LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

sabato, giugno 10, 2006

L'università italiana: organismo conservatore e mummificato

Le conseguenze dell'egemonia della sinistra: assenza di idee originali, conformismo, immobilismo e iper-specialismo
Ieri il Secolo d'Italia ha pubblicato un articolo (segnalatomi dall'amico Tommaso) illuminante sulla condizione delle università italiane. Suggestivo il titolo: "Per le Università è profondo rosso". Si parla, come potete immaginare, dell'egemonia culturale di sinistra.
Voglio parlarvi di questo articolo perchè in passato mi sono occupato di questo tema. Ho sempre creduto che uno dei principali ostacoli alla diffusione di idee nuove sia l'occupazione delle università da parte della sinistra post-marxista. In questo blog si sta cercando di portare una ventata di cambiamento, di liberare l'uomo oppresso da troppi vincoli e da un sistema di vita soffocante. E l'università è uno dei luoghi meno liberi e più soffocanti del nostro paese.
Passo ora in rassegna le idee più interessanti dell'articolo succitato.
Per Enrico Nistri, autore dell'articolo, l'egemonia culturale di sinistra è evidentissima nelle facoltà umanistiche, assai meno in quelle scientifiche. E questo si spiega facilmente. Mentre i contributi scientifici sono valutabili con criteri assolutamente oggettivi, quelli umanistici si prestano a valutazioni molto opinabili. Non è difficile, infatti, far passare un collage di citazioni erudite per un ricco saggio critico. Tutto questo ha creato una situazione di stallo a livello di pensiero. "E' fatale - continua Nistri - che, in una realtà di questo genere, il conformismo, la subordinazione alle gerarchie accademiche, l’assenza di idee originali o la capacità di occultarle costituiscano fattori premianti per la carriera universitaria." Per questo motivo ormai le innovazioni in campo umanistico non possono provenire dall'ambiente universitario. Se un giovane ricercatore è subordinato al barone di turno, non potrà dissentire dall'ideologia dominante e quindi non potrà mai innovare. A conferma di ciò, i contributi degli ultimi decenni si limitano ad una serie infinita di rinvii bibliografici e ad un'imbarazzante ipertrofia di note a piè di pagina. Di nuove idee non c'è traccia. Nella prima metà del Novecento non era così. Non era rara la diffusione di contributi davvero illuminanti in ambito universitario. Ma, dopo la conclusione della stagione idealistica e l'avvento del progetto egemonico della sinitra, gli studi umanistici si sono chiusi su se stessi. Io ho conosciuto un solo tipo di università. Quella in cui un noiosissimo professore, nel 95% dei casi privo di entusiasmo e vitalità, ripete ad ogni lezione i suoi studi che sanno di muffa. Mai un'illuminazione, mai un'idea in fermento. Non so se questo modo stanco e avvilito di intendere la cultura sia il frutto dell'egemonia della sinistra, anche perchè io l'università precedente non l'ho conosciuta. So che il conformismo e l'immobilismo di cui parla Nistri sono reali. E che comunque una grande responsabilità è dell'egemonia culturale. Non ci possono essere egemonie nella cultura e nella ricerca. La ricerca è per definizione libera. Chi va in cerca non deve avere nessun padrone, altrimenti rischia di non trovare mai nulla.
Baroni d'Italia, lasciate la ricerca libera.
Ricercatori d'Italia, ribellatevi e date spazio al vostro intuito e alla vostra intelligenza. E soprattutto, leggete meno libri dedicando più spazio alla critica personale.
Voglio rubare una frase ad Enrico Nistri e chiudere ricordando a tutti cosa affermava il filosofo spagnolo Ortega y Gasset a chi lo rimproverava di pubblicare testi senza citazioni: "Può darsi che nei miei libri manchino le note a piè di pagina, ma nei libri di chi mi critica vedo le note a piè di pagina, ma non vedo il libro".
Nei suoi libri c'era il genio creatore, non la muffa...
Antonio S.

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21 Comments:

At 10 giugno, 2006 22:29, Anonymous Anonimo said...

ottimo post. Condivido. Io difatti mi prendo un master a possibilmente il ph.d all'estero... ciao, aa.

 
At 11 giugno, 2006 01:59, Blogger Antonio Saccoccio said...

Purtroppo questo è il vero problema della ricerca italiana. Invece di polemizzare sui fondi destinati alla ricerca, dovrebbero pensare a ripulire l'università da queste piaghe!
I baroni sono la rovina delle università, non la mancanza di fondi!

