funziona, si ingigantisce. Non si annulla. Se non posso neppure dire più che nel manifesto ho portato le idee per cui mi batto da anni, i limiti alla mia libertà sono di fatto azzerati. Se vuoi mi trasformo anche in una pulce ;) Rileggi il mio post e fallo senza rabbia. E rileggi pure le discussioni sul ning.

 
At 16 luglio, 2010 19:45, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Loretta, grazie per aver parlato di “studenti disorientati”. Pensa che il nostro compito dovrebbe mirare essenzialmente all’orientamento, all’auto-orientamento. E invece portiamo lo studente a credere che siamo importanti cose che nella vita a nulla serviranno. E gli strumenti per vivere al meglio invece li trascuriamo. E sai perché? Perché spesso l’insegnante non conosce quegli strumenti. ;)

@Elisabetta, è proprio la svegliata URGENTE che stiamo provando a dare. Non è facile per nulla, perché, come vedi bene, l’opposizione al sistema-scuola è puramente formale. Al massimo fa comodo ai sindacati. E lo Stato risparmia pure sulle buste paga al momento di quegli scioperi striminziti. Comunque per ora gli studenti non ci saranno tra i firmatari. Nessun problema, voi avete firmato comunque!

 
At 16 luglio, 2010 21:04, Anonymous Mariaserena Peterlin Libera said...

@ Ino @ Antorio
La conoscenza delle leggi, dei decreto e di tutto l'apparato normativo è non solo indispensabile strumento, ma anche una garanzia di libertà: spesso infatti la normativa viene invocata da chi non ne conosce che una infarinatura grossolana e prepotente; conoscerla a fondo significa interpretarla e saperla usare fino a piegarla alla logica delle scelte più utili.
Conoscerla a fondo significa anche dialogare con l’istituzione senza complessi di inferiorità.
Chi non si ribella all’uso pedissequo delle norme e delle convenzioni subisce passivamente un sistema e lo fa colpevolmente a mio avviso.
Ho letto molti interventi sul rapporto tra missione dell’insegnante e vincoli normativi.
A mio avviso gli insegnanti non possono proprio essere considerati (come qualcuno pensa) parte integrante di un sistema né pubblico né privato né virtuale.
Se invece se ne sentissero parte rinnegherebbero, nel nome di una specie di appartenenza il principio su cui si basa la professione docente che è la libertà di pensiero.
Per questo l’insegnante può amare il suo lavoro. E può dichiararlo.
Altrimenti siamo a discutere i fondamentali.

 
At 16 luglio, 2010 22:23, Blogger Elisabetta Mattia said...

Antonio io ho firmato per questo manifesto perché ci ho letto tutto quello che tu scrivi in questo post appassionato, che io sia studente o no. Questi punti hanno dentro una forza che non passa inosservata. L’ho firmato perché sono prima di tutto una cittadina e cittadini si diventa nelle scuole con tutto l’insegnamento inerente, sociale e culturale. Nessuno può soprassedere ad una istituzione così fondamentale nel tessuto sociale, ma proprio per questo nessuno la può lasciare mummificare in una forma ormai deteriorata. Fuori tutti i rami secchi! Ma come fanno i genitori a non aver paura di affidare la crescita mentale dei propri figli ad un sistema così obsoleto?
Che stupida che sono, è sempre la solita questione: siamo tutti stirati e a volte anche stiranti. Ben vengano allora le azioni forti e mille altri manifesti. L’unica via è ancora “Convinzione. Volontà. Coraggio.”

 
At 16 luglio, 2010 22:29, Blogger Loretta Bertoni said...

@Mariaserena, la libertà di pensiero è quella che spinge qualunque essere umano, non solo un docente o uno studente, ad amare ciò che fa. Se io mi trovo di fronte a una classe di studenti devo poter scegliere come rapportarmi a loro, perché ben sappiamo che ogni gruppo ha le sue caratteristiche e noi dobbiamo essere liberi di poterlo gestire al meglio. Gli studenti sentono un insegnante, non lo vogliono subire in formato preconfezionato, e le loro risposte saranno ben diverse se capiranno di avere di fronte, anzi, al loro fianco, una persona che sa scegliere...e che scegliendo mette amore in quello che fa.

 
At 16 luglio, 2010 22:43, Blogger Loretta Bertoni said...

@Elisabetta, il punto è sempre quello, e mi fa un piacere immenso poter dialogare di questo con una studentessa. La passione, la forza del pensiero, il coraggio, la volontà e la convinzione: questi devono essere i nostri punti di forza, quelli che ci rendono alleati e non nemici, quelli che fanno crescere voi e soprattutto noi insieme a voi. Riponiamo i ferri da stiro!

 
At 17 luglio, 2010 01:13, Blogger Stefano Balice said...

Una precisazione, visto che affiora sempre di più la questione:
finora ho parlato in veste di educatore, ma anche e soprattutto di studente di scienze della formazione primaria, e quindi -se tutto va bene- come futuro maestro. Questo manifesto andrebbe infatti diffuso immediatamente nella mia facoltà, dove ce n'è estremo bisogno. Spesso questi principi vengono studiati, ma come ho già detto in un post di qualche giorno fa, essendo spiegati usando metodi vecchi, la loro efficacia è pari a zero.
Insomma, esiste un numero notevole di studenti che non dovrebbe assolutamente permettersi di fare a meno di leggere il manifesto...
è l'ABC della Formazione!

 
At 17 luglio, 2010 01:40, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Serena, ti ricordi quando esattamente 3 anni fa posi il problema "rivoluzione dall'interno o dall'esterno?". ci ponemmo il problema se il sistema andasse scardinato entrandoci dentro oppure standone fuori. quasi in coro stabilimmo che era impossibile attaccare il sistema da fuori, perchè non ne avevamo i mezzi. soprattutto i mezzi finanziari, purtroppo! ;)
Ebbene, con il sistema-scuola si sta ponendo lo stesso problema. Fermo restando quanto sosteniamo e quanto troviamo oggi nel manifesto degli insegnanti, come muoverci? Io quasi sempre mi pongo al di fuori della stretta osservanza della normativa scolastica, perchè se la rispettassi integralmente sarei un professore disgustoso. Un burocrate o poco più. Conoscere, a questo punto, tutta la legislazione sicuramente può fornire una grande mano. Io a volte mi ci sono messo, altre volte sinceramente ho perso le speranze e mi sono annoiato soltanto. Eppure andrebbe conosciuta alla perfezione ogni leggina, perchè un ottimo sistema è quello di forzare le regole fino al massimo possibile. E trovare il varco giusto ;)

@Elisabetta, quando dici "Ma come fanno i genitori a non aver paura di affidare la crescita mentale dei propri figli ad un sistema così obsoleto?" mi porti alla mente una mia paura ricorrente. Come farò a fidarmi e mandare mio figlio a scuola, se so che funziona così tremendamente? Io reputo l'obbligo scolastico stesso una violenza, e non una conquista. L'obbligo è una cosa d'altri tempi. Non si deve obbligare nessuno all'istruzione. Pensiamoci bene. Questa cosa dell'obbligo dovrà prima o poi finire. Io non mi ci ritrovo in un mondo che non mi convince, ma mi obbliga. Sono troppo libertario e anarchico per concepire questi obblighi. Io mio figlio non lo manderei in queste scuole, e vorrei che potesse crescere in altro modo. Come? Non so. Siamo qui per questo, no? ;)

 
At 17 luglio, 2010 02:02, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Loretta, purtroppo scarsa libertà di pensiero hanno gli insegnanti. I più ripetono acriticamente quello che hanno appreso decenni prima. I più parlano di attualità ripetendo quello che hanno letto sui quotidiani o ascoltato al telegiornale il giorno prima. Non ci può essere libertà senza esercizio critico e al dubbio. Davvero, come dice Serena, qui stiamo parlando dei fondamentali. E' come uno che vuole giocare al calcio e non sa come si calcia il pallone di collo pieno. ;)

@Stefano, è esattamente come dici infatti. Anch'io ho assistito a lezioni in cui tutto questo veniva più o meno lasciato intendere, ma nello stesso tempo il docente faceva morire di sonno, era lui stesso annoiato, non ci metteva un minimo di passione, parlava come un libro stampato, magari leggendolo. Il problema per l'università è ancora più grave per me. Perchè gli studenti ormai sono talmente stirati che non reagiscono più. Si aggiunge il fatto anche che i docenti universitari si pongono anche con un'aria di prestigio, che a noi, stefano, fa ridere, ma che alle povere matricole incute timore. L'università va liberata, come vanno liberati tutti gli ordini inferiori e gradi della scuola.
Il futuro è in ragazzi come te, Stefano. Io credo CREDO IN VOI.
Portiamo l'avanguardia nelle accademie e nelle università. E' un'operazione igienica.

Tutti contro il mondo neo-cannibale!

 
At 17 luglio, 2010 02:06, Blogger Elisabetta Mattia said...

Anto bel tema quello dell'obbligo scolastico.
Trovo assurdo l'obbligo nella scuola secondaria.
Le università molto spesso sono dei parcheggi per studenti, e credo che l'obbligo scolastico ne sia una causa. Per anni ci costringono a fare le stesse cose, con lo stesso metodo, nello stesso modo.
Non si può rinviare tanto a lungo il momento di prendersi delle responsabilità nei confronti della propria vita. Si arriva così a 19 anni a non saper fare altro che ripetere le cose scritte in un libro e l'università allora diventa a volte un modo per rinviare ancora.
Ovviamente non succede a tutti, come non succede a tutti di avere il desiderio di imparare astrazioni libresche. Questi dimenticheranno tutto il pomeriggio stesso dopo l'interrogazione in cui a fatica avranno preso sei.
Non serve a nulla. Si parla di dispersione scolastica, ma non è costringendo l'individuo a fare quello che tu ti aspetti che egli lo farà. Gli italiani soprattutto dovrebbero saperlo come è facile aggirare le norme...

Ci penso meglio stanotte e poi continuo domani con calma ;)
ADF!!

 
At 17 luglio, 2010 02:30, Blogger Stefano Balice said...

La questione dell'obbligo è molto ardua. Bisogna sentirsi in colpa a obbligare un bambino, e successivamente un ragazzo, a mortificare il proprio tempo e le proprie energie; d'altra parte rendere obbligatoria la scuola è stata una mossa a suo tempo valida per cercare di estendere la cultura a tutti...ma è ancora così?
chi abbandona la scuola per un posto da parrucchiera è davvero "inferiore" a chi studia fino a 30 anni per un posto precario?
Le scuole devono avere qualcosa da offrire, altrimenti perdono ogni significato.

 
At 17 luglio, 2010 02:59, Blogger Loretta Bertoni said...

L'obbligo...l'obbligo ci perseguiterà tutta la vita in questo mondo stirato e stirante. In ogni campo, ad ogni età. La cosa incredibile è che si cominci così presto. Si obbligano a restare chiusi in scuole fatiscenti individui che magari altrove farebbero faville, mentre là dentro si preparano a una vita di fallimenti. E se noi proviamo a chiedere spiegazioni di tale assurdità ci verrà risposto che ci vuole l'obbligo scolastico fino ai 16 anni almeno perché i ragazzi non sono in grado di scegliere a quell'età. E certo! E chi li ha abituati a scegliere prima? La scuola con le sue assurde regole? La famiglia? Meditiamo...

 
At 17 luglio, 2010 04:02, Blogger Paolo said...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

 
At 17 luglio, 2010 07:49, Anonymous mariaserena peterlin libera said...

@ Antonio ricordo benissimo. E molte delle nostre discussioni sono anche presenti su web, scritte e documentate.

 
At 17 luglio, 2010 10:21, Blogger Antonio Saccoccio said...

eheh, lo sapevo che avrei scatenato un bel casino sull'obbligo.

@Elisa, questa cosa del rinviare l'assunzione di responsabilità la trovo fondamentale. Lo sapete: io credo che il mondo in cui viviamo sia un mondo essenzialmente presentista. E nel mondo presentista il giovane è trattato come una sorta di eterno bambino. L'adolescenza è prolungata all'infinito. A volte non finisce che ai 40 anni. Forse ai 50 gli eterni adolescenti si devono infine arrendere, quando neppure la chirurgia plastica può più evitare la presa di coscienza che non si è più ragazzini.
Insomma, la scuola dovrebbe invece far crescere armonicamente. Ed ecco che a scuola si dovrebbe affrontare il tema importante della scelta. La scelta. Occorre evitare di rimandare le scelte. Obbligo o scelta? La scuola è il mondo dell'obbligo. Non dovrebbe essere invece quello della scelta? ;)

@Stefano, ecco un altro punto. Si può costringere alla scuola obbligatoria quando la scuola effettivamente mi dà qualcosa in più, ma quando è un parcheggio che non mi garantirà che la disoccupazione, può essere obbligatoria? E aggiungo: chi fa il parrucchiere è davvero così incolto rispetto a tanti laureati 25enni che si sono spaccati la schiena sui libri per un titolo di studio che non ha insegnato loro nulla se non a ripetere manuali su manuali? Perchè a me è capitato di vedere che questi 25enni magari studiosissimi escano a 25 anni dall'università con il cervello di 16enni, quando va bene. Altro tema. Altro giro.
E poi... il vero problema di oggi é: l'obbligo scolastico è servito un tempo per combattere l'analfabetismo ed estendere l'istruzione di base, ora che l'istruzione di base passa attraverso molti altri canali ha ancora senso quell'obbligo?

