Accademie d'arte: tra passatismo e presentismo
Qualche considerazione di Bruno Munari sulle scuole d’arte.
“Quando si parla di ricerche sulla comunicazione visiva, gli insegnanti d’arte di casa nostra ridono sotto i baffi (alcuni se li fanno crescere apposta, sembra). Loro infatti sanno tutto sull’arte, sanno come deve essere e come non deve essere, hanno sempre saputo tutto, con la massima sicurezza, sono così dalla nascita, non c’è niente da fare. E nelle loro lezioni continuano ad insegnare l’arte del passato, un passato più o meno remoto, cercando di stare bene attaccati ad una tradizione di comodo, di non aver grane, di perdere il meno tempo possibile.
Che cosa fanno e che cosa pensano gli studenti italiani delle scuole d’arte? Sono costretti a imparare l’affresco, ma appena ne escono fuori (o meglio mentre studiano) si accorgono che la realtà fuori dalla scuola ha un altro aspetto, che c’è qualcosa di vivo che si muove nel mondo dell’arte internazionale, qualcosa che a scuola non viene considerato, e allora buttano via l’affresco e si impegnano in ricerche sull’arte cinetica, sui nuovi mezzi di comunicazione visiva, imparano, insomma, da autodidatti, a vivere nel nostro tempo poiché la nostra scuola è troppo vecchia.
A che cosa serve una scuola se non a preparare individui capaci di affrontare il mondo del prossimo futuro secondo le tecniche più avanzate? Perché non si insegnano queste tecniche (dato che l’arte non si può insegnare) invece che quelle del passato? Il passato non torna mai, non esistono rievocazioni se non per giocarci sopra, vedi il caso del Liberty, quindi una educazione basata solo sul passato non serve a niente per un operatore visuale che debba operare nel prossimo futuro. Il passato può avere solo una funzione di informazione culturale e va tenuto legato al suo tempo altrimenti non si capisce più niente”.
Che cosa fanno e che cosa pensano gli studenti italiani delle scuole d’arte? Sono costretti a imparare l’affresco, ma appena ne escono fuori (o meglio mentre studiano) si accorgono che la realtà fuori dalla scuola ha un altro aspetto, che c’è qualcosa di vivo che si muove nel mondo dell’arte internazionale, qualcosa che a scuola non viene considerato, e allora buttano via l’affresco e si impegnano in ricerche sull’arte cinetica, sui nuovi mezzi di comunicazione visiva, imparano, insomma, da autodidatti, a vivere nel nostro tempo poiché la nostra scuola è troppo vecchia.
A che cosa serve una scuola se non a preparare individui capaci di affrontare il mondo del prossimo futuro secondo le tecniche più avanzate? Perché non si insegnano queste tecniche (dato che l’arte non si può insegnare) invece che quelle del passato? Il passato non torna mai, non esistono rievocazioni se non per giocarci sopra, vedi il caso del Liberty, quindi una educazione basata solo sul passato non serve a niente per un operatore visuale che debba operare nel prossimo futuro. Il passato può avere solo una funzione di informazione culturale e va tenuto legato al suo tempo altrimenti non si capisce più niente”.
Quando Munari denunciava un’accademia legata allo studio del passato faceva una denuncia pienamente futurista (non dimentichiamo che in realtà Munari nasce futurista).
Oggi la situazione è in parte cambiata. Resistono sacche di roccioso passatismo accademico, ma in molte accademie sono stati inseriti insegnamenti di arti multimediali, net-art, etc. La situazione potrebbe sembrare quindi radicalmente migliore. E invece noi denunciamo un’ulteriore pericolosa deriva.
Lo studio accademico delle nuove tecniche artistiche è condotto in modo da portare l’allievo a quel virtuosismo tecnologico e a quello sperimentalismo manierista che noi già denunciammo nel nostro Manifesto del Net.Futurismo come tipiche dell'attuale categoria del presentismo. Senza considerare la collusione con il sistema dell’arte contemporanea. Insomma, l’accademia, anche quando vuole fare del nuovo, si rivela sempre per quello che è: accademia. L’incredibile potenziale delle nuove tecnologie viene così impoverito, neutralizzato, reso totalmente innocuo da una visione conservatrice dell’arte.
Contro l’emergente presentismo e contro il persistente passatismo, il Net.Futurismo agita la bandiera dell’avanguardismo critico, radicale e ribelle.
Oggi la situazione è in parte cambiata. Resistono sacche di roccioso passatismo accademico, ma in molte accademie sono stati inseriti insegnamenti di arti multimediali, net-art, etc. La situazione potrebbe sembrare quindi radicalmente migliore. E invece noi denunciamo un’ulteriore pericolosa deriva.
Lo studio accademico delle nuove tecniche artistiche è condotto in modo da portare l’allievo a quel virtuosismo tecnologico e a quello sperimentalismo manierista che noi già denunciammo nel nostro Manifesto del Net.Futurismo come tipiche dell'attuale categoria del presentismo. Senza considerare la collusione con il sistema dell’arte contemporanea. Insomma, l’accademia, anche quando vuole fare del nuovo, si rivela sempre per quello che è: accademia. L’incredibile potenziale delle nuove tecnologie viene così impoverito, neutralizzato, reso totalmente innocuo da una visione conservatrice dell’arte.
Contro l’emergente presentismo e contro il persistente passatismo, il Net.Futurismo agita la bandiera dell’avanguardismo critico, radicale e ribelle.
Antonio Saccoccio
Etichette: arte, avanguardia, futurismo, Munari, net.futurismo, passatismo, presentismo, sperimentazione
4 Comments:
anche se sei "contro i copiatori" ti chiedo se posso riprendere questo post, il cui contenuto condivido, sul blog di Emilio Notte, attendo risposta
ad futurum
carissimo, certo che puoi riprendere questo post.
la blog.net.futurista è nata appunto per questo.
non copiamo, diffondiamo le nostre idee! ;->
un caro saluto
ad futurum
sfortunatamente, questa patologia si può applicare più o meno su tutti gli ambiti sia umanisti che scientifici. sia nella scuola che nel lavoro.
la tecnologia sta avanzando rapidissimamente e ancora tantissimi si ostinano ad affogarsi di scartoffie, lavori ripetitivi e inutili e vecchie procedure che non hanno più senso di esistere.
e questo perché? paura del nuovo, paura del cambiamento, paura dell'instabilità.
quest'italia ha decisamente bisogno di una forte iniezione di dinamismo netfuturista.
E' possibile sapere da dove è tratta la citazione del Signor Munari? Grazie
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