LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

giovedì, settembre 20, 2007

L'arte nell'epoca della sua digitalizzazione: dalla contemplazione alla comunicazione

Il pensiero netfuturista si configura come una sintesi delle migliori intuizioni sviluppate negli ultimi decenni. Questo è riscontrabile soprattutto in campo estetico (se ancora questa parola si può usare). Il netfuturismo si pone come estremo sviluppo di una linea che parte dalle geniali intuizioni di F. T. Marinetti e si sviluppa con il pensiero di Marshall McLuhan, poi raccolto da Pierre Levy, Derrick de Kerckhove, Manuel Castells e altri. Dalle migliori riflessioni di questi autori emergono a mio avviso due punti fermi:
  1. l’importanza che hanno i media per lo sviluppo dell’arte
  2. il processo di democratizzazione dell’arte in atto

Questi sono due punti fondamentali per l’approccio netfuturista al problema estetico. La stretta relazione esistente tra medium e messaggio conduce oggi a sperimentare una consapevolezza artistica totalmente nuova. Grazie ad internet le possibilità che tutti hanno oggi di comunicare, agire e interagire portano ad una ridefinizione del ruolo dell’arte stessa. Non più stasi e contemplazione, ma azione e processo continuo. In realtà all’Arte per pochi eletti (che continua a resistere anche sul web in penose riproposizioni virtuali delle antiche gallerie) si sta sostituendo una creatività e un’azione sempre più diffusa. Alla Rappresentazione-Contemplazione si sta sostituendo la ComunicAzione. D'altra parte questo è in linea con quanto affermavano già nel decennio scorso Natalie Bookchin e Alexei Shulgin nella loro Introduzione alla net.art (Privileging communication over representation).

Il Netfuturismo è l’estrema conseguenza di questo sviluppo. Portare la ComunicAzione e la CreAzione alla più larga diffusione possibile nel web. Ridisegnare il mondo con la partecipazione di un sforzo creativo collettivo. Quello dei nuovi cittadini-creatori della democrazia digitale.

Concludo citando alcune parole di Levy. Sono parole paralizzanti. Paralizzanti per la sua devastante brillantezza.

"Ora, l'arte dell'implicazione non costituisce più nessuna opera, nemmeno aperta o indefinita: fa emergere processi, vuole aprire uno sbocco a vite autonome, immette nella crescita e nell'abitazione di un mondo. Ci inserisce in un ciclo creativo, in un ambiente vivente di cui siamo sempre già coautori. Work in progress? Sposta l'accento dal work al progress. Si ricondurranno le sue manifestazioni a momenti, luoghi, dinamiche collettive, non più a persone. E' un'arte senza firma".

Antonio Saccoccio

Etichette: , , , , , , , , , , ,

8 Comments:

At 20 settembre, 2007 16:23, Blogger Alhazred said...

Sembra molto un insieme tra futurismo e situazionismo. O, sarebbe più corretto dire, un situazionismo futurista.

Luca

 
At 20 settembre, 2007 16:39, Blogger Antonio Saccoccio said...

hai letto bene, Luca.

infatti alcuni problemi posti dai situazionisti sono assai vicini a quello che sta avvenendo ora. pensa solo alla questione dei diritti d'autore che si è aperta con internet.

Senza dimenticare che quasi tutte le controculture giovanili degli anni Sessanta e Settanta riprendono temi, modi e comunicazione dal futurismo.

quello che devi aggiungere è l'importanza che oggi ha lo sviluppo dei media.

fai quest'ultimo passo e arrivi al neofuturismo.

ciao!

 
At 26 settembre, 2007 15:46, Anonymous Anonimo said...

Devo ammettere che il tuo blog neofuturista descrive un tipo di esperienza artistica sulla quale non avevo riflettuto; accetta quindi una domanda: In questa visione quale può essere, se c'è, il ruolo del talento artistico o meglo del "genio" inteso in senso tradizionale? E i parametri e la valuazione dell'opera hanno una ragione di esistere diversa che in passato? grazie.
mariaserena

 
At 26 settembre, 2007 18:19, Blogger Antonio Saccoccio said...

cara mariaserena,
la tua domanda tocca davvero un punto fondamentale della nostra riflessione estetica. ed è poi una domanda che mi pongo e ci poniamo frequentemente. una domanda che richiede una risposta articolata. provo ad essere il più chiaro possibile, ma considera che la nostra riflessione su questo tema è, come ogni pensiero neofuturista,in progress.

