LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

venerdì, ottobre 05, 2007

Valentine de Saint-Point, Donna vera e Genio puro

Considerato il fatto che questo blog è ultimamente visitato e commentato da molte donne audaci critiche energiche sprezzanti della fatica e del pericolo, voglio porre alla vostra attenzione una donna che è stata una grande donna, geniale (a dir poco). Visse un secolo fa (1875-1953). Si chiamava Valentine de Saint-Point ed era pronipote di Alphonse de Lamartine. Come tutte le figure davvero geniali, ha dovuto subire l’incomprensione della maggioranza dei suoi lettori. E d’altra parte per chi ha grande talento è la storia successiva a decidere la sua visibilità: nelle epoche in cui le tue idee coincindono con quelle dominanti sei consideratissimo e studiatissimo, in caso contrario sei volutamente oscurato perché rappresenti la voce in grado di mettere in crisi il potere. A Valentine, finora, è toccata questa sorte. Spirito autenticamente libero, figura di primissimo piano dell’avanguardia del primo Novecento, si dedicò alla poesia, alla narrativa, alla pittura, alla danza. Le sue idee erano dinamite per il suo tempo. Oggi lo sono ancora. Per questo viene praticamente ignorata. Fa paura, Valentine. Anche oggi.
Conosciuta ai suoi tempi soprattutto per il celebre Manifesto della donna futurista (1912) e per il successivo Manifesto futurista della lussuria (1913), ha scritto testi di notevole intensità e creativa. Qui voglio proporvi un passo praticamente sconosciuto, tratto da un suo testo meno noto, il Teatro della donna (1912). Tralasciando le acute considerazioni sul ruolo della donna nei testi teatrali, vi riporto alcune riflessioni generali di Valentine sulla donna. Sono idee di una lucidità invidiabile e di una brillantezza ancor oggi inarrivata. E sono passati quasi 100 anni. Intuire la doppia natura delle femministe non era certo al suo tempo semplice come lo è ora. E poi le sue osservazioni sull’eroismo e sullo spirito di abnegazione della donna, e sul suo ruolo di creatrice di vita e di anime meriterebbero di essere in testa a qualsiasi pubblicazione femminile e femminista. Ecco Valentine.

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“Eppure la nostra è un’epoca che vede trionfare il femminismo, con i suoi orrori e la sua bellezza. Accanto alle donne sprovviste di ogni grazia, che – per acquisire diritti che le altre hanno in pratica sempre posseduto -, copiando l’uomo, si sono virilizzate al punto di perdere tutte le loro essenziali qualità femminili, altre donne, che sono belle o semplicemente dotate di un’intelligenza più vasta, hanno acquisito una maggiore indipendenza di spirito e di vita, un gusto per lo sforzo personale e per un’attività in armonia con la grazia e la fatalità del loro essere, che le libera da ogni tutela e da ogni forzata irreggimentazione.
La giovane donna di oggi è, almeno nelle sue affermazioni e nella sua apparenza, ben diversa dalla giovane donna di quarant’anni fa. Dico: nelle sue affermazioni e nella sua apparenza, perché è del tutto certo che la psiche della donna, nei suoi tratti fondamentali, rimane più o meno immutabile attraverso i secoli e le epoche. Le sue virtù restano le stesse, ma, a seconda dei tempi, vengono mascherate d’ipocrisia, tenute a freno o lasciate libere di manifestarsi.
Ai nostri giorni le virtù femminili possono sbocciare liberamente; la donna più libera non si accontenta più delle antiche apparenze che ce la mostravano, a seconda della situazione sociale, come casalinga compiacente e silenziosa, o come fascinoso oggetto di lusso, ma senza slancio, senza durevole volontà; passiva, rassegnata ad un compito meccanico di consolazione e di piacere, soggiogata all’unico protagonista attivo della vita: il maschio.
Essa afferma liberamente la propria volontà di dominio, più o meno forte secondo il suo carattere, il suo orgoglio di espiratrice, di educatrice e a volte anche di creatrice: essa proclama la propria coscienza, di cui regola i moti con maggiore o minore eleganza, ma che comunque rivendica.
[…]
Platone assegnava alla donna tre qualità essenziali: la grazia, la pietà, l’intùito. Nella nostra concezione moderna, ancora embrionale, della vita, pietà significa, più precisamente, riconoscere ad ogni creatura il diritto alla vita, diritto che diventa il più semplice e il più grande dovere umano, comune a tutti.
Ma con la grazia dell’intùito, e con altre virtù che le sono proprie, quali la tenacia paziente e scaltra, l’abnegazione verso l’amante e il bambino, l’eroismo modesto nel dolore fisico e morale, tutto ciò di cui è fatta la maternità, che si estende dal bambino all’uomo – poiché questi rimane per tutta la vita il bimbo della donna, e in ogni amore di donna vi è maternità -, la donna è stata e resterà colei che crea, che domina, che esalta, e che, incoraggiandone le ambizioni, rafforza la volontà di vivere degli uomini, e dal suo ruolo di creatrice di corpi si eleva fino alla capacità di produrre anime”.
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Forse dovrei rispondere a quest’ultima fantastica affermazione, con un’affermazione che rivendica tutta la potenza e l’energia della creatività maschile. Ma non lo faccio. Anche perché lo faccio sempre. Ora è il momento di dare il giusto spazio a Valentine. Io spero che altre Valentine ci siano tra le ragazze e le donne italiane. So che ce ne sono tra le ragazze e le donne neofuturiste e simpatizzanti del neofuturismo. Anzi, ne sono convinto. Ho letto quello che scrivete, vi ho sentito parlare e criticare, vi ho sentito difendervi e anche attaccare. So che ci siete. Qualsiasi rivoluzione vera ha bisogno di voi.
Antonio S.

