LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

lunedì, gennaio 14, 2008

Gambe al titanio: vince la tecnica, perde l'uomo

Quella di Oscar Pistorius è una storia davvero deprimente. Ed è la dimostrazione che senza un'umanità rinnovata anche i progressi della scienza possono diventare inutili, e persino dannosi. E' la dimostrazione di quanto i mass media rimbecilliscano e diffondano le più stupide e infantili idiozie come grandi conquiste di civiltà.
La storia di Pistorius testimonia un successo straordinario della tecnica.
E la stupidità cronica dell'umanità.
A quest'uomo, privo degli arti inferiori, la tecnica di oggi ha regalato due nuove gambe. Gambe meccaniche di titanio (o forse carbonio). Gambe straordinarie. Quest'uomo ora può correre come e più di molti uomini che hanno gambe di carne e ossa.
Sarebbe tutto stupendo.
Se non ci fosse l'umana stupidità.
Perchè lo stesso Pistorius, o qualcuno che lo ha consigliato decisamente male, si è intestardito a portare avanti una battaglia che è tanto idiota quanto tristissima: gareggiare alle Olimpiadi di Pechino con atleti normodotati. Avete capito bene. Un uomo con gambe al titanio vorrebbe gareggiare nelle stesse gare in cui altri gareggiano con i loro arti naturali. Ovviamente i tecnici hanno dichiarato che la cosa non è proponibile, essendo Pistorius chiaramente avvantaggiato dalle sue protesi. La cosa paradossale è che Pistorius vorrebbe gareggiare in specialità come i 100, 200 e 400 metri, specialità in cui la vittoria si decide per pochi centesimi di secondo. Ora, fermo restando che non è calcolabile quanti decimi o centesimi di secondo di vantaggio (o svantaggio) simili protesi possano dare, che senso ha partecipare ad una gara in cui tutti gli altri non sono nelle tue stesse condizioni? C'è bisogno di un docente di biomeccanica per dirti che non puoi perchè hai prestazioni differenti dagli altri?
E' davvero deprimente a volte la natura umana. La tecnica ha incredibilmente e stupendamente regalato ad un uomo quello che la sfortuna gli aveva tolto. C'è tanta gente che non ha più le gambe e darebbe chissà cosa per essere come quell'uomo. Ci si potrebbe fermare a godersi la bellezza e la gioia di poter nuovamente camminare, addirittura correre e gareggiare. E cosa fa invece quell'uomo? Getta via il più bel dono che poteva dargli la tecnica per uno stupido infantile capriccio da bambino viziato. Quello che era uno splendido sogno si è così trasformato in uno spettacolo grottesco degno della peggior fiction all'italiana. "Fate correre Pistorius con gli altri!" "Non è giusto!!" "E' come gli altri!" "Razzisti!!". Mi pare di sentirle le urla dei minorati plagiati dalla propaganda mass-mediatica.
Trasformare il sogno in un incubo. Siamo capaci anche di questo oggi.
Lo dico con enorme amarezza: se non cambiamo in fretta modo di pensare finiremo tutti con un grande suicidio collettivo. Stiamo sputando su tutto quanto c'è di più bello e grande in questo nostro mondo.
Riprendiamo a ragionare con il nostro cervello, spegniamo quella maledetta televisione e riscopriamo la nostra più autentica umanità.
Questo è il futuro.
Questo è il netfuturismo.
Antonio S.

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19 Comments:

At 14 gennaio, 2008 21:08, Anonymous Anonimo said...

Ottimo Post.
Un abbraccio neofuturista,
Carlo

 
At 15 gennaio, 2008 19:46, Anonymous Anonimo said...

ciao Antonio.
spero tu abbia trovato la mia e-mail durante le vacanze. brevissime purtroppo.
perchè non ho potuto leggere tutto quello che avrei voluto.

ho da poco passato un provino in radio e... perchè no? parlare anche di arte e anche di futurismo e neofuturismo.
penso sia una bella idea.

cmq ti aggiorno presto per farti sapere.
intanto un abbraccione e a presto,
giamba lo stonato

 
At 15 gennaio, 2008 21:25, Blogger PEJA said...

Sono totalmente daccordo, e non posso che pensare allo stato d'animo di pistorius, che dopo tutti i suoi sforzi per poter gareggiare ora si vede negata la possibilità di farlo...
Un saluto archifuturista
www.piliaemmanuele.wordpress.com

 
At 15 gennaio, 2008 23:28, Blogger Serena Peterlin said...

