Lo stato dell'arte: dall'individualismo di massa alla retealtà
In anticipo di diversi anni su tendenze che oggi iniziano a manifestarsi più concretamente, il Net.Futurismo ha individuato nella rete (net) il nuovo paradigma in grado di produrre un assetto radicalmente differente nei campi più diversificati. Abbiamo più volte messo in luce che la gestione cooperativa di studi, ricerche e azioni critico-creative può soprattutto fornire (e già sta fornendo) il modello per una rivoluzione senza precedenti nel campo del sapere e del potere.
Volendo schematizzare, ad oggi abbiamo due modelli operanti. Il primo può ridursi alla formula "individualismo di massa" ed è stato assolutamente vincente nel tardo Novecento, e vede gli individui comportarsi come un'unica massa, privati della loro autonomia nella rincorsa egoistica e utilitaristica al soddisfacimento degli stessi bisogni indotti (perchè ognuno è chiuso nel proprio ristretto mondo alla ricerca del proprio meschino interesse). Il secondo modello, emergente soltanto in questi primi due decenni del nuovo secolo, è ben definito dalla nostra formula "retealtà", e vede individui progressivamente sempre più liberi dai bisogni di massa che si aggregano, spinti dalla condivisione di idee o obiettivi simili, in piccoli gruppi e network.
Questi due modelli sono, come si vede, l'uno agli antipodi dell'altro. Il primo è un modello isolante, il secondo è aggregante. Nel primo prevalgono massificazione, competizione, utilitarismo; nel secondo differenziazione, cooperazione, idealismo. Il primo è un modello verticistico e conduce alla globalizzazione omologante, il secondo è un modello orizzontale e conduce alla globalizzazione demassificante.
Se limitiamo il campo di indagine all'arte, nell'ultimo stadio che abbiamo chiamato dell'arte presentista (diffuso ovunque nel secondo Novecento, ma che permane ancora oggi in tante frange socio-culturali attardate) abbiamo tanti individui che rincorrono quello che viene loro dipinto come il "successo professionale" integrandosi in qualche modo nel grottesco sistema dell'arte. L'individuo con le sue personali aspirazioni viene in questo modo azzerato per poter aderire al modello dominante e agli obiettivi che quel modello prevede.
Nel nuovo paradigma dell'oltre-arte, abbiamo al contrario tanti individui che condividono esperienze creative cooperando e nel farlo ognuno mette in comune le proprie capacità, sensibilità, intuizioni, idee.
Nello stadio presentista gli attori del teatrino dell'arte sottostanno al sistema dominante replicando i modelli che lo stesso sistema impone loro. Nel nuovo stadio dell'oltre-arte ognuno è in grado di percepire liberamente ciò che desidera e di conseguenza ciò che occorre per produrre progetti significativi.
Nello stadio presentista tutti sono massa, tutti hanno gli stessi identici interessi e obiettivi, quindi tutti sono nemici. Al massimo qualcuno è un alleato, ma un alleato di comodo, meschino e interessato.
Nello stadio oltre-artistico ognuno può cooperare tranquillamente con chiunque altro, perchè gli obiettivi non sono automaticamente imposti dall'alto, ma sono il frutto di desideri autentici del singolo. L'alleato è un amico vero, perchè è un altro che condivide sinceramente le nostre stesse passioni.
Ma scendiamo sul concreto con qualche esempio. Vi siete mai imbattuti in una di quelle fiere campionarie dell'imbecillità che sono le esposizioni collettive? Avete mai visto l'Artista che sta lì a difendere i pochi centimentri destinati alla sua Opera e la guarda tutto inorgoglito, fiero, pieno di sè? Le avete mai viste queste Opere che non rappresentano che il Vuoto Cosmico delle menti che le hanno partorite? E avete mai sentito poi parlare questi poveri teatranti? A dire il vero di solito non è neppure previsto che prendano la parola, perchè la difesa della miseria di tali Capolavori spetta al capocomico: il critico!
Ecco, lo stadio terminale dell'arte presentista è rappresentato da queste mostre collettive. E il top si raggiunge nei cosiddetti Vernissage, apoteosi della vanità e della cretineria passapresentista. Venti, trenta Artisti ammassati gli uni al fianco degli altri senza nessuna ragione se non quella di guadagnarsi un minuto e qualche metro di notorietà. Ultimo stadio del vecchio sistema dell'arte, le esposizioni collettive rappresentano il punto di miseria massima del sistema dell'arte tradizionale. Sono lo stadio terminale, perchè portano alle estreme conseguenze quanto di peggio ha prodotto una categoria (quella dell'artista) privata ormai di ogni reale motivazione ad esistere: un concentrato di mediocrità, vanità e narcisismo che davvero difficilmente si ritrovano in altri campi. Si sta accanto per convenienza, perchè se si è in tanti si possono nascondere meglio le mancanze dei singoli. Magari perchè la mostra non sarà vuota come merita, poichè proprio i tanti artisti (e i parenti-amici, di comodo ancora una volta) riempiranno la sala. Ma tutto è stanco, noioso, apatico, avvilente e avvilito.
