LIBERI DALLA FORMA

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domenica, maggio 30, 2010

"Io faccio l'Artista!": una ricorrente farsa quotidiana

Uno dei momenti di grande ilarità a cui noi netfuturisti non rinunceremo mai è quello in cui ci sentiamo dire: "Io sono un Artista".
Non esiste per noi un momento in cui un individuo appare così palesemente ridicolo.
Sei lì che ti hanno presentato qualcuno, e dopo un po' che parla più o meno del nulla, tu ti aggrappi ad una di quelle domande per evitare che la noia ti conquisti definitivamente: "Tu di cosa ti occupi?". E l'altro: "Io faccio l'Artista". Non si può facilmente descrivere cosa in quel momento pensa, anzi sente, sente profondamente dentro di sè, un net.futurista. Un mix di compassione e disprezzo, di pietà e disgusto, presto in secondo piano per l'insorgere di una risata profonda, consapevole.
L'aspetto più esilarante della questione è che, dopo la solenne auto-dichiarazione, l'Artista normalmente crede di essersi ormai messo sul piedistallo in modo definitivo. Lui, l'Artista, di fronte a te, uomo qualunque. E magari pensa pure che da quel momento in poi non sarà più tenuto a dimostrare nulla, perchè lui, l'Artista, è al di sopra e al di fuori di ogni cosa, può permettersi anche di non dire una sola parola. Perchè lui è l'Artista, chissà cosa avrà in quella testa, anche se non parla! E chissà cosa vuol dire quel silenzio! Starà partorendo di sicuro qualche altra genialissima Opera d'Arte!
E invece, proprio in quel momento, per noi inizia il gioco che amiamo di più: mettere a nudo l'assoluta inconsistenza non solo dell'Artista, ma soprattutto dell'Uomo che si crede Artista. Che sarebbe come dire un Uomo che dichiara di essere qualcosa che non esiste. "Piacere, sono il Nulla!".
C'è da dire che la maggior parte delle volte non conviene neppure iniziare neppure questo gioco, perchè con i "pesci piccoli" sarebbe un puro gioco al massacro. Ben altra soddisfazione e ben più importante è invece ridicolizzare e smascherare "gli squali", i big del sistema dell'Arte, attorno ai quali girano a volte camionate di soldi, in modo del tutto ingiustificato.
Insomma, l'Artista ci fa tanto annoiare, ma ci fa anche tanto ridere.
Purtroppo ci sono ancora gli Artisti.
Per fortuna ci sono ancora gli Artisti.
Antonio Saccoccio

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2 Comments:

At 30 maggio, 2010 19:16, Anonymous Mariaserena Peterlin said...

Da un lato viene da pensare ai grandi del lontano passato, quelli che si maceravano l'anima alla ricerca della perfezione della forma o dell'equilibrio tra forma e contenuto, quelli sospesi tra "tormento ed estasi" come gigioneggiava un famoso film sul Buonarroti; dall'altro lato non si può non pensare a questi contemporanei che si attribuiscono l'attributo, appunto, di artista come se artistico fosse scegliere un colore di capelli o la taglia di un seno rifatto o un modo di cucinare l'arista (arista-artistica).
Il complesso di questo misero gioco si regge solo, o quasi solo, sul chiacchiericcio mediatico.
Se ne parla, dunque è.
E' dunque vale.
Vale, dunque si monetizza.
E lo squallore va a pascere squali.
Forse chi ci crede gastronomicamente se lo merita.
Noi non ci crediamo e prospetticamente ridiamo.
Post imperdibile.

 
At 09 luglio, 2010 16:37, Anonymous Libero said...

IO faccio l'artista!
Che pena!

 

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