"Ogni verso che scrivo è un incendio" (A. Palazzeschi)
Pubblico uno degli incipit più affascinanti della lirica novecentesca. Si tratta de L'Incediario, poesia da cui trae il nome l'omonima raccolta di versi di Aldo Palazzeschi. La lirica è dedicata a F.T. Marinetti anima della nostra fiamma. L'incipit ha un qualcosa di epico. La figura dell'incendiario sembra essere a metà tra quella del valoroso combattente imprigionato e quella del matto da rinchiudere. La sua persona risalta comunque tra il grigiore indistinto dalla massa che lo guarda incuriosita.
In mezzo alla piazza centrale
del paese,
è stata posta la gabbia di ferro
con l'incendiario.
Vi rimarrà tre giorni
perché tutti lo possano vedere.
Tutti si aggirano torno torno
all'enorme gabbione,
durante tutto il giorno,
centinaia di persone.
del paese,
è stata posta la gabbia di ferro
con l'incendiario.
Vi rimarrà tre giorni
perché tutti lo possano vedere.
Tutti si aggirano torno torno
all'enorme gabbione,
durante tutto il giorno,
centinaia di persone.
...
La lirica procede, tra tensioni e distensioni, fino ad una strofa a mio avviso fondamentale in cui sono contenute quelle riflessioni sul poeta tanto care a Palazzeschi.
E voi, rimasti pietrificati dall'orrore,
pregate, pregate a bassa voce,
orazioni segrete.
Anch'io sai, sono un incendiario,
un povero incendiario che non può bruciare,
e sono come te in prigione.
Sono un poeta che ti rende omaggio,
da povero incendiario mancato,
incendiario da poesia.
Ogni verso che scrivo è un incendio.
Oh! Tu vedessi quando scrivo!
Mi par di vederle le fiamme,
e sento le vampe, bollenti
carezze al mio viso.
Incendio non vero
è quello ch'io scrivo,
non vero seppure è per dolo.
Àn tutte le cose la polizia,
anche la poesia.
pregate, pregate a bassa voce,
orazioni segrete.
Anch'io sai, sono un incendiario,
un povero incendiario che non può bruciare,
e sono come te in prigione.
Sono un poeta che ti rende omaggio,
da povero incendiario mancato,
incendiario da poesia.
Ogni verso che scrivo è un incendio.
Oh! Tu vedessi quando scrivo!
Mi par di vederle le fiamme,
e sento le vampe, bollenti
carezze al mio viso.
Incendio non vero
è quello ch'io scrivo,
non vero seppure è per dolo.
Àn tutte le cose la polizia,
anche la poesia.
Di sicuro il poeta è in questo caso un incendiario mancato. Ma noi vogliamo prendere da Palazzeschi le parole che ci sembrano più utili e vicine al nostro spirito neofuturista.
Ogni verso che scrivo è un incendio.
E' questo l'autentico spirito dell'incendiario futurista.
E' questo l'autentico spirito dell'incendiario neofuturista.
Antonio S.
Etichette: futurismo, Marinetti, neofuturismo, Palazzeschi, poesia
9 Comments:
D'altronde, come immaginare una passione letteraria senza un fuoco interiore a muoverla? :))
Bello!
Ciao,
Carlo
ei carissimo!
vediamo se sta volta il commento lo prende.....
mi perdonerai se non mi sono fatto più vivo no?
Tutto ok?
Bella poesia cmq, e in effetti la metafora dell'incendio si addice molto allo spirito del "movimento" cui tu fai parte.
Saluti
Tavorminha
Cara soffio, è vero. La passione è fuoco ardente.
ciao Carlo, piaciuta? Passo presto da te!
Ehi Tommaso! come va? sei stato richiamato anche tu dall'incendio vedo! ;-)
Non preoccuparti, anch'io ho molto da fare in questo periodo!
Ci sentiamo presto, anche da te!
Palazzeschi mi fa impazzire..un saluto dalla cantante neofita gaetana..
Magnifico Palazzeschi!
sì, il buon Palazzeschi ha dato il suo buon contributo alla causa futurista.
Peccato che nelle letterature anche lui sia confinato trai minori.
fuoco, ci vuole fuoco nella poesia come nella vita. Palazzeschi sì che lo sapeva...
Ciao!
Poesia stupenda, ti ringrazio di avermela fatta conoscere... :)
Ardere, Ardore e Ardire.
Spiriti ardenti!
Ad Futurum!
:D
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