L'ha detto... Platone
Ciascuno di noi è il tagliando d’un uomo: come le sogliole, dimezzato, due da uno. Perciò ciascuno, ostinatamente, cerca l’altro tagliando di se stesso.
[…]
“Ecco, proprio questa è la mia febbre, da sempre, confondermi, liquefarmi col mio amore, farmi uno da quei due che siamo”. E la causa lontana è questa: la nostra forma umana originale era come ho detto, e noi eravamo un tutt’uno. Alla voglia bruciante di quel tutto, a quell’inseguimento si dà il nome Eros. Lo ripeto, eravamo uno prima d’oggi: ma fummo squilibrati, e per questo ci ha spartiti il dio, come Arcadi sotto gli Spartani. Stiamo bene attenti: se non ci diamo ancora una buona regolata con gli dèi, potremmo essere spaccati in due un’altra volta, così dobbiamo circolare come i profili dei bassorilievi, affettati dal naso in giù, ridotti a matrici dei tagliandi. Buon motivo, perché la gente faccia raccomandazioni in giro d’avere religione per gli dèi, per evitare quella cosa, da una parte, ma anche per avere le fortune, verso cui può pilotarci Eros, nostro comandante. Nessuno lo contrasti – e lo contraria l’uomo che si rende odioso alle divinità – anzi, se ci facciamo suoi pupulli e c’ingraziamo Eros, potremo ritrovare, riabbracciare ciascuno i nostri belli: fortuna oggi veramente rara. E non mi rubi la parola Erissimaco – tanto per ridicolizzare il mio intervento – che io parlo per Pausania e per Agatone (può darsi che anche loro in questa categoria si ritrovino, che siano puri maschi per la fibra), per me parlo, invece, in relazione a tutti, maschi e femmine del mondo, voglio dire questa è la strada della beatitudine, per l’umanità, se portassimo eros al suo fiore, se ciascuno incontrasse per strada il proprio bello, reduce, così, alla sua forma originaria. Ma questa è la perfezione. Certo oggi le cose vanno così: e la perfezione, in realtà, è un limite che s’avvicina a quell’altra perfezione. Cioè la fortuna d’incontrare un bello che aderisca, intimamente, all’ideale. Vogliamo santificare un dio, causa di questo? Santifichiamo Eros. È lui che oggi può favorirci più di tutti, riconducendoci al nostro io autentico; poi ci dà speranze fantastiche per il domani (col nostro contributo di rispetto per gli dèi), di farci beati, benedetti dal cielo col riportarci all’impasto originario. È la sua cura.”
Platone, Simposio XVI
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Prendiamo l’affermazione principale di questo brano.
"Santifichiamo Eros. È lui che oggi può favorirci più di tutti, riconducendoci al nostro io autentico."
Sicuramente il passo è suggestivo e contiene grandi verità. L’Eros è certamente un modo per ricondurci al nostro io autentico; se così non fosse non ne avvertiremmo ogni giorno la straordinaria potenza. Mi chiedo soltanto se l’Eros sia l’unico modo per ricondurci al nostro io autentico. In altre parole, se non si ha la fortuna di incontrare “un bello che aderisca intimamente all’ideale”, possiamo in altro modo avvicinarci alla nostra essenza originaria? Forme di espressione e comunicazione forse meno naturali e più speculative possono aiutarci in questa ricerca? L’arte, la filosofia, la religione non possono avvicinarci in qualche modo al nostro io autentico? O soltanto Eros ha questa capacità? Questo è il mio dubbio.
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“Ecco, proprio questa è la mia febbre, da sempre, confondermi, liquefarmi col mio amore, farmi uno da quei due che siamo”. E la causa lontana è questa: la nostra forma umana originale era come ho detto, e noi eravamo un tutt’uno. Alla voglia bruciante di quel tutto, a quell’inseguimento si dà il nome Eros. Lo ripeto, eravamo uno prima d’oggi: ma fummo squilibrati, e per questo ci ha spartiti il dio, come Arcadi sotto gli Spartani. Stiamo bene attenti: se non ci diamo ancora una buona regolata con gli dèi, potremmo essere spaccati in due un’altra volta, così dobbiamo circolare come i profili dei bassorilievi, affettati dal naso in giù, ridotti a matrici dei tagliandi. Buon motivo, perché la gente faccia raccomandazioni in giro d’avere religione per gli dèi, per evitare quella cosa, da una parte, ma anche per avere le fortune, verso cui può pilotarci Eros, nostro comandante. Nessuno lo contrasti – e lo contraria l’uomo che si rende odioso alle divinità – anzi, se ci facciamo suoi pupulli e c’ingraziamo Eros, potremo ritrovare, riabbracciare ciascuno i nostri belli: fortuna oggi veramente rara. E non mi rubi la parola Erissimaco – tanto per ridicolizzare il mio intervento – che io parlo per Pausania e per Agatone (può darsi che anche loro in questa categoria si ritrovino, che siano puri maschi per la fibra), per me parlo, invece, in relazione a tutti, maschi e femmine del mondo, voglio dire questa è la strada della beatitudine, per l’umanità, se portassimo eros al suo fiore, se ciascuno incontrasse per strada il proprio bello, reduce, così, alla sua forma originaria. Ma questa è la perfezione. Certo oggi le cose vanno così: e la perfezione, in realtà, è un limite che s’avvicina a quell’altra perfezione. Cioè la fortuna d’incontrare un bello che aderisca, intimamente, all’ideale. Vogliamo santificare un dio, causa di questo? Santifichiamo Eros. È lui che oggi può favorirci più di tutti, riconducendoci al nostro io autentico; poi ci dà speranze fantastiche per il domani (col nostro contributo di rispetto per gli dèi), di farci beati, benedetti dal cielo col riportarci all’impasto originario. È la sua cura.”
Platone, Simposio XVI
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Prendiamo l’affermazione principale di questo brano.
"Santifichiamo Eros. È lui che oggi può favorirci più di tutti, riconducendoci al nostro io autentico."
Sicuramente il passo è suggestivo e contiene grandi verità. L’Eros è certamente un modo per ricondurci al nostro io autentico; se così non fosse non ne avvertiremmo ogni giorno la straordinaria potenza. Mi chiedo soltanto se l’Eros sia l’unico modo per ricondurci al nostro io autentico. In altre parole, se non si ha la fortuna di incontrare “un bello che aderisca intimamente all’ideale”, possiamo in altro modo avvicinarci alla nostra essenza originaria? Forme di espressione e comunicazione forse meno naturali e più speculative possono aiutarci in questa ricerca? L’arte, la filosofia, la religione non possono avvicinarci in qualche modo al nostro io autentico? O soltanto Eros ha questa capacità? Questo è il mio dubbio.
Antonio Saccoccio
2 Comments:
L’EROS è la forza trainante che porta ad apprezzare l’agathos. Quando è pure kalos si raggiunge la “fortuna d’incontrare un bello che aderisca, intimamente, all’ideale”.
Sicuramente l’arte, la religione e la filosofia possono portare alla fruizione di quest’ideale perché sono esse stesse impregnate di Eros.
Sulla forza trainante di eros non ci possono essere dubbi.
Tuttavia l'unione tra due persone è cosa assai differente dall'arte, dalla filosofia, dalla religione. C'è qualcosa che unisce questi due aspetti del nostro io, ma davvero è qualcosa di sfuggente.
Ad ogni modo, santifichiamo Eros! :-)
Antonio
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