@Loretta, è una vita di obblighi la nostra. Non tanto doveri, che potrei accettare. Ma addirittura di obblighi. L'aria manca perchè dove ti giri c'è un obbligo, e il 3/4 di questi obblighi sembra una forzatura inutile e una limitazione enorme della nostra libertà. Ecco perchè si deve combattere contro la scuola-carcere. Perchè non si deve trasformare l'atto naturale e splendido di apprendere in un obbligo forzato. In nessun caso. Insomma: è tutto sbagliato.

 
At 17 luglio, 2010 12:59, Anonymous mariaserena peterlin libera said...

@ Antonio, tu scrivi "l’unica speranza per salvare la scuola dalla morte certa è quella di diffondere queste idee al maggior numero di insegnanti possibile"
Io non voglio salvare questa scuola; certo la scuola è fondamentale per la crescita e la formazione dei giovani, ma il fatto che sia una istituzione a cui non possiamo rinunciare non autorizza il ricatto, diciamo, psico-pedagogico: o prendi questo o niente.
Non solo.
Se è vero che sono assolutamente d'accordo che queste idee vadano diffuse da chiunque e verso chiunque sono altresì convinta che esse non siano che un ottimo punto di partenza e non un traguardo definitivo.
E' una stagione di semina: i germogli dovranno essere curati e lasciati crescere, anche accettando confronti dialettici.

Ma mentre dico questo so già che il nostro pensiero si infutura, e non potrebbe essere diversamente.

 
At 17 luglio, 2010 13:08, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Paolo, so la fine che hanno fatto oggi i goliardi. una caricatura del loro passato. sono molto tristi ridotto a quel modo. e tu che li conosci bene, devi poterne valutare tutto il loro lato grottesco.

Sull'obbligo: Stirati e beffati! Stirati, piegati e buttati nello sgabuzzino! Mai indossati! Mai ammirati! Dimenticati! Schifati!

E poi all'università fanno leggere leggere tanti tanti tanti libri INSIGNIFICANTI.

PRIMA PROPOSTA DI IGIENICA LIBERAZIONE DALL'AUTORITARISMO UNIVERSITARIO: nessun professore dovrà fare acquistare il libro che ha scritto agli studenti del proprio corso.

 
At 17 luglio, 2010 13:24, Blogger Elisabetta Mattia said...

L'obbligo è una barbarie. E' un modo di pensare primitivo. Siamo una civiltà ormai evoluta per rinunciare alla costrizione in favore della scelta. L’obbligo scolastico pertanto, oltretutto prolungato ad oltranza, è un’ammissione di incapacità da parte di chi regge uno stato e il fallimento di un’intera società nel comunicare l’importanza e la necessità della formazione.

@Anto giustissima la tua proposta! Adottare il libro scritto dal docente è una forma di prepotenza. Un professore può esprimere a lezione il suo punto di vista e mettere il proprio libro fra i testi consigliati, ma MAI costringere uno studente a comprarlo per l’esame. E’ un conflitto d’interessi troppo grande!

 
At 17 luglio, 2010 17:46, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Serena, è sicuramente una stagione di semina. Stiamo pensando infuturandoci, non possiamo fare altrimenti. Neppure io voglio salvare questa scuola. L'hai sentita la Gelmini ieri, non c'è speranza. Va in direzione contraria a quanto servirebbe. La miopia ormai è totale. Ancora test, ancora valutazioni, ancora esami, ancora invalsi. cartacce su cartacce su cartacce. aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!

@Elisabetta, in effetti sto pensando da ieri che una parola-chiave poco enfatizzata nel manifesto è proprio scelta. c'è solo in questo passaggio: "Farò in modo che i miei studenti mi scelgano e non mi subiscano".
L'unico obbligo che a me piace è quello che dobbiamo auto-imporci in alcune circostanze. A volte bisogna obbligarci a fare qualcosa, anche se non ci va. Quando capiamo che è necessario e giusto farlo.
Di certo devono obbligarci in questo Stato ad andare a scuola. Vista la scuola che abbiamo, chi ci andrebbe? ;)

sintetizzo:

SE LA SCUOLA FUNZIONA -> L'OBBLIGO SCOLASTICO E' GIUSTO (perchè a scuola si cresce e si progredisce)

ma

SE LA SCUOLA FUNZIONA -> L'OBBLIGO SCOLASTICO NON SERVE (perchè tutti vanno spontaneamente a scuola)

dall'altra parte

SE LA SCUOLA NON FUNZIONA -> L'OBBLIGO SCOLASTICO E' INGIUSTO (perchè a scuola non si cresce e non si progredisce)

ma

SE LA SCUOLA NON FUNZIONA -> L'OBBLIGO SCOLASTICO SERVE (perchè altrimenti nessuno andrebbe spontaneamente a scuola)

Qualcosa mi sfugge? Correggetemi.

@Elisa, non mi hai risposto sulla post-adolescenza e sulle responsabilità che ha in questo l'università. Tema caldo? :D

 
At 17 luglio, 2010 23:49, Anonymous mariaserena peterlin said...

@ Antonio, sì. La stagione è di semina e, aggiungo, i seminatori sono pochi.
Come mai?
Chi non semina?
Gelmini, il Miur? bersagli davvero ovvi, ma anche troppo facili.
Non seminano gli educatori che si dichiarano fedeli a principi immutabili: il fare e il far fare, il proporre, l'essere propositivi, lo stare in equilibrio, il rispettare l'equidistanza: tutte parole in realtà vuote se manca una forte riflessione e una elaborazione di pensiero.
Non seminano gli insegnanti e la scuola felice di sé, che si autoincensa e autocompiace narcisisticamente, che applica e non sperimenta.
Non seminano coloro che vogliono fissare uno standard, un livello, un modello uguale per tutti gli allievi, perchè sappiamo che in realtà nessuno è "uguale!"
Non semina chi dialoga solo per darsi ragione.
La questione della scelta è fondamentale: l'obbligo è stato, in passato, una formidabile conquista sociale e culturale; l'alternativa era il lavoro minorile, lo sfruttamento dei bambini e la loro ignoranza. L'alternativa era il privilegio di pochi.
Ma oggi perché non si dovrebbe ridiscutere la scuola anche partendo da una analisi e dalla valutazione dei cambiamenti socio-culturali profondi di questo millennio?

 
At 18 luglio, 2010 01:07, Blogger Elisabetta Mattia said...

Ahahah Anto il tuo silloggismo è perfetto.

Sulla post-adolescenza credo che l'università non abbia direttamente colpe, ma ne rifletta gli effetti. Di fatto l'università non è obbligatoria, ma lo sceglierla non è sempre una scelta consapevole e matura, perchè non è una vera scelta.
A scuola non viene insegnato come affrontare il mondo del lavoro perchè viene considerato un problema ancora lontano per i ragazzi. Si dà per scontato che il mercato necessiti di una qualificazione che può offrire solo l'università e si rimanda quindi il momento di affontare il confronto con il mondo e l'indipendenza. E invece molto spesso di questa qualificazione di cui ci riempiono la testa ne abbiamo solo l'idea e poche volte
la reale portata, il vero senso. Così finisce che il pezzo di carta in mano te lo prendi e poi cominci a chiederti: e adesso??

No, c'è decisamente qualcosa che non va...

 
At 18 luglio, 2010 01:24, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Serena, non si rischia nulla in sostanza. per questo si va incontro al fallimento.
la questione dell'obbligo poi è stata solo oggetto di retorica. pensa che fu Gentile a portare l'obbligo a 14 anni. E ora ci si vanta di averlo a 15 o a 16. Dopo quasi 100 anni non ci si è smossi di un nulla. Quella di Gentile era una scuola per pochi, pochi eletti. Qui stiamo ormai parlando di scuole di massa, dove invece maggiore libertà sarebbe un bene. La scuola spesso abbrutisce più che nobilitare. Incupisce più che rasserenare.
No, l'obbligo non mi convince proprio. Ci deve pur essere una via d'uscita più adatta ad un'umanità libera e liberata. A noi, sta a noi. Qui non ci pensa nessuno a queste cose. Tutti lì a fare retorica e a ripetere le leggi come fossero preghiere!
Tocca a noi elaborare una via d'uscita.

@Elisa, guarda che una marea di presentisti stanno vedendo la luce per il fenomeno che hai descritto. Non voglio neppure pensare a quanti ragazzetti si fanno mantenere vitto e alloggio lontano da casa con i soldi di mamma e papà, e per di più senza minimamente affrontare la responsabilità di stare al mondo in modo indipendente. Una generazione di divanari passatempisti abbiamo creato. E manco a dire che poi si godono la vita, perchè alla fine sempre frustrati sono, insoddisfatti, depressi. E poi rassegnati, avviliti, scontrosi.
La resopnsabilità di scuola+università in tutto questo è davvero grande. Di certo pure il resto influisce, ma a noi interessa ora parlare dell'istruzione.

 
At 18 luglio, 2010 10:36, Blogger Loretta Bertoni said...

Sacrosanto quello che dici Antonio. E noi cosa facciamo per curare la depressione e lo scoramento di questi giovani divanari passatempisti, che hanno come legge e divinità la lamentela e il rancore verso tutto e tutti? Li imbottiamo di psico-leggi e psico-regole come fossero medicinali, e per concludere l'opera scegliamo per loro e li assecondiamo cullandoli con atti di rabbioso pietismo e bieca copertura o consolazione, ripetendo loro il vuoto ritornello che il mondo è brutto e cattivo e loro non hanno colpe! Ecco quello che vedo guardandomi intorno. Ecco quello che più temo. Questa diffusa e penosa rassegnazione,questa inattività dilagante, questo "lasciarsi vivere" o vivacchiare...che tanto qualcosa succederà, qualcuno ci penserà. Non si sceglie e si demanda. Ecco quello che temo e che detesto.Questa malattia contagiosa.

 
At 18 luglio, 2010 11:59, Blogger Stefano Balice said...

L'università mi mette una tristezza immensa. A metà del secondo anno mi son rifiutato di continuare a seguire i corsi, che erano diventati un torneo di sudoku tra me e me.
Non riesco nemmeno a parlare ai compagni di corso senza provare una certa noia, perchè gli studenti universitari non fanno altro che parlare di esami. All'inizio credevo di essere infantile a voler scherzare, perchè gli altri si comportavano tutti piuttosto rigidamente. Poi, non appena ho imparato a riconoscere un minimo di umanità tra loro, mi sono reso conto che sono semplicemente dei liceali spaesati, che arrivati all'università devono continuamente aggiornarsi tra di loro per rimanere a galla. E io li vedo parlare e parlare e parlare...potrebbe sembrare che abbiano chissà cosa da rivelare, che tutto questo gli sia d'aiuto, eppure quando mi infiltro tra loro non scopro mai nulla di nuovo...
insomma, a scuola ti stirano, ma all'università ti stanno già riponendo nel cass(on)etto...

 
At 18 luglio, 2010 22:59, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Loretta, la rasssegnazione. Questa scuola che comunica solo rassegnazione. La letteratura? Depressione. La storia? Depressione. Filosofia? Depressione. Questo vuole comunicare la scuola. Depressinoe e rassegnazione. INVERTIAMO ROTTA AL PIU' PRESTO.

@Stefano, non me ne parlare. SI PARLA SOLO DI ESAMI. A SCUOLA E ALL'UNIVERSITa'. Io pure ricordo che provavo a scherzare in qualche modo, ma la gente prende incredibilmente seriamente la fabbrica dei deficienti!!! E invece dobbiamo riderne riderne riderne pazzamente. E studiare al di fuori dell'univesrità. Per crescere davvero.

 
At 18 luglio, 2010 23:22, Anonymous mariaserena peterlin said...

