Neofuturismo: l'arte restituita all'uomo
La differenza tra il Neofuturismo e qualsiasi altra corrente o movimento artistico-culturale contemporaneo (sempre che ne esistano) è radicale. Il NeoFuturismo è impegnato in una battaglia senza confini per il rinnovamento artistico-culturale. L'arte deve tornare ad avere un ruolo centrale per l'uomo. L’arte è fondamentale oggi per permettere ad ogni uomo di ritrovare il senso della propria esistenza.
Noi vogliamo rendere artisti tutti gli uomini. No, non è una bestemmia. Ognuno di noi ha dentro di sè delle possibilità creative. Più o meno sviluppate. Non tutti possono diventare grandi artisti, ma ognuno di noi può tirare fuori quello che ha dentro e trasformarlo in arte.
È l'odierna dittatura del pensiero unico che spinge invece a credere che ci sia spazio solo per alcuni eletti definiti "artisti".
Sappiamo bene chi sono oggi costoro. Sono coloro che si sono inseriti nelle lobby artistiche e che spadroneggiano nel mercato dell’arte contemporanea. Gente che si è arricchita con idee che potrebbero avere (e in misura maggiore) molti dei nostri ragazzi. Ho detto “potrebbero” e non è un caso. Certo, perché i ragazzi sono oggetto di una martellante campagna pubblicitaria che li porta a sacralizzare l’icona artistica di turno e a pensare che chissà quale genialità si celi dietro la sua figura. E quindi non si cimentano con l’arte, perché la ritengono proprietà esclusiva di pochi eletti. E invece potrebbero essere loro grandi artisti.
I risultati di tutto questo sono pericolosissimi, ma già da qualche tempo smascherati dai pochi illuminati che rimangono.
Perché non solo ci si abitua a considerare grande arte ciò che grande arte non è, ma soprattutto si spingono molti uomini potenzialmente dotatissimi dal punto di vista creativo a non affrontare la sfida della creazione.
Due sono le modalità di approccio all’arte contemporanea comunemente diffuse. O si adorano - senza comprenderle - le opere-banalità di questi pseudo-artisti vuoti di cervello e spirito, oppure si ammette di non capire nulla di arte contemporanea. Perché non sanno le due categorie che c’è ben poco da capire. Non sanno che si tratta all’80-90% di pure operazioni di marketing, in cui l’arte non c’entra assolutamente nulla. Tant’è che per venderle hanno tutte bisogno di un pubblicitario o un critico che spieghi con arzigogoli vari cosa vuole rappresentare l’opera. Dietro le parole il nulla.
Ora noi qui vogliamo proporre una terza via. Né adorare questi pseudoartisti, né accettare di non comprendere più l’arte.
Noi proponiamo di comprendere l’arte e di non accettare questi pseudoartisti.
Noi proponiamo a tutto il mondo di riscoprire la forza di un’arte realmente comunicativa e rivoluzionaria. Un’arte forte. Risoluta. Umanissima. Un’arte armata.
Un’arte che non abbia bisogno di foglietti illustrativi.
Noi oggi riprendiamo le mosse dai grandi futuristi del XX secolo e stiamo creando l’unica reale avanguardia rivoluzionaria del terzo millennio.
Ai tempi di Marinetti fu durissimo abbattere il passatismo ottocentesco. Oggi è ancora più difficile debellare il passatismo mass-mediatico, che ha prodotto effetti devastanti sulle capacità critiche di ognuno di noi.
Noi vogliamo rendere artisti tutti gli uomini. No, non è una bestemmia. Ognuno di noi ha dentro di sè delle possibilità creative. Più o meno sviluppate. Non tutti possono diventare grandi artisti, ma ognuno di noi può tirare fuori quello che ha dentro e trasformarlo in arte.
È l'odierna dittatura del pensiero unico che spinge invece a credere che ci sia spazio solo per alcuni eletti definiti "artisti".
Sappiamo bene chi sono oggi costoro. Sono coloro che si sono inseriti nelle lobby artistiche e che spadroneggiano nel mercato dell’arte contemporanea. Gente che si è arricchita con idee che potrebbero avere (e in misura maggiore) molti dei nostri ragazzi. Ho detto “potrebbero” e non è un caso. Certo, perché i ragazzi sono oggetto di una martellante campagna pubblicitaria che li porta a sacralizzare l’icona artistica di turno e a pensare che chissà quale genialità si celi dietro la sua figura. E quindi non si cimentano con l’arte, perché la ritengono proprietà esclusiva di pochi eletti. E invece potrebbero essere loro grandi artisti.
I risultati di tutto questo sono pericolosissimi, ma già da qualche tempo smascherati dai pochi illuminati che rimangono.
Perché non solo ci si abitua a considerare grande arte ciò che grande arte non è, ma soprattutto si spingono molti uomini potenzialmente dotatissimi dal punto di vista creativo a non affrontare la sfida della creazione.
