LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

mercoledì, ottobre 10, 2007

Presentismo e Neofuturismo

Presentista è chi non si chiede se questo mondo è giusto.
Presentista è chi non si chiede se questo mondo è bello.
Presentista è chi accetta passivamente il mondo così com'è.
Presentista è chi vive come vive perchè pensa che non sia possibile vivere diversamente.
Presentista è chi non crea la partitura della propria vita.
Presentista è chi esegue lo spartito che altri hanno scritto per lui.
Presentista è chi dice "Il mondo va così, che posso farci?".

Neofuturista è chi dice "Uccidiamo il presentismo".

Antonio S.

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17 Comments:

At 11 ottobre, 2007 10:41, Blogger Marinetti said...

Ho letto cose tue migliori Antonio. Questa cosa mi sembra un po' da diario delle scuole medie. Chi non si è mai chiesto se il mondo è giusto, bello, se vada cambiato? Chi non ha mai pensato di crersi la propria partitura delle propria vita? Tutti noi abbiamo detto, almeno una volta, "il mondo va così, che posso farci". Allora siamo tutti presentisti e contemporaneamente neofuturisti perche chi non ha mai detto almeno una volta "voglio ricominciare la mia vita da capo"?
Noi non dobbiamo scrivere diari delle scuole medie, noi dobbiamo allenare le menti a essere lucide e ottimiste.

 
At 11 ottobre, 2007 11:13, Blogger Giovanni Getto said...

sei ottimista marinetti!
ho parlato con ragazzi appena ventenni che dall'alto della loro gioventù dichiaravano davanti al mio impeto 'tanto nulla può cambiare'.
il neofuturista si fa tutte quelle domande e vive per dar loro risposta

 
At 11 ottobre, 2007 11:33, Blogger Marinetti said...

Ma questa è cosa comune a tutte le generazioni, Giovanni. A 20 anni si oscilla fra la rivoluzione e l'accettazione supina della realtà. Io, a 20 anni, non ricordo neppure come la pensavo ma sicuramente la percezione di essere goccia nel mare e che il mare sarebbe sempre stato lo stesso mare l'avevo già. Tu no?

 
At 11 ottobre, 2007 12:40, Blogger Giovanni Getto said...

io?
io sono nato a 25 anni.
fino ad allora ho sempre lottato nel dormiveglia, per ciò in cui credevo. lascia stare che ciò che credevo di credere, in realtà lo crevano altri. se ci fosse stato un cavolo di neofuturista a darmi la sveglia, mi sarei risparmiato un bel po' di anni e di lavoro.
mi disgusta molto di più la mancanza di qualcosa in cui credere, che il credere in stronzate.

 
At 11 ottobre, 2007 14:05, Blogger Marinetti said...

"ciò che credevo di credere, in realtà lo crevano altri."
Passatisticamente allitterante ma poco chiaro, caro Getto. Fregarsene di ciò che credono gli altri è imperativo per il singolo individuo moderno ma deleterio per la Società che accomuna individui singoli.
Questo è il grande dilemma o busillis dei giorni moderni: fregarsene di ciò che pensano gli altri pur rimanenendo in una collettività il cui pensiero rappresenta tutti gli individui singoli. Hai già affrontato questa perenne e apparente contraddizione?

 
At 11 ottobre, 2007 14:15, Blogger Antonio Saccoccio said...

Marinetti, non hai capito quello che volevo dire.
Quando parlo di presentismo parlo di una categoria precisa. Proprio come il futurismo e il passatismo.
E' una categoria densa di significato, che va assolutamente combattuta. Altro che diari di scuole medie! Questa è una categoria sociologica nuova e avanzata. Una categoria creata da noi per comprendere e poi combattere il morbo che ci sta dissanguando.

Come dice Gianni, con cui parliamo spesso di presentismo (ma ti consiglio di leggere questo post del nostro Attilio: http://futurlaikost.splinder.com/post/13419122), io non sento giovani ribellarsi al presente. Anzi, ci sguazzano nel presente, lo accettano in toto e non hanno nessuna intenzione di portare il minimo contributo al cambiamento.
Tu parli così perchè hai l'animo del futurista, Marinetti.
Ma il mondo è popolato da tanti passatisti e tantissimi presentisti.
E' a loro che dobbiamo guardare.
Noi per fortuna abbiamo capito qualcosa in più.
Uccidiamo il presentismo.