@ Stefano scrivi una frase che descrive una realtà diffusa "Mi sono reso conto che sono semplicemente dei liceali spaesati, che arrivati all'università devono continuamente aggiornarsi tra di loro per rimanere a galla." Chiedo anche ad Antonio, non pensi che la scuola & le famiglie potrebbero chiedersi come mai, dopo almeno 13 anni di elementari+medie+superiori una grandissima parte di giovane si trovi in questa situazione?
Come ho già avuto occasione di scrivere possiamo puntare il dito contro molti: ma non esistono forse anche le responsabilità personali e degli educatori.

 
At 18 luglio, 2010 23:32, Anonymous mariaserena peterlin libera said...

Vi è poi un'altra questione che mi sembra significativa e che il netfuturismo aveva discusso già a luglio 2007 mettendo in evidenza le conseguenze de La rivoluzione della comunicazione http://liberidallaforma.blogspot.com/2007/07/la-rivoluzione-della-comunicazione.html
Il nuovo tipo di comunicazione che si è affermato e che tu, Antonio, illustri ed analizzi è compatibile con "l'obbligo" specie quello burocraticamente inteso?

 
At 18 luglio, 2010 23:37, Blogger InoYamanaka said...

Obbligo scolastico? E’ una questione di capitale umano

L’obbligo scolastico è andato in paradiso: una bella legge lo ha redento e salvato facendolo diventare diritto-dovere all’istruzione e alla formazione. Una rinfrescata alle pareti di tanto in tanto ci vuole! E che diamine!

Ma andiamo per ordine e partiamo da lontano.
Nel marzo 2000, a Lisbona, il Consiglio europeo stabilì un obiettivo strategico che l’UE avrebbe dovuto realizzare entro il 2010: "diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale".
Circa due anni dopo la Commissione europea (nella Comunicazione intitolata "Investire efficientemente nell’istruzione e nella formazione: un imperativo per l’Europa") evidenzia come "l’investimento nel capitale umano contribuisca in modo significativo alla crescita della produttività. A livello sociale, è dimostrato che all’investimento nel capitale umano va ricondotta una proporzione significativa della crescita della produttività aggregata. Una stima per i paesi dell’OCSE indica che un anno addizionale di risultato scolastico medio aumenta la crecita economica di circa il 5% immediatamente e di un ulteriore 2,5% nel lungo periodo. L’OCSE ha anche riscontrato che al miglioramento del capitale umano ha fatto riscontro mezzo punto percentuale e più crescita annuale in diversi paesi dll’UE durante gli anni Novanta rispetto al periodo precedente".

Dunque, l’istruzione e la formazione dovrebbero portare benefici sociali ed economici e rendere l’Europa economicamente competitiva a livello internazionale. A questo punto a che serve discutere dell’obbligo scolastico? Andare a scuola è necessario, anzi è una questione di capitale …. umano(?).
Verrebbe da pensare alla logica del profitto ma una dissertazione in tal senso porterebbe lontano, troppo lontano..

E veniamo a noi. La querelle sulla validità dell’obbligo scolastico, che si trascina da oltre un trentennio, ha partorito solo fiumi d’inchiostro e leggi schizofreniche. Nemmeno uno sbarco alieno sarà in grado di mettere in discussione il dettato europeo ….
Attendendo lo sbarco alieno, il dibattito sull’obbligo scolastico va ripensato in una nuova dimensione: è possibile assolvere l’obbligo scolastico in sistemi di istruzione diversi dalle scuole statali e paritarie?
La risposta è nella definizione di percorsi didattici ispirati al sistema formativo integrato in quanto il problema della formazione non è più prerogativa esclusiva del sistema scolastico tradizionale ma deve necessariamente coinvolgere tutte le istituzioni che, a vario titolo, sono coinvolte nel processo educativo.

 
At 19 luglio, 2010 10:04, Anonymous mariaserena peterlin said...

@ Yno, Antonio
L'importanza dell'argomento di questo post è confermato dall'ampio ventaglio di proposte, riflessioni, implicazioni, sviluppi, deduzioni ed ipotesi scaturitine nella discussione espressa in molti interessanti commenti.
Come benissimo, a mio parere, dice Ino Yamanaka la questione dell'educazione (e quindi dell'obbligo) non può assolutamente prescindere dalla valutazione della attuale realtà (politica, sociale, culturale e quindi anche pedagogica) europea e non può non tener conto che la prospettiva educativa ci porta a una riflessione che coinvolge la prospettiva economica: "l’istruzione e la formazione dovrebbero portare benefici sociali ed economici e rendere l’Europa economicamente competitiva a livello internazionale.
Un manifesto, in generale, può rappresentare una dichiarazione di intenti e di impegno: ma non può essere inteso come un monumento né, tanto meno, una fortezza o una torre d'avorio in cui si espongono sacre icone immutabili.
La (mi ripeto) "prospettiva" è il fondamento di ogni progresso e non può essere espressa come miraggio o come una rappresentazione dell’esistente, bensì come progetto.
Insomma "per andare dove vogliamo andare.... ecc ecc" dobbiamo non solo parlare un nuovo linguaggio, ma passare per strade ancora non esplorate da molte categorie di cittadini (insegnanti compresi) abituati ad agire nell' Hic et nunc e troppo spesso autocompiaciuti cultori di vane frustrazioni, ma poco disposti a relazionarsi con l’analisi, la verifica e il progetto. Non mi riferisco certamente qui ai vari para-progettini e progettucoli (Antonio Saccoccio, nella sua veste di autore di questo Blog, mi perdonerà, io spero, un linguaggio schietto e diretto) che imperversano tra le pratiche educative, ma sono solo il vestito della domenica di qualche speranzosa velleità.
Dunque firmo e sottoscrivo a due mani quando Yno scrive Attendendo lo sbarco alieno, il dibattito sull’obbligo scolastico va ripensato in una nuova dimensione: è possibile assolvere l’obbligo scolastico in sistemi di istruzione diversi dalle scuole statali e paritarie?
La risposta è nella definizione di percorsi didattici ispirati al sistema formativo integrato in quanto il problema della formazione non è più prerogativa esclusiva del sistema scolastico tradizionale ma deve necessariamente coinvolgere tutte le istituzioni che, a vario titolo, sono coinvolte nel processo educativo.

Penso sia auspicabile che il dibattito fin sviluppato, e che ha tanto ancora da poter dire, qui prosegua tenendo conto anche e soprattutto (se possibile) della dimensione prospettica qui brillantemente contenuta.
Spero che LIBERI DALLA FORMA ospiterà questa discussione che mi sembra discenda logicamente anche dalle coordinate del post. E’ infatti interessante la proposta di diffondere il manifesto e dirne la storia poiché da lì si può individuare un ulteriore punto di partenza : per il NetFuturismo è un manifesto da sottoscrivere e diffondere con grande energia. È il caso di spiegare agli amici avanguardisti (e perché no, anche ai non avanguardisti) i motivi per cui bisogna supportare coraggiosamente questo manifesto.
Attendo.

 
At 19 luglio, 2010 10:11, Blogger Loretta Bertoni said...

Certo Ino, alla logica del profitto viene, ahimé, da pensare subito...Comunque mi concentro sull'ultimo punto, quello in cui citi i "percorsi didattici ispirati al sistema formativo integrato", un'idea che mi frulla in testa da parecchio...potremmo parlarne tutti seriamente? Giusto per non dover attendere lo sbarco degli alieni...con un bel ferro da stiro in mano!

 
At 19 luglio, 2010 10:24, Blogger Loretta Bertoni said...

@Mariaserena, stavo ancora scrivendo e non ho visto il tuo commento. Innanzitutto quoto in pieno la frase in cui definisci molti cittadini e docenti "autocompiaciuti cultori di vane frustrazioni", è assolutamente calzante. In secondo luogo mi compiaccio nel vedere che siamo già in molti ad orientarci verso la definizione di nuovi percorsi formativi, per cui anche io chiederei che questo tema possa venire sviluppato in questa sede, la cui porta veniamo ormai ad aprire sempre più spesso, speranzosi di poter uscire in un mondo rinnovato e vivibile.

 
At 19 luglio, 2010 11:02, Anonymous mariaserena peterlin libera said...

Performatizzare i percorsi formativi!

 
At 19 luglio, 2010 11:08, Blogger Elisabetta Mattia said...

@Stefano, Stefano, quant'è reale il tuo ritratto sugli universitari. Gente totalmente assuefatta al meccanismo lezioni-esami, che l'obiettivo primario di migliorare e diventare sempre più competenti cede il posto a "ma cosa chiede il prof all'esame?"


@ Yno sono esterrefatta da quanto leggo nel tuo commento. Mi viene da dire che alla fine, tristemente, che una logica a questo sistema c'è. E in fondo c'è sempre. E' l'unica spiegazione a prese di posizione apparentemente irrazionali. Ma di cosa mi stupisco ancora? Forse sono giovane, forse tutti lo sanno che la prima cosa da tutelare sono sempre gli interessi, mica gli ideali.

Allora l'unica operazione non titanica è quella di aggirare l'ostacolo. Ci sarà il modo probabilmente di modificare l'assetto della scuola obbligatoria, un modo non sansionabile perchè non previsto. ;)
L'ingegno rende l'uomo libero?

 
At 19 luglio, 2010 13:33, Blogger InoYamanaka said...

Il sistema formativo integrato: dalla scuola dello Stato alla scuola del territorio
La legge sull’autonomia affida alla scuola il compito di istituire relazioni efficaci con le famiglie, gli enti locali, le università, le istituzioni formative regionali e provinciali, gli organismi della formazione professionale, le imprese, le associazioni pubbliche e private.
Più la scuola si collocherà in tale campo d’azione più il cambiamento sarà paradigmatico. Credo che la riflessione debba vertere sull’elaborazione di nuovi stili, di nuove pratiche, di nuovi ruoli.

Cominciamo dagli stili di azione.
Modello autarchico o modello cooperativo? Prestito di risorse altrui per realizzare la propria mission o informazione, coordinamento e cooperazione con i servizi presenti nello stesso territorio?
Mobilitazione delle risorse interne o individuazione di variabili innovative da sperimentare (nuovi percorsi, nuovi strumenti, nuove attività)?

Continuiamo con le pratiche.
Pretesa coincidenza tra benessere dell’utenza e servizio erogato (modello tipico dei sistemi chiusi) o indagine analitica ed esplorativa che consenta di capire come individuare, contestualizzare, affrontare in modo corretto un problema al fine di intervenire e migliorare la qualità delle situazioni/ prestazioni scolastiche?


E finiamo con i ruoli.
Dinamica corporativa o leadership condivisa ispirata al middle management? Organizzazione lobbistica o organizzazione in cui i membri condividono eticamente tratti culturali e professionali?

 
At 19 luglio, 2010 15:16, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Ino, il tuo parlare non mi è ostico!

Risponderò alle tue questioni appena ho un po' piu' di tempo.
Per ora vorrei solo sottolineare e rilanciare l'importanza della questione legata alla competitività, al capitale umano, e specialmente alla logica del profitto.

Le nostre idee sono radicalmente in contrasto con questo inserimento nei meccanismi di riproduzione di questo sistema stirante neo-cannibale. Quindi le nostre idee sulla scuola devono perseguire la crescita umana, non lo sviluppo e il profitto.
Su questo mi sembra che non si debba discutere neppure. O no?

@Serena, anche per me occorre sondare strade inesplorate da nessuno, come tu dici. Serve un po' di consapevolezza in piu' nei nostri mezzi, che sono a mio avviso già sufficienti a dare la prima scosssssa.

Pronti per partire.

 
At 19 luglio, 2010 17:30, Blogger InoYamanaka said...

@ Antonio
Non vi è dubbio alcuno che perseguire la crescita umana sia al primo posto, è chiaro come il sole. Quando parlo di elaborazione di nuovi stili di azione, di nuove pratiche e di nuovi ruoli intendo riferirmi anche alla nuova mission dei ragazzi all'interno del sistema formativo integrato. Intendo riferirmi ai ragazzi che diventano coautori e sperimentatori di un percorso di democrazia partecipata, che costruiscono con gli adulti (genitori compresi) un percorso formativo che li vedrà veramente protagonisti.Intendo riferirmi a ragazzi che indicano tempi e contenuti del percorso che li vedrà finalmente protagonisti....

@ Mariaserena! Giusto!Performatizzare i percorsi formativi si può e si deve!Vi sono molteplici strade da seguire. Le seguiremo...

@ Loretta,che ferro da stiro userai? Io penso che passerò al rullo compressore!

@Elisabetta,c'è sempre una logica, basta cercarla. Anche nel nostro gruppo c'è una logica ...
Questione di scelta. Logica del profitto o logica della promozione umana? A quanto pare noi abbiamo già scelto da che parte stare...

 
At 19 luglio, 2010 19:32, Blogger Loretta Bertoni said...