Due sono le modalità di approccio all’arte contemporanea comunemente diffuse. O si adorano - senza comprenderle - le opere-banalità di questi pseudo-artisti vuoti di cervello e spirito, oppure si ammette di non capire nulla di arte contemporanea. Perché non sanno le due categorie che c’è ben poco da capire. Non sanno che si tratta all’80-90% di pure operazioni di marketing, in cui l’arte non c’entra assolutamente nulla. Tant’è che per venderle hanno tutte bisogno di un pubblicitario o un critico che spieghi con arzigogoli vari cosa vuole rappresentare l’opera. Dietro le parole il nulla.
Ora noi qui vogliamo proporre una terza via. Né adorare questi pseudoartisti, né accettare di non comprendere più l’arte.
Noi proponiamo di comprendere l’arte e di non accettare questi pseudoartisti.
Noi proponiamo a tutto il mondo di riscoprire la forza di un’arte realmente comunicativa e rivoluzionaria. Un’arte forte. Risoluta. Umanissima. Un’arte armata.
Un’arte che non abbia bisogno di foglietti illustrativi.
Noi oggi riprendiamo le mosse dai grandi futuristi del XX secolo e stiamo creando l’unica reale avanguardia rivoluzionaria del terzo millennio.
Ai tempi di Marinetti fu durissimo abbattere il passatismo ottocentesco. Oggi è ancora più difficile debellare il passatismo mass-mediatico, che ha prodotto effetti devastanti sulle capacità critiche di ognuno di noi.
Questo è un appello rivolto a tutti i poeti. A tutti gli artisti. A tutti coloro che vogliono un’arte di sostanza. Un'arte senza foglietti illustrativi.
Iniziate a rifiutare quello che vi comandano di adorare. E adorate soltanto le vostre capacità creative.
Siate NeoFuturisti.
Antonio S.
Etichette: arte, avanguardia, futurismo, neofuturismo
9 Comments:
Dopo aver letto, nell'ordine:
- la tua risposta al mio precedente commento;
- la discussione su Hirst che avete avuto da Alessio;
- e infine quest'ultimo post,
concordo in pieno con te.
Non so cosa Hirst voglia dirci con la sua teoria di mostri, che non fa che replicare migliaia di altre "naturali" che nessuno si è mai sognato di chiamare "arte": voglio sperare che voglia significare qualcosa oltre al (suo) guadagno, ma questo mi fa sorgere una domanda.
Quanti altri autori restano nel limbo dei perfetti sconosciuti, snobbati dai media perché snobbati dal critico o dal canale giusto, una volta che si è innescato il perverso meccanismo del "questo è famoso, quindi devo fare OOOHHH"?
Una sua opera è "away from the flock?" Mi fa ridere, mi fa proprio ridere...
Sulla "poesia", essa trascende l'ambito più strettamente letterario: la forma letteraria non è che una delle infinite nelle quali la poesia può esprimersi. Essa non nasce dalla più o meno sapiente scelta metrica o sintattica, bensì dall'occhio che si usa per osservare le cose, il mondo, l'animo, la storia.
Occorre, per così dire, trascendere la realtà e i propri sensi, per creare qualcosa che non sia un barocchismo autocelebrativo.
Solo l'anima può parlare all'anima.
Il resto sono solo parole scritte.
Buona domenica! :)
Essere artefici di se stessi! Il tuo richiamo alla creatività è attuale e condivisibile, ne farò tesoro!
Endendros, ne abbiamo già parlato molto in privato. Sempre felice del tuo consenso.
cara squitto,
contento di leggere questo tuo commento.
Vedi, io sono arrivato dopo anni a comprendere l'essenza dell'arte e non intendo svenderla in alcun modo e per nessun motivo.
D'altra parte ho presente i grandi problemi dell'uomo contemporaneo (che puoi leggere nel Manifesto) e per questo due anni fa ho deciso di aprire questo blog e di fondare il Neofuturismo.
Sicuramente cambierò ancora idea molte volte, ma su questo blog pubblico quello che davvero giudico il migliore dei pensieri in questo momento.
Ci metto il cervello e ci metto l'anima. E ci metto una gran voglia di mettermi sempre in discussione.
Chiunque abbia voglia di ragionare serenamente è ben venuto su questo blog. Ma in pochi accettano il dibattito per migliorarsi, la maggioranza intende usare il dibattito per confermarsi nelle proprie ragioni. Il che è francamente patetico. Lo facevo quando avevo 18 anni.
Il discorso su Hirst è emblematico. Io ho pubblicato una sua opera perchè citata da Virilio.
Il mio discorso era molto ampio, come sa chi segue il mio blog. Ragiono sempre per grandi sistemi, mai per casi isolati.
E invece che cosa è successo? Qualcuno ha preso le difese di questo Hirst, proprio come si difende un calciatore della propria squadra o un politico del partito per cui si vota. Offese incluse.
A tanto siamo arrivati! Un artista come un calciatore!