 
At 11 ottobre, 2007 14:46, Blogger Giovanni Getto said...

perdona la poca chiarezza. ci riprovo: diciamo che per grande senso del dovere ho passato la prima fase della mia vita a realizzare le aspettative che gli altri avevano su di me, ma con la tenacia ed efficenza che mi contraddistinguono.

la questione sociale per il neofuturista è un punto fondamentale! discorso complesso. provo qualche spunto.
non scegliamo cosa essere, il massimo che possiamo fare è capirlo e realizzarlo.
capire cosa siamo è difficile per noi stessi, impossibile per gli altri.
da cui...
socialmente mi pongo con due funzioni: (1) vivendo come un neofuturista, come esempio fulgido e (2) proponendo (non imponendo) il nostro pensiero come provocazione.
altro piccolo aforisma 'credo nelle mie idee, per questo le metto in gioco' sta a dire che ascolto volentieri cosa hanno da dire anche i morti (passatisti e presentisti), per capire chi ho attorno a me e capire eventualmente se mi può servire.
il mio pensiero non è (de)finito (che neofuturista sarei???) cresce ogni giorno trascorso con gli occhi spalancati. quando smetterò di confrontarmi, crescere e cambiare è perché sarò morto da dieci minuti.

 
At 11 ottobre, 2007 17:45, Blogger Antonio Saccoccio said...

"ciò che credevo di credere, in realtà lo crevano altri."
Passatisticamente allitterante ma poco chiaro, caro Getto.

Io ho capito benissimo, Marinetti. Quello che pensiamo spesso non è un frutto del nostro pensiero, ma è l'assorbimento e la riproposizione inconsapevole del pensiero altrui. E' il pensiero dominante che ci schiaccia. E ci illudiamo di vivere liberi, mentre non siamo che schiavi della peggior specie.

gianni, ovviamente ci intendiamo. Ma mi chiedevo, perchè oggi quasi tutti non si pongono in modo dialettico nei confronti del mondo? in pratica: perchè tanti presentisti?
forse la vita troppo comoda.
forse la dittatura dei media.
a mio avviso per individuare l'antidoto dobbiamo ancora riflettere sulla diagnosi.


un ottimo messaggio contro il presentismo è contenuto nel finale del film The Mission di Roland Joffè (De Niro, Irons). Consiglio a tutti di rivedere questo film.

 
At 11 ottobre, 2007 18:06, Blogger Marinetti said...

Attenzione Saccoccio, c'è differenza fra "assorbire e riproporre inconsapevolmente il pensiero altrui" e "non essere dialettici": Sant'Agostino era neoplatonico perché riprendeva quella filosofia ma non lo puoi certo accusare di presentismo o di non essere dialettico, immagino. Rimanere affascinati o anche solo influenzati da un pensiero altrui e riproporlo è cosa buona e giusta, nostro dovere e, spesso, fonte di salvezza.
Oggi non ci si pone in modo dialettico semplicemente perché nessuno ci ha insegnato la dialettica. Sembra cosa banale ma è così. Togli la parola "zingaro" dal vocabolario dittatoriale dei media e un giorno la parola "zingaro" sarà vuota di ogni significato. Togli la dialettica dal cervello delle persone e le persone non useranno più dialettica.
Ne ho parlato nel mio recente e breve scritto intitolato "Fuoco antigeometrico al Supermercato", dove concludo così: "Un milione di telespettatori osserva orizzontale e menefreghista dal divano del salotto di ogni periferia italiana".
Non c'è scampo.

 
At 11 ottobre, 2007 18:26, Blogger Antonio Saccoccio said...

no marinetti, oggi non ci capiamo.
chi ha detto che le due cose sono equivalenti? la prima era una spiegazione della frase di gianni. la seconda l'hai presa dopo in un altro contesto.

con l'esempio di Platone e Sant'Agostino, stai dicendo quello che sostengo anch'io. Io cito costantemente il passato per costruire il futuro. Il mio blog � stato sin dal primo post fondato su questo. E poi noi siamo neofuturisti e siamo sullo stesso piano di recupero dei neoplatonici. Come potrei accusarli?
Il discorso del presentismo � un altro. Il presentismo � adagiarsi nel presente, ritenere il presente non modificabile. Il presentismo � dire: "il mondo � questo e pu� andare solo cos�.
Il presentismo � vilt� e accidia, incoscienza e nullit�.

ad futurum

 
At 11 ottobre, 2007 21:39, Anonymous Anonimo said...