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27 Comments:

At 05 ottobre, 2007 10:34, Blogger Marinetti said...

L'imperativo degli anni Duemila sarà: che le donne tornino a fare le donne, dispensatrici di dolori gioie e creatrici di vita, ma spesso di morte.

 
At 05 ottobre, 2007 10:39, Blogger Marinetti said...

Antonio: mentre tu scrivevi questa tua dotta disquisizione su una donna del passato, io scrivevo, in libertà e direi quasi bukowskiamente, un pezzo sulla giovane donna italica moderna. Non è che io e te siamo la stessa persona?

 
At 05 ottobre, 2007 10:43, Blogger Antonio Saccoccio said...

eh sì, marinetti.
correggerei però il verbo. non "tornino", perchè ancora la donna vera (come l'uomo vero) deve venire. Una come Valentine esiste oggi? Non farmi citare nomi perchè poi mi deprimo troppo, ma hai presente le nostre donne pubbliche? dai un'occhiata in Parlamento, in tv o nei dintorni. vedi la donna del futuro?
no, no, non mi costringere a far nomi. già rabbrividisco. ;-)

vogliamo Donne Nuove.

 
At 05 ottobre, 2007 10:48, Blogger Antonio Saccoccio said...

marinetti, in effetti qualcuno mi ha già definito il nipotino di marinetti. quindi di sicuro con te c'è del sangue in comune. ma non mi chiederti di chiamarti nonno eh? ;-D

al di là delle battute (e delle parentele ormai ovvie) in realtà si tratta di simultaneità futurista, anzi netfuturista. hai letto quello che ho scritto a gianni ieri nei commenti dell'altro post?
è un fenomeno abbastanza comune quando la nuova comunicazione digitale porta diversi soggetti a gravitare intorno agli stessi pensieri. un fenomeno affascinante.

 
At 05 ottobre, 2007 10:56, Blogger fabiana said...