Ma la blogosfera sai anche tu com'è fatta. Ormai conosco le oasi di ragionevolezza e non mi aspetto molto dal resto.
D'altra parte è proprio questo atteggiamento ultra-reazionario che sto cercando di scoraggiare con il Neofuturismo. Ed è normale ricevere questi attacchi.
La battaglia è dura. Le forze della conservazione attaccatissime alle certezze imposte dal super-pensiero dominante. Ma non era così all'inizio del secolo scorso quando Marinetti irruppe sulla scena italiana? Forse non c'era il lavagggio di cervello operato dalla Pubblicità di massa odierna, ma c'era anche allora un bel po' di chiusura mentale da scardinare.
Ogni epoca ha le sue battaglie da vincere.
Oggi mi sento un po' Galileo e un po' Marinetti.
Ma non sono solo in questa battaglia e questo mi dà una forza ENORME. E il tempo mi darà ragione.
Ciao e grazie!
Alessandro, la forza del Neofuturismo è tutta qui. Rendere tutti partecipi dell'entusiasmo della creatività. Artefici di se stessi in un mondo in cui celebriamo costantemente il nulla di altri.
A presto!
Una battaglia che vinceremo! Armando
Atteggiamento ultra-reazionario, Le forze della conservazione attaccatissime alle certezze imposte dal super-pensiero dominante...
Chiediamoci il perché, Antonio.
Quanto tu asserisci è verissimo, ma è vero per ogni epoca; tu stesso parli di Galilei, oltreché di Marinetti.
E se è vero per ogni epoca, è solo un infantile alibi dar la colpa ai media, alla globalizzazione dell'infomazione... o meglio: certamente questi mezzi intensificano e rendono più veloce un processo che altrimenti richiederebbe più tempo e più sforzi, ma che è sostanzialmente prevedibile.
mi spiego.
Un tempo, a vent'anni si era adulti, si usciva da casa, si fondava una nuova famiglia, si facevano figli, si lavorava duro, si andava anche a morire in guerra.
Certo, si stava peggio. Ma in un modo o nell'altro si era costretti a crescere.
Oggi tutti sotto le sottane di mamma più tempo possibile. Eh, manca il lavoro, la vita costa... perché, spaccarsi la schiena un tempo non costava?
Quello che costa è CRESCERE.
Meno si cresce, più ci si camuffa nel "flock", nel gregge, che più siamo uguali meno probabilità ho che il predatore becchi proprio me.
La tendenza all'aggregazione va di pari passo con l'immaturità dell'individuo, e pure con la sua ricercata e voluta ignoranza, le accresce e ne è accresciuta.
Vogliamo far nomi?
Vogliamo parlare dell'uomo come numero in una massa, ideale della sinistra? O piuttosto di certe religioni massificanti che nominare è quasi superfluo?
Chi manovra queste forze sa bene che deve fare leva su una sorta di sindrome di Stoccolma, e chi ne è manovrato è in fondo felice di aver trovato un surrogato di "mamma" che lo esonera dal compito di divenire, veramente, adulto ed INDIVIDUO...
Ho scritto in fretta anche stavolta, mi auguro di essere riuscita a rendere chiaramente il mio pensiero. ;-)
"è solo un infantile alibi dar la colpa ai media, alla globalizzazione dell'infomazione... o meglio: certamente questi mezzi intensificano e rendono più veloce un processo che altrimenti richiederebbe più tempo e più sforzi, ma che è sostanzialmente prevedibile."
Hai centrato perfettamente il punto. La consueta ed eterna lotta tra conservazione ed innovazione, che necessita sempre di un certo equilibrio, è attualmente tutta a favore della prima, proprio perchè le forze della conservazione si giovano dei potenti mezzi di comunicazione di massa per amplificare il loro messaggio nella direzione del conformismo omologante.
E' chiaro che oggi chi vuole innovare deve avere una forza interiore notevolissima e credere fortemente in quello che propone, altrimenti presto potrebbe scoraggiarsi e alzare bandiera bianca.
Abbiamo come al solito due scelte.
O restare in porti rassicuranti.
O intraprendere una navigazione tempestosa e rischiosissima.
I primi non cresceranno.
I secondi cresceranno di sicuro e probabilmente aiuteranno gli altri a crescere.
Io ho già scelto con fermezza la seconda strada.
E' rischiosissima, ma di certo non mi spavento. Perchè sento di avere tutte le armi per combattere.
Dobbiamo quindi aver fiducia e non abbassare il tiro. Non scendere a compromessi.
Lasciamo agli altri la fuga indecorosa. La ritirata vergognosa.
Ciao Antonio,
Che aria pura e tonificante si respira qui da te. Grazie!
Ariciao,
Carlo
Ciao Carlo.
Quello che hai detto è davvero quello che vorrei che tutti percepissero.
Per questo sono molto contento del tuo commento.
ci sentiamo presto
ciao!
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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