LIBERI DALLA FORMA

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mercoledì, ottobre 12, 2005

L'ha detto... Luigi Pirandello

Ebbene, fu nella scala della mia casa; fu sul pianerottolo innanzi alla mia porta. Io vidi a un tratto, innanzi a quella porta scura, color di bronzo, con la targa ovale, d'ottone, su cui è inciso il mio nome, preceduto dai miei titoli e seguito da' miei attributi scientifici e professionali, vidi a un tratto, come da fuori, me stesso e la mia vita, ma per non riconoscermi e per non riconoscerla come mia.
Spaventosamente d'un tratto mi s'impose la certezza, che l'uomo che stava davanti a quella porta, con la busta di cuojo sotto il braccio, l'uomo che abitava là in quella casa, non ero io, non ero stato mai io. Conobbi d'un tratto d'essere stato sempre come assente da quella casa, dalla vita di quell'uomo, non solo, ma veramente e propriamente da ogni vita. Io non avevo mai vissuto; non ero mai stato nella vita; in una vita, intendo, che potessi riconoscer mia, da me voluta e sentita come mia. Anche il mio stesso corpo, la mia figura, quale adesso improvvisamente m'appariva, così vestita, così messa su, mi parve estranea a me; come se altri me l'avesse imposta e combinata, quella figura, per farmi muovere in una vita non mia, per farmi compiere in quella vita, da cui ero stato sempre assente, atti di presenza, nei quali ora, improvvisamente, il mio spirito s'accorgeva di non essersi mai trovato, mai, mai! Chi lo aveva fatto così, quell'uomo che figurava me? chi lo aveva voluto così? chi così lo vestiva e lo calzava? chi lo faceva muovere e parlare così? chi gli aveva imposto tutti quei doveri uno piú gravoso e odioso dell'altro? Commendatore, professore, avvocato, quell'uomo che tutti cercavano, che tutti rispettavano e ammiravano, di cui tutti volevan l'opera, il consiglio, l'assistenza, che tutti si disputavano senza mai dargli un momento di requie, un momento di respiro - ero io? io? propriamente? ma quando mai? E che m'importava di tutte le brighe in cui quell'uomo stava affogato dalla mattina alla sera; di tutto il rispetto, di tutta la considerazione di cui godeva, commendatore, professore, avvocato, e della ricchezza e degli onori che gli erano venuti dall'assiduo scrupoloso adempimento di tutti quei doveri, dell'esercizio della sua professione?
Luigi Pirandello, La carriola

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In ricordo e in onore del grande Pirandello e delle sue straordinarie intuizioni non ho posto, come si suol fare, il mio nome sulla targa della mia porta di casa. Quella targa è rimasta vuota e penso che rimarrà vuota. Nel momento in cui comparirà il mio nome e il mio cognome, (magari persino preceduti da un inquietante Dott.) allora forse sarò stato completamente assorbito in quella "forma" da cui tento invano di liberarmi ogni giorno. Sabato scorso, mentre aprivo la porta di casa, spiegavo ad una carissima amica ch’era con me questo bizzarro particolare della targa senza nome. Oggi mi sento di rendere ancora un omaggio al grande Luigi Pirandello, che con le sue opere ha messo in guardia il mondo intero dai pericoli della "forma". Pirandello ha avuto un unico demerito: non aver intuito una vera via d’uscita. Se qualcuno ha trovato questa via d’uscita, è invitato a inserire un commento a questo post. A me intanto, nell’attesa di trovare una soluzione (esiste?), non resta che… non porre l’etichetta sulla targa!
Antonio Saccoccio

5 Comments:

At 20 ottobre, 2005 18:51, Anonymous Anonimo said...

Il grande Pirandello il problema della vera identità di ognuno lo tratta magistralmente in Uno, nessuno , centomila e ne Il fu Mattia Pascal.
è un mistero che mi affascina sempre e che una frase di Papini mi ha ulteriormente posto.
Roporto la frase, secondo me bellissima:
"L’uomo crede spesso d’esser diverso da quel ch’è veramente - o vuol essere diverso - o finge d’esser diverso - o dice e sostiene d’esser diverso.
Fatto si è che nessuno può dire di conoscer nessuno- e neppure sé medesimo".

 
At 21 ottobre, 2005 00:27, Blogger Antonio Saccoccio said...

La nostra personalità è continuamente sfuggente. QUante volte ci convinciamo di essere qualcosa che invece non siamo realmente? Quante maschere, quanta falsità ci avvolge ogni giorno nella nostra quotidianità? Quanto sono falso anche io in questo momento mentre ti sto rispondendo?
Sono davvero migliore di coloro che presentano quel comportamento che denuncio?
Forse sono soltanto un poco più consapevole...
Antonio

 
At 22 ottobre, 2005 21:27, Anonymous Anonimo said...

Già secondo me ha proprio ragione Papini
siamo talmente indecifrabili che non possiamo dirci nemmeno sicuri di conoscere totalmente noi stessi.

 
At 04 novembre, 2005 09:51, Blogger Roberto Iza Valdés said...

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At 12 novembre, 2005 20:28, Blogger Roberto Iza Valdés said...

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