Cosa commentare, da donna?
Che la "virilizzazione" della donna nel suo approccio all'esistenza, che in sé modifica i costumi, è un'espediente messo in atto solo dalle donne deboli?
Se lo dico trovo qualcuno che mi lincia, neh?
Però lo penso.
Lo penso, perché una donna che non ha problemi con se stessa e con la propria natura (di donna e di persona) queste - scusa il termine - seghe mentali non se le fa; vive, agisce ed opera nel suo mondo senza affannarsi a sembrare un'altra cosa, o a cercare di essere diversa.
Sai Antonio, io non penso che esistano donne e uomini, ma persone e una generica massa.
Dal canto mio, io ho sempre criticato il femminismo, non perché non ritenga che il ruolo della donna sia stato sottostimato e talvolta lo sia ancora, con la discriminazione professionale e sociale che può determinare, ma perché è stato un movimento di massa. E di massa pecora, per giunta. Di massa non pensante, ma belante.
Cosa avrebbero conquistato, le femministe? La liberazione sessuale? Boh, a vederle affannarsi a far bottino come i maschi sembrerebbero ben poco libere...;-)
E ancora, boh, io problemi in quel senso non li ho mai avuti, non capisco perché loro ne abbiano così tanti da dover fare rivendicazioni in piazza.
E' strano, io non mi sono mai sentita discriminata in quanto donna in nessuna delle situazioni che mi è capitato vivere, né in nessuno degli ambienti che mi è capitato frequentare.
Se per discriminazione s'intende il burino che t'infastidisce per strada, che problema c'è? Io li ho sempre ignorati, o, in alternativa, mandati a quel paese così drasticamente che la volta dopo cambiavano marciapiede...
E per quanto riguarda certi tromboni che ancora mettono tutte le donne su un piano inferiore al maschio e a se stessi, non c'è problema, come si dice, la pazienza è la virtù dei forti e tutti i nodi vengono al pettine, prima o poi.
Resto della mia umile idea: occorre risolvere le discrasie personali prima di farne un ... problema sociale.
;-)

 
At 05 ottobre, 2007 10:57, Blogger fabiana said...

*un espediente*
pardon, prof :))

 
At 05 ottobre, 2007 11:05, Blogger Marinetti said...

Antonio: ero proprio in attesa delle tue equazioni matematiche a supporto della teoria.

 
At 05 ottobre, 2007 11:39, Blogger Antonio Saccoccio said...

squitto, meno male che hai corretto! già mi era preso un crampo allo stomaco. hai difeso anche in questo l'onore delle donne. ;-) e di questo blog ovviamente ;-)

ad ogni modo, sono parole sagge le tue. molto sagge. e comunque non sono distanti da quanto affermava Valentine de Saint-Point, che però era donna che amava anche esternare vivacemente in pubblico le sue idee.
Il problema individui/massa, lo sai, è alla base del nostro movimento. Alla fine la stessa Valentine è volutamente dimenticata perchè parla fuori dal coro, violentemente fuori dal coro. E per questo vista come un pericolo. Destabilizza. Dice verità tremende per la massa belante. Ma ci pensi cosa avrebbe scritto Valentine su un suo blog oggi? Magari sarebbe stata trai blog neofuturisti, o magari ci avrebbe attaccato e insultato senza pietà. Avrei accettato anche l'insulto da una donna come lei. Ma sono sicuro che la sua notevole intelligenza non l'avrebbe mai portata ad opporsi a quanto stiamo dicendo anche noi qui in questo post e in questi commenti.

marinetti, quel pensiero l'ho già messo in calendario per la prossima audioconferenza neofuturista su skype. Qui il pensiero appena nasce già è in sviluppo. E' con gianni che voglio parlarne. Lui è il fisico e matematico del gruppo, io posso avere intuizioni ma non sono in grado di operare a quel livello. Siamo per l'uomo a mille dimensioni, ma poi alla fine ognuno ha le sue competenze specifiche. Altrimenti sfoceremmo presto nel dilettatismo. Anche se poi le idee restano idee. E ne parliamo sempre insieme. Basta avere consapevolezza dei propri limiti e delle proprie capacità.