Ino, nessun ferro da stiro...l'ho riposto da molto tempo, da quando gli altri hanno smesso di stirarmi o quantomeno da quando io sono scesa dall'asse da stiro! ;-))
Certo, noi abbiamo già scelto e come...

 
At 19 luglio, 2010 20:29, Blogger InoYamanaka said...

@ Loretta, gli stiratori sono sempre in agguato...

Stirare uno studente è molto semplice ... non ci vogliono nè intelligenza nè bravura... basta una grossa dose di presunzione e la convinzione che il sapere sia un pacco da scartare in classe...
Spesse volte, però, gli stiratori si aggirano anche nel collegio dei docenti, in sala insegnanti... anche in bagno.... Li riconosci dalla distanza che pongono tra te e loro. Se supera i cinque centimetri hanno capito che devono stare in guardia, se supera i dieci sono pronti a scappare, se supera i quindici hanno capito che sei campionessa di lancio del ferro da stiro... Nel collegio dei docenti stanno sempre in prima fila a ricevere la verità rivelata dagli schizzi salivari del ds in preda a crisi mistica. E se disgraziatamente si trovano ad occupare l'ultima fila, quello è il momento in cui devono farsi i cazzi tuoi e del collega con cui stai ti stai divertendo a scambiare bigliettini... Anche agli stiratori però può accadere di essere stirati! In tal caso la forza applicata alla stiratura degli alunni sarà direttamente proporzionale al cazziatone ricevuto dal ds, saliva compresa.
Nelle riunioni dipartimentali li riconosci dalla cartella traboccante di carte e dall'occhialino che sa tanto di intellettuale. E mentre tu pensi alle vacche della masseria tua (tanto hai già tutto in testa), quelli si parlano addosso e ti guardano con occhio languido... un delirio dei sensi li pervade mentre si accingono al copiaincolla. Estasi scartoffiale! Nelle riunioni con i genitori li riconosci dalle file interminabili che si snodano nel corridoio...dal completino strizzato, dalla cofana che puzza di lacca... Potenza della metamorfosi!
Ho deciso, passo al rullo compressore...

 
At 19 luglio, 2010 23:59, Blogger Loretta Bertoni said...

Uhmmm...mi hai convinta! Mi presti il rullo appena hai finito? ;-) La panoramica che hai fatto del personale docente stirante è davvero impressionante da quanto è vera...

 
At 20 luglio, 2010 13:43, Anonymous Mariaserena Peterlin said...

Sì rullare e non aver ipocrisie sui toni della comunicazione quando il messaggio è corretto e il concetto è giusto.
Basta con l'ipocritamente corretto
:-)

 
At 20 luglio, 2010 19:57, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Io, Loretta, Stefano, Paolo, Elisabetta, Mariaserena e tutti gli altri,
io credo che si debba lasciare davvero libera espressione alle energie vitali di ognuno. A partire dal periodo scolastico, per proseguire fino alla morte.

Io non vedo vite realmente vissute, ma tentativi di recitare una parte scritta sin dalla nascita. La cosa interessante è invece quando una vita non è una recita già scritta, ma un'avventura continua con continui ripensamenti e cambi di prospettiva.

Questa mentalità noi ce la formiamo molto nei primi 2 decenni di vita. Occorre fare molta attenzione ai messaggi che indirizziamo ai bambini e agli adolescenti. Abbiamo un compito estremamente importante.

Rifletto su questo, partendo dai vostri stimoli...

 
At 20 luglio, 2010 21:59, Blogger InoYamanaka said...

@Antonio,
abbiamo un compito estemamente importante... Ho riflettuto per lungo tempo, e continuo a riflettere, sui messaggi che indirizziamo ai ragazzi.
Di seguito una delle tracce di pensiero che ho utilizzato per riflettere sui continui ripensamenti e cambi di prospettiva di cui tu parli.

1.Una scuola dove la vita si annoia insegna solo la barbarie
2.Farla finita con l'educazione carceraria e la castrazione del desiderio
3.Una scuola che ostacola i desideri stimola l'aggressività.
4.Come può esserci conoscenza dove c'è oppressione?
5.Imparare senza desiderio vuol dire disimparare a desiderare.
6.Errore non vuol dire colpa
7.Solo coloro che posseggono la chiave dei campi e la chiave dei sogni apriranno la scuola su una società aperta
8.Smilitarizzare l'insegnamento
9.Ciò che si insegna attraverso la paura rende il sapere timoroso
10.Liberare dalla costrizione il desiderio di sapere
11.Fare della scuola un centro di creazione di vita, non l'anticamera di una società parassitaria e mercantile
12.Delle nuove leve per gestire il fallimento
13.La fine del lavoro forzato inaugura l'era della creatività
14.Privilegiare la qualità
15.Imparare l'autonomia, non la dipendenza
16.L'alleanza con il bambino è un'alleanza con la natura
17.Sull'aiuto indispensabile al rifiuto dell'assistenza permanente
18.Il denaro del servizio pubblico non deve più essere al servizio del denaro

R. Vaneigem, Avviso agli studenti, Nautilus, 1996

Il libro è difficilmente rintracciabile. La versione digitale è scaricabile gratuitamente.
http://www.filiarmonici.org/avviso00.html

 
At 21 luglio, 2010 01:19, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Ino, questo link è un regalo che non dovevi farmi! Ti sei conquistata ancora una volta la mia inutilissima stima! ;D

Riporto alcune citaizoni da orgasmo cerebrale.

"La scuola ha forse perso il carattere ributtante che presentava nel XIX e XX secolo, quando rompeva gli spiriti e i corpi alle dure realtà del rendimento e della servitù, facendosi gloria di educare per dovere, autorità e austerità, non per piacere e per passione? Niente è meno certo, e non si potrà negare che sotto l'apparente sollecitudine della modernità, numerosi arcaismi continuano a scandire la vita di studentesse e studenti."

RALLEGRIAMO LA SCUOLA!"

"Odiosa ieri, la scuola oggi è soltanto ridicola. Essa funzionava implacabilmente secondo i meccanismi di un ordine che si credeva immutabile. La sua perfezione meccanica tetanizzava l'esuberanza, la curiosità, la generosità degli adolescenti per meglio integrarli nei cassetti di un armadio che l'usura del lavoro trasformava a poco a poco in bara. Il potere delle cose usciva vincitore sul desiderio degli esseri."

COCREATORI DI CONOSCENZE,NON CREATORI DI BARE!

"La scuola rimane confinata nella penombra del vecchio mondo che sprofonda.
Bisogna distruggerla? Domanda doppiamente assurda.
Prima di tutto perché è già distrutta. Sempre meno interessati da ciò che insegnano e studiano - e soprattutto dalla maniera di istruire e istruirsi - professori e allievi non sono forse indaffarati a far colare a picco insieme il vecchio piroscafo pedagogico che fa acqua da tutte le parti?"

AIUTIAMO LA SCUOLA A COMPLETARE IL SUICIDIO. RAPIDAMENTE!

"La società nuova comincia dove comincia l'apprendistato di una vita onnipresente. Una vita da percepire e da comprendere nel minerale, nel vegetale, nell'animale, regni da cui l'uomo deriva e che porta in sé con tanta incoscienza e disprezzo. Ma anche una vita fondata sulla creatività, non sul lavoro; sull'autenticità, non sull'apparire; sull'esuberanza dei desideri, non sui meccanismi di rimozione e di sfogo. Una vita spogliata della paura, dell'obbligo, del senso di colpa, dello scambio, della dipendenza. Perché essa coniuga inseparabilmente la coscienza e il godimento di sé e del mondo."

BASTA PAURE! BASTA OBBLIGHI! BASTA DIPENDENZE!

"Ogni giorno l'allievo penetra, che lo voglia o no, in un pretorio dove compare davanti ai suoi giudici sotto l'accusa di presunta ignoranza. Sta a lui dimostrare la sua innocenza rigurgitando a richiesta teoremi, regole, date, definizioni che contribuiranno al suo rilascio alla fine dell'anno scolastico."

"Ora che le ideologie di sinistra e di destra si sciolgono al sole della loro comune menzogna, l'unico criterio di intelligenza e di azione risiede nella vita quotidiana di ciascuno e nella scelta alla quale ogni istante lo confronta, tra ciò che afferma la propria vita e ciò che la distrugge".

BASTA DESTRA! BASTA SINISTRA!

"Non ci sono bambini stupidi, ci sono solo educazioni imbecilli."

SALVIAMO I BAMBINI STIRATI!

 
At 21 luglio, 2010 17:12, Blogger Licia Titania said...

Salviamo i bambini stirati. Come anticipato, vi ho citati in un mio post - ed ho firmato il manifesto.

 
At 21 luglio, 2010 21:13, Blogger InoYamanaka said...

@ Licia, a proposito di compiti...questione sollevata nel tuo blog..
"Senza sapere come, mi sento di dirti che se i compiti fanno parte di una metodologia dell'apprendimento a cui non puoi rinunciare, li devi collocare entro il tempo di scuola, e non delegarli al tempo di famiglia che è altrettanto importante per imparare a vivere, anche se, come ho detto, in casa saranno applicati uno stile e strumenti diversi rispetto a quelli della scuola, e quel tempo non può essere espropriato da una scuola delirante che richiede una totale dedizione. Un delirio che non solo disapprovo ma condanno perché finisce per disamorare, si fa viatico per odiarla, per potersene allontanare il più presto possibile. la scuola come male, come disgrazia, come punizione".
(Vittorino Andreoli, Lettera a un insegnante)

E' un pensiero che condivido in tutto e per tutto. Ciao

 
At 22 luglio, 2010 10:14, Blogger InoYamanaka said...

COME TRASFORMARE LA SCUOLA IN UNA STIRERIA
1. interverrò personalmente sostituendomi agli alunni.
2. moralizzerò sulla condotta, sul comportamento e sulle opinioni dei miei alunni.
3. deciderò l'esistenza di un bisogno partendo dal mio punto di vista e non da reali constatazioni.
4. offrirò aiuti non richiesti dall'alunno o dalla situazione.
5. offrirò informazioni non richieste.
6. imporrò il mio giudizio senza dare l'opportunità ad altri nella classe di esprimere un parere.
7. non riconoscerò i miei errori.
8. rimprovererò esigendo che i comportamenti siano modificati.
9. criticherò i comportamenti dei miei alunni.
10. rifiuterò di accogliere una richiesta o di occuparmi di qualcosa che riguarderà i miei alunni.
11. rinvierò l'accettazione di una richiesta o di una proposta degli alunni.

COME TRASFORMARE UNA STIRERIA IN UNA SCUOLA
1. ricorderò che gli uomini decidono autonomamente di trasmettere e di ricevere informazioni.
2. ricorderò che gli uomini scelgono liberamente il codice col quale trasmettere i messaggi.
3. ricorderò che gli uomini hanno coscienza del messaggio che decidono di comunicare.

 
At 23 luglio, 2010 13:01, Blogger Loretta Bertoni said...

@Antonio, quoto in pieno ciò che affermi: "Io non vedo vite realmente vissute, ma tentativi di recitare una parte scritta sin dalla nascita. La cosa interessante è invece quando una vita non è una recita già scritta, ma un'avventura continua con continui ripensamenti e cambi di prospettiva."

Ecco, è proprio questo che ci rende uomini liberi e non massificati, è questo che ci rende vivi. I continui cambi di prospettiva, quella cosa che i più considerano "incoerenza" e "infantilismo" senza capire che è vita vera.

@Ino, il pensiero di Andreoli è condiviso in pieno anche da me, non ha senso caricare di compiti a casa gli studenti, che finiranno per detestare la scuola con (e a causa di)tutte le sue pratiche insulse e stiranti. La chicca? La ciliegina sulla torta? I "compiti di punizione"...questo la dice lunga sul pensiero distorto di parecchi insegnanti!

 
At 23 luglio, 2010 13:06, Blogger Loretta Bertoni said...

@Ino, dimenticavo: è proprio questo il punto. Sarebbe così semplice evitare lo stiraggio scolastico...basterebbe RICORDARE! A volte penso che certi docenti e genitori agiscano per puro spirito di vendetta...Non so se preferire questo o la palese insensibilità e ignoranza.

 
At 24 luglio, 2010 21:10, Blogger Serena Peterlin said...

@Ino e Licia
Altra questione da esaminare alla luce del manifesto e non solo: la questione dei compiti. Condivido il principio ma dubito che l'analisi di Andreoli abbia piena visione delle opinioni delle famiglie.
Ci sono anche molti genitori che stimano gli insegnanti in base alla quantità (e non si parla di eventuale qualità)di compiti assegnati.
Non vi siete mai sentiti dire "scusi, ma lei i compiti li assegna? Mio figlio non studia, e mi dice che non ne ha bisogno perché non ha nulla di assegnato..."
Il che la dice lunga almeno su:
a) sul rapporto genitori-figli riguardo agli insegnanti
b) sul ruolo che si tende ad attribuire alla scuola
c) su ciò che si considera "studio ed apprendimento"
e altro ancora...