 
At 11 giugno, 2006 18:12, Anonymous Anonimo said...

Credo che articoli come quelli apparsi sul Secolo d’Italia siano l’ennesima riprova di quanto scarsa sia la considerazione dei politici nei confronti degli italiani. Dopo 5 anni di governo passati a menare il can per l’aia, oggi il centro-destra si accorge di quanto è profondo l’abisso in cui è sprofondata l’università italiana. A me sembra uno squallido gioco delle parti, simile a quello utilizzato dalla sinistra a proposito del conflitto di interessi berlusconiano da loro mai risolto quando al governo. Invero devo aggiungere, per esperienza personale, che la minore presenza dell’egemonia culturale di sinistra nelle facoltà scientifiche, è tuttavia inversamente proporzionale al livello di inefficienza, corruzione e disonestà intellettuale del corpo docente, di ogni colore, afferente alle discipline scientifiche.

L’invocata ribellione dei ricercatori italiani è impossibile; questi ultimi sono infatti prescelti e selezionati (nella generalità dei casi) con certosina abilità sin dai primi passi accademici per consentire la prosecuzione del sistema senza sussulti.

Molto bella la citazione di Ortega y Gasset, che parafrasata per il mondo scientifico potrebbe fare così “……nelle pubblicazioni scientifiche vedo i materiali, i metodi ed i risultati, ma non ne vedo l’innovazione”.
Troppo denaro viene infatti speso in Italia per ricerche fini a se stesse che producono brevetti effimeri o più frequentemente non ne producono affatto.

 
At 11 giugno, 2006 20:20, Blogger Antonio Saccoccio said...

Caro depero,
tu conosci le facoltà scientifiche, io quelle umanistiche!
Ti ringrazio per aver completato il (desolante) quadro.
Sulle critiche alla politica culturale del centro-destra ho già parlato in altri post e concordo con te: non hanno fatto nulla!
Sono stati persi 5 anni decisivi. Chissà se avranno mai un'altra opportunità come questa.
D'altra parte va detto che il potere baronale è davvero fortissimo, con rapporti strettissimi con tutto il mondo politico e giornalistico.
Dare una spallata ai baroni equivale a far crollare l'impalcatura feudale del nostro paese.
La frase di Ortega y Gasset diventerà un mio motto! ;-)
Sono contento che sia valida anche nel campo scientifico. Per questo al giorno d'oggi essere Neofuturisti è un dovere morale: noi rappresentiamo il nuovo contro tutti gli apparati autoreferenziali.
ciao!

 
At 11 giugno, 2006 22:37, Blogger Bobo said...

quoto questo post 10, 100, 1000 volte!Condivido in pieno!

 
At 12 giugno, 2006 11:38, Anonymous Anonimo said...

In Italia in ogni settore esiste un solo principio: difesa ad oltranza dei privilegi acquisiti.
Siano essi rossi, bianchi, neri etc.
L'unica differenza che intravedo tra sinistra e destra, è che la prima tende a fare sistema, la seconda si muove in maniera più individualistica e facilona.
Ciò rende i primi meglio attrezzati a mantenere lo status quo.

Il prezzo naturalmente lo pagano e lo pagheranno le nuove generazioni.

Saluti

 
At 12 giugno, 2006 14:16, Anonymous Anonimo said...

Grazie della segnalazione su Razblog, caro Antonio. Vedo che che si dibatte di temi caldi, in questo e nei precedenti post: non fossi allergico ai commenti... Comunque di università si parla anche da me, in un certo senso. Un saluto!

 
At 12 giugno, 2006 14:45, Anonymous Anonimo said...

Restando in tema università: su Repubblica ieri (9/6/06) è uscito un articolo in cui si riportava una indagine di Newsweek sull'università europea, e la reazione della Sapienza. Vi allego il mio commento che ho girato a Repubblica.

