La mancanza di dinamismo alla base di rapporti affettivi incerti e superficiali
DINAMISMO -> rapporti affettivi stabili e sicuri
STATICITA’ -> rapporti affettivi incerti e superficiali
STATICITA’ -> rapporti affettivi incerti e superficiali
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Qualche riflessione sul dinamismo neofuturista, poiché un post precedente merita un approfondimento.
Potrebbe sembrare un paradosso: da una parte denuncio da sempre una società bloccata e priva di dinamismo, dall’altra è evidente che i sentimenti e gli affetti forti e stabili sono sempre più rari.
Questa è solo un’apparente contraddizione. Ecco in sintesi i motivi.
In realtà il dinamismo che manca è quello interno all’uomo, perché di dinamismo esteriore la vita di tutti noi è fin troppo piena. Anzi, in molti si affannano a muoversi continuamente proprio perché si sentono interiormente privi di vita. E questa è cosa nota.
La mancanza di idee e pensieri dinamici porta l’uomo ad una scarsa evoluzione interiore e quindi ad una modesta e incerta percezione del sé. Ora è chiaro che tutto ciò comporta evidentemente una difficoltà nello stabilire relazioni affettive stabili e durature.
Un individuo che accetta e riproduce passivamente schemi e modelli sociali senza svolgere un proprio percorso di maturazione interiore sarà incapace di conoscere a fondo se stesso e gli altri. Quindi avrà la tendenza a stabilire legami superficiali e passeggeri, senza mai mettersi seriamente e totalmente in discussione.
Se vorremo stabilire rapporti affettivi saldi, stabili e duraturi, dovremo essere interiormente disposti al cambiamento, all’evoluzione continua.
Solo dall’evoluzione nasce quella maturità affettiva che può permetterci di avere relazioni interpersonali stabili.
Antonio S.
13 Comments:
Hai proprio ragione
Che dire, condivido qeusto bel post dall'inizo alla fine...
Ciao
"In molti si affannano a muoversi continuamente proprio perché si sentono interiormente privi di vita".
Concordo. Noto (troppo) spesso tutta la questione. Forse è il fatto che sono cresciuta in solitudine pressochè totale in un paese isolato da tutto. Questo significa non averne paura e conoscere se stessi, nel bene e nel male, poichè la solitudine (assieme al silenzio) è una delle più grandi paure dei nostri tempi.
Poi ovviamente sono cresciuta, ho lasciato il "paese" per raggiungere la dimensione della "città", ed in quel momento ho notato quel distacco, quella differenza fra me e molti altri anche se frequentano gli stessi luoghi che frequento io ed hanno una vita simile alla mia. Non ne soffro minimamente, mantengo il sorriso e la mano per tutti, ma saranno sempre diversi da me.
E' anche per questo che ogni volta in cui ho sbattuto il muso per terra mi sono in qualche modo rialzata, mentre tanti altri sono affogati nel nulla. Non è presunzione, sono solo constatazioni. Chi è più felice? Ecco, questo è difficile da stabilire...
Ti abbraccio.
Chi è più felice...
Se la felicità si nutre di consapevolezza, come io credo, allora sei tu ad essere più felice.
Hai preso la frase del mio post con la quale non può non essere d'accordo chiunque abbia un po' di saggezza.
D'altra parte non la scopro certo io questa cosa...
Ma sul resto? Ecco, il resto è frutto essenzialmente della mia riflessione e non ricordo di averlo mai letto altrove. Sei d'accordo anche sul resto?
un abbraccio anche a te
Ma attenzione!
Chi è troppo attento alla sola evoluzione interiore rischia di concentrarsi solo su di sé e sul proprio percorso, un rapporto stabile può cominciare quando due individui dopo un determinato cammino personale, decidono di andarsene per il mondo con qualcun altro e condividere vicendevolmente quello che si è costruito sino a quel momento...
Da una che nel suo percorso è stata sovente sola ma che poi ha compreso...
No, Laura, forse non sono stato chiaro.
Non sto parlando di un'evoluzione chiusa al mondo, non si parla di chissà quale ascetismo.
Io sto parlando di quel dinamismo che ci porta all'evoluzione nel mondo, tra gli altri uomini. Tra gli altri fratelli, mi verrebbe da dire.
L'evoluzione è anche e soprattutto quella che ci porta a comprendere meglio il nostro prossimo.
Non si può mai avere un vero amico se non si ha dentro questa scintilla che ogni giorno accende e spinge alla comprensione di ciò che abbiamo dentro e di ciò che c'è fuori di noi.
Forse ora ho chiarito meglio. ;-)
L'evoluzione è anche e soprattutto quella che ci porta a comprendere meglio il nostro prossimo.
Non si può mai avere un vero amico se non si ha dentro questa scintilla che ogni giorno accende e spinge alla comprensione di ciò che abbiamo dentro e di ciò che c'è fuori di noi.
E' molto bello Antonio questo pensiero e lo condivido totalmente..sembra così semplice.. ma non lo è :°( ..particolarmente il cambiamento deve avvenire nello stesso modo, in tempi simili..sennò ci si allontana poichè si viaggia su binari divergenti..la comprensione da sola non basta..la maturità di uno può anche scegliere di mollare l'altro che non resta al passo, mi pare..
Ho fatto riferimento a quella frase perchè... perchè ci ho ragionato su di recente mentre ero in ferie nel classico villaggio turistico sulla costa tunisina. Ogni sera c'era un istante in cui dovevo andarmene da quell'euforia collettiva posticcia, ed allora mollavo tutti (compreso chi era con me) e me ne andavo da sola in spiaggia... Sono strana, lo so.
Per il resto, concordo con te, specialmente quando dici che "Un individuo che accetta e riproduce passivamente schemi e modelli sociali senza svolgere un proprio percorso di maturazione interiore sarà incapace di conoscere a fondo se stesso e gli altri. Quindi avrà la tendenza a stabilire legami superficiali e passeggeri, senza mai mettersi seriamente e totalmente in discussione".
La chiave di lettura (se non sbaglio) mi sembra quella dell'ideologia del "branco", del dover per forza appartenere a qualche gruppo o definizione per ottenere protezione, stima, o semplicemente non fare la fatica di cercar di conoscere se stessi.
Quello però che mi lascia un po' perplessa, se me lo permetti, è che... non riesco a trovare il nesso che può intercorrere tra una conoscenza che diventa quasi empatia nei confronti del prossimo anche al fine di conoscere se stessi e il neofuturismo... mi sembrano due cose completamente in antitesi. Sicuramente mi sono spiegata male, ma spero che coglierai il senso di quanto voglio dire.
Ah Martina, sei finita in un villaggio turistico!?!? ahah! Io sarei stato sempre da solo (o con chi voleva seguirmi) in spiaggia...
Sul "branco" potrei scrivere una decina di post.
Per quanto riguarda il rapporto tra queste idee e il neofuturismo, non dimenticare che uno dei punti forti del mio Neofuturismo è il Neo-Umanesimo, ossia la riscoperta di quanto di più profondo c'è nell'animo umano. Essere capaci di affetti veri, di sentimenti autentici è il frutto primo di questo rinnovamento dell'uomo.
Il Neofuturismo vuole, grazie al dinamismo, smascherare la falsità e la formalità delle relazioni sociali attuali, per poter arrivare a concepire rapporti vivi e veri, in cui gli uomini possano venire a contatto nella loro