L'Isola delle Chiatte a Genova: un paesaggio sonoro sbalorditivo
L'incapacità di percepire l'ambiente sonoro che ci circonda si manifesta ovunque, ma solo nelle grandi città raggiunge livelli scoraggianti. Le nostre città sono un serbatoio inesauribile di rumori di ogni tipo, combinati assai spesso nei modi più complessi e sorprendenti. Eppure quasi nessuno si rende conto di ciò che ci passa attorno alle orecchie quotidianamente. L'anestesia uditiva procede inesorabile.
L'ascolto del paesaggio sonoro cittadino non dovrebbe competere solo agli specialisti. Tutti gli individui dovrebbero sviluppare un'adeguata percezione dei suoni/rumori che fanno parte della nostra esistenza. A volte i rumori della città possono giungere a livelli di interesse notevolissimo. Un esempio di questo tipo è l'Isola delle Chiatte a Genova. Si tratta di una struttura ideata da Renzo Piano per il G8 e consegnata ultimata nel 2001, consistente in una serie di chiatte tenute insieme che si affacciano nel porto di Genova. In realtà si tratta di una penisola, non di un'isola. Ebbene, in questo luogo vengono tutti, genovesi e turisti, per godere del panorama e della vista sul mare e sulla città. Io, per una sensibilità forse esagerata alla sfera uditiva, quasi non mi sono accorto di ciò che vedevano i miei occhi. Sono stato infatti letteralmente rapito dall'incredibile sfondo sonoro che ho immediatamente percepito come interessantissimo e unico. L'eccezionalità di quel posto non si offre affatto alla vista, ma all'udito: una serie impressionante di cigolii, stridii, scricchiolii, crepitii provenienti da sotto le chiatte genera quasi un concerto in cui natura e artificio si amalgamano in modo articolatissimo. Le catene, scosse dal movimento del mare, sfregano costantemente contro la poderosa struttura portante generando una serie di rumori tutti in qualche modo simili e al tempo stesso differenti (per altezza, timbro e durata). Sembra di percepire rumori di metallo, a tratti di plastica, forse di corda o legno: non è ben chiaro cosa sfreghi e come. In 10 minuti di ascolto, neppure troppo attento, ho potuto percepire almeno cinque cigolii differenti. Non potendo usare le mie preziosissime schede di rivelazione del paesaggio sonoro (non le avevo portate con me quella sera, mai mi sarei aspettato una sorpresa simile!), sicuramente mi sarò perso qualcosa. Ad ogni modo la partitura che uscirebbe fuori avrebbe scarsissima regolarità dal punto di vista ritmico. Eppure, ciò che è davvero notevole è che, complessivamente e isolatamente, nessuno dei rumori percepiti è classificabile come "fastidioso". Eppure si tratta di cigolii, avvertiti generalmente come rumori molesti. Il motivo per cui nell'Isola delle Chiatte i cigolii sono tutt'altro che spiacevoli risiede nel ritmo naturale da cui sono prodotti. L'oscillazione delle chiatte è causata infatti dal moto ondoso, che si ripete con andamento ciclico, generando momenti ordinati all'interno dell'evidente caos degli eventi sonori. Il caos è quindi solo apparente. E ad ogni modo l'orecchio non percepisce fastidio, poichè la ciclicità naturale rassicura costantemente il nostro cervello. Il movimento marino, trasferendosi a quello delle chiatte, tende le catene, che sfregando cigolano, trasformando il moto in suono.
All'Isola delle Chiatte non bisogna quindi andare per godere di un panorama, ma per godere di un'esperienza sonora d'eccezione, un'esperienza che può addirittura trasformarsi in multisensorialità totale. Il movimento cullante delle chiatte si fonde infatti con i cigolii continui provenienti dal basso, con lo spostarsi continuo del nostro focus visivo (panorama sì, ma in costante evoluzione!), con il vento che percepiamo di tanto in tanto sul nostro volto, persino con gli odori che il vento stesso ci porta dal mare.
Freniamo quindi almeno per una mezz'ora la nostra tediosa romanticheria da cartolina illustrata. Smettiamo di usare soltanto gli occhi (gli occhi di altri!) e attiviamo le nostre più profonde capacità sensoriali. Anche gli occhi possono osservare e percepire tanto, ma non è di certo il solito panorama comandato da cartolina a farci realmente godere di un luogo come questo. Un luogo che, sicuramente ben oltre le intenzioni del progettista, si rivela come una vera e propria palestra sensoriale. Un luogo dove appropriarsi delle nostre potenzialità percettive. E in particolar modo l'esperienza sonora merita la visita: non è esagerato consigliare un viaggio a Genova solo per godere per un'ora almeno di questo imponente concerto di cigolii e stridii.