Quindi se ti interessa puoi unirti alla nostra discussione. Anzi, se mi scrivi in privato ti mando un link in cui puoi iniziare a guardare alcune cose (non posso dartelo ancora in pubblico). scrivi qui neofuturisti@yahoo.it così ti mando tutto. anche i nostri account su skype, a cui puoi, se vuoi, raggiungerci.

ad futurum

 
At 05 ottobre, 2007 11:42, Blogger Antonio Saccoccio said...

ah squitto! rileggi questa frase di Valentine e dimmi se non si ricollega a quanto scrivevamo oggi in privato:


"la donna è stata e resterà colei che crea, che domina, che esalta, e che, incoraggiandone le ambizioni, rafforza la volontà di vivere degli uomini, e dal suo ruolo di creatrice di corpi si eleva fino alla capacità di produrre anime”

 
At 05 ottobre, 2007 12:23, Blogger fabiana said...

Sì, Antonio, certo si riconduce.
Ma è un concetto antico, se vuoi, le Muse, infatti, erano femmine.
Finanche dalla mitologia è pregnante il concetto (che poi la psicoanalisi è arrivata a riconoscere e mutuare) della stretta correlazione tra capacità procreativa e psicagoga.
Perché tutta la nostra civiltà occidentale è centrata sulla maternità, a partire dalla terra madre precristiana e poi pagana, e dalle divinità che la impersonavano (da Iside, a Diana, per tacer delle altre, ma tante sono) fino a giungere alla Madonna.
Difficile, nella nostra cultura, discernere la figura di Cristo da quella di sua madre che, anzi, assume ruoli centrali e paralleli proprio nella nostra tradizione.
In senso traslato, l'uomo è sempre figlio della donna, anche di quella che sposa, nella misura in cui il modo di essere di lei necessariamente influenza in modo positivo o negativo l'essere dell'uomo.
Però, da donna, aggiungo una cosa.
Da forza terapeutica e salvifica essa può anche tramutarsi in dispensatrice di morte, ove non avverta più quell'uomo come degno di attenzioni.
A volte questo accade perché l'uomo non l'ha meritata. Se mi disprezzi, mi offendi, mi degradi e ciononostante pretendi, arriverà il giorno che me ne andrò.
Quindi, l'uomo ha potenzialmente un tesoro tra le mani, e deve badare bene a non disperderlo.
Quando un uomo uccide una donna che lo ha lasciato (e troppi se ne sentono) è perché, fondamentalmente, l'uomo non ERA senza di lei, e non accetta il proprio fallimento. E quando la uccide, lo fa perché è già morto.

Poi, diciamo che ci son donne e donne e uomini e uomini, e quindi questo discorso, pur se bello, è del tutto simbolico, e può anche andare disperso nel mare dei casi particolari.

E sui refusi grammaticali, sintattici e ortografici chiedo venia in anticipo, scrivo di getto, non rileggo e qualche volta cambio pensiero e termini in corso d'opera, per cui ci scappa l'inciampo.
:)

 
At 05 ottobre, 2007 12:50, Blogger Antonio Saccoccio said...

giustissimo. diciamo che la vera grandezza del pensiero di Valentine Saint-Point sta nell'affermarsi come donna non negando valore alla maternità. Anzi è proprio la maternità, la generazione di una vita a permettere alla donna di elevarsi in luoghi che resteranno sempre sconosciuti agli uomini. Ed è da lì che le donne intelligenti partono per affermarsi. Se nego la maternità, nego il mio essere donna. Non sono femminista, sono imbecille.
Per come la vedo io ora, la donna neofuturista svilupperà presto tutta la sua specificità femminile, tutto il suo splendido desiderio di affermarsi, scontrandosi/amando intensamente gli uomini e valorizzando l'atto di eroismo che le rende capaci di generare nuovi corpi e nuove anime.

ad futurum

p.s. altra espressione splendida di Valentine: "eroismo modesto nel dolore fisico e morale"
p.s.2 dimentichi il mio mestiere, carissima. so distinguere in meno di un istante un refuso da un errore. quindi, stai serena. ti conosco da tempo, so che sai scrivere. permettiti tutte le sviste che vuoi. capita a tutti scrivendo di corsa. e su questo blog non è concesso scrivere lentamente! ;-D

 
At 05 ottobre, 2007 13:03, Blogger fabiana said...