Dopo aver letto l'articolo sull'inchiesta di Newsweek sull'università e sulle reazioni della Sapienza, vorrei anche io dire la mia. Senz'altro l'articolo di Newsweek nei suoi riferimenti alla Sapienza è superficiale, e dubito fortemente che sia fra le peggiori università d'Europa. Questo però non vuol dire che siano tutte rose e fiori, ed anzi spesso la situazione vista dal di dentro è molto peggio da quella che può apparire ad un osservatore esterno, quale uno studente ... o un giornalista. Molte di queste cose purtroppo sono strutturali: professori ordinari che, ormai 'sistemati' a vita, non pubblicano da 15 anni (o si fanno aggiungere il nome su lavori di cui sanno nulla) e se va bene si dedicano alla didattica; carriere (e concorsi) decisi a tavolino, non in base ai meriti ma a giochi di potere, ripartizioni degne del miglior manuale Cencelli, e a scambi di favori (il prof. X spinge la carriera di Y, perchè il padre di Y, ordinario in altra facoltà, faccia lo stesso per la figlia di X, e simili). Professori associati che scaricano sui loro sottoposti parte dei loro compiti (di ricerca e didattica), per avere tempo per brigare nei dipartimenti e favorirne così la carriera. Personale tecnico-amministrativo svogliato e demotivato, che di fatto fa sì che chi vuole ottenere servizi efficienti (dalla gestione dei contratti alla manutenzione del software) deve provvedere in prima persona. A questo si aggiunga il fatto che gli aggiornamenti pubblici sono scarsi (e/o mal distribuiti), e quelli privati praticamente nulli: le industrie non investono in ricerca, usano le università per ottenere a basso costo prestazioni che sul mercato pagherebbero molto di più, e le università per sopravvivere si prestano a questa concorrenza sleale, in cui spesso usano a fini commerciali beni e servizi ottenuti a prezzo fortemente scontato per uso puramente didattico e di ricerca. L'effetto finale è che a fare le spese di questa situazione sono la ricerca, che spesso passa in secondo piano per questioni di tempo, gli studenti, spesso sentiti come un peso, e gli assegnisti di ricerca (ed in generale i collaboratori in attesa di entrare nel sistema), che si ritrovano a dover portare avanti la ricerca (per cui sono pagati), le attività di consulenza da cui derivano i soldi dell'assegno, le attività di coordinamento, che spetterebbero ai loro superiori ed attività che spetterebbero a personale tecnico-amministrativo. Quando poi l'attività di assegnista di ricerca, con anche periodi di collaborazione gratuita, viene svolta per anni in un ambiente che non ha dall'USL la certificazione di abitabilità perchè senza aria nè luce nè uscite di sicurezza, in cui per riparare un condizionatore ci vogliono almeno 15 giorni per problemi burocratici, viene da dire che forse l'articolo di Newsweek è superficiale, ma molte delle conclusioni a cui arriva sono giuste. Forse un po' di giornalismo d'indagine non farebbe male ... dopo calciopoli avremo universitopoli ?

 
At 12 giugno, 2006 15:17, Anonymous Anonimo said...

universopoli?
difficile finché nel CSM ci saranno membri provenienti dal mondo accademico.

 
At 12 giugno, 2006 17:13, Anonymous Anonimo said...

Caro Antonio, ti ringrazio per la visita. Ti ho risposto da me. E' meglio. Il tuo blog è serio ed il mio un passatempo.
Ciao, a presto Sleepers.

 
At 12 giugno, 2006 17:43, Blogger Antonio Saccoccio said...

Ha ragione Depero.
In Italia i baroni sono troppo agganciati con gli altri poteri forti... tocca a noi per primi denunciare questa vergogna.
Altrimenti il prezzo continueranno a pagarlo le nuove generazioni.
Cara Sleep, passo presto da te.

 
At 13 giugno, 2006 13:14, Anonymous Anonimo said...

mi fa piacere notare che i commenti siano più o meno tutti verso la stessa direzione.
Perchè è innegabile che la situazione universitaria, soprattutto quella di stampo umanistico, sia un monopolio più o meno marcato dei baroni della sinistra!
E mi fa piacere anto che tu abbia deciso di fare un post al riguardo...so bene quanto l'argomento ti stia a cuore.
a presto

 
At 13 giugno, 2006 20:19, Blogger Antonio Saccoccio said...

Caro Tommy, come vedi si può fare qualcosa contro questo sistema malato. In molti ormai pensiamo che l'università vada rifondata.
Il primo passo? MANDARE I BARONI A CASA!
Come? INNANZITUTTO PROMUOVENDO CON I NOSTRI BLOG UNA VASTA OPERA DI INFORMAZIONE SULL'ARGOMENTO.
I nostri ragazzi devono sapere a cosa vanno incontro iscrivendosi all'università.

 
At 14 giugno, 2006 00:24, Anonymous Anonimo said...

