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martedì, maggio 08, 2007

T. W. Adorno e la nuova musica

Theodor Adorno è stato uno dei maggiori esponente della Scuola di Francoforte.
Filosofo, sociologo, pianista, compositore e musicologo. Uno degli uomini più acuti dell'intero Novecento.
Notevoli le sue riflessioni sulla società borghese, sulla disumanizzazione dei rapporti personali, sull'industria culturale, sugli elementi negativi introdotti dal positivismo.
Ma qui vogliamo ricordare l'importanza fondamentale dei suoi scritti sulla musica, da Filosofia della nuova musica a L'invecchiamento della nuova musica.
Enrico Fubini ne "L'estetica musicale dal Settecento ad oggi" ha dedicato un intero paragrafo alla figura di Adorno. Molto incisive le pagine in cui descrive il rapporto tra l'arte e la società del suo tempo, seguite dal celebre giudizio sulla musica di Strawinsky e di Schoenberg, i due grandi compositori della prima metà del secolo. Ecco le considerazioni di Fubini, che riporta anche citazioni letterali dello stesso Adorno.
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In questo contesto filosofico s’inserisce l’analisi che Adorno fa della musica contemporanea. Nella società di oggi, in cui anche l’attività intellettuale rischia di essere completamente dominata e sommersa dai rapporti economico-sociali, in cui l’individuo è alienato perché la società industriale e capitalistica ha soffocato l’autonomia e la libera creatività, producendo una standardizzazione sempre crescente che ha coinvolto la stessa arte degradandola a prodotto commerciale, soggetto alle leggi del mercato, in una società siffatta, anche la musica rischia di diventare merce, di essere dissacrata, di perdere il suo caratterer di verità per ridursi a puro gioco.
Adorno, nella sua nostalgia di un passato irrecuperabile, di un ideale di uomo integrato nella società in cui la musica assolveva ad una funzione espressiva ed equilibratrice e non si era ancora trasformata in prodotto per la massa, immagine dell’alienazione umana e della pietrificazione dei rapporti, concepisce solo due strade possibili per la musica, che vede simbolicamente impersonate in Schonberg e in Strawinsky, i due poli diametralmente opposti nel mondo musicale contemporaneo. La musica di Strawinsky rappresenta l’accettazione del fatto compiuto, della situazione presente; rappresenta la pietrificazione dei rapporti umani, “il sacrificio antiumanistico del soggetto alla collettività, sacrificio senza tragicità, immolato non all’immagine nascente dell’uomo, ma alla cieca convalida di una condizione che la vittima stessa riconosce, sia con l’autoderisione che con l’autoestinzione”. La musica di Strawinsky con il suo artificioso recupero del passato, oggettivandolo, cristallizzandolo, ponendolo fuori della storia rappresenta la via dell’inautenticità, la tragica dissociazione del mondo moderno; essa rispecchia infine fedelmente e genialmente, ma passivamente, l’angoscia e la disumanizzazione della società contemporanea.
Anche Schonberg è un uomo del nostro tempo, ma in un senso totalmente diverso: se Strawinsky rappresenta l’accettazione, Schonberg rappresenta la rivolta, la protesta, la rivoluzione radicale, senza compromessi. Ma cosa può significare la rivolta in un mondo siffatto? Essa non può essere che il rifiuto nella totale solitudine, risponde Adorno. Se l’angoscia è implicita nella musica di Strawinsky per il suo carattere di supina acquiescenza a questo mondo, nella musica di Schonberg è dunque l’unica via dell’autenticità per la musica. Nella costruzione dodecafonica volutamente il compositore si costringe entro i limiti di una costruzione immanente, negandosi quella libertà che ormai non può più avere. Ma nello stesso tempo, nella rivolta alla tonalità, al linguaggio tradizionale, salva la soggettività, salva la musica dal cadere al rango di prodotto di massa standardizzato.
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Certo, sul giudizio su Stravinsky e Schoenberg si potrebbe discutere per ore. Da un punto di vista filosofico posso anche essere d'accordo con Adorno, ma da quello dei risultati artistici avrei più di una perplessità. Ad ogni modo non è questo il problema che mi sta a cuore.
Interessantissime invece sono le categorie estetiche utilizzate da Adorno: la passività è vista come una qualità negativa; la ribellione, invece, è sintomo di vitalità e di autenticità.
Non posso che condividere, infine, la critica all'arte degradata a "prodotto commerciale" e ridotta a "puro gioco".
Temi neofuturisti.
Antonio S.