Mi sembra che la tesi di Antonio sia contraria alla intenzione di Pistorius. Io capisco bene le sue argomentazioni, però per mia natura mi fermo di fronte al coraggio e alla determinazione dell'atleta, al pensiero delle tante difficoltà che ha già superato e alla sua condizione umana che, comunque, non potrà mai essere completamente libera e autonoma come quella degli altri.
E per ora rifletto.

 
At 17 gennaio, 2008 21:00, Anonymous Anonimo said...

sto ancora aspettando il vostro commento a cecchini..

 
At 17 gennaio, 2008 21:39, Blogger Antonio Saccoccio said...

ciao GB, ti ho risposto all'email, non ti è arrivata?
aspetto tue notizie!

Emmanuelle, forse hai frainteso il post.

mariaserena, quell'uomo è un uomo fortunato. e non riesce a godersi la sua fortuna. probabilmente è solo stato mal consigliato, e infatti il post non è contro di lui, ma contro la solita società dello spettacolo, in cui ogni cosa viene resa volgarmente "notizia" per fini per nulla edificanti.

peja, cosa devo commentare.
lo zero non si commenta.
la fontana poteva passare, ma con le palline siamo davvero alla negazione della storia, della cultura, dell'arte, del passato, del presente e del futuro.
di futurismo non parlo neppure, perchè mi sembra un'offesa alle nostre intelligenze.
un disastro completo e indifendibile.
non servono commenti. i giochi di qualunque bambino sono più originali, creativi e spontanei.

 
At 17 gennaio, 2008 21:39, Blogger Antonio Saccoccio said...

grazie Carlo! un abbraccio anche a te!

 
At 17 gennaio, 2008 23:28, Blogger Serena Peterlin said...

Lo sai, Antonio, che è difficile influenzarmi, ma che mi piace riflettere e ragionare.
Secondo me non è un uomo fortunato. Uno che deve attaccarsi gambe finte ogni giorno, e che senza quelle è costretto a trascinarsi non è unh uomo fortunato, secondo me. Non può esserlo.
La questione della partecipazione alla gara invece è diversa. Non mi sembra che abbia senso cotringerlo a gareggiare con altri disabili, ma non mi chiedo perchè (e qui mi avvicino alla tua posizione) non abbiano trovato una soluzione diversa. Certo che insistere nel suo desiderio è umano, è comprensibile: ma è pur sempre un'esibizione che considero discutibile.
Non per la cosa in sè, non perchè egli si debba tenere in disparte; ma perchè l'omologazione è un desiderio che invece di permettere di trovare una soluzione autonoma e personale in una filosofia di vita critica, conduce pur sempre alla massificazione.
Però non me la sento, sinceramente, di chiedere a lui di rinunciare; chiederei al mondo dello sport di occuparsi del caso molto seriamente e fuori dagli schemi, forse individuando categorie di risultati diversificati.
L'eclusione è un atto, a mio personale parere, di discriminazione, realistico,che però non posso approvare.

 
At 18 gennaio, 2008 02:06, Blogger Giovanni Getto said...

mah, mariaserena... ho conosciuto tanta gente tutta diversa, chi più chi meno poteva o sapeva fare cose. e non sempre chi ne sapeva fare più era/si sentiva più fortunato. pantani aveva tutto, non gli è bastato. v.rossi non si è accontentato dei suoi soldi, ha evaso. sarei un po' più prudente a dire quello è più fortunato e quello meno, anche nel caso di un handicap del genere che vorresti chiamare grave e invece egli stesso ti ha dimostrato che non lo è.
neanche voglio entrare nel merito di ciò che lui possa aspettarsi da una gara con normodotati. l'unico problema che mi sento di pormi è che impatto può avere sull'opinione pubblica del normodotato e dell'handicappato! può essere uno stimolo? una testimonianza? non bastavano le gare dimostrative che ha fatto? così davvero rischia di diventare un pagliaccio, un freak? diventano ragionamenti piccoli piccoli, ma l'esposizione al grande occhio a questo porta. risposte non ne ho. resto a guardare.

 
At 18 gennaio, 2008 11:46, Blogger Antonio Saccoccio said...

cara Serena, stiamo dicendo alla fine la stessa cosa. Provo a spiegarmi meglio.