Sono anni che ne sento dire di tutti i colori sull'università. Devo dire che mi sono un pò stufata. Nel mondo della ricerca ci sono ingiustizie, sicuramente, ma c'è anche un branco di individui negativi che non sa far altro che parlare male dei docenti, che pretende, che si lagna. La ricerca è passione, entusiasmo, ore spese in archivi, biblioteche o, semplicemente, a conversare con persone. Sono stanca di tutte queste persone negative, non so cosa sarà di me ma i tre anni del dottorato sono stati meravigliosi, certo pieni di sacrifici (pago conseguenze di stress tuttora). Eppure gli stessi anni sono spesso descritti dai colleghi con toni apocalittici. Boh, non credo nemmeno che la verità stia nel mezzo, penso che non tutti i docenti siano ammuffiti baroni, io vedo in molti di loro passione, continua ricerca, continua scoperta e, sarò stata fortunata, una vocazione e un talento per la trasmissione di esperienza e strumenti per camminare da soli.
Aborro questa riforma, si vede che nessuno sta verificando i risultati, il livello degli studenti è sceso, i professori sono oberati di ore e ore di lezioni, i programmi esigui, oltraggiosi in alcuni casi..
Prima quasi tutti i professori tenevano corsi annuali sulla loro ricerca in un approfondimento a 360 gradi su un periodo, un autore, con il giusto apporto critico. Insomma era un modello di ricerca e di elaborazione notevole e che mi è servito molto. Ora i classici della letteratura vengono "proiettati" perché non si può chiedere a uno studente di leggere un libro di Tolstoj insieme a uno di Dostoevskij, gli facesse male...
Detto questo, resto della mia idea, l'università ha una cappa di negatività che l'avvolge e che si aggiunge a tutti i mali possibili. Forse molti si dovrebbero interrogare più che sul sistema universitario sulle proprie scelte di vita...
Chissà fra qualche anno m'incattiverò anch'io, ma non sarò mai negativa e non sputerò nel piatto che ho amato con passione e che tanto (umanamente non certo finanziariamente) mi ha dato.

 
At 14 giugno, 2006 00:54, Blogger Antonio Saccoccio said...

Laura,
è evidente che ci sono anche professori in gamba. Anch'io ne ho incontrati. Ma, se permetti, questa dovrebbe essere la norma.
Tu sei stata sicuramente fortunata e da quello che ho visto sei davvero brava. Ma purtroppo conosco persone brillantissime che potrebbero rivoluzionare l'università a cui questo è stato impedito. E perchè? Perchè l'università tendenzialmente è autoriferita. Tende a legittimare se stessa. Ciò non toglie che ci sia di tanto in tanto spazio per il genio. Ma di fatto, io ne ho incontrate 2 su 20 di persone interessanti.
Che il livello degli studi universitari sia sceso non c'è dubbio, ma è una conseguenza del livello che ora si raggiunge al termine degli studi superiori. L'università, diciamo, si è adeguata. E le cause sono a mio avviso molto complesse. Non è con una riformina che si risolvono mali tanto strutturati nel corpo sociale.
Per il resto, credimi, sono convinto che tu abbia ragione. C'è sempre chi si approfitta della situazione e grida allo scandalo, pur non avendone il diritto. Ma di questi sciacalli è pieno il mondo, e anche l'università. ;->
Io direi che sarebbe compito degli stessi professori onesti cercare di mettere al bando i baroni ammuffiti e nepotisti. Ma in un paese come il nostro accadrà mai una cosa simile?
Io non credo, e per questo che se iniziamo tutti a protestare forse qualcosa inizierà a cambiare.
E magari, in futuro, potranno essere licenziati i tanti baroni parassiti e con quei soldi potranno essere pagati decentemente i ricercatori in gamba come te.
ciao!

 
At 15 giugno, 2006 07:40, Anonymous Anonimo said...

Temo che per molti anni ancora si parlerà in termini negativi dell’Università Italiana. Personalmente non credo neanche alle isole felici che da taluni vengono avvistate. A mio avviso chi lavora seriamente ed onestamente, nel mondo universitario, dovrebbe essere estremamente infastidito ed indignato dal comportamento di taluni potenti accademici (il presidente della CRUI ad esempio, piuttosto che vari rettori), più di quanto lo possa essere un esterno.
Al contrario, è proverbiale la compattezza e l’omertà del corpo docente che mai ha stigmatizzato i comportamenti quantomeno discutibili di alcuni loro celebri colleghi. Più frequentemente, invece, le amministrazioni degli atenei, ricorrono a minacce di licenziamento o querele per diffamazione per coloro i quali (ovviamente non docenti) esprimono poco lusinghiere opinioni nei confronti degli atenei.