Prendiamo ora l'arte quando si organizza in rete, in network. Singoli individui che desiderano entrare in contatto con altri per condividere esperienze e idee, iniziano a incontrarsi e a collaborare sulla base di reali interessi condivisi e reali obiettivi da raggiungere. Nascono così opere e azioni collettive, in cui varie sensibilità si aggregano per produrre qualcosa insieme. Tutto è vivissimo, frenetico, entusiasmante, appassionato e appassionante. Tutto il mondo dell'arte così come concepito nel sistema passa-presentista crolla. Siamo allo stadio della retealtà, dell'intelligenza moltiplicata, dell'oltre-arte, dell'uomo a mille dimensioni. Tutto insieme il vecchio paradigma viene rovesciato, senza possibilità di ritorni all'ordine. L'Artista-burattino di massa scompare ed emerge un individuo attivo capace di creare pensiero, avanzare critiche e proposte, mettere in crisi lo status quo. Proprio come è sempre accaduto all'arte nei grandi movimenti d'avanguardia, dal Futurismo al Situazionismo. Ma stavolta il processo non coinvolgerà più centinaia di individui, ma milioni. E' chiaro che ci vorrà del tempo perchè questo nuovo modello si diffonda ovunque. Ancora oggi è largamente maggioritario il sistema passatista e presentista, per il solito motivo che chi batte il sentiero già battuto ha la sicurezza di un cammino più comodo. Le istituzioni dominanti difenderanno ancora per qualche anno ciò che è morto, nel tentativo di evitare la vittoria della retealtà, che significherà il tramonto di quelle istituzioni. Ma intanto la retealtà e l'oltrearte si diffonderanno viralmente negli spazi non istituzionali, tutti gli individui saranno alla fine permeati dalla nuova sensibilità neotribale. La vittoria completa è solo rimandata. C'è da dire anche che residui passa-presentisti sono evidentemente presenti in chiunque, anche in noi avanguardisti. Per chi come noi prende parte allo scontro in prima linea, ora occorre soltanto cercare di estendere il più possibile gli spazi dell'oltrearte e combattere in ogni modo i residui artistici tradizionali. Senza mai dimenticarsi di ridere prospetticamente.
Volendo schematizzare, ad oggi abbiamo due modelli operanti. Il primo può ridursi alla formula "individualismo di massa" ed è stato assolutamente vincente nel tardo Novecento, e vede gli individui comportarsi come un'unica massa, privati della loro autonomia nella rincorsa egoistica e utilitaristica al soddisfacimento degli stessi bisogni indotti (perchè ognuno è chiuso nel proprio ristretto mondo alla ricerca del proprio meschino interesse). Il secondo modello, emergente soltanto in questi primi due decenni del nuovo secolo, è ben definito dalla nostra formula "retealtà", e vede individui progressivamente sempre più liberi dai bisogni di massa che si aggregano, spinti dalla condivisione di idee o obiettivi simili, in piccoli gruppi e network.
Questi due modelli sono, come si vede, l'uno agli antipodi dell'altro. Il primo è un modello isolante, il secondo è aggregante. Nel primo prevalgono massificazione, competizione, utilitarismo; nel secondo differenziazione, cooperazione, idealismo. Il primo è un modello verticistico e conduce alla globalizzazione omologante, il secondo è un modello orizzontale e conduce alla globalizzazione demassificante.
Se limitiamo il campo di indagine all'arte, nell'ultimo stadio che abbiamo chiamato dell'arte presentista (diffuso ovunque nel secondo Novecento, ma che permane ancora oggi in tante frange socio-culturali attardate) abbiamo tanti individui che rincorrono quello che viene loro dipinto come il "successo professionale" integrandosi in qualche modo nel grottesco sistema dell'arte. L'individuo con le sue personali aspirazioni viene in questo modo azzerato per poter aderire al modello dominante e agli obiettivi che quel modello prevede.
Nel nuovo paradigma dell'oltre-arte, abbiamo al contrario tanti individui che condividono esperienze creative cooperando e nel farlo ognuno mette in comune le proprie capacità, sensibilità, intuizioni, idee.
Nello stadio presentista gli attori del teatrino dell'arte sottostanno al sistema dominante replicando i modelli che lo stesso sistema impone loro. Nel nuovo stadio dell'oltre-arte ognuno è in grado di percepire liberamente ciò che desidera e di conseguenza ciò che occorre per produrre progetti significativi.