Ciao, vengo dalla pagina di Squitto. :=)
Interessante il tuo sito; interessante poi come qui molte frasi si possano leggere a più livelli…
Non sono un intellettuale, ma posso dare ragione in pieno a giovanni getto: non è però la totalità dei giovani a vivere in una sorta di catalessi statica. Sono purtroppo tanti, ma fortunatamente non tutti.

Non so bene quanto di pratico ci sia in queste etichette che utilizzate, ma certo io generalmente mi guardo da tutti gli "ismi".
Il futurismo comunque mi è sempre piaciuto, molto affascinante.
E via di aereopittura… ;=)

 
At 11 ottobre, 2007 22:52, Blogger Giovanni Getto said...

@marinetti. scampo c'é eccome: ci siamo noi!!! fintanto che su questa terra scorrerà una sola goccia di sanque neofuturista, c'è speranza.
fare proprio il pensiero di un altro è cosa buona e giusta se non è fatto per i motivi sbagliati (ricerca di approvazione, ad esempio). infatti noi vorremmo che tutti si appropriassero dei nostri pensieri. ma credo che nessuno qua si senta 'compiuto' e siamo pronti ad integrare nuove idee e nuovi pensieri, ma non più perché 'così fan tutti'.

@piccic. benvenuto/a tra di noi. hai ragionissimo. ci sono giovani che sono inevitabilmente presentisti (i morti) ci sono giovani che sono possibilmente presentisti (dormienti) fino a che non incontrano altri giovani neofuturisti... è una giocosa esagerazione/schematizzazione solo per dirti che sappiamo bene che il mondo non si incastra in due parole ad effetto. non fermarti ai nostri 'ismi' che noi stessi disdegnamo e speriamo di superare presto. parliamo di cose nuove (poi così nuove?), insolite, dovremo usare parole nuove, nel frattempo... facciamo a capirci!

 
At 12 ottobre, 2007 00:26, Anonymous Anonimo said...

Il testo sul Presentismo è incendiario.
Per porsi in modo dialettico non c’è bisogno che ci abbiano insegnato la dialettica. La dialettica è certamente una abilità che si può affinare con lo studio della logica e della filosofia; ma è anche un modo di relazionarsi e di ragionare che si trova in forme spontanee e istintive anche nei bambini.
Sull’uso “dittatoriale” di alcune parole non mi trovo d’accordo, non vorrei dire cose troppo semplici o banali, ma qui dovremmo semmai ricorrere alla distinzione significato e significante.
Il che accade forse perché l’esempio è poco efficace visto che la parola “zingaro” non è quasi più usata.
Aggiungo che la dialettica non può essere tolta dal cervello. E’ più semplice togliere il cervello tout court.
A me sembra che il post Presentismo e Neofuturismo sia in grado di suscitare sia forti reazioni emotive, sia forti reazioni intellettuali (dialettica…).
Però la sua specificità, sempre secondo la mia opinione soggettiva, è piuttosto etica che non sociologica.
Uso il termine etico in senso alto perché questo stringato manifesto antipresentista suona come una denuncia, un atto d’accusa, uno smascheramento del presente-reale, ma lascia aperta una via d’uscita. Anzi la indica.
Esamino le prime due affermazioni sul “giusto” e sul “bello” e mi chiedo: chi oggi si pone ancora problematiche simili?
Le seconde due sull’accettare passivamente e non poter vivere diversamente: non sono forse una nuova invettiva all’ignavia e all’ipocrisia?
Le due successive, in chiave semantica musicale, individuano una definizione lirica alla sonnolenza della ragione.
Per questo a me sembra che Antonio concluda degnamente la sua denuncia contro il Presentista dicendo “uccidiamo”. Una posizione più dialettica di questa non è immaginabile.

