Papini e la scuola: cambiare i programmi non aiuta la riforma morale del paese
Ho più volte ribadito che per ridare vita alla nostra scuola non servono nuovi programmi, ma serve una vera e propria rivoluzione. Mi ha sorpreso molto leggere un articolo di Giovanni Papini del 3 giugno del 1909. Quasi un secolo fa, Papini era del mio stesso avviso. In questo articolo, intitolato "La scuola elementare" ma che tratta della scuola nel suo complesso, Papini si interroga sul significato delle riforme scolastiche del suo tempo e afferma che non serve a nulla stare a discutere sulle ore o materie di insegnamento e ancor meno sui programmi. Quello che ci vuole è una riforma morale complessiva del paese. E questa non si fa solo con la scuola. E' l'uomo che deve cambiare, non i programmi. Vi riporto la parte centrale dell'articolo, quella più incisiva.
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"Io batto su questo carattere, diremo così, personalistico, della questione, perchè confesso e dichiaro di avere pochissima fede nei programmi e moltissima negli uomini. Sta bene che i programmi li fanno gli uomini, ma i programmi, anche se fatti da uomini grandi, quando siano applicati da e su uomini piccoli, non servono a nulla, mentre gli uomini ben creati, anche senza programmi riveduti, approvati e riformati, sono capaci d'insegnare e far capire meglio assai di certi omettini che salgono le cattedre colle tasche piene di corsi di pedagogia, di regolamenti scolastici e d'istruzioni ministeriali. E quelli che hanno giudizio vedono bene che la pianta uomo non si migliora soltanto colle scuole e coi metodi, e che si posson mutare da un momento all'altro, con i ponzamenti di undici persone, i capricci di un ministro e il voto di tre o quattrocento incompetenti, le cose da insegnarsi nei licei e le ore da spendere in ciascuna "materia", ma non già i caratteri e le menti degli uomini. La formazione delle anime dipende da cento cose, fra le quali la scuola è una sola; e quelli che pretendono mutare gli uomini cambiando i programmi delle scuole, mi par che somiglino a quei cattivi dottori che per fare sparire le malattie non fanno altro che procurare di mandar via i sintomi esterni. La riforma morale di un paese si compie a poco a poco, con la meditazione personale dei migliori, con gli sforzi innumerevoli e solitari dei piccoli, con le parole di fuoco dei grandi profeti e risvegliatori e non già colle commissioni e i rimpastamenti legislativi. E mentre la riforma morale si compie, anche la scuola, come tutte l'altre cose, va migliorando e migliorerebbe anche se mantenesse i più rugginosi e arcaici programmi del mondo."
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Nel 2006 siamo esattamente nelle stesse condizioni di cento anni fa. Ancora oggi chi ci governa ha la pretesa di riformare la scuola adattando il numero di ore da destinare alle singole materie o modificando ogni dieci anni i programmi. La riforma morale del paese, di cui tanto abbiamo bisogno, non si ottiene in questo modo. Quindi, per favore, lasciamo stare i programmi e conserviamo le energie per discutere di cose più importanti.
Anzi, una modifica ai programmi facciamola pure. Facciamo leggere Giovanni Papini. Di sicuro tra qualche anno ci saranno più uomini veri in giro.
Antonio S.
7 Comments:
La riforma è sempre formale e mai di contenuto, che si modifichino pure i programmi..ma che lo si faccia ragionando, basandosi su idee precise..in realtà sono le idee precise a mancare, non ha nemmeno importanza chi sia a fare la riforma basterebbe che chi riforma avesse un pò di contenuto in se..come uomo o donna o altro che sia.
Io sono contraria alla scuola, benchè oggi costituisca l'unica aternativa (=_=) all'autodistruzione, l'ho sempre trovata castrante e non credo che si apprenda, oltre la scuola elementare, forse appena appena le media inferiori, qualcosa di utile.