Tu dici:
"l'omologazione è un desiderio che invece di permettere di trovare una soluzione autonoma e personale in una filosofia di vita critica, conduce pur sempre alla massificazione"

Giustissimo. E' proprio questo il punto. Le nostre smanie e manie di uguaglianza si sono spinte fino alla negazione della realtà. Ma perchè Pistorius ha bisogno di gareggiare con i normodotati? Perchè abbiamo bisogno di far vedere che il diverso è come tutti gli altri. Siamo folli. Tutti siamo diversi e tutti ugualmente validi. Pistorius non potrà avere alcuna legittimazione ulteriore dal fatto di gareggiare con chi ha ancora gambe di carne e ossa.
E' già nella storia dell'atletica leggera. In positivo.
Ma ora ci sta iniziando ad entrare pure in negativo. Perchè siamo stolti e ciechi.

Qualsiasi gara si svolge con atleti messi nelle stesse condizioni. Pensa ad una gara di salto in alto in cui un atleta gareggia con delle molle sotto i piedi!!!
Vorremmo che per Pistorius l'essenza delle gare sportive fosse rivoluzionata.
Ma non è così.
Perchè Pistorius sta inseguendo un incubo, non un sogno. E se non si rende conto che le sue gambe saranno sempre diverse da quelle di Asafa Powell, sarà un incubo sempre più angosciante.
Se poi vogliamo fare un giorno un'esibizione, ben venga. Ottima cosa.
Ma le Olimpiadi lasciamole perdere.
Tutti devono essere nelle stesse condizioni. Sempre se non vogliamo distruggere anche l'atletica leggera.

Serena, quell'uomo è fortunatissimo. Ho conosciuto tante persone che non possono più corrrere. Lui può farlo ad alti livelli ed è un vero miracolo. Bisogna imparare a gioire di quello che si ha. E soprattutto bisogna capire che la bellezza non sta nell'essere identici agli altri, ma nel coltivare la bellezza personale che ognuno di noi ha dentro di sè.
come dice gianni, i media lo hanno fatto diventare un fenomeno da baraccone. E invece avrebbe dovuto restare una grande conquista dell'umanità.

un saluto ad entrambi!

 
At 18 gennaio, 2008 21:50, Blogger Serena Peterlin said...

Capisco.Diciamo cose simili e comunque rispettose della persona. Ma come la mettiamo con la valutazione della felicità?
Mi spiego: se per Pistorius la percezione della propria felicità o soddisfazione è legata a quell'obbiettivo, come puoi convincerlo del tuo dicerso metro di valutazione?
Proprio perchè nessuno è uguale, anche i desideri non lo sono.
Desiderare di desiderare è l'unica felicità possibile oppure l'illusione di poter desiderare ci rende infelici?
Non sto giocando: in questa sua fase di lotta per essere "uguale" forse lui raggiunge una percezione di sè che lo rende più felice.

 
At 18 gennaio, 2008 22:59, Anonymous Anonimo said...

ri-eccomi Antonio.
ho provveduto alla ri-spedizione.
sperando che stavolta tutto vada per il meglio.
un abbraccio e a presto!

GB

 
At 19 gennaio, 2008 16:29, Blogger Dylan said...

LA PAURA DI ESSERE RAZZISTI
Ammettiamo per un attimo che commissari competenti decidessero di far gareggiare Pistorius, che valutassero i suoi arti meccanici idonei e conformi; ammettiamo che vinca (ma poi sarà davvero questo lo scopo di tanta ostinazione?): nessun dubbio sulla validità della competizione? Tante strette di mano e ovazioni sulle possibilità dell’uomo?
L’uomo non ha limiti e le sue possibilità sono ancora infinite e inesplorate, ma rischiamo di non riuscire ad essere obiettivi quando serve. La paura di essere razzisti ci porta nella direzione opposta, essere compassionevoli.
L’idea sbagliata di fondo è accettare la dimostrazione dell’atleta di riuscire ad essere al livello degli altri normodotati, come se la solidarietà a Pistorius cancellasse l’imbarazzo di pensare al “diverso”. Non si può nascondere qualcosa che è tangibile, come non si può costruire una battaglia illogica sulla propria menomazione fisica. Perché l’ossessione di essere normali? Lottiamo costantemente per non omologarci e non appena incappiamo in qualcosa di diverso vogliamo far finta che non ci sia. Allora dov’è la varietà del mondo e della vita? E’ sbagliato il modo in cui ci approcciamo alle situazioni. Spesso è l’idea degli altri su una condizione a creare dei blocchi, non la condizione in sé.