Nello stadio presentista tutti sono massa, tutti hanno gli stessi identici interessi e obiettivi, quindi tutti sono nemici. Al massimo qualcuno è un alleato, ma un alleato di comodo, meschino e interessato.
Nello stadio oltre-artistico ognuno può cooperare tranquillamente con chiunque altro, perchè gli obiettivi non sono automaticamente imposti dall'alto, ma sono il frutto di desideri autentici del singolo. L'alleato è un amico vero, perchè è un altro che condivide sinceramente le nostre stesse passioni.
Ma scendiamo sul concreto con qualche esempio. Vi siete mai imbattuti in una di quelle fiere campionarie dell'imbecillità che sono le esposizioni collettive? Avete mai visto l'Artista che sta lì a difendere i pochi centimentri destinati alla sua Opera e la guarda tutto inorgoglito, fiero, pieno di sè? Le avete mai viste queste Opere che non rappresentano che il Vuoto Cosmico delle menti che le hanno partorite? E avete mai sentito poi parlare questi poveri teatranti? A dire il vero di solito non è neppure previsto che prendano la parola, perchè la difesa della miseria di tali Capolavori spetta al capocomico: il critico!
Ecco, lo stadio terminale dell'arte presentista è rappresentato da queste mostre collettive. E il top si raggiunge nei cosiddetti Vernissage, apoteosi della vanità e della cretineria passapresentista. Venti, trenta Artisti ammassati gli uni al fianco degli altri senza nessuna ragione se non quella di guadagnarsi un minuto e qualche metro di notorietà. Ultimo stadio del vecchio sistema dell'arte, le esposizioni collettive rappresentano il punto di miseria massima del sistema dell'arte tradizionale. Sono lo stadio terminale, perchè portano alle estreme conseguenze quanto di peggio ha prodotto una categoria (quella dell'artista) privata ormai di ogni reale motivazione ad esistere: un concentrato di mediocrità, vanità e narcisismo che davvero difficilmente si ritrovano in altri campi. Si sta accanto per convenienza, perchè se si è in tanti si possono nascondere meglio le mancanze dei singoli. Magari perchè la mostra non sarà vuota come merita, poichè proprio i tanti artisti (e i parenti-amici, di comodo ancora una volta) riempiranno la sala. Ma tutto è stanco, noioso, apatico, avvilente e avvilito.
Prendiamo ora l'arte quando si organizza in rete, in network. Singoli individui che desiderano entrare in contatto con altri per condividere esperienze e idee, iniziano a incontrarsi e a collaborare sulla base di reali interessi condivisi e reali obiettivi da raggiungere. Nascono così opere e azioni collettive, in cui varie sensibilità si aggregano per produrre qualcosa insieme. Tutto è vivissimo, frenetico, entusiasmante, appassionato e appassionante. Tutto il mondo dell'arte così come concepito nel sistema passa-presentista crolla. Siamo allo stadio della retealtà, dell'intelligenza moltiplicata, dell'oltre-arte, dell'uomo a mille dimensioni. Tutto insieme il vecchio paradigma viene rovesciato, senza possibilità di ritorni all'ordine. L'Artista-burattino di massa scompare ed emerge un individuo attivo capace di creare pensiero, avanzare critiche e proposte, mettere in crisi lo status quo. Proprio come è sempre accaduto all'arte nei grandi movimenti d'avanguardia, dal Futurismo al Situazionismo. Ma stavolta il processo non coinvolgerà più centinaia di individui, ma milioni. E' chiaro che ci vorrà del tempo perchè questo nuovo modello si diffonda ovunque. Ancora oggi è largamente maggioritario il sistema passatista e presentista, per il solito motivo che chi batte il sentiero già battuto ha la sicurezza di un cammino più comodo. Le istituzioni dominanti difenderanno ancora per qualche anno ciò che è morto, nel tentativo di evitare la vittoria della retealtà, che significherà il tramonto di quelle istituzioni. Ma intanto la retealtà e l'oltrearte si diffonderanno viralmente negli spazi non istituzionali, tutti gli individui saranno alla fine permeati dalla nuova sensibilità neotribale. La vittoria completa è solo rimandata. C'è da dire anche che residui passa-presentisti sono evidentemente presenti in chiunque, anche in noi avanguardisti. Per chi come noi prende parte allo scontro in prima linea, ora occorre soltanto cercare di estendere il più possibile gli spazi dell'oltrearte e combattere in ogni modo i residui artistici tradizionali. Senza mai dimenticarsi di ridere prospetticamente.
Antonio Saccoccio
Etichette: arte, avanguardia, intellingenza moltiplicata, netfuturismo, oltre-arte, passatismo, presentismo, retealtà, sistema dell'arte, uomo a mille dimensioni
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