 
At 24 luglio, 2010 21:51, Blogger Serena Peterlin said...

Riprendo, dopo una lunga pausa e una meditata riflessione, il discorso iniziato da Antonio in questo suo fondamentale post destinato a diventare un ulteriore spartiacque d'avanguardia:
"Per trovare alleati che condividessero le nostre idee e per portarle così a diffonderle in ambienti non strettamente avanguardistici, da un anno circa il sottoscritto Antonio Saccoccio e Mariaserena Peterlin si sono impegnati nel network La scuola che funziona. L’obiettivo è per noi sempre l’avanguardia di massa. Non bisogna nascondersi, è evidente che l’operazione in questo caso non può essere (e non è stata) affatto semplice."

Leggo con emozione queste straordinarie parole, descrivono e dichiarano con limpida chiarezza il nostro agire e le nostre intenzioni.
Abbiamo davvero dedicato con passione tanto tempo alle discussioni aperte da molti insegnanti e ne abbiamo proposte solo all'interno di logiche costruttive , siamo entrati in una logica di confronto a volte vivace, ma sempre pacato e franco, abbiamo lanciato progetti in cui le nostre idee sono state dichiarate e spiegate, abbiamo sostenuto generosamente le cause comuni (ad esempio il notissimo ed estenuante confronto sulle idee di Israel-Gelmini su un altrettanto noto blog non nostro), abbiamo lanciato idee nuove ( e come non citate proprio lo stesso manifesto di cui stiamo parlando?) senza mai nemmeno pensare di appropriarcene (e avremmo potuto farlo!) ma mettendole, anzi, in comune.
E’ stata una esperienza in cui ho creduto profondamente ma defatigante e che ci ha assorbiti oltre ogni previsione ed è stato un modo proprio per portare idee di avanguardia in ambienti non strettamente avanguardistici.

Ma a questo punto mi chiedo: è chiaro per tutti cosa intendiamo per avanguardia?
Ogni concettualizzazione può essere oggetto di opinioni.
Dico dunque la mia.
Per me, in questo caso, avanguardia è ciò che abbiamo fatto; è il coraggio di andare oltre ed avanti.
E’ espressione di uno slancio intellettivo audace.
E’ esporsi ed esprimersi.
E’ sfidare le convenzioni.
E’ proprio l’esatto contrario del papocchio, della consorteria, del “volemose bbene” a prescindere.
E’ vero: io penso che non siamo tutti uguali anche se abbiamo tutti gli stessi diritti e doveri. Ognuno infatti lavora e si impegna diversamente, ma io non sono (e non siamo) qui a raccogliere più frutti degli altri.
Tantomeno frutti degli altri.
Io, ad esempio, sono qui a dire che per me inizia un’altra fase.
Sono qui a dire che adesso inizia una nuova missione e un’altra battaglia culturale.
Per me con questo post inizia un’altra storia.
Dico che non sono una che si siede a sventolare manifesti ma che agisce.
Dico si lavora sempre e che solo così si immensifica.
C’è un solo modo per vivere e non farsi irretire ed invischiare dalle spire soffocanti del passato.
Vivere è lanciare la rete verso il futuro per estenderla verso nuove e più lontane mete.
Io sono qui solo per questo.
Grazie Antonio.
Grazie Amiche ed Amici : Avanti!
E lavoriamo insieme!

 
At 24 luglio, 2010 22:26, Blogger Loretta Bertoni said...

@Mariaserena, ti rispondo prima sulla questione dei compiti, un problema che mi brucia da tempo. Non ne ho mai dati molti per scelta, ma proprio mentre rispondevo ad Ino l'altro giorno ho pensato a quei genitori che hanno spesso pronunciato anche a me la fatidica frase: "Mio figlio mi ha detto che lei non da' compiti...ma è vero?". Non importa, continuo a credere in quello che faccio, forse Andreoli la visione dell'opinione delle famiglie ce l'ha, ma ha semplicemente deciso di ignorarla. Ha cercato di spiegare cosa conta davvero nella scuola, che non deve essere misurata in base ai compiti assegnati a casa, o finirà per essere fraintesa e odiata.

 
At 24 luglio, 2010 22:40, Blogger Loretta Bertoni said...

@Mariaserena, il tuo commento mi ha fatto venire le lacrime agli occhi...Trasuda umanità, passione e dedizione, qualità rare da trovare fuori da qui. Sono testimone diretta di quanto hai scritto, io stessa mi sono iscritta al network LSCF dove ho trovato varie occasioni di confronto, ma dove soprattutto ho trovato voi, che mi avete arricchita con le vostre discussioni e le vostre proposte, che emanavano una forza che non respiravo da tempo, ho trovato il fuoco della passione e del coraggio, la voglia vera di esporsi e di operare un effettivo cambiamento. Questo mi ha fatto scegliere di seguirvi senza esitazioni, ho trovato finalmente ciò che stavo cercando.
E' vero Serena, non ci si può limitare a sventolare manifesti raccattando la luce della gloria, perché quella dura un attimo, ma bisogna già essere pronti ad andare oltre, oltre, sempre oltre...E' un dovere che abbiamo, un impegno che ci siamo presi e che anche io intendo mantenere. Perché ci credo, perché credo in tutti voi.
Grazie anche da me quindi, grazie a voi tutti Amici.

 
At 24 luglio, 2010 22:53, Blogger Serena Peterlin said...

@ Loretta, siamo su lunghezze d'onda molto simili, per questo ci capiamo.

 
At 24 luglio, 2010 22:57, Blogger Serena Peterlin said...

@Paolo
Mentre scrivevo quello che, secondo me, è avanguardia, pensavo anche alle tue parole:
"DOPO ORE E ORE SUI LIBRI ci ritroviamo SPESSO senza cultura e QUASI SEMPRE senza lavoro!

Questa scuola è al capolinea. Questi prof sono al capolinea.
"

Si parla di riforme e di cambiare il sistema scolastico ed universitario.
Ma come cambiarlo con docenti così contenti di sè da non prendere nemmeno in considerazione nè il loro passatismo nè la sfida dell'avanguardia culturale?

 
At 24 luglio, 2010 23:01, Blogger Serena Peterlin said...

@YNO
Bellissimo, incisivo e stimolante il tuo commento
COME TRASFORMARE LA SCUOLA IN UNA STIRERIA
Queste sono idee chiare e taglienti o meglio "Spadeparole"(come le definisce il netfuturismo): spadeparole pronte per un nuovo manifesto.
E la sfida dell'avanguardia continua: è inevitabile!

 
At 24 luglio, 2010 23:19, Blogger Loretta Bertoni said...

Docenti ciechi, sordi e spesso anche muti...C'è davvero da stare allegri! Forza amici, cerchiamo di far ripartire questo treno...il capolinea deve essere spostato. Oltre, sempre di più...

 
At 25 luglio, 2010 13:16, Anonymous mariaserena peterlin said...

Proprio così Loretta "spesso anche muti" e... immusoniti!
Diamo respiro, invece, alla potente intuizione e alle teorizzazioni espresse nel post: "Le tecniche con cui si può ribaltare il sistema-scuola sono tantissime e diversificate. Quello che manca è la convinzione, la volontà e il coraggio di ribaltare il sistema. Convinzione. Volontà. Coraggio."

 
At 25 luglio, 2010 13:30, Blogger Loretta Bertoni said...

...CVC: Come Volevasi Contestare, Come Volevasi Cambiare, Come Volevasi Correggere l'apatia imperante e devastante (AID)!

 
At 25 luglio, 2010 16:19, Blogger InoYamanaka said...

@Mariaserena @Loretta
non mi trovo a scrivere per caso in questo blog e a condividere la parola e il pensiero di quanti lo abitano.
I miei insegnanti sapevano usare il ferro da stiro ma, nonostante i numerosi sforzi compiuti, non sono riusciti ad appiattirmi nè sull'asse da stiro nè contro il muro. Sono diventata insegnante per scelta e non per ripiego, avevo voglia di imparare ed ero consapevole che nella scuola avrei potuto continuare a farlo come piaceva a me. I miei alunni sono diventati i miei nuovi maestri... Le cose che ho appreso da loro le ho trovate scritte e dette anni dopo da illustri docenti universitari... la scoperta dell'acqua calda per me che, inconsapevolmente (?), mi ero già proiettata nel futuro... Ecco perchè mi annoiano le discussioni accademiche, le polemiche sterili,i discorsi sui massimi sistemi...mi annoiano le esibizioni... per me arrivano sempre in ritardo, troppo in ritardo... un parolaio di bassa lega ... da cui ho deciso di prendere le distanze.
E' da molto tempo che osservo e medito sul nuovo fenomeno che vede lo scambio dei ruoli tra genitori ed insegnanti... scuola e casa si equivalgono in quanto a doveri da rispettare...
La confusione dei ruoli è una realtà misconosciuta che rischia di rendere ancora più perfette le stirature...
Manca ai docenti la capacità di cercare e assumere una nuova identità... nell'attesa di trovarne una, meglio fare i paternalisti in classe...
Manca ai genitori la capacità di considerare che leggere, scrivere e far di conto sono abilità non più sufficienti ad affrontare le sfide...
A chi tocca educare i docenti? Ai docenti stessi?
A chi tocca educare i genitori? Ai genitori stessi?
La verità è che scuola e famiglia sono due vecchi accelerati che viaggiano fianco a fianco su due binari paralleli. Si incontrano qualche volta in qualche triste stazione a parlare di compiti, di debiti, di crediti... sempre di cose, mai di persone..
E il futuro parla di persone, non di cose...

 
At 25 luglio, 2010 16:32, Blogger Loretta Bertoni said...

Cara Ino, mi rispecchio in ciò che dici, anche le domande sono le stesse: a chi affidare l'educazione di noi docenti? O dei genitori? E se si smettesse di parlare di affido? Perché non svegliarci, proprio pensando semplicemente che siamo esseri umani, persone, che hanno di fronte a al loro fianco altre persone? Basterebbe saper guardare avanti, togliersi il paraocchi, lanciare più lontano quella rete che ha citato Mariaserena nella sua metafora stupenda..."Vivere è lanciare la rete verso il futuro per estenderla verso nuove e più lontane mete."

 
At 25 luglio, 2010 18:54, Anonymous mariaserena peterlin said...

@ Amiche ed amici, ho ancora annotato il punto 4 del Manifesto nella sua versione originale: " 4. Non mi comporterò come il depositario della verità, non mi comporterò come un giudice, non mi comporterò come un oppressore. Cercherò di essere in ogni momento e in ogni modo una guida."
Nelle rielaborazioni, frutto di inevitabili mediazioni moderatiste, non si è riusciti a mantenere, è solo il mio modesto parere, lo smalto della frase orifinale.
Quella frase poneva in una nuova prospettiva anche il rapporto adulti-ragazzi.
Penso che da lì potrebbe ripartire una discussione davvero nuova, innovativa, futurante (perdonatemi il neologismo).
Possiamo affermare con certezza che nel processo educativo si possano attualmente mantenere i ruoli tradizionali?
Io mi interrogo molto su questo punto, me lo chiedo anche osservando i bambini e il modo in cui si relazionano agli adulti (e viceversa).
Ne parliamo se volete. Ho visto in libreria libri (divulgativi certo, ma di grande effetto) con titoli del tipo "come difendersi dai nostri figli". Sono perplessa. La questione è davvero, come dire, sorprendente...
Tutto in discorso nuovo da costruire.
Perdonatemi la frammentarietà del discorso, ma ho voluto rispondere al volo.
Mi rivolgo anche ai ragazzi più giovani che animano questo dibattito: che ne pensate?

 
At 25 luglio, 2010 19:50, Blogger Loretta Bertoni said...

Non sono certo io una delle ragazze giovani ( ;-)) ), ma intervengo perché anche questo è un punto che mi sta parecchio a cuore. Il rapporto fra giovani (soprattutto adolescenti) e adulti è senza dubbio cambiato, potrei aggiungere per fortuna! E' davvero sconcertante osservare che gli adulti ne hanno paura, per cui si trincerano spesso dietro a uno schermo di diffidenza che trasformano in bieca vendetta. Questo si nota soprattutto a scuola, ahimé. Come sarebbe bello lasciarci guidare, invece, cercare di capire, lasciar parlare questi nostri giovani maestri e lasciare che ci prendano per mano. In un rapporto di dare-avere, un rapporto umano e senza inutili scontri e vuote opposizioni. Se ci unissimo potremmo davvero renderci "futuranti" (applaudo al tuo neologismo Serena)...Perché abbiamo così paura di questa inversione di ruoli? Sì, parliamone davvero, parliamone proprio con loro, con i nostri giovani. Avanti quindi, vi aspettiamo...

