L'ha detto... Seneca
"Pone in opulentissima me domo, pone <ubi> aurum argentumque in promiscuo usu sit: non suspiciam me ob ista quae, etiam si apud me, extra me tamen sunt. In Sublicium pontem me transfer et inter egentes abice: non ideo tamen me despiciam quod in illorum numero consedero qui manum ad stipem porrigunt. Quid enim ad rem an frustum panis desit cui non deest mori posse? Quid ergo est? domum illam splendidam malo quam pontem."
Seneca, De vita beata, 25, 1
"Mettimi in una casa ricchissima, mettimi dove oro e argento siano d’uso comune: non insuperbirò per queste cose, che se anche stanno in casa mia, sono al di fuori di me. Trasferiscimi sul ponte Sublicio e gettami fra i bisognosi: non per questo tuttavia mi disprezzerò, perché siederò fra coloro che porgono la mano all’elemosina. Che importa infatti per la sostanza se manca un tozzo di pane a chi non manca la possibilità di morire? Che dunque? Preferisco quella splendida casa al ponte."
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Questa riflessione di Seneca è per ricordarci che il denaro non è un male in sè. E' l'uomo che divinizzando il denaro lo rende un male. Ci siamo dimenticati che il denaro è un mezzo, non un fine; e quando si scambia il mezzo per il fine, sono sempre guai. Lasciamo sempre il denaro fuori di noi, non lasciamolo mai entrare dentro. Dentro abbiamo cose più preziose, che hanno bisogno di tutto lo spazio a disposizione.
Antonio S.
Etichette: Seneca
2 Comments:
Ciao Antonio ( dal comune santo onomastico ;) ),
ho appena letto in Più Blog il tuo commento succoso davanti al quale non mi resta che risalire al link che lasci e riflettere.
Seneca, e non solo lui..quanto farebbero bene rileggerli oggi.
Ti lascio un boccone di un autore classico che credo ti piacerà.
"Sarebbe fonte di decoro(1) che tutti gli uomini, che cercano a tutti i costi di superare tutti gli altri esseri viventi, si adoperassero (in ciò) con immane sforzo, per non trascorrere la vita nell’oscurità come i bruti, che la natura formò con la testa rivolta a terra e obbedienti agli impulsi del ventre.
Ora, tutta la nostra forza risiede nell'animo e nel corpo; dell'animo ci serviamo per comandare, del corpo per ubbidire; quello abbiamo in comune con gli dèi, questo con gli animali.
Perciò mi sembra più giusto cercare la gloria con la forza dell'ingegno che con quella delle membra, e poiché la vita di cui fruiamo è breve, rendere durevole quanto più possibile la memoria di noi. Infatti la gloria della ricchezza e della beltà è fragile e fugace, la virtù dura splendida e eterna.
Ma a lungo tra i mortali vi fu aspra contesa se la gloria militare provenisse dalla forza del corpo o dal valore dell'animo. Infatti prima d'intraprendere bisogna decidere, e quando tu abbia deciso, si deve rapidamente operare. Così entrambe le cose, di per sé difettose, necessitano ciascuna dell'aiuto dell'altra".
(Sallustio, La congiura di Catilina I,1-7)
Silvia, si vede che sei una mia recente lettrice. Seneca è trai padri ispiratori di questo blog. Se vai nell'archivio troverai molti post a lui dedicati.
Seneca per i manager? Mi sembra azzardato. Ma non conosco il testo e quindi non mi spingo oltre. ;-)
Marzia, la congiura di Catilina è uno degli argomenti che più mi interessano. E Sallustio è subito dopo Seneca nelle mie preferenze.
Seneca è troppo lontano dal materialismo e dal volgare edonismo della società attuale. Ed è proprio per questo che il suo pensiero fa paura, e invece sarebbe importantissimo recuperarlo.
Ciao e a presto!
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