E' una specie di macchina burocratica nella quale s'incastrano le persone, le si parcheggiano fino a quando hanno l'età per lavorare o essere disoccupati, certo che c'è bisogno di 'istruzione'! ..ma la scuola non istruisce affatto, la scuola funziona esattamente come le istituzioni statali: furbizia, sterile maccartismo, esclusione del più debole nella logica del branco..branco del quae fanno parte spesso gli stessi insegnanti uniti nel potere della somiglianza.
Tutto ciò che ho imparato l'ho imparato altrove, di più la scuola ha minato nel profondo le mie capacità critiche ha fatto traballare ogni fiducia in me stessa senza fornirmi alcuno strumento per affrontare nè lo studio nè la vita. La chiave del miglioramento di una persona non è nell'interrogazione. Le mie passioni sono nate tutte a casa dove con amore sono state curate e apprezzate secondo le reali inclinazioni personali, così chi ha una famiglia solida si salva, gli altri diventano o muli saccenti o lasciano perdere.
Scusa lo sfogo Antonio, tu sei un'insegnante, ho tanti amici che sono insegnanti, non sò come si possa scegliere di fare questo lavoro nella scuola italiana.. trovo molto più motivante e bello insegnare italiano agli stranieri!..certo un buon insegnate trasmette amore ai propri alunni..ma questi alunni sono figli del disamore civile, di genitori spesso disinteressati.. è un cane che si morde la coda.
Silvia e Serbilla, purtroppo la situazione nella scuola italiana è questa.
Il fatto è che in Italia sono mancate delle valide politiche sulla scuola.
E' evidente che il mondo-business in cui viviamo ha dichiarato una lotta senza quartiere nei confronti della scuola. Gli interessi economici vanno sempre contro quelli culturali. Chi vive speculando sull'economia e il consumo ha tutto l'interesse a distruggere la scuola. E quello a cui assistiamo ogni giorno è un'operazione sistematica di delegittimazione ai danni della scuola. Mi riferisco soprattutto ai media tradizionali, che portano attacchi continui alla scuola. Ma questo è evidente. Loro cercano fette di mercato per i loro sottoprodotti culturali e vedono nella scuola un nemico. Forse l'ultimo nemico, dopo la distruzione della famiglia. Se si va a scuola, si vede meno televisione e si spende molto meno. E' semplice.
La cosa vergognosa è che in Italia lo Stato non ha affiancato la scuola in questa lotta, ma ha contribuito allo sfascio ridicolizzando gli insegnanti con stipendi da fame. Tutto questo ha creato anche nella scuola un clima di sfiducia, un senso di impotenza che è difficile eliminare. Diciamo che oggi la scuola va avanti grazie a molti volontari, quasi missionari. Si predica nel deserto.
Lo Stato ha abbandonato la scuola. E questi sono i risultati.
Forse un giorno andrò ad insegnare all'estero. Ci sto pensando da tempo. Certo mi dispiacerà abbandonare il paese di Dante e Manzoni in mano ai barbari...
Davvero un bell'articolo, come al solito competentissimo, di Papini.
FInora di lui ho letto molto della sua sterminata produzione.
Mi manca molto e quest'articolo è uno di quelli.
è un articolo della "VOce"?
Inutile dire che l'analisi di Papni sul sitema scolastico è impeccabile.
Meno programmi più cervelli.
Non siamo computer in cui istallare i soliti programmini standardizzati
Silvia, se partirò sarà comunque per tornare o per fare l'interesse dell'Italia. Io non scappo, parto. ;-)
Per ora comunque sto provando ad agire dall'interno.
Vediamo se il gruppo dei Neofuturisti italiani riuscirà in qualche anno a cambiare qualcosa di questo sistema malato.
Metafisico, l'anno in cui fu scritto questo articolo (1909) lascia pensare proprio a "La Voce". Se pensiamo che uno dei temi affrontati nel primo periodo de "La Voce" fu l'istruzione pubblica, l'articolo dovrebbe essere tratto proprio da quella rivista.
L'analisi è modernissima.
Ciao, Antonio.
Non ho trovato posta in Splinder.
Caro Antonio, ora sono arrivati tre tuoi messaggi.
Non dimentico di certo i blog neofuturisti.
Ci sentiremo sicuramente.
Saluti.
Benissimo! a presto allora!
ciao!
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