 
At 25 luglio, 2010 21:55, Blogger InoYamanaka said...

FUTURANTI UNITEVI!quoto a piene mani!

Poche riflessioni non accademiche.
Il mondo dei nostri ragazzi è caratterizzato da storie scolastiche non uniformi, da una società multiculturale, da molti adulti e pochi coetanei, da valori distonici, dalla rivoluzione tecnologica ancora in evoluzione.
Le domande educative dei ragazzi si concentrano, a mio parere, su cinque grandi questioni:
1)il bisogno di regolazione per dare forma e senso alla propria energia;
2)il bisogno di ricevere fiducia per essere riconosciuti come soggetti in progress;
3)il bisogno di essere riconosciuti come individui competenti e capaci;
4)il bisogno di apertura alla ricchezza e alla problematicità del mondo;
5) il bisogno di considerare i propri limiti come importanti occasioni di crescita;
E' su questi bisogni che si gioca la tanto auspicata ridefinizione dei ruoli.

Per chi avesse voglia di approfondire:
I numeri europei. Infanzia e adolescenza in cifre2007
http://www.minori.it/?q=node/392

http://www.minori.it/?q=quaderno-43
I numeri italiani. Infanzia e adolescenza in cifre 2007

 
At 25 luglio, 2010 22:59, Blogger Serena Peterlin said...

@Ino approvo senza condizioni; è proprio questa la base di cui parlavo: una base analitica su cui costruire una nuova interpretazione dei ruoli di tutti gli educatori.
Basta con le cariatidi storiche che hanno del tutto esaurito il loro compito.
Ho già detto che il Manifesto è fondamentale se lo consideriamo il punto di partenza. Una rampa di lancio; certo (a mio avviso) non un traguardo.

 
At 25 luglio, 2010 23:16, Blogger Stefano Balice said...

L'interrogativo su cos'è l'avanguardia può trovare una risposta passando per un'altra questione.
"A chi tocca educare i docenti? Ai docenti stessi?
A chi tocca educare i genitori? Ai genitori stessi?"
L'avanguardia è composta proprio da quelle persone che si distaccano dal modello dominante e prendono iniziativa.
Ovviamente, questo richiede sempre un forte senso autocritico, di cui pochi sono dotati.
Quello che possiamo/dobbiamo fare noi, è scuotere le coscienze - di studenti, insegnanti, genitori e chiunque altro.
Il manifesto degli insegnanti è pregno di valori applicabili a tutti i contesti...

 
At 25 luglio, 2010 23:32, Blogger Serena Peterlin said...

La sfida educativa riguarda tutti, anche per questo una sola dimensione non può essere sufficiente.

 
At 25 luglio, 2010 23:48, Blogger Stefano Balice said...

...per quanto riguarda i genitori...
il vecchio modello di genitore autorevole è crollato, inutile spiegarne qui le cause.
Ma il modello attualmente dominante non riesce a farsi carico della realtà dei figli...forse, la prima generazione che ha assistito al crollo della famiglia patriarcale, non ha avuto fondamenta altrettanto solide su cui costruire una famiglia.
Inevitabile, visto che questo è un periodo di transito, sia per i genitori che per i figli.

Le conseguenze di questa situazione consistono in un accanimento sulla formula "problema -> terapia" che mi appare quanto mai pericolosa; mi riferisco all'atteggiamento di voler scaricare tutto a "menti superiori", che si concretizza in associazioni come scuola -> voto; problema relazionale -> farmaco...
Sarebbe ora che ognuno si desse da fare, senza inventare patologie che servono a mascherare l'incompetenza degli educatori, senza scaricare le colpe di un fallimento ad altri.

Mi sembrano tutti spaesati, insegnanti e genitori, tutti alla ricerca di una rigidità perduta, e non riescono a vedere alternative valide.

 
At 26 luglio, 2010 01:56, Blogger Elisabetta Mattia said...

Grazie Yno per i brillanti spunti di confronto che ci dai.

La mia educazione viene da molti poli: famiglia, scuola, catechismo, strada con branco.
Non posso essere molto d’aiuto nelle esperienze dirette di educazione dei giovani. Ho avuto dei genitori autoritari vecchio stampo e sono stata di indole docile, la classica brava ragazza senza grilli per la testa e ubbidiente. Stirata per bene, perché una che non dà noie e si rintana durante i discorsi noiosi dei grandi è buona e cresce sapendo che non deve mai più deludere gli altri, fino a quando arriva a 15 anni a prendere ripetutamente 4 in matematica e mandare tutti nel pallone...

L’educazione vuole libertà e capacità. Non è per tutti. Vuole passione e dedizione incondizionate. Ma il più delle volte non si è preparati. Soprattutto quando, come dice Stefano crollano le regole su cui si fondavano le famiglie patriarcali e ci si sente sperduti, incapaci di affrontare le situazioni. E’ che il vivere sociale pretende dei rituali e delle regole e noi siamo sempre più confusi nella scelta tra distinzione e uniformazione, tra l’essere normali e al di sopra degli altri. Finisce che ci diamo e diamo regole poco credibili da trasgredire alla prima occasione. E poi non siamo in grado di gestire una situazione fuori controllo e allora ci appelliamo a istituzioni più grandi e rassicuranti, grandi categorie astratte che se ne occupano per noi. La scuola, lo stato…

Urge bussola!

 
At 26 luglio, 2010 01:56, Blogger Loretta Bertoni said...

"Mi sembrano tutti spaesati, insegnanti e genitori, tutti alla ricerca di una rigidità perduta, e non riescono a vedere alternative valide."
Proprio così Stefano, questa ricerca frenetica sembra non esaurirsi mai. Forse è più comodo cercare di ritornare indietro, aggrappandosi a vecchi modelli già consolidati, piuttosto che darsi da fare per inseguire l'evoluzione, il cambiamento, il futuro che ci aspetta a braccia aperte, se solo volessimo vederlo...

 
At 26 luglio, 2010 02:16, Blogger Loretta Bertoni said...

@Elisabetta, Stefano, è vero, questo è il momento sociale in cui si preferisce demandare ad altri, la cui gioventù frequenta psichiatri con la stessa facilità con la quale un tempo bazzicava gli amici, assume psicofarmaci come se fossero caramelline alla frutta...Si demanda, si demanda, si incolpa, si incolpa. ma gli educatori e le famiglie dove sono finite? A guardare "Chi l'ha visto?" alla TV?

 
At 26 luglio, 2010 08:14, Anonymous mariaserena peterlin said...

Sottolineiamo uno dei punti espressi da Antonio sul rapporto tra manifesto e avanguardia ("d’avanguardia la sostanza di molte affermazioni") e l'intervento di Stefano Balice L'avanguardia è composta proprio da quelle persone che si distaccano dal modello dominante e prendono iniziativa.
Lo spaesamento degli educatori e la "Le domande educative dei ragazzi(Ino) trovano risposte proprio nella forza propositiva dell'avanguardia.
In questa discussione vedo già ulteriori avanzamenti, progressi, proposte.
E' una forte discussione tra esperienze, culture, generazioni che si confrontano con passione.
Andiamo avanti!
Stiamo costruendo con passione e competenza.

 
At 26 luglio, 2010 13:09, Blogger InoYamanaka said...

PER UNA NUOVA UTOPIA

Per ottenere soldi e successo si può fare a meno della scuola! Questo è il vero e nuovo “pensiero potente” della società del benessere.
La scuola come utopia della promozione umana e dell’emancipazione sociale ha smesso di esistere nel momento stesso in cui è andata persa la consapevolezza del diritto allo studio. L’utopia smette di funzionare proprio quando il dovere sopravanza il diritto e quando quest’ultimo assume i connotati di noiosa ripetizione di obsoleti rituali. No soldi facili? No scuola! No successo immediato? No scuola!
Bisogna rifondare una nuova utopia della scuola come possibilità di resistenza alla società cannibale, massificatrice e mercificatrice. Si può, si deve!

 
At 26 luglio, 2010 13:35, Blogger Loretta Bertoni said...

Il messaggio è chiaro Ino: dobbiamo spostare l'attenzione dai falsi valori che ci hanno imposto i presentisti benpensanti, bisogna ridefinire il termine "successo", sempre che di successo si voglia parlare. Dobbiamo aspirare a nuove mete, che più sembreranno irraggiungibili più saranno vere e demassificanti. Dobbiamo puntare al futuro, dobbiamo scommettere sui giovani. Puntiamo in alto quindi...e non fermiamoci mai! Una massima zen che mi piace afferma: "Quando arrivi in cima alla montagna continua a salire"...e non si riferisce al denaro, ma alle nostre aspirazioni.

 
At 26 luglio, 2010 14:17, Blogger Stefano Balice said...

@ Ino: i bisogni educativi dei ragazzi possono trovare risposta solo col passaggio da informazione a formazione:
bisogna chiudere definitivamente con l'ottica dei vasi da riempire, e pensare invece a come tirar fuori il meglio dalle persone.

 
At 26 luglio, 2010 16:44, Anonymous mariaserena peterlin said...

" ... E lo sterile trasmissivismo? Lo abbiamo risparmiato nel manifesto? Neppure per sogno.
8. Non trasmetterò ai miei studenti saperi rigidi e preconfezionati.


Smantellato il trasmissivismo sarà naturale smettere di riempire "vasi".
Anche ritornando sul discorso dell'avanguardia potremmo dire che proprio la scuola non sa valorizzare il potenziale di energia verso la scoperta e l'esplorazione in avanti dei giovani, ma continua a voler far ingurgitare passato.
Le nuove generazioni perchè non dovrebbero, a questo punto, ribellarsi?

 
At 26 luglio, 2010 17:01, Blogger Antonio Saccoccio said...

cerco di recuperare con qualche risposta. intanto poi approfondiamo nei nostri GSPPN Scuola Futura e Uomo Nuovo.

@Ino, davvero ottimi i tuoi punti in COME TRASFORMARE LA SCUOLA IN UNA STIRERIA..

1. interverrò personalmente sostituendomi agli alunni.
2. moralizzerò sulla condotta, sul comportamento e sulle opinioni dei miei alunni.
3. deciderò l'esistenza di un bisogno partendo dal mio punto di vista e non da reali constatazioni.
4. offrirò aiuti non richiesti dall'alunno o dalla situazione.
5. offrirò informazioni non richieste.
6. imporrò il mio giudizio senza dare l'opportunità ad altri nella classe di esprimere un parere.
7. non riconoscerò i miei errori.
8. rimprovererò esigendo che i comportamenti siano modificati.
9. criticherò i comportamenti dei miei alunni.
10. rifiuterò di accogliere una richiesta o di occuparmi di qualcosa che riguarderà i miei alunni.
11. rinvierò l'accettazione di una richiesta o di una proposta degli alunni.


Aggiungo un punto per me fondamentale per la rovina della scuola:

12. darò conferma a me stesso di sapere qualcosa ed essere capace di fare qualcosa, insegnando ai miei alunni ciò che ho studiato nel corso dei miei studi e credo di conoscere, non pensando mai a ciò che realmente può servire oggi ai ragazzi.

Riflettiamo per favore per un attimo su questo punto per me cruciale. Chi di noi non è mai cascato in questo tranello? Tipico ragionamento dell’insegnante passapresentista: “Ho fatto 3 esami di storia greca all’università e quindi insegno a ragazzi di 14 anni ogni particolarità della storia greca, anche le cose che sono totalmente insignificanti (vero fiore all’occhiello dell’uni italiana, lo sappiamo, è far studiare cose inutili e insignificanti)”. Oppure: “Ho fatto 6 esami di latino all’università e allora pretendo che i ragazzi sappiano il latino come Paratore”.

@Stefano, quando tu affermi:


L'interrogativo su cos'è l'avanguardia può trovare una risposta passando per un'altra questione.
"A chi tocca educare i docenti? Ai docenti stessi?
A chi tocca educare i genitori? Ai genitori stessi?"
L'avanguardia è composta proprio da quelle persone che si distaccano dal modello dominante e prendono iniziativa.
Ovviamente, questo richiede sempre un forte senso autocritico, di cui pochi sono dotati.
Quello che possiamo/dobbiamo fare noi, è scuotere le coscienze - di studenti, insegnanti, genitori e chiunque altro.
Il manifesto degli insegnanti è pregno di valori applicabili a tutti i contesti...


riproponi in una variante efficace lo spirito che dovrebbe animarci sempre. Autocritica. Qui sta il 50% del percorso d’avanguardia. Se vuoi stare avanti, devi rivedere costantemente le tue convinzioni. Fino a stuprarle.
Per quanto riguarda il manifesto credo che occorra darne una chiave di lettura radicale. E qui sta il nostro compito. Alcuni punti possono essere interpretati in ottica buonista, e perdere la loro energia. Noi dobbiamo evitarlo! Il pericolo moderatista mediocrista è sempre dietro l’angolo. E con esso il pericolo autoritario totalitario neo-gerarchico neo-paternalista.