Il rischio è quello (socialmente parlando) di considerare la funzione procreativa come l'unico e solo compito della donna. Il che è, in sostanza, una regressione.
(Vedi cultura islamica, ad esempio).
Donne senza figli che vengono ripudiate per questo, o socialmente additate come, in qualche modo, incomplete. E questo accade ancora anche da noi.
In una società evoluta questo è inaccettabile, così come è inaccettabile, e sottolineo sempre dal punto di vista sociale, pretendere che le donne, e tutte le donne, si adeguino ad un modello di comportamento che riflette, in sostanza, la voglia del maschio di propagare il proprio DNA.
Non siamo solo biologia, per fortuna.
Ed è proprio la traslazione della funzione procrativa sul piano trasversale del rapporto di coppia che può riprodurre quel miracolo che è mancato (senza sindacare sui motivi) in senso verticale.
E traslando ancora, l'orizzonte si ampia ove la Donna, agendo sempre orizzontalmente, mediante il suo essere, agire e fare, riesca a incidere sulla struttura mentale della società in cui le è capitato vivere, portando una scintilla di creazione, un approccio nuovo, in occhi forse troppo abituati a guardare sempre gli stessi panorami che, se pur belli, se restano sempre uguali, alla fine, sono solo ristretti.

 
At 05 ottobre, 2007 14:11, Blogger Marinetti said...

Squityo, fortunatamente ho appena scritto un breve articolo che dovrebbe essere la risposta direi definitiva all'annoso problema del rapporto uomo-donna.

 
At 05 ottobre, 2007 18:15, Blogger Antonio Saccoccio said...

cara squitto, infatti noi stiamo parlando di un'evoluzione della femminilità ben al di là di modelli islamici o pseudotali. Siamo proprio agli antipodi. Anche se Valentine de Saint-Point si convertì all'Islam sapete? non so le motivazioni ma è certo. nel 1918.

a parte questo occorre ovviamente superare il presupposto evoluzionistico dell'uomo che feconda quante più donne per aumentare il suo successo genetico, ma allo stesso tempo non bisogna occultare questa verità biologica. bisogna superare l'umanità, andare oltre, non rimuoverla.

marinetti, sono andato già da te. aspetto nuove!

 
At 06 ottobre, 2007 14:40, Anonymous Anonimo said...

Cari amici grazie per l'interessante discussione.
Credo, però, si debba anche ragionare di come superare, la modernità economica (leggi: capitalismo, o comunque "certo" capitalismo azzeratore delle differenze), che attribuisce alla donna (ma anche all'uomo) una "funzionalità" esclusivamente utilitaristica.
La questione (tra le altre, certo), ritengo, sia quella di costruire, come dire, un' economia futurista, in grado di restituire a uomini e donne quella capacità, come acutamente rileva Antonio, di andare oltre, senza rimuovere la propria umanità.
Carlo

 
At 06 ottobre, 2007 16:21, Blogger Giovanni Getto said...

il come?
mister gambescia richiede una risposta da un milione di dollari!!!
non l'economia futurista, ma il lavoro futurista! in poche parole, lavoratori e imprenditori oggigiorno scelgono il lavoro in base alla resa economica. da cui, quando va bene, tanti soldi e frustrazione. che ci vuole un neofuturismo per insegnare che il lavoro nobilita? noi vogliamo restituire all'uomo il valore del lavoro come strumento per rendere concreta e immortale la propria perfezione. un'economia basata su un approccio al lavoro di questo tipo, non è più opportunista e infigarda, produce qualità ed è formata da un esercito di lavoratori, non solo soddisfatti, ma realizzati. la tecnologia deve prodigarsi per sostituire l'uomo nei lavori alienanti, per eliminare i lavori inutili (notai, assicuratori, bancari, eccetera) e spostare le risorse umane dove più mancano. le ore settimanali devono essere ridotte (io arriverei fino ad anche) la metà, per consentire all'individuo il tempo necessario per gestire relazioni sociali ed una formazione personale fisica, psichica ed intellettuale: se non ha il tempo di rendersi perfetto, come può restituire la propria perfezione attraverso il lavoro?