 
At 15 giugno, 2006 09:46, Anonymous Anonimo said...

Leggete cosa pensa dell'università italiana un giovane ricercatore straniero che ha avuto la sventura di svolgere il dottorato in Italia.

Tenete anche conto che la situazione delle università del Sud-Italia è molto più drammatica probabilmente del resto d'Italia.



Lettera aperta al rettore della Calabria Stimato Prof. Latorre, Quasi nove anni fa, nel 1997, ho scritto una lettera aperta al ministro delle università italiane che denunciava il sistema universitario italiano per quello che realmente è: un sistema estremamente corrotto, non-etico e nepotistico. Per quanto sappia, era la prima lettera aperta inviata ad un ministro dell'università. Gli scandali recenti hanno purtroppo riaffermato la mia credenza che il sistema accademico italiano non può curarsi da solo. D'altra parte, e sono sicuro siete informati, aumenta la pressione sia all'interno che all'esterno dell'Italia dai distinti colleghi le cui parole e azioni coraggiose, stanno cominciando ad avere i loro effetti. La barca ha cominciato ad oscillare e permette al mondo di conoscere qualcosa che tutti dovrebbero già conoscere: che l'università italiana e soltanto un microcosmo, o peggio ancora uno specchio perfetto, della società e della cultura italiana odierna. Il mio personale punto di vista, come antropologo, è che il sistema universitario italiano non apprezza la presenza degli stranieri che non giocano con le stesse regole del gioco, voglio dire: commissioni di concorsi manipolati, nepotismo, clientelismo, e plagiarismo. Mi accorgo che, quella che do, e una immagine piuttosto molto negativa ma la conferma può essere avuta facilmente consultando i vari articoli e lettere nel giornale JUSTResponse, o semplicemente selezionando una combinazione delle parole chiavi "italiana","università", "corruzione" e "mafia" ed inserirla in Google o in un altro motore di ricerca. Questa situazione inoltre è stata registrata molto bene dalle pubblicazioni internazionali d'istruzione e formazione superiore come il Times di Londra, il Chronicle of Higher Education di Washington, e il Guardian di Manchester. Dovete soltanto consultare i loro archivi. Potrei aggiungere che non penso che stereotipi o idee discriminatorie facciano parte della mia descrizione della situazione, dato che sono d'origine italiana. La mia propria lotta e cominciata dopo l'esperienza terribile che ho subito come allievo di un dottorato di ricerca all'Università degli Studi della Calabria tra il 1987 e il 1990; paragonabile nel suo proprio senso ai tre anni che avevo speso nelle prigioni e camere di tortura di Pinochet, per difendere e sostenere il governo di Salvador Allende. Il mio tutore fu quasi completamente assente per tutto il mio periodo di tre anni di studio di dottorato. L'ho incontrato non più di tre o quattro volte in tutto e per un totale di circa 30 minuti. Il giorno del mio esame, il 25 luglio 1991, dopo che avessi volato espressamente all'Italia dal Canada, l'intera commissione esaminante non c'era. Quello mi e costato tre anni della mia vita ed ha compromesso il futuro della mia famiglia. Potete leggere una relazione completa nella mia intervista "Doctoral Torture" (disponibile qui). Inoltre ho notato che i leader degli studenti italiani non avevano il coraggio di sfidare le strutture della corruzione e del nepotismo nelle loro università, malgrado il fatto che percepissero ed ancora percepiscono, tutto questo in maniera molto chiara. Ho anche scritto che i dipartimenti e le università italiane succhiano la vitalità degli studenti ed i ricercatori ed anche i soldi dalle tasche dei contribuenti e li ho paragonati ai vampiri ( la trovate qui). Così non c'è dubbio che la vostra università e piena di comportamenti non etici e priva di standards democratici e moderni di giustizia. Un esempio rilevante di comportamento poco etico e disonesto del sistema, e stata la creazione di una commissione ad-hoc per studiare il mio caso dal Consiglio Universitario nazionale (CUN), che fu ordinata dal allora ministro delle università. È risultato che il compito reale di quella commissione, fu il tentativo d'insabbiare la mia vicenda e cosi spegnere il clamore di giustizia in mio favore da rispettate organizzazioni accademiche internazionali, noti accademici, politici, il Vescovo di Calgary e i vari mezzi di comunicazione. Vorrei citare in questa lettera aperta a lei, le parole scritte da F.B. Henry, Vescovo di Calgary, in una lettera al professore Ortensio Zecchino, allora ministro della Ricerca e dell'Università: "Come ex Rettore e Preside della Facoltà di Teologia del St. Peter's Seminary (King's College) e dell'Università del Western Ontario, sono informato abbastanza bene sui dovuti processi nelle pratiche accademiche. Per cio, e grazie alla mia esperienza, sono rimasto attonito per l'evidente numero di irregolarità nell'iter accademico che il signor Aliaga ha dovuto subire, la mancanza di trasparenza e responsabilità dei funzionari, e l'assenza di risposte e/o riconoscimenti alla sua richiesta dell'elenco completo dei corsi e voti ottenuti nel suo lavoro accademico gia completato. Questa situazione e senza altro un attentato alla coscienza". È già una battaglia in salita il provare ad elevare l'immagine che canadesi e americani hanno degli italiani, questo dovuto a vecchi stereotipi e discriminazioni che non muoiono mai, senza anche dover spiegare il comportamento corrotto e non etico di alcuni dei miei colleghi italiani. So che ci sono molti colleghi in Italia che stanno facendo il meglio che possono sotto un sistema che ricompensa la corruzione e i comportamenti non etici. Chiedo loro di fare di tutto per fermare questo triste stato di cose, questo lo chiedo in nome dei loro propri figli e il futuro dell'università italiana. Come un critico accademico degli Stati Uniti ha detto, se la corruzione in Italia deve essere trascinata a calci e buttata via dall'undicesimo secolo nel ventunesimo, e se fare così, vuol dire trascinare gli accademici italiani testardi ed egoisti all'aperto, allora che così sia. Caro collega e rettore dell'Università degli Studi della Calabria: voglio formalmente invitarla nella veste di rettore dell'università in cui ho studiato per il mio dottorato, affinché intraprenda un azione immediata e vigorosa per rettificare questo triste stato di cose, e cosi contribuisca a trasformare l'università italiana in un'istituzione moderna e democratica. David Aliaga Calgary, Canada

 
At 15 giugno, 2006 12:35, Blogger Antonio Saccoccio said...

Depero,
notevole questo documento.
La cosa più imbarazzante (e che veramente mi fa schifare) è che questi vecchi baroni disonesti poi non perdono occasione per vomitare veleno contro gli USA. Hanno magari il coraggio di descrivere il sistema universitario statunitense iniquo e vantarsi delle borse di studio che noi abbiamo per i meno abbienti! Proprio i baroni, che usano il denaro pubblico per i loro sporchi traffici, hanno il coraggio di fare sermoni contro la società americana! Loro perfettisssimi baroni italiani!
Prima di criticare, bisognerebbe dare innanzitutto il buon esempio.
E qui non mi sto riferendo solo ai corrotti, ma anche a chi non è corrotto ma non lotta contro i corrotti. Tutti sanno, ma nessuno si ribella. Per questo tocca a noi farlo!
Altrimenti questi continueranno a lamentarsi che hanno pochi soldi per la ricerca! Hanno pochi soldi? E meno male, visto l'uso che ne fanno!
"Ho anche scritto che i dipartimenti e le università italiane succhiano la vitalità degli studenti ed i ricercatori ed anche i soldi dalle tasche dei contribuenti e li ho paragonati ai vampiri"
Questo è davvero sconcertante... la vitalità... succhiano la vitalità di studenti e ricercatori... sono solo muffa!

 
At 15 giugno, 2006 15:39, Anonymous Anonimo said...

Hai centrato perfettamente alcune tra le più squallide ipocrisie del sistema.

 
At 21 giugno, 2006 19:29, Blogger Antonio Saccoccio said...

Ciao meriu,
purtroppo l'egemonia c'è dovunque, anche se si nota maggiormente nelle facoltà umanistiche. La verità è che tutti abbiamo subito sin da piccoli un lento e costante lavaggio del cervello. Un plagio collettivo che inizia sin da quando andiamo all'asilo. Solo i più forti alla fine si ribellano, sentono che c'è qualcosa che non va, qualcosa che non quadra. E' duro andare contro un sistema di controllo così ben congenato e strutturato, ma ormai è indispensabile farlo. E' in discussione il nostro futuro.

 
At 12 agosto, 2006 19:52, Anonymous Anonimo said...

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