LIBERI DALLA FORMA

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sabato, gennaio 06, 2007

Edoardo Sanguineti e la lotta di classe: passatismo al quadrato

A volte mi chiedono "Ma un neofuturista cosa vuole combattere? chi è per il neofuturista il passatista del terzo millennio?"
Nella mia testa è chiarissimo chi e cosa è oggi passatista, l'ho spiegato più volte e d'altra parte basta leggere i miei manifesti. Ma spesso la gente non comprende quando si parla di idee e valori. Vuole i nomi, i fatti.
Ebbene, eccovi un nome e un fatto.
Il nome è quello di Edoardo Sanguineti.
Il fatto solo le sue dichiarazioni, recenti e passate.
Sanguineti, il materialismo storico e la lotta di classe.
Leggete cosa ha dichiarato recentemente il noto poeta, candidato a sindaco di Genova e sostenuto dalla sinistra radicale italiana.
"Restaurare l'odio di classe, perché i potenti odiano i proletari e l'odio deve essere ricambiato"
E' forse opportunismo politico in vista delle primarie che si terranno a febbraio? Forse. Ma leggete cosa dichiarava Sanguineti già in un’intervista rilasciata a "Telecittà" di Genova e riproposta in parte da «L'Unità» il 20/10/2003:
"Credo che la Sinistra che voglia proclamarsi Sinistra debba rivolgersi nuovamente al proletariato, e parlare chiaramente del fatto che viviamo in una Nazione in cui esiste - come in tutte le nazioni - una massa enorme di proletari che debbono riappropriarsi della coscienza di classe. Questo è il compito della Sinistra perché, piaccia o dispiaccia, dopo Marx ed Engels c'è solo una Sinistra, le altre sono Sinistre per modo di dire. C'è la Sinistra alla Blair, tanto per capirci. La sinistra di un guerrafondaio aperto, che ha falsificato documenti e copiato Internet, per legittimare le sue scelte. Mentre oggi purtroppo la coscienza di classe appartiene in esclusiva e da tempo ai borghesi, ai capitalisti. I quali tranquillamente sanno di essere borghesi e capitalisti e perciò difendono i valori dell'impresa, del profitto. Di contro, per la Sinistra non esistono più proletari, laddove il numero del proletariato effettivo è aumentato."
Ma andiamo avanti. Eccolo in un'altra recente intervista.
"Fino a un paio di decenni fa le distinzioni di classe erano molto evidenti, e per questo anche la coscienza di classe era più viva. Il proletariato sapeva di essere subordinato ai datori di lavoro, e al tempo stesso sapeva che la sua consapevolezza poteva servire in qualche modo da modello e da stimolo nei confronti di altre classi di lavoratori. Poi progressivamente, dopo le difficoltà del dopoguerra, il benessere sempre più diffuso ha fatto crescere i ceti medi, in cui la coscienza di classe è più attenuata. Ricordo a questo proposito ciò che risposi in quegli anni a un professore che mi confessava di non sapere a quale classe appartenesse. “Quando lei insegna e il suo lavoro è ricompensato - gli dissi - lei è un lavoratore dipendente e in un buona sostanza appartiene al proletariato. Se però possiede due o tre alloggi e li affitta, allora smette di essere proletario e diventa in qualche modo classe dominante”.
Questa della domanda del professore è l'apice della mediocrità passatista. Ve lo immaginate questo professore sconvolto da un dubbio di tale importanza esistenziale: non sapere a quale classe appartiene. Che profondità, che dilemmi! Ma per Sanguineti, convinto assertore del materialismo storico, per l'uomo è essenziale sapere a quale classe appartiene. Ragazzi, uomini, donne, ve lo siete mai chiesti a quale classe appartenete? Io mai. Di solito mi pongo domande un po' più importanti. Ma per Sanguineti la coscienza di classe è vitale.
Insomma, questo non è un esempio di passatismo. Questo è il trionfo del passatismo. Dal lessico alle idee, alle prospettive future.
E' incredibile come tutto quest'armamentario ideologico sia sopravvissuto al Novecento. E' vero che Sanguineti ha la sua età, ma lascia comunque stupiti l'incapacità di rinnovarsi da parte di un uomo che nel dopoguerra è stato un avanguardista convinto. Avanguardista in arte, conservatore e reazionario nel resto. Ma la parola giusta è passatista. Sanguineti è un passatista.
Insomma, i Neofuturisti parlano di dare un calcio all'omologazione socio-culturale del secondo Novecento e qui c'è ancora chi se ne esce fuori con teorie ottocentesche.
Sanguineti: un passatista al quadrato.
Antonio S.

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10 Comments:

At 07 gennaio, 2007 17:16, Anonymous Anonimo said...

mi sono già espresso chiaramente su quel pseudopoeta mentacatto.
è un sub man al cubo

 
At 07 gennaio, 2007 17:51, Blogger Antonio Saccoccio said...

Certo se dovessimo giudicare le sue opere dalle sue idee le conclusioni sarebbero per lui disastrose.
Una cosa mi inquieta: cosa resterà di Sanguineti fra 50 anni? Secondo me poco. Ma la critica lo celebrerà o no, una volta morto?
E ancora. Tra 50 anni gli italiani conosceranno le opere di Sanguineti o quelle di Papini?
Troppi interrogativi.
Dubbi atroci.
E' in gioco la cultura. E' in gioco la vita.

 
At 10 gennaio, 2007 13:44, Anonymous Anonimo said...

"Passatista" rende bene l'idea, ma non è sufficiente.
Io aggiungerei "rincoglionito".