 
At 06 ottobre, 2007 17:51, Anonymous Anonimo said...

Il testo proposto è stimolante e ricco in modo inaspettato, e solo perchè l'autrice non è nota quanto merita. Trovo disarmante e lucidissima la prima frase: "Eppure la nostra è un’epoca che vede trionfare il femminismo, con i suoi orrori e la sua bellezza".
Il coraggio di ammettere anche l'orrore non è una limitazione; è una rivendicazione delle qualità specifiche della femminilità che una virilizzazione eccessiva, invece, mutila ed offende.

Infatti una frase successiva : "è del tutto certo che la psiche della donna, nei suoi tratti fondamentali, rimane più o meno immutabile attraverso i secoli e le epoche" sembra quasi rivendicare alla donna la capacità di attraversare i secoli mantenendo inalterata la qualità che più la distingue: quella di essere riproduttrice di vita e : "creatrice di corpi si eleva fino alla capacità di produrre anime" come Valentine afferma più avanti.
E' una sorta di riconoscimento di una qualità atemporale che può attraversare istantaneamente l'età primordiale congiungendola al presente, ma distinguendosi dal passato.
Infatti solo nel presente la donna acquista coscienza e consapevolezza del suo essere indipendente.
Il femminismo di Valentine è impegnativo e consapevole; infatti impegna le donne nella fedeltà verso se stesse e le invita alla presa d’atto di una differenza che l'imitazione della mascolinità, invece, snaturerebbe e offenderebbe.
Inoltre è l'unica forma di femminismo che non si contrappone al sesso opposto cercando di sminuirne l'identità.
Per dirla in termini semplici e concreti le dichiarazioni di Valentine non propongono una dialettica di opposti che cerchino di prevaricarsi.
Infine è magnifica frase da cui, ancora oggi, potrebbe nascere la necessaria riflessione di cui si sente davvero la mancanza: "in ogni amore di donna vi è maternità".

 
At 06 ottobre, 2007 18:14, Anonymous Anonimo said...

ovviamente l'autore sa di mentire visto che le donne non hanno mai creato nulla

 
At 07 ottobre, 2007 10:34, Blogger Antonio Saccoccio said...

caro Carlo, la questione che tu poni è fondamentale. so quanto sei sensibile al tema e se ormai hai imparato a conoscermi sai che non sono da meno. se ogni tanto non parliamo dell'aspetto economico/finanziario è perchè riteniamo di dover formare prima un uomo nuovo dall'interno. Poi l'uomo nuovo automaticamente rifiuterà la visione tristemente economicistica e utilitaristica della vita.
Sai che ne parlo spessoo. Tre post fa ho titolato "Neofuturismo = antiutilitarismo militante", e nel penultimo posto tra le altre cose ho ribadito (con Bukowski) la necessità di non scrivere per soldi. Sai che la penso come te.

La visione che prospetta Gianni (che è neofuturista anche lui, se non lo conosci ancora) è anche la mia. Chiaramente tutto questo sarà possibile solo dopo aver rinnovato dall'interno l'uomo. Sganciandolo innanzitutto dalla ripetizione acritica degli schemi imposti dal potere dominante.
Se inizio a fregarmene di ubbidire al mio capo, quel sistema crolla.
Se inizio a preoccuparmi di creare un mio mondo ideale, quel sistema crolla.
Se inizio a fregarmene di possedere un capo firmato, quel sistema crolla.
Se inizio a ridere e prendere per il sedere il mondo dello spettacolo, quel sistema collassa.
Se inizio a ignorare calciatorisimilveline (nel senso che ormai sono come le veline), quel sistema implode.
Se inizio a scoprire il mio talento e a coltivare le mie passioni, quel sistema è già morto.