L'ascolto del paesaggio sonoro cittadino non dovrebbe competere solo agli specialisti. Tutti gli individui dovrebbero sviluppare un'adeguata percezione dei suoni/rumori che fanno parte della nostra esistenza. A volte i rumori della città possono giungere a livelli di interesse notevolissimo. Un esempio di questo tipo è l'Isola delle Chiatte a Genova. Si tratta di una struttura ideata da Renzo Piano per il G8 e consegnata ultimata nel 2001, consistente in una serie di chiatte tenute insieme che si affacciano nel porto di Genova. In realtà si tratta di una penisola, non di un'isola. Ebbene, in questo luogo vengono tutti, genovesi e turisti, per godere del panorama e della vista sul mare e sulla città. Io, per una sensibilità forse esagerata alla sfera uditiva, quasi non mi sono accorto di ciò che vedevano i miei occhi. Sono stato infatti letteralmente rapito dall'incredibile sfondo sonoro che ho immediatamente percepito come interessantissimo e unico. L'eccezionalità di quel posto non si offre affatto alla vista, ma all'udito: una serie impressionante di cigolii, stridii, scricchiolii, crepitii provenienti da sotto le chiatte genera quasi un concerto in cui natura e artificio si amalgamano in modo articolatissimo. Le catene, scosse dal movimento del mare, sfregano costantemente contro la poderosa struttura portante generando una serie di rumori tutti in qualche modo simili e al tempo stesso differenti (per altezza, timbro e durata). Sembra di percepire rumori di metallo, a tratti di plastica, forse di corda o legno: non è ben chiaro cosa sfreghi e come. In 10 minuti di ascolto, neppure troppo attento, ho potuto percepire almeno cinque cigolii differenti. Non potendo usare le mie preziosissime schede di rivelazione del paesaggio sonoro (non le avevo portate con me quella sera, mai mi sarei aspettato una sorpresa simile!), sicuramente mi sarò perso qualcosa. Ad ogni modo la partitura che uscirebbe fuori avrebbe scarsissima regolarità dal punto di vista ritmico. Eppure, ciò che è davvero notevole è che, complessivamente e isolatamente, nessuno dei rumori percepiti è classificabile come "fastidioso". Eppure si tratta di cigolii, avvertiti generalmente come rumori molesti. Il motivo per cui nell'Isola delle Chiatte i cigolii sono tutt'altro che spiacevoli risiede nel ritmo naturale da cui sono prodotti. L'oscillazione delle chiatte è causata infatti dal moto ondoso, che si ripete con andamento ciclico, generando momenti ordinati all'interno dell'evidente caos degli eventi sonori. Il caos è quindi solo apparente. E ad ogni modo l'orecchio non percepisce fastidio, poichè la ciclicità naturale rassicura costantemente il nostro cervello. Il movimento marino, trasferendosi a quello delle chiatte, tende le catene, che sfregando cigolano, trasformando il moto in suono.
All'Isola delle Chiatte non bisogna quindi andare per godere di un panorama, ma per godere di un'esperienza sonora d'eccezione, un'esperienza che può addirittura trasformarsi in multisensorialità totale. Il movimento cullante delle chiatte si fonde infatti con i cigolii continui provenienti dal basso, con lo spostarsi continuo del nostro focus visivo (panorama sì, ma in costante evoluzione!), con il vento che percepiamo di tanto in tanto sul nostro volto, persino con gli odori che il vento stesso ci porta dal mare.
Freniamo quindi almeno per una mezz'ora la nostra tediosa romanticheria da cartolina illustrata. Smettiamo di usare soltanto gli occhi (gli occhi di altri!) e attiviamo le nostre più profonde capacità sensoriali. Anche gli occhi possono osservare e percepire tanto, ma non è di certo il solito panorama comandato da cartolina a farci realmente godere di un luogo come questo. Un luogo che, sicuramente ben oltre le intenzioni del progettista, si rivela come una vera e propria palestra sensoriale. Un luogo dove appropriarsi delle nostre potenzialità percettive. E in particolar modo l'esperienza sonora merita la visita: non è esagerato consigliare un viaggio a Genova solo per godere per un'ora almeno di questo imponente concerto di cigolii e stridii.
Antonio Saccoccio
Etichette: anestesia uditiva, esperienza sonora, genova, Isola delle Chiatte, netfuturismo, paesaggio sonoro, Renzo Piano, romanticheria, rumorismo
1 Comments:
Grazie, Antonio. Ti ringrazio a nome di tutti i genovesi. Ti ringrazio soprattutto perché, pur abitando qui ed avendo avuto modo migliaia di volte di andare alle chiatte per farmi cullare dalle onde e dal vento, e anche dal suono di quelle catene che tu hai reso magico, non mi è mai venuto in mente di scrivere qualcosa di tanto bello su un luogo che mi è oramai familiare e che amo. Questa sarebbe senza dubbio una pagina stupenda da inserire su una guida di Genova... ;-)
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