La realtà è che non abbiamo più un modo definito di concepire l'arte. Se ancora di Arte si può parlare. Un sistema è morto, un altro sta nascendo. Tra le altre cose uno dei problemi è che la caratteristica principale di questo nuovo sistema è che si pone come un non-sistema.
Ti parlerò ora di noi, non di Levy, Shulgin e altri.
Lo stato più evoluto del nostro pensiero neofuturista è arrivato innanzitutto a sostituire il termine "arte" con quelli di "creazione"/"creatività", come abbiamo sostituito "artista" con "creatore".
Questo è il primo passo per chiarire meglio che non ci interessa oggi avere l'artista-divo (che oggi è innanzitutto un'icona mediatica), ma avere uomini che siano creatori, in grado di sviluppare la propria creatività. Se leggi il nostro ultimo manifesto troverai una frase chiave: "Ogni uomo è creatore". Questo perchè riteniamo che se ognuno di noi riuscirà a liberarsi da vecchie sovrastrutture ("Io non sono un artista, solo pochi lo sono! quindi è inutile che provo a creare qualcosa") e butterà fuori il proprio istinto creativo, sarà in grado di esprimere la propria individualità e difendersi dall'omologazione dettata dal pensiero dominante.
Questo è il passo che porta alla CreAzione.
Poi c'è il passo che porta alla Comunicazione, e lì andiamo su un terreno ancora tutto da esplorare. Di sicuro abbattendo il mito dell'artista, che è ormai un idolo che oscura la nostra mente, si va verso la democratizzazione dell'arte. Si aggiunge a questo l'evoluzione tecnica, prima la riproducibilità, poi la digitalizzazione dell'opera d'arte. Tutto va verso una diffusione della creatività. Molto positiva, perchè non solo tutti in questo modo potranno esprimersi e quindi demassificarsi, ma perchè a tutti sarà data la possibilità di manifestare il proprio talento creativo.

Mi chiedi: In questa visione quale può essere, se c'è, il ruolo del talento artistico o meglo del "genio" inteso in senso tradizionale?
Ti rispondo: è tutta una questione di misura. non c'è più l'Artista e il Non-Artista. ci sono tanti individui ognuno in grado di creare qualcosa. è il livello di capacità creativa che cambia. ma non c'è più il superuomo artista e l'uomo normale non-artista. il talento resta, e anche il genio, ma non sono più intoccabili e riservati.

mi chiedi ancora:
i parametri e la valuazione dell'opera hanno una ragione di esistere diversa che in passato?
ti rispondo: ovviamente sì. in fondo ogni epoca ha sempre portato con sè un'estetica e parametri di valutazione diversa. se giudicassimo Ungaretti come giudichiamo Dante, il primo sarebbe un poetastro. se pensiamo ad un'arte totalmente rinnovata, dobbiamo pensare ad una valutazione totalmente differente dal passato.
per la net.art io giudicherei fondamentale la capacità di creare una rete di processi creativi.
per me nell'arte (uso ancora questo termine per essere più chiaro) del futuro sarà fondamentale la capacità di scoprire nuove possibilità comunicative, nuove modalità creative. Già nel momento in cui si crea tutto ciò, si dà al mondo un'opera di valore superiore a qualsiasi Guernica o Gioconda. Noi neofuturisti crediamo in tutto ciò e stiamo già formulando ipotesi su questo campo. qualcosa che vada anche oltre la net.art
molto oltre. più sostanza e più consapevolezza soprattutto.
Credo che l'arte del futuro si collocherà in una particolare dimensione, tra il pensiero, l'azione e la creatività.
Per il resto staremo a vedere.
Anzi, noi non staremo a vedere. Parteciperemo e contribuiremo a questa svolta epocale.

un grande saluto e a presto

Antonio

p.s. già c'è qualcuno che definisce il proprio blog un'opera d'arte. indubbiamente per me alcuni blog sono creazioni straordinarie. riflettiamo su questo. è fondamentale.

 
At 26 settembre, 2007 22:46, Anonymous Anonimo said...

Concordo sul fatto che le definizioni di arte vadano aggiornate; per di più in tempi recenti si sono definiti "capolavori" o opere d'arte alcuni prodotti abbastanza discutibili: penso a film, fotografie o musiche che a me personalmente sono sembrati abbastanza mediocri: faccio un esempio che non piace ma a nessuno: secondo me il film di Benigni:La vita è bella non è un bel film e non mi piacciono nemmeno le musiche di Piovani (belline, cantabili ma...finisce lì).
Per tornare alla tua spiegazione mi sembra di capire che nel mutamento complessivo di punti di vista, prospettive e definizioni di base che il neofuturismo propone la definizione di produzione artistica non abbia più granchè senso.
Trovo interessante l'idea della"creAzione", e credo che comunque sia l'unica proposta realmente nuova nel panorama attuale.
Una proposta e una riflessione così "nuove" e innovative penso che portino anche a possibili polemiche, a contrapposizioni e discussioni. Ma sono certamente, nell'insieme, benefiche (è il mio parere ovviamente).
In fondo cosa c'è di nuovo oggi nel mondo? Forse un po' di moda (ma comunque molto discutibile) e qualche graffito (ma niente musica, pittura e praticamente niente Architettura: e se ne è accorto il Presidente Sarkozy, un politico...finalmente) . Ma la ricerca nel campo di una definizione di una estetica nuova non so se ci sia.
Molto mi piace la proposta della net.art. La trovo eccellente.
Ma ne parla qualcuno oltre ai neofuturisti? io non ne sapevo nulla.
Devo prendermi un po di tempo per leggere più approfonditamente il blog; è assai ricco!
ciao
mariaserena

 
At 27 settembre, 2007 17:28, Anonymous Anonimo said...

