LIBERI DALLA FORMA

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lunedì, marzo 12, 2007

Papini: la necessità delle rivoluzione

Il nostro vivere in società è il frutto di un delicato equilibrio tra conservazione e rinnovamento, tra conformismo e ribellismo. I due poli sono opposti ma ugualmente necessari all'equilibrio sociale. Nel caso di un eccesso di conformismo la società si spegnerebbe presto e darebbe luogo ad enormi disfunzioni; nel caso di un eccesso di ribellismo si sprofonderebbe immediatamente nell'anarchia totale. E' anche evidente che in questo momento l'umanità è incredibilmente e, quel che è peggio, incosapevolmente conformista. Dico "inconsapevolmente", perchè non è difficile trovare accaniti conservatori che si considerano e definiscono rivoluzionari. Questa confusione è a mio avviso dovuta al fatto che siamo ormai talmente lontani dal concepire un autentico pensiero ribelle, che usiamo questo termine a sproposito, senza più percepirne neppure lontanamente il reale significato.
Quasi un secolo fa Giovanni Papini, che di queste cose certo se ne intendeva, aveva tracciato in un capitolo de "L'esperienza futurista" un'analisi semplice ma chiarissima del fenomeno. Sorprende, come al solito, la capacità dello scrittore fiorentino di analizzare criticamente la situazione del suo tempo e sorprende ancor di più notare quanto quelle parole risultino oggi profetiche per tutti noi. Ecco due dei paragrafi iniziali di questo capitolo, intitolato "La necessità della rivoluzione".
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Nello spirito come nella vita (pratica, politica) due sono i momenti o temperamenti mentali che si contrastano senza mai distruggersi perchè necessari l'uno all'altro e necessari all'insieme: l'istinto dell'ordine (conservazione, calma, disciplina, consolidamento, tradizione ecc.) e quello del disordine (distruzione, agitazione, ribellione, disgregamento, innovamento, capovolgimento ecc.). Discutere quale sia il primo e il più importante è roba da ragazzi.
Si può criticare e rinnovare soltanto quel che esiste di già - ma ogni ordine, ogni tradizione non sono che scoperte e rivoluzioni coagulate e ghiacciate.
Senza tradizione andrebbero perdute le conquiste della rivoluzione ma senza rivoluzione la tradizione porterebbe all'immarmottamento perpetuo e alla beata tranquillità della morte.
Tutti e due questi istinti sono, agli occhi di chi ritiene desiderabile la vita dell'umanità, egualmente necessari e le cose vanno male quando uno di essi spadroneggia per troppo tempo. Il compito del "buon cittadino", in questo caso, è di ristabilire l'equilibrio incoraggiando e ravvivando quell'istinto che nel frattempo s'è più indebolito.
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Lasciamo subito queste troppo generiche generalità e scendiamo in Italia, epoca presente. Chi ha dominato in questi ultimi tempi nel nostro dolce paese? Il demonio del disordine o l'angelo dell'ordine? Lo spirito rivoluzionario o lo spirito tradizionalista? Mi pare che non ci voglia molto a rispondere: vi sono stati abbozzi e principi di movimenti rivoluzionari (politici e intellettuali) ma questi movimenti:
non sono stati spinti all'estremo;
sono stati importati per la maggior parte da paesi stranieri;
sono abortiti rapidamente;
sono stati male accolti dalla massima parte degli italiani.
Il che viene a dire che l'istinto conservatore ha preso decisamente il sopravvento su quello sconvolgitore.
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Ma il passo più illuminante è senza dubbio in uno dei paragrafi successivi, quando Papini descrive il carattere degli italiani con parole dure ma indiscutibilmente vere.
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E' pretta leggenda, perciò, quella del carattere rivoluzionario degli italiani. I nostri improvvisati psicologi hanno confuso la tendenza all'indisciplina collo spirito di rivolta. L'italiano può essere indisciplinato, individualista, turbolento, ma è raramente, nel fondo dell'anima, rivoluzionario. L'indisciplina proviene dal desiderio di sbirbarsela, di fregarsene, di lavorar poco e lo stretto necessario, facendo un breve sforzo di prepotenza o di astuzia per conquistarsi un più lungo riposo. L'indisciplina è individuale mentre la rivoluzione è collettiva ed esige una disciplina sia dei pensieri (sotto un'idea prima) sia degli uomini (sotto un capo). L'indisciplina è sintomo di pigrizia mentre la rivoluzione esige uno sforzo di critica e di assalto assai maggiore di tutti gli altri.
Lo spirito di indisciplina individuale teorizzato e ingigantito può portare all'attentato anarchico ma non già alla rivoluzione. L'Italia, difatti, ha dato più anarchici isolati che non veri rivoluzionari.
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Queste parole di Papini saranno piaciute senza dubbio al suo amico Giuseppe Prezzolini, che più volte ha descritto in modo simile il carattere degli italiani. A noi non resta che annotare ancora una volta che gli italiani in un secolo sono cambiati ben poco. Restano indisciplinati, pigri e furbi. Ma di rivoluzioni non vogliono sentire neppure sussurrare.
Antonio S.

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6 Comments:

At 13 marzo, 2007 18:25, Anonymous Anonimo said...

Rivoluzioni? E perche' ? Sono tutti occupati a cercare di diventare veline o calciatori...e intanto,la vera rivoluzione la stanno facendo, sottobanco, proprio i conservatori, privandoci della possibilita' presente e futura di cambiare...

 
At 13 marzo, 2007 19:14, Blogger Antonio Saccoccio said...

Cara soffiodimaggio,
parli di veline e calciatori e hai ragione.
Il fatto preoccupante è che nello scenario attuale italiano sono tutti favorevoli alla conservazione di questo sistema. I politici attuali sono davvero deprimenti. Peggio di veline e calciatori.
Proprio su questo blog denunciai il tristissimo rapporto che lega a doppio filo politici e calciatori italiani. E potrei dire cose ancor peggiori. Ma non ne voglio parlare e lascio queste schifezze nell'unico posto che meritano: il secchio della spazzatura.
un saluto!

 
At 15 marzo, 2007 23:10, Anonymous Anonimo said...

Caro Antonio,
Grazie per avermi linkato.
Hai visto il post su Marinetti di Bizblog? E' interessante.
Un amichevole saluto,
Carlo

 
At 17 marzo, 2007 21:35, Blogger Antonio Saccoccio said...

Caro Carlo, il link è doveroso nei tuoi confronti.

Ho letto il post di Bizblog. Interessante ma si percepisce nei commenti una lettura frettolosa e troppo parziale e superficiale del futurismo.
Comunque sono sempre contento quando noto interesse intorno al tema.
un caro saluto! e a presto!

 
At 18 marzo, 2007 11:00, Blogger m said...

ciao antonio
grazie per i complimenti ed il link al sito. Ho iniziato il blog artecrazia da pochissimi giorni, nel poco tempo libero. Ottima e utile la tua raccolta dei manifesti futuristi. A presto

 
At 18 marzo, 2007 21:41, Blogger Antonio Saccoccio said...

Caro Ugo, in bocca al lupo per il tuo blog. L'inizio lascia davvero ben sperare.
Fammi sapere che ne pensi del nostro neofuturismo.
Ci sentiamo presto!

 

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