 
At 26 luglio, 2010 17:04, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Elisa, ricordo bene il tuo ingenuo e scriteriato ribellismo quando nel 2007 ti sei avvicinata al netfuturismo. Tu sai bene, proprio perché ci sei passata, qual è la differenza tra il ribellismo adolescenziale presentista e il ribellismo consapevole convintissimo radicale netfuturista. E proprio per questi tuoi trascorsi, le tue proposte ora diventano fondamentali.

@Serena, questa tua affermazione è una delle più belle che tu potessi fare:
E' una forte discussione tra esperienze, culture, generazioni che si confrontano con passione.

Sul fatto che ci siano almeno 3 generazioni nel netfuturismo e che tutte ne condividano l’impostazione ideale rappresenta una vittoria per tutti noi. Ci sono tutti. Dai nati negli anni Quaranta a quelli degli anni Ottanta e Novanta. Passando per i Cinquanta, i Sessanta, i Settanta.
Tutti insieme a credere nella nuova avanguardia. E nessuno che si rassegna al passatismo e al presentismo. La ricchezza che può portare il confronto da generazioni e culture differenti non è retorica. Noi la sperimentiamo ogni giorno tra di noi. Nessuno deve mai chiudersi a difendere i propri falsi valori ereditati dall’educazione stirante che ha ricevuto. Mettiamo in discussione TUTTO, anche le nostre più profonde certezze. CAMBIARE significa VIVERE!


@Loretta, chiediamoci anche perché questo uso di psicofarmaci e antidepressivi. La scuola ha fallito anche in questo. Molti dei nostri ragazzi si ammalano di depressione a scuola. E non perché abbiano un reale problema. Ma perché “vanno male in matematica o in latino”. Se questo non un fallimento della scuola, ditemi cos’è allora...

 
At 26 luglio, 2010 18:10, Anonymous mariaserena peterlin said...

@ Anto eccomi qui: fierissima di rappresentare la generazione più adulta ma, nel mio caso, anche molto dinamicamente e culturalmente ribelle: abbasso i divanari! abbasso l'ipocritamente corretto! abbasso lo studio inutile fatto ingurgitare come mangime per polli di allevamento ingabbiati!
Vecchie cariatidi pseudogiovani e giovaniliste: fatevi sotto con le le vostre nenie nebbiose ed ammuffita e confrontatevi con il vento solare netfuturista!

Scrivo follemente questo intervento perché so che qui la folle ironia trova ascolto e asilo politico ;-))

 
At 26 luglio, 2010 18:19, Blogger Loretta Bertoni said...

Rilancio Antonio: cosa vuol dire "vanno male?"...vuol dire che non hanno raggiunto determinati obiettivi prefissati (ma da chi?). Ma allora, anziché continuare a valutare i fallimenti dei ragazzi, perché non valutarli solo quando raggiungono una meta? Perché non concentrarci su ciò che riescono a fare anziché su quello che non sanno? Quando andiamo al supermercato non paghiamo i biscotti che non abbiamo trovato no? Li pagheremo il giorno che ci saranno...Quindi poniamoci semplicemente degli obiettivi da raggiungere, ma obiettivi condivisi: solo allora, nel momento in cui saranno stati raggiunti, pronunceremo il nostro "sì". Deve diventare la scuola dei "sì", non quella dei "no". Forse in questo modo crollerà anche l'uso degli psicofarmaci e gli psichiatri dovranno occuparsi di malati veri. Ad esempio di insegnanti inconsapevoli e cialtroni...

 
At 26 luglio, 2010 19:30, Anonymous mariaserena peterlin said...

@Elisabetta: Antonio ha colto benissimo l'importanza del tuo dire.
Penso che le tue affermazioni siano un insegnamento per chi si propone come educatore.
Fondamentale, infatti, il tener presente che oggi, per i giovani, "il vivere sociale pretende dei rituali e delle regole e noi siamo sempre più confusi nella scelta tra distinzione e uniformazione, tra l’essere normali e al di sopra degli altri. Finisce che ci diamo e diamo regole poco credibili da trasgredire alla prima occasione. E poi non siamo in grado di gestire una situazione fuori controllo e allora ci appelliamo a istituzioni più grandi e rassicuranti, grandi categorie astratte che se ne occupano per noi. La scuola, lo stato…

Proprio nel confronto con queste cristalline affermazioni chi pretende di educare si rende conto di quelli che Stefano chiama molto giustamente " i bisogni educativi".
Quanta inedia e pigrizia dunque in chi afferma: "... ma cosa serve davvero ai giovani?" (quante volte abbiamo sentita questa frase?)

Ai giovani non "serve" nulla se non essere considerati PERSONE e non "vasi da riempire".
Il resto è una conseguenza quasi naturale. E la strada del dialogo si trova.
Grazie Stefano ed Elisa.
Continuate a parlare con noi :-) !!

 
At 26 luglio, 2010 19:36, Blogger InoYamanaka said...

@ x tutti noi
C'è speranza che le cariatidi inconsapevoli e cialtrone imparino a pensare e la smettano di riempire vasi? L'ignoranza è un grosso ostacolo alla costruzione del pensiero ...e le cariatidi, ferme a sostenere un edificio ormai in rovina, non sanno di non sapere! Che ne sanno di web, di intelligenza connettiva, di logica informatica, di concetto di strategia...non sanno, o fanno finta di non sapere, e quindi non possono sapere! Così può essere celebrato ancora una volta il trionfo del pensiero come forma applicativa dello studio delle discipline. Bene, se questo è lo stato delle cose, sarà molto semplice eliminare la muffa...

@Loretta e tutti gli altri
Dall'indagine OCSE-TALIS 2009 risulta che il 95% dei docenti risulta soddisfatta del proprio lavoro per quanto riguarda il clima disciplinare in classe e le relazioni con gli studenti. Anche se l'indagine è basata su rilevazioni effettuate nella scuola secondaria di I grado, io ravviso comunque un problema di prospettiva. Tutto bene per i docenti della scuola media, è ovvio! Allora perchè i ragazzi diventano improvvisamente incontrollabili nella scuola superiore? Caso di schizofrenia collettiva? No, semplicemente osservazione empirica di atteggiamenti che nella scuola media vengono considerati espressione di puerilità e non di disagio. La depressione è un male profondo che inizia nella preadolescenza ed esplode ferocemente con le prime avvisaglie della pubertà...ma i panni sporchi si lavano in famiglia... mica a scuola!
Chi dice le bugie o, nel migliore dei casi, chi sottovaluta il problema?

www.edscuola.it/archivio/norme/varie/ocse_2009.pdf

 
At 26 luglio, 2010 21:50, Anonymous mariaserena peterlin said...

@Davvero interessante Ino!
Ho spesso riflettuto sul modo diverso in cui gli insegnanti della scuola primaria, della secondaria di I grado e di secondo grado rappresentano o descrivono la situazione delle loro classi.
E' evidente che una classe di bambini dai 6 ai 10 anni non si pone di fronte ai suoi maestri (e viceversa) come un ragazzo del triennio superiore nei confronti dei suoi professori.
A mio avviso il primo punto del manifesto "1. Amo insegnare. Amo apprendere. Per questo motivo sono un insegnante" impegna molto diversamente i docenti dei diversi ordini di scuola.
Un insegnante di secondaria inferiore o superiore nel momento in cui afferma di mantenere vivo l'amore per il suo lavoro (impegnandosi quindi a non riempire vasi e a non recitare il ruolo della cariatide) sa benissimo che il suo impegno sarà verificato e messo alla prova dalle sue classi che molto spesso lo sfideranno alla prova della coerenza.

 
At 26 luglio, 2010 23:02, Blogger Stefano Balice said...

"Perché non concentrarci su ciò che riescono a fare anziché su quello che non sanno?"

Grandiosa Loretta!
questa è un'altra questione importantissima, che mi ha fatto notare uno degli unici professori avanguardisti della mia facoltà:
se la pedagogia si fonda sugli errori,il sistema educativo fallisce. Se invece si appoggia ai successi, al positivo, avrà fondamenta solide e costruirà qualcosa di meraviglioso.
Ben inteso, non è una massima astratta, ma una "formula" che emerge in ogni esperienza, e sfido chiunque a dirmi che non funziona...ma dopo averla applicata!

"Per quanto riguarda il manifesto credo che occorra darne una chiave di lettura radicale. E qui sta il nostro compito. Alcuni punti possono essere interpretati in ottica buonista, e perdere la loro energia. Noi dobbiamo evitarlo!"

Le parole di Antonio mi hanno fatto pensare ad una cosa: se qualcuno di noi rileggesse ora il manifesto, dopo tutta questa discussione, apparirebbe immediato il suo contenuto radicale, celebrato proprio in questo post.
Quindi, rimango sempre più convinto che per dargli un senso dobbiamo creare un contesto in cui farlo emergere, continuando con la nostra attività per una formazione d'avanguardia.
L'abbiamo già fatto, lo stiamo facendo, continuiamo fino a quando non avremo più nulla da obiettare!

 
At 27 luglio, 2010 00:05, Blogger InoYamanaka said...

@Stefano @Loretta
Giusto, perché non concentrarsi su quello che i ragazzi sanno fare anzichè su quello che non sanno fare?
E allora perchè non si procede secondo questa logica? La valutazione sommativa è più "economica" di quella "formativa". La valutazione delle "conoscenze" è più veloce della misurazione delle "competenze" e richiede minor sforzo da parte del docente. Valutare sommativamente è rapido, veloce, pulito...

Il futuro della valutazione è nella covalutazione.

PERCORSO DI VERIFICA E VALUTAZIONE PARTECIPATE
1. Decidere a chi proporre la valutazione:
- a un singolo studente o a un’intera classe?
- di quale livello? ( se il livello è troppo difficile, gli studenti potrebbero avere la tentazione di abbandonare; se il livello è troppo facile, potrebbero pensare di saperne abbastanza e rallentare lo studio);
2. Decidere con gli studenti che cosa valutare:
- conoscenze ;
- funzioni;
- abilità;
- modalità di apprendimento;
- strategie di studio;
- attività didattiche;
- percorsi di studio, ecc.
3. Individuare e approntare gli strumenti in base ai punti 1) e 2): schede, griglie, esercizi, questionari, diari, ecc.
Decidere tutto ciò con gli studenti.
4. Stabilire con gli studenti i criteri e le modalità di valutazione.
5. Raccogliere i dati e le informazioni.
6. Analizzare con gli studenti quanto emerso.
7. Decidere con gli studenti le strategie per migliorare.

Piccola nota
Meccanismi di valutazione oggettiva (Gelmini)rispetto a cosa? Con che cosa viene confrontato realmente l'alunno nelle prove nazionali?
-l'alunno viene confrontato con se stesso?
-l'alunno viene confrontato con un obiettivo scolastico?
-l'alunno è confrontato con la norma centrale (programmi)?
-l'alunno è confrontato con i suoi livelli evolutivi?
-l'alunno è confrontato con i compagni?

Se l'alunno è confrontato, come pare di capire, solo con la norma centrale, come potrà migliorare la qualità del sistema? Come si concilia una prova nazionale con il curricolo di valutazione che autonomamente, almeno spero, ogni scuola pensa e mette in atto?. Ah, certo, sei libero di insegnare (è un diritto costituzionale), puoi anche praticare all'infinito percorsi partecipati di verifica e di valutazione, ma i risultati alla fine devono adeguarsi ad uno certo standard nazionale(?) europeo(?). Non importa come ci arrivi, l'importante è che ci arrivi... al risultato! E in attesa di chiarimenti(?) dal ministero su indicatori e descrittori nazionali di prestazione (ogni scuola per il momento usa i propri)OCSE divide et impera!

 
At 27 luglio, 2010 08:47, Blogger InoYamanaka said...

@ Mariaserena
Un insegnante di secondaria inferiore o superiore nel momento in cui afferma di mantenere vivo l'amore per il suo lavoro (impegnandosi quindi a non riempire vasi e a non recitare il ruolo della cariatide) sa benissimo che il suo impegno sarà verificato e messo alla prova dalle sue classi che molto spesso lo sfideranno alla prova della coerenza.
Quoto, quoto, quoto ...