Ovviamente tutto questo discorso vale per uomini e donne. Nel caso specifico delle donne, va considerato come proprio l'inseguimento da parte della donna degli stessi errori dell'uomo, abbia disumanizzato la sua figura. Anche la donna ha fatto propria la visione economicistica-utilitaristica, con il solo freno della maternità. Pensate tutti alla follia. Quello che ha salvato finora la donna dagli errori dell'uomo (la maternità appunto), oggi viene visto da molte donne come un ostacolo. Un ostacolo alla carriera, al successo professionale (e sai che pronuncio queste parole con schifo). Rifiutare la maternità significa oggi accelerare l'assimilazione della donna all'uomo nello sfascio a cui assistiamo. E invece dovrebbe essere proprio la donna a richiamare l'uomo ad una visione più umana. Dovrebbe essere la donna la salvezza. E, a mio avviso, è ancora in tempo per esserlo. Alla natura non si sfugge. D'altra parte non abbiamo scelta. Se la natura perde, l'uomo è destinato all'estinzione. Cosa che non accadrà certamente. Abbiamo superato crisi peggiori, anche se forse meno insidiose di questa.

Uccidiamo il sistema economistico e utilitaristico.
Quel sistema non ha futuro.

 
At 07 ottobre, 2007 10:54, Blogger Antonio Saccoccio said...

Mariaserena (neofuturista anche lei da pochi giorni. un applauso prego! o un fischio, come preferite),
hai colto il vero nocciolo del pensiero di Valentine. Non come hanno fatto in passato alcuni critici limitati e asserviti al potere, che per dimostrare l'inadeguatezza del suo pensiero hanno estrapolato singole frasi decontestualizzandole. Qui il pensiero è cristallino.
E' una visione talmente piena e consapevole da essere difficilmente attaccabile.
Hanno persino detto che Valentine voleva creare una super-donna! Che? E' super una donna semplicemente autentica e che si valorizza in ogni suo aspetto? E poi cosa c'è di male nell'essere super? Il mediocrismo ormai è talmente diffuso che è negativo aspirare ad essere migliori di quello che si è? Per favore, non fatemi ridere. E ce l'ho con i critici pedantignoranti limitatitarati.
Riprendiamoci il diritto di migliorare le nostre esistenze.

Raimondo, cosa posso rispondere alla tua provocazione? Le donne non hanno mai creato nulla? Beh, bastano queste parole di Valentine de Saint-Point. Non è una spledida creazione questo pensiero?
Dici che mento? No, carissimo, non mento. Tant'è che sono prontissimo a ribadire che l'uomo ha nel corso della storia creato di più della donna. Ma anche questo è poi da vedere. Perchè noi (me compreso) non siamo abituati a considerare creazioni alcune azioni frutto di doti e istinti puramente femminili. Altrimenti credo che il conto già sarebbe in pari. Insomma, bisogna essere fini di pensiero. Ad una prima sommaria occhiata, l'uomo è senz'altro più creatore della donna. Ma attenzione. Proviamo a parlarne e a mettere in discussione alcune categorie che diamo per date. Anche questo assioma diventerà meno scontato.

 
At 07 ottobre, 2007 14:22, Blogger Marinetti said...

Giovanni Getto: le tue acute osservazioni mi hanno indotto a scrivere, in poche parole, due righe sull'Uomo Urbanizzato Moderno e sull'auspicabile cambio di stile di vita do noi uomini moderni.

 
At 07 ottobre, 2007 19:06, Anonymous Anonimo said...

E'tempo che il movimento femminista abbia il coraggio di compiere una svolta.
Ora farò un'affermazione che potrebbe irrompere come una nota stonata in una partitua di maniera.
Le donne occidentali, ma soprattutto le donne europee-italiane stanno diventando sterili. Si tratta di una doppia reciproca sterilità: biologica e culturale.La difficoltà ad accettare la maternità, che viene impedita o ostacolata o interrotta perchè non riusciamo più a conciliarla con una realtà sociale ed economica pensata solo per la produzione e l'efficienza condurrà ad una marginalizzazione della donna.
Dobbiamo ricominciare a difendere gelosamente questa duplice prerogativa, generare la vita e collaborare a generare anime, che può ancora innalzare la donna al di sopra di un qualsiasi altro ruolo sociale. E' il lavoro che deve adattarsi alla maternità e non viceversa. Prima di reagire negando queste mie considerazioni, riflettete. Grazie

 
At 07 ottobre, 2007 21:38, Blogger Marinetti said...