 
At 12 ottobre, 2007 00:28, Blogger fabiana said...

diciamo che c'è chi si accorge di avere un cervello e lo usa, e di chi preferisce usare il "mezzo pubblico".
Chi lo usa, talvolta nell'impeto magari lo fa a sproposito, è vero. Deve imparare a convogliare le proprie energie in modo costruttivo e non distruttivo. Quindi deve lavorare, sforzarsi, ricercare, imparare il confine sottile tra l'umiltà e l'orgoglio.
Chi usa il "mezzo pubblico" lo fa a sproposito pure lui e anche spesso, ma, porello, almeno ha un alibi... mica è colpa sua, eh

;-)

 
At 12 ottobre, 2007 12:45, Blogger Antonio Saccoccio said...

piccic, benvenuta.
i giovani sono la nostra risorsa, il nostro bel futuro. noi vogliamo svegliarli, non condannarli.
se ti piace il futurismo, tienici d'occhio. potresti avere piacevoli sorprese.

mariaserena, grazie per il bel commento. Hai compreso perfettamente la mia posizione.
Uccidiamo il presentismo e diamoci una mossa tutti quanti!

squitto, sembra che l'italiano medio non sappia usare il cervello se non per fregare il prossimo. in questo siamo bravissimi, forse i numeri uno. ma poi quando abbiamo sistemato i nostri affari personali, torniamo in letargo.
brutta cosa. bruttissima.

mancano le belle idee per cui si muore. questo è il punto.
e per questo stiamo morendo noi.

giovanni, noi continuiamo a costruire il futuro. il sangue neofuturista scorre eccome. sgorga fluido ovunque. ;-)

 
At 12 ottobre, 2007 23:16, Anonymous Anonimo said...

piccic, benvenuta.
BenvenutO: mi chiamo Claudio. ;=)

Quel che dice cervelloinfuga, "La dialettica è certamente una abilità che si può affinare con lo studio della logica e della filosofia; ma è anche un modo di relazionarsi e di ragionare che si trova in forme spontanee e istintive anche nei bambini." lo trovo molto incoraggiante e confortante.

Quel che volevo dire io sulla lettura a più livelli (forse avrei dovuto dire "direzioni") delle frasi è che, se ricordiamo il presupposto che dietro ad ogni assunzione negativa (passiva o attiva che sia) c'è un margine di errore (e non solo di malizia), anche frasi come "chi accetta passivamente il mondo così com'è" possono essere assai buone.
Perché l'accettazione delle cose, diciamo l'abbandono di una esagitazione non fruttuosa per l'animo, è spesso sintomo di grande saggezza ed equilibrio.

Ritrovando il nome di Papini in altri tuoi post, mi è venuto lo sghiribizzo e allora ho telefonato al mio amico Leonardo Gori (http://www.leonardogori.com/), che è di Firenze, per farmi fare un mini-corso in cinque minuti sull'Italia dell'epoca.
Devo ammettere di conoscere molto poco Papini (ho solo "Il Diavolo", e quando mi capitò d'occasione in prima edizione anche "Sant'Agostino" lo lasciai lì perché non mi convinceva), ma fondamentalmente non mi piace tanto come scrive; anche dopo la conversione mi dà l'impressione di avere mantenuto molto i suoi difetti, come scrittore e come personaggio della cultura. Mi sembra molto "labirintico".
Penso di avere però un debito con lui, perché — non vorrei sbagliare — ma credo sia stato Papini a pubblicare per primo R. H. Benson in Italia, su suggerimento di un amico, in una collana che dirigeva.

Guarda la coincidenza, il quaderno che uso come diario, ha la riproduzione della copertina di "Dante Vivo". Eh, eh, il mondo è piccolo… :=P

 
At 13 ottobre, 2007 01:19, Blogger Antonio Saccoccio said...

scusami, piccic. ti restituisco subito l'identità maschile ;-)

Per quanto riguarda Papini (che resta lo scrittore del Novecento più sottovalutato in assoluto) da amante del futurismo ti consiglio "Un uomo finito" (un testo di un'intensità travolgente) e "L'esperienza futurista", ma non dimentichiamo altri testi superbi come "Chiudiamo le scuole", "Preghiera per gli imbecilli" etc. Senza contare "L'infelicità dell'infelice" con cui chiude magistralmente la sua esistenza travagliata ma intensissima.
E' uno di quei scrittori unici, che ti lasciano un segno dentro. Uno fuori dagli schemi. Un genio, diciamolo chiaramente.

Ma il tuo quaderno-diario con "Dante vivo"? Lo voglio anch'io! ;-)

Oggi ci manca tanto una figura di Papini. Chissà cosa avrebbe detto lui del passatismo e anche del presentismo di oggi. Già me lo immagino lanciare bordate a destra e sinistra.
Un Papini ci manca non meno di un Marinetti.


un caro saluto!

 

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