La sfida fa parte del vivere in classe, del sentirsi vivi, del reciproco riconoscimento, del rito di passaggio che conduce all'adultità, della trasgressione che è propria dell'inquietudine adolescenziale...
Comincerei a preoccuparmi seriamente se i miei ragazzi non mi sfidassero! Opporsi all'adulto, provocarlo, saggiare la sua coerenza, metterlo in difficoltà, superarlo...non sono segnali ostili, sono suoni di vita pulsante, che vanno colti ed accolti come irrinunciabile occasione di crescita comune. Un educatore biofilo questo lo sa ... perché ha accettato e continua ad accettare mille sfide con se stesso, perché sa che il vero valore della sfida non è il risultato finale ma il percorso di crescita personale che l'accompagna.
Appunto, il percorso di crescita che tende all'infinito ... in questo crede il biofilo! Chi è consapevole del suo percorso di crescita è nelle condizioni di poterlo ravvisare negli altri!
Quanti adulti sono consapevoli di esserlo? Pochi, pochissimi... e i ragazzi si sono stancati di sfidare altri ragazzi mascherati da docenti ... e di perdere sempre, per giunta!

 
At 27 luglio, 2010 16:40, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Stefano,
Le parole di Antonio mi hanno fatto pensare ad una cosa: se qualcuno di noi rileggesse ora il manifesto, dopo tutta questa discussione, apparirebbe immediato il suo contenuto radicale, celebrato proprio in questo post.

Il nostro compito è proprio questo. Il manifesto degli insegnanti è il frutto del confronto tra insegnanti netfuturisti e altri insegnanti. Siamo riusciti a portare avanti alcune nostre idee e a renderle accettabili da una larga schiera di insegnanti (e non insegnanti). Ora occorre difendere il manifesto dal riflusso passapresentista che inevitabilmente cercherà di ammorbidire i punti più estremi e avanguardisti del manifesto. Noi faremo il contrario. Noi estremizzeremo tutto il manifesto secondo il nostro primo punto principale, sul qual non scenderemo mai a patti: la convinzione che LA SCUOLA NON FUNZIONA. Chiunque sostenga che oggi la scuola funziona, anche in piccola parte, è nemico dei giovani e del futuro.

@Serena,
Ai giovani non "serve" nulla se non essere considerati PERSONE.

Proprio così. Invece consideriamo spesso lo studente come un minus habens, anche quando ha ormai 16-19 anni. Sinceramente questa visione dello studente è per me deprimente. Ci sono moltissimi studenti assai più intelligenti di molti insegnanti. Guardare gli studenti dall’alto verso il basso è segno di grave imbecillità.

 
At 27 luglio, 2010 16:42, Blogger Antonio Saccoccio said...

@Ino,
Quanti adulti sono consapevoli di esserlo? Pochi, pochissimi... e i ragazzi si sono stancati di sfidare altri ragazzi mascherati da docenti ... e di perdere sempre, per giunta!

Ottimo davvero. Che se ne fa un ragazzo di un adulto soltanto anagrafico? I ragazzi hanno bisogno di adulti veri! Di guide!

E poi:

Comincerei a preoccuparmi seriamente se i miei ragazzi non mi sfidassero! Opporsi all'adulto, provocarlo, saggiare la sua coerenza, metterlo in difficoltà, superarlo...non sono segnali ostili, sono suoni di vita pulsante, che vanno colti ed accolti come irrinunciabile occasione di crescita comune.

Questo è uno dei punti centrali. Io invito i ragazzi a ribellarsi, non li posso vedere rassegnati. Vi dirò di più. Il compito di un insegnante netfuturista è quello di trasformare il ribellismo sanissimo ma soltanto istintivo di cui parla Ino ad un ribellismo consapevole e sistematico, alla ribellione al sistema. Certo, gli insegnanti ribelli in grado di guidare il ragazzo a questo secondo livello sono pochissimi. Già mi accontenterei che i docenti riconoscessero e non soffocassero brutalmente il ribellismo sfidante “di primo grado”.

@Loretta, sì alla scuola del sì ;) Qualche NO in più dovrebbe invece arrivare ai ragazzi dalle famiglie. O no? ;)

 
At 27 luglio, 2010 19:08, Blogger Loretta Bertoni said...

"Opporsi all'adulto, provocarlo, saggiare la sua coerenza, metterlo in difficoltà, superarlo...non sono segnali ostili, sono suoni di vita pulsante, che vanno colti ed accolti come irrinunciabile occasione di crescita comune."

Ri-quoto anche io, Ino, perché per me è uno dei cardini dell'insegnamento. Per vedere i ragazzi "pulsare" a volte li provoco apposta, lancio loro sfide che mi auguro mi ritornino indietro con gli interessi...grazie al cielo questo succede spesso, quando non accade ci resto malissimo e cerco di rimediare subito! Ma è impagabile veder crescere i ragazzi che si sono affidati a te (non mi piace pensare che ce li ha affidati qualcun altro). A volte penso alle classi che ho avuto, tutte, penso al primo giorno in cui ci ho messo piede. Quello che mi resta impresso di ogni primo giorno di ogni classe sono gli sguardi dei ragazzi...i loro occhi (io osservo molto gli occhi) ti fissano ancora pieni di speranza, di aspettative, di voglia di sfida. Cosa è che quasi sempre riesce a trasformare quegli sguardi meravigliosi in puro disprezzo, rabbia e tristezza? Cosa, se non la profonda delusione che noi stessi facciamo loro provare? La triste consapevolezza di essere stati traditi per l'ennesima volta?

@Antonio, verissimo. Non dovremmo essere noi a scuola a dire sempre no e soprattutto a valutare gli sbagli, i no dovrebbero arrivare in una fase molto più remota, perché anche le famiglie, quando i figli sono grandicelli, dovrebbero imparare a gratificare le conquiste oltre che a segnalare (e punire) gli errori...

 
At 27 luglio, 2010 22:17, Blogger Serena Peterlin said...

@Antonio condivido quello che scrivi "Ora occorre difendere il manifesto dal riflusso passapresentista che inevitabilmente cercherà di ammorbidire i punti più estremi e avanguardisti del manifesto. Noi faremo il contrario. Noi estremizzeremo tutto il manifesto ".
Pur avendo contribuito a tutte le diverse fasi del Manifesto, dalla progettazione alla sua stesura io sono tra quelli che lo considera solo un ottimo punto di partenza. Pragmaticamente ammetto che di più non era nemmeno pensabile di ottenere. Concettualmente sostengo invece che i nostri ragazzi sono molto più aperti degli adulti all'utopia di un disegno didattico molto più evoluto, ma che la "stireria" pseudoeducativa (famiglia+scuola) ne diserba l'anima tappezzandola di convenzioni.
Per me non c'è più tempo per le mediazioni. Per me è il tempo della sfida forte.
Sottolineo "per me": infatti la mia è solo un'opinione; non posso infatti nascondere che vedo la scuola e le nuove generazioni da un punto di vista che da un lato è storico, ma dall'altro assolutamente prospettico.
La prospettiva mi dice che molto di più possiamo costruire con le nostre idee ed alcune idee sono già emerse dalla discussione.
AVANTI!

 
At 28 luglio, 2010 11:01, Anonymous mariaserena peterlin said...

@Ino sono con te, Loretta e tutti.
Sono con Antonio.
Con stupore spesso leggo e ascolto insegnanti che affermano di avere finalmente apprezzato e compreso i loro ragazzi al termine di un percorso pluriennale scolastico.
Amo invece quelli che entrano in classe e dal primo giorno li sentono "propri" come propria è la missione di insegnare: qualunque ragazza o ragazzo si trovino di fronte. E dopo un minuto non sono più di fronte, ma in mezzo a loro.
Non vedo esistere scuola senza questa passione, questa luce d'amore intellettuale e non solo.
Ad ognuno il suo, certamente, ma mi chiedo se quel "sentirli come figli o figlie" di cui non poche volte ha parlato Antonio Saccoccio sia stato mai compreso pienamente.
Io, forse presuntuosamente, credo che in pochi abbiamo capito cosa Antonio intendesse.
Essere padri e madri di parto è una cosa insostituibile e unica che accade (ed è bene che accada) naturalmente ed amando un altra persona.
Essere padri e madri di giovani affiancandoli come guide e maestri è una missione che si abbraccia ad occhi aperti, e senza stringere mai i pugni per raccogliere altro che corrispondenza di intelletto e sentimenti.

L'insegnante che dichiara "Amo insegnare. Amo apprendere. Per questo motivo sono un insegnante." è (deve essere) padre, è madre, se non altro perché il suo lavoro non sono scartoffie, né chiacchiere, né strumenti, né denaro e finanza ma sono l'infanzia o i ragazzi e le ragazzi tra cui si trova.
Ma qui il discorso si dilungherebbe.

 
At 29 luglio, 2010 13:16, Blogger Loretta Bertoni said...

"Amo invece quelli che entrano in classe e dal primo giorno li sentono "propri" come propria è la missione di insegnare: qualunque ragazza o ragazzo si trovino di fronte. E dopo un minuto non sono più di fronte, ma in mezzo a loro.
Non vedo esistere scuola senza questa passione, questa luce d'amore intellettuale e non solo."

Quoto in pieno, cara Mariaserena. Ecco perché dicevo che è importante guardarli negli occhi, perché è quello che solitamente (sempre?) facciamo quando ci rivolgiamo ai nostri figli. Gli occhi ci parlano sempre, e se noi sappiamo guardarli i ragazzi lo respireranno e sentiranno anche le nostre mute parole d'amore. Quelle stesse parole che faranno venir loro voglia di ascoltarci anche in altre occasioni. Senza la passione e la fiducia reciproca non può esistere un rapporto vero, nella vita come a scuola. Ma molti tendono a pensare, e qui mi ripeto e lo farò all'infinito, che scuola e vita siano due cose separate e distinte. Questo atteggiamento li porterà a fallire a scuola...e probabilmente anche nella vita. Anzi, io ne sono certa.

 
At 29 luglio, 2010 19:48, Blogger InoYamanaka said...

@ PER TUTTI NOI E' IL TEMPO DELLA RIVOLTA
Cito testualmente, credo sia più efficace.
"Vi è una terza modalità di essere-contro, la rivolta... La rivolta è la capacità di dire no, ma solo dopo aver valutato la richiesta e aver verificato che non è compatibile con i principi che costituiscono la propria coerenza, quindi il proprio modo di essere e di pensare...Con la trasgressione e l'opposizione le nuove generazioni non progrediranno rispetto a quelle passate: in un caso si limiteranno a ubbidire credendo di essere originali, ma seguendo pedissequamente le regole imposte, mentre nell'altro si rifugeranno semplicemente in una non- scelta e nell'impossibilità di compierla....
Allora nella tua scuola e nella tua classe più che voler ottenere una situazione di tranquillità, reale o apparente, non importa, purché non provochi problemi, sarebbe bene che lavorassi a indirizzare l'essere-contro. In questo modo la società futura potrebbe sperare nelle nuove generazioni...La scuola ha bisogno di idee, delle ideologie e persino delle utopie, non di legarsi ai programmi con l'ossessione di un dovere che non permette di fare null'altro di quanto ordinato: un atteggiamento di dipendenza dell'insegnante da un sistema che lo ingloba e lo neutralizza.
Un insegnante alle dipendenze del potere... non può far amare la rivolta mentale, ma educa al piccolo vantaggio in un clima in cui non si respira mai la voglia di migliorare il mondo. Senza sogni anche il reale si fa morte".
(Vittorino Andreoli, Lettera a un insegnante)

Da leggere soprattutto a chi si sente talmente pulito da non guardarsi mai allo specchio.
Ci sono solo i passatisti e i presentisti? Io credo che bisognerà trovare un termine che definisca adeguatamente anche chi pensa che una firma serva a identificare automaticamente quelli che stanno dalla parte della ragione...

 
At 29 luglio, 2010 20:24, Blogger Loretta Bertoni said...

Non esiste già? Non si chiamano illusi? O illusionisti?

"Senza sogni anche il reale si fa morte"...Potentissima!

 
At 29 luglio, 2010 23:57, Blogger Antonio Saccoccio said...

@da quotare Andreoli:

"Un insegnante alle dipendenze del potere... non può far amare la rivolta mentale, ma educa al piccolo vantaggio in un clima in cui non si respira mai la voglia di migliorare il mondo".

Le stiamo gridando da anni queste cose. Vuooi vedere se lo dice uno alla moda lo stanno a sentire? no, perchè forse non lo grida abbastanza. O non è abbastanza avanguardista nel farlo. DOBBIAMO PENSARCI NOI!

 
At 30 luglio, 2010 22:39, Anonymous mariaserena peterlin said...

@ Antonio, ho pensato la stessa identica cosa...

 

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