Mariaserena, non esiste più nessun movimento femminista da anni ormai. Guardati in giro, le donne sono spesso solo la caricatura malriuscita degli uomini e in più molte di loro non hanno fatto null'altro che sommare, ai propri difetti femminili, le peggiori pulsioni maschili. Hai notato come, fra le mille cose straordinarie che le donne avrebbero potuto mutuare dagli uomini, le donne moderne abbiano spesso optato solo per le cose peggiori?

 
At 08 ottobre, 2007 09:02, Blogger Giovanni Getto said...

medio un po' queste ultime affermazioni. non tutte le donne (ma ce n'é anche per gli uomini) giocano a sperimentare questo nuovo stato che confonde la parità tra i sessi con l'uguaglianza.
chi lo fa (tristemente e ingenuamente) riproduce quella caricatura descritta da marinetti: donne-uomo con il peggio dell'essere maschile. ma anche a rovescio. questo eserciti di 'costantini', uomini con le sopracciglia ad ali di gabbiano, petti depilati, sguardo vuoto e spaesato che parlano di sé in terza persona con il verbo all'infinito dovrebbero diventare la nuova icona del maschio del terzo millennio?
dopo le nuove libertà, conquistate nella seconda metà del xx secolo, sembriamo diventati una societàadolescente che si ribella a mammanaturafisiologia, facendo tardi la sera e non mettendo la maglietta della salute solo per affermare la propria indipendenza. ma quando torna a casa con la polmonite, chi lo curerà questo ingrato figlio?

 
At 08 ottobre, 2007 21:52, Blogger Antonio Saccoccio said...

Mariaserena, parole condivisibili le tue. La penso come te. Una donna migliore nasce sommando le migliori doti femminili ad altre che ancora non ha sviluppato. Stesso discorso, rovesciato, per l'uomo.
Marinetti, Giovanni, quanto non si ha cervello i risultati sono quelli da voi descritti. Il problema è svegliare, svegliare questo esercito di scimmie, questi automi fatti per ripetere modelli imposti dall'alto.
E' sempre ridicolo chi non ha personalità.
Mi viene in mente una cosa. Da piccolo mi piacevano le donne belle e pure se erano stupide mi piacevano quasi alla stessa maniera. Ora se una donna sembra bella e poi apre la bocca ed è un'idiota non mi piace più. Anzi mi sembra bruttissima.
Il fatto è che è così che dovrebbe essere. La donna bella è la Donna a Mille dimensioni, così come l'uomo bello è l'Uomo a Mille dimensioni.
Gli uomini sono per natura imperfetti. Ma ora è diverso: ci siamo volontariamente mutilati.
Bisogna ricominciare a sfidare la perfezione. E' giunto il momento.

OT andate a leggere e commentare l'ultimo post dell'amico Carlo Gambescia. Analisi molto interessante, come sempre. Ho lanciato anche uno spunto neofuturista, vedete che ne pensate.

http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2007/10/grillo-la-manifestazione-del-20-ottobre.html

 
At 12 ottobre, 2007 00:18, Blogger fabiana said...

Mi dispiace per Raimondo, non è stato molto fortunato con le donne, nella sua vita.
Almeno a sua madre vorrà riconoscere che ha creato lui?
Ah, beh, ma forse lui è nulla, e quindi, giustamente, il cerchio si chiude.

 
At 12 ottobre, 2007 12:48, Blogger Antonio Saccoccio said...

mark, sarà pure simpatico il tuo blog, ma il mercato dei link non mi ha mai interessato.

squitto, ognuno ha i suoi problemi. questo raimondo avrà i suoi. ;-)

 

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