 
At 10 gennaio, 2007 15:57, Blogger Antonio Saccoccio said...

Direi che "rincoglionito" era pure il professore che aveva simili dubbi esistenziali.
E poi che senso ha rivolgersi a Sanguineti per saperlo? Già mi immagino il professore adorante di fronte al celebre poeta in grado di illuminarlo su ogni cosa!
Ma per favore!
Coscienza vera ci vuole, altro che coscienza di classe!!

 
At 13 gennaio, 2007 13:35, Anonymous Anonimo said...

Ricordo che per Ortega è uomo-massa anche uno scienziato, o persino un genio, non appena costui pretenda d'interferire in campi in cui non ha alcuna competenza. Viceversa non è uomo-massa un operaio che fa bene il suo mestiere e si attiene alla massima "ne sutor ultra crepidam" (ciabattino, fa' il tuo mestiere). Su questa persona in effetti la società può fare affidamento. E' un elemento prezioso.

Nella "ribellione delle masse" Ortega constata che le masse si arrogano competenze che non hanno e non hanno più alcun rispetto per chi ne sa indubitabilmente più di loro: odiano i migliori. In questo consisterebbe la - per Ortega - perniciosissima ribellione delle masse. Questo avveniva in Spagna, ma probabilmente ovunque: non si spiegherebbe altrimenti l'incredibile successo di questo libro che ha ben 75 anni e non li dimostra.

I migliori. Per Ortega sono le elite che devono guidare la nazione. Non può essere diversamente. In ogni tempo e in ogni luogo si sono formate le elite. Negarlo è assurdo. Giusto, sbagliato? Direi che ha ragione. Alcuni (cretini) considerano Ortega un "elitario". Ma l'elite di Ortega è costituita da gente che lavora e tende a un miglioramento continuo (delle sue capacità, delle sue conoscenze, della sua umanità). Non è un elite sfruttatrice che mantiene le distanze dal volgo. E' elite per virtù innate, ma anche per l'incessante opera di perfezionamento. Non è un'elite parassitaria e usurpatrice.

Abbiamo dunque un'elite e ... gli altri. Che fare di questi altri? La risposta di Ortega: elevarne il livello. Ma la massa non sarà mai elite. Anzi dovrà - docilmente - seguire le elite, come è normale e giusto che sia.

Questo discorso può anche non piacere (Ortega reazionario). A me sembra giusto.

Come demassificare l'uomo-massa? Una volta questa funzione spettava
alla scuola che doveva "formare" l'uomo e anche le elite (i migliori). Oggi invece - come ai tempi di Ortega - non devono esistere più né elite né migliori: siamo tutti uguali. E siamo tutti dei geni. Sarà (in realtà non è). Tutti si credono in grado di trinciare giudizi su qualsiasi cosa. Ma ciò comincia già a scuola: prima ancora di avere appreso qualcosa (e anche un po' di nozioni vanno bene, santo cielo: sempre questa polemica contro il nozionismo!) l'incompetente è invitato a esprimere un suo personale giudizio su cose che appena conosce. Non importa se dice idiozie: l'idiozia è considerata espressione della sua personalità e in quanto tale preziosa. Ma quale personalità? Studiassero piuttosto!

Ciao.
Sergio

 
At 15 gennaio, 2007 21:39, Anonymous Anonimo said...

E' vecchio e passatista, è un sub-man...
Il futurismo da bar sport :)

 
At 10 febbraio, 2007 17:27, Blogger Stefano Moracchi said...

Le aprole di Sanguineti mi hanno lasciato perplesso per l'affermazione tautologica, direi quasi,naturalista, nel senso di chi consideri la realtà come una msaa informe priva di significati.
In pratica Sanguineti non da importanza al senso delle parole come l'attore non fa più la sua opera: entrambi sono l'opera.
Non so se Sanguineti abbia voluto dimostrarci con la sua frase che la vita ha senso solo nella ripetizione e nel ri-vivere, in questo caso il suo gesto estetico va contro ogni tipo di superamento della forma per rimodellare il già vissuto e il già sentito.
Non lo e mi piacerebbe saperlo.

 
At 13 febbraio, 2007 20:58, Blogger Antonio Saccoccio said...

Ciao Stefano.
Sanguineti è certamente un provocatore e si allarga perchè sa di essere considerato un grande poeta e critico.
E' indubbio che considerare le sue affermazioni dal punto di vista estetico e non politico significa dargli una grossa mano.
Anche perchè ormai esteticamente, purtroppo, siamo portati a giustificare ogni cosa.
Ma le sue sono affermazioni politiche fatte da un politico. Per questo vanno giudicate. E sono pertanto affermazioni anacronistiche e pericolose.
un saluto

 
At 14 febbraio, 2007 10:26, Blogger Stefano Moracchi said...

Ciao Antonio, hai colto il nocciolo della questione: Sanguineti poeta (esteta) sposa il politico (etica). Ora delle due l'una. Giudicarlo politicamente per la sua visione estetica dell'etica o viceversa.
Entrambe è possibile solo intendendo l'estetica come azione, prassi. A questo punto lo spirito penetra la materia, è costretto ad uscire dalla sua quiete, dal suo atteggiamento estetico, appunto, nasce così l'azione bella, il gesto eroico. Ma rimane solo un gesto nel caso di Sanguineti?
Ciao, S.M.

 
At 21 febbraio, 2007 11:48, Anonymous Anonimo said...

segaioli con la pancia piena!
il passator scortese

 

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