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5 Comments:

At 09 maggio, 2007 14:13, Anonymous Anonimo said...

Ottimo, Antonio. Condivido la scelta e soprattutto il commento positivo sul valore delle categorie estetiche usate da Adorno.

Un caro saluto,

Carlo

 
At 09 maggio, 2007 21:08, Anonymous Anonimo said...

Le considerazioni di Adorno sono del tutto fuori luogo. Proprio la sua è l'arte serva della ideologia. Al di là dei risultati artistici di Schoenberg e Stravinsky, che solo un fortissimo pregiudizio ideologico può accostare, stante l'immensa superiorità del compositore russo, la forma mentis che informa la musica dodecafonica e le teorie in campo musicale di Adorno è quella solita delle avanguardie settarie pronte a trasformarsi in intollerante accademia. Per questo istintivamente il loro odio si è indirizzato verso una personalità di spiccata indipendenza di carattere, oltre che di genio musicale, come Stravinsky. Ai suoi esordi il russo fu salutato come "rivoluzionario", ma lui, spiritualmente antigiacobino per eccellenza, chiarì subito che la sua arte non nasceva dal nulla o da un infeconda e arida protesta, ma dal solco della tradizione e dall'originale sviluppo personale. Perciò Stravinsky, anche a livello di polemica, e da coraggioso bastian contrario, spesso si divertiva a rilasciare dichiazioni provocatorie su suoi gusti musicali. Fino a comporre un balletto sulla scorta di tracce musicali Tchaikovskiane, "Il bacio della Fata". E aveva completamente ragione, perché Tchaikovsky è un gigante della musica. E non sarà certo la barbarie saputella, frigida, vacua di confusi, verbosi e falsamenti profondi filosofi della musica (filosofi della musica? Ma per piacere!) a cambiare le cose.

La mia incazzatura è contro gli Adorno & compagnia, ovviamente...
:-)

 
At 09 maggio, 2007 22:33, Blogger Antonio Saccoccio said...

Carlo, hai colto il punto. Il post l'ho fatto proprio per le categorie estetiche impiegate ;-)

Caro Zamax, come vedi le considerazioni di Adorno fanno ancora discutere. Come fecero discutere al suo tempo.

Io ho grandissima stima per entrambi i compositori. Caratteri differenti, spirito differente, musica differente. La storia sta lì a giudicare.
Probabilmente come talento puro il russo era superiore, ma probabilmente l'evoluzione della musica deve di più all'austriaco.
Ad ogni modo sono indiscutibilmente due giganti.

Ma il post non era centrato sul giudizio di Adorno, che, come ho già detto, è discutibile.
L'importanza del pensiero di Adorno sta nelle sue categorie estetiche. Ora tu potrai dirmi che sono strumentali alla sua ideologia.
Benissimo. Posso anche accettare questa tua obiezione.
Resta il fatto, però, che da sempre l'estetica è parte integrante del pensiero filosofico ed è giusto che sia così. Quindi questo è normalissimo e non mi spaventa.
Mi preoccupa sempre, invece, quando l'arte diventa serva delle ideologie, quando l'arte diventa propaganda. Ma è una questione un po' diversa rispetto a quella che stiamo considerando. Non credi?

Io volevo semplicemente dire che le categorie di Adorno funzionano. O, almeno, mi piacciono e le trovo ancora attualissime ;-)
un saluto e grazie per il contributo!

 
At 23 maggio, 2007 17:55, Anonymous Anonimo said...

Per carità, non sono un adorniano convinto (ma solo perchè ci sono stati i '60 e c'è stato John Cage, e alla luce del suo pensiero siamo obbligati a dirigerci; fra parentesi, farei notare come Cage sia impensabile senza l'opera quel grandissimo genio, purtroppo in buona parte travisato, del "nettamente inferiore a Stravinsky" (AUHAUHAUHAUH!) Schoenberg), ma sono costretto a far notare che l'incazzatura antiideologica di zamax è ideologicissima essa stessa. Non se ne può di gente che dice male di un pensatore della stazza di Adorno (guardacaso uno dei pochi di quella scuola inattaccabile anche agli occhi dell'"antimarxismo" più becero e idiota) senza, presumibilmente, averlo mai letto.

 
At 22 novembre, 2007 21:01, Blogger stella said...

ti consiglio di leggere il "diabolus in musica" di marcello de angelis!ottimo post!

 

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