COncordo pienamente, Specie con le riflessioni inserite nelle risposte ai commenti.
Quella della creativita', dell'eternno conflitto tra arte e marketing (che solo apparentemente si sostengono) e sulle oggettive difficolta' comunicative, e' una tematica da approfondire, sicuramente.

 
At 27 settembre, 2007 19:11, Blogger Antonio Saccoccio said...

Mariaserena, con me sfondi una porta spalancata.
Qui stiamo provando a demolire l'assetto totalitario-mediatico contemporaneo.
Il totalitarismo mediatico che lancia una trasmissione di Celentano 6 mesi prima per farcelo passare per un genio.
Il totalitarismo mediatico che lancia un film di Benigni 1 anno prima e costringe chiunque a dire "Bellissimo!" perchè altrimenti si fa la figura dei cretini ignoranti (sulle musiche di Piovani evito di infierire, sono noiosissime e dozzinali).
Il totalitarismo mediatico che permette a Grillo di descrivere come un blog il suo vecchio iperpassatista sito-vetrina, che è quanto di più distante dalla nuova comunicazione generata dalla blogosfera.
Ecco, questo totalitarismo è evidente che noi neofuturisti (e anche tu, vedo con soddisfazione)non lo subiamo. Siamo trai pochi ancora a ragionare senza lasciarci imporre una Verità dall'esterno. Ho appena postato una citazione tratta da Fahrenheit 451 di Bradbury. Ecco, non siamo molto lontani da quel tipo di società. I cittadini con il cervello anestetizzato di Fahrenheit 451 sono gli stessi che oggi vanno ai concertini di musica leggera dei cantanti-divi, alle notti bianche, etc. Sono gli stessi che urlano in piazza quando ascoltano (?) Grillo.

Siamo arrivati ad un mondo che non è troppo diverso da quello di Fahrenheit 451. E' incredibile. Nessuno se ne accorge.
Forse la parte più sana è proprio la blogosfera, in cui per principio si mette in discussione l'autorità degli old media.

Per tornare all'arte e alla creatività, il problema fondamentale è che il mercato dell'arte preferisce "tirare indietro". Il motivo è semplicissimo. Fino a quando c'è da gestire un prodotto e un Artista-divo Unico Strepitoso Geniale, il mercato andrà avanti a gonfie vele. Ci sarà sempre l'ignorante che andrà ad un'esposizione solo perchè c'è un Grande Nome. E ci sarà sempre il milionario - sempre ignorante - pronto a sborsare migliaia di euro per avere in casa un qualcosa firmato dal Grande Nome.

Ma quando l'attenzione si sposta dal prodotto al processo (come sta avvenendo), e quando si passa da una concezione auratica-divistica dell'Artista ad una CreAzione diffusa e partecipata, allora capirai come il giro di soldi si arresta immediatamente.

Se tutti creano, la creazione singola perde valore. Si genera un grande corto circuito. Che è quello che noi ci auguriamo. Perchè qualsiasi cosa è benvenuta pur di distruggere questo sistema pseudo-elitario, mercantile e mercificato dell'arte.

I nemici numero 1 sono le accademie, le gallerie, i circoletti poetici, i conservatori, le associazioni di diverso tipo che tengono in vita questo mondo in putrefazione.
Fanno cultura copiando, ripetendo, riproducendo con il fine di tenersi in vita. Ma il loro è un mondo già superato dall'avanguardia culturale. Ora si tratta di diffondere l'innovazione e rendere consapevoli tutti che ci siamo liberati finalmente di un peso enorme. Il peso dell'Artista. Che poi anche l'Artista sente questo peso e ci ringrazierà tra qualche anno. E' sempre terribile dover dimostrare di essere migliori di quanto si è realmente. Guadagneranno di meno, ma si saranno tolti il peso di essere Artisti.

 
At 27 settembre, 2007 19:16, Blogger Antonio Saccoccio said...

Eulalia, bentornata.
Siamo qui proprio per discutere di queste cose. Il Neofuturismo è QUESTO.

Grande tema quello della comunicazione artistica. Oggi ancor di più.
Sempre pronto a leggere il tuo pensiero.
a presto!

 

Posta un commento

<< Home