 
At 19 gennaio, 2008 23:48, Blogger Serena Peterlin said...

Dylan, ma secondo me il razzismo non c'entra.
La diversità non è tutta dello stesso tipo.Ci sono diversità culturali e diversità fisiche, e tante altre. Alcune sono frutto anche di una scelta.
Pistorius non poteva scegliere.
Qui non c'entra nemmeno la compassione in senso lacrimevole, ma semmai nel senso nobile di rapportarsi, cercando di comprenderla, con una persona chiamata a provare maggiori sofferenze della media. E quella capacità di provare compassione io la rivendico senza ipocrisie.

 
At 20 gennaio, 2008 12:03, Blogger Antonio Saccoccio said...

dice Dylan: "Non si può nascondere qualcosa che è tangibile, come non si può costruire una battaglia illogica sulla propria menomazione fisica"

poi dice Serena:
"E quella capacità di provare compassione io la rivendico senza ipocrisie".

Ecco. Sono due punti che partono da presupposti differenti.
Dylan combatte contro l'illogicità (la follia, avevo detto io) di una simile pretesa.
Serena invece mette l'accento sul lato emotivo della vicenda.
Sono preusupposti differenti, ovviamente arrivano a conclusioni differenti.

In realtà io credo che avere a cuore la sorte di Pistorius significa oggi farlo ragionare e fargli capire che la sua lotta non deve essere quella di essere come gli altri. E' quella paura di essere diversi che il delirio pseudoegalitario ci ha imposto.
Se Pistorius si sente ancora triste, non possiamo certo permettere che il suo capriccio o la sua incapacità di comprendere ci trascini tutti ad un errore colossale.
Se io fossi un amico di PIstorius, gli farei capire che la sua felicità non dipende da questo.

Quello che preoccupa invece è che i media di massa hanno per tanto tempo fomentato questa vicenda.
Questo preoccupa davvero. L'invadenza dell'idiozia mediatica in ogni campo e in ogni aspetto delle nostre vite.

 
At 20 gennaio, 2008 12:51, Blogger Dylan said...

“…comprendere una persona chiamata a provare maggiori sofferenze della media”.
Ma su cosa stiamo discutendo? Il lato umano della vicenda deve essere scisso dal lato agonistico.
“Pistorius non poteva scegliere”
Pistorius è la dimostrazione di chi trae forza dalle avversità e non si lascia schiacciare e questo vale da esempio, ma la sua ostinazione lascia intravedere una testardaggine da viziato, di chi è abituato ad aver ragione e che sicuramente in questa crociata andrà incontro a delle inevitabili sconfitte magari per colpa di chi, nobilmente compassionevole, lo appoggia invece di sapergli dire di no. Il rischio è proprio questo: non riuscire più a riconoscere il limite di una condizione perché si cerca di andare incontro a chi è stato più sfortunato di noi. L’intelligenza secondo me sta proprio nel saper trattare equamente le persone, non avvantaggiare qualcuno per alleggerire la coscienza.

 
At 22 gennaio, 2008 10:20, Anonymous Anonimo said...

Mi trovo daccordo con te Antonio, ho pensato più o meno le stesse cose, oddio la stupidità appartiene al coro di chi grida al razzismo nei confronti di quest'uomo, verso il quale si può provare, secondo me, orgoglio e gioia, perchè superare psicologicamente un tale dramma è straordinario. In lui magari agisce solo, forse, un senso di riscatto, puoi avere le più belle gambe n titanio del mondo ma non ti considererai mai completo, nella percezione di te stesso, come se avessi gambe in carne e ossa. Ecco sostituirei fragilità a stupidità. Comunque guardando questa situazione ho pensato che ci fosse dietro più la pubblicità che la reale volontà di andare alle olimpiadi, alzare il polverone farsi notare anche da chi non si interessa di sport.
Ciao Antonio :)

 
At 29 gennaio, 2008 22:47, Blogger fabiana said...

oddio antonio...
le cose della vita mi hanno distratto, giuro che non avevo ancora letto questo tuo post quando ieri ho scritto il mio.
Se vuoi dare un'occhiata

http://emiledelapenne.splinder.com/post/15712491/L'ipocrisia+rende+schiavi

Un abbraccio!

 
At 29 gennaio, 2008 22:49, Blogger fabiana said...

ne deduco che siamo su posizioni differenti... molto differenti.
Ma questo mi stimola a discuterne ancora!

 

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