LIBERI DALLA FORMA

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martedì, novembre 22, 2005

Un Manifesto per l'educazione

Per difenderci dal relativismo assoluto, dal nichilismo, dalla noia, dalle ansie e dalla violenza, ecco la risposta di alcuni intellettuali italiani. Per una volta si va nel verso giusto. Queste sono le vere novità in un mondo totalmente disorientato.
Ogni uomo che senta dentro di sé la passione e l’amore per la vita dovrebbe avere il compito di trasmettere agli altri questa passione e questo amore. Come? Ricordandosi della nostra tradizione culturale, innanzitutto.
Riporto qui di seguito il Manifesto, evidenziandone i punti maggiormente significativi.

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APPELLO
Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio

L’Italia è attraversata da una grande emergenza. Non è innanzitutto quella politica e neppure quella economica - a cui tutti, dalla destra alla sinistra, legano la possibilità di “ripresa” del Paese -, ma qualcosa da cui dipendono anche la politica e l’economia. Si chiama “educazione”. Riguarda ciascuno di noi, ad ogni età, perché attraverso l’educazione si costruisce la persona, e quindi la società. Non è solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro.
Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli.
Per anni dai nuovi pulpiti - scuole e università, giornali e televisioni - si è predicato che la libertà è assenza di legami e di storia, che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere.
È diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell’uomo fosse destinato a rimanere senza risposta.
È stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere.
Ma la loro noia è figlia della nostra, la loro incertezza è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione: la famiglia, la scuola, la Chiesa. Educare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla nostra tradizione culturale, è possibile e necessario, ed è una responsabilità di tutti. Occorrono maestri, e ce ne sono, che consegnino questa tradizione alla libertà dei ragazzi, che li accompagnino in una verifica piena di ragioni, che insegnino loro a stimare ed amare se stessi e le cose. Perché l’educazione comporta un rischio ed è sempre un rapporto tra due libertà. È la strada sintetizzata in un libro cruciale, nato dall’intelligenza e dall’esperienza educativa di don Luigi Giussani: Il rischio educativo. Tutti parlano di capitale umano e di educazione, ci sembra fondamentale farlo a partire da una risposta concreta, praticata, possibile, viva. Non è solo una questione di scuola o di addetti ai lavori: lanciamo un appello a tutti, a chiunque abbia a cuore il bene del nostro popolo.
Ne va del nostro futuro.
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Per aderire all'appello andate alla home page del sito di Comunione e Liberazione:
Tra i primi firmatari:
Allam Magdi, vice direttore Corriere della Sera
Avati Pupi, regista
Boffo Dino, direttore Avvenire
De Bortoli Ferruccio, direttore Il Sole 24ore
Ferrara Giuliano, direttore Il Foglio
Muccioli Andrea, responsabile comunità San Patrignano
Polito Antonio, direttore Il Riformista
Risè Claudio, psicoanalista
Rondoni Davide, poeta
Rossella Carlo, direttore TG5 Mediaset
Vittadini Giorgio, presidente Fondazione per la Sussidiarietà

3 Comments:

At 22 novembre, 2005 21:42, Anonymous Anonimo said...

Che bel post.
Hai ragione.
La cosa che mi sconcerta è vedere come non ci si accorga di questo.
Questa nuova educazione al nulla, al tutto uguale basta che tu tolleri me e io tolleri te (così tutte due possiamo fare quello che ci pare) mi lascia a bocca aperta, anche perchè è strettamente legata ad una negazione della realtà e delle sue conseguenze.
Sarà per questo che ama tanto camuffare i nomi delle cose distorcerli, storpiarli e progredire al galoppo di slogans e demagogie di facile presa..in modo che alla realtà delle cose non ci si arrivi nemmeno per sbaglio?
Ma come fanno gli altri a non vedere?
Più ascolto e leggo in giro, anche qua dentro, più guardo accanto a me e più soffro.
E'una pena indicibile..

 
At 22 novembre, 2005 22:22, Blogger Antonio Saccoccio said...

"basta che tu tolleri me e io tolleri te (così tutte due possiamo fare quello che ci pare)": questo sembra oggi l'atteggiamento dominante.
Sembra la via più comoda non prendersi alcuna responsabilità, non ricercare i veri valori, i veri sentimenti.
Ma poi alla fine la vita ci presenta il conto. E allora ecco la depressione, l'ansia, il vuoto, la paura della morte.
Penso che se non si possiede un'ansia di verità non si possa che educare al nulla. E di nulla non si può vivere bene.
Allora hai aderito all'appello?
ciao!!
Anto

 
At 25 novembre, 2005 15:06, Anonymous Anonimo said...

Concordo e sottoscrivo con piacere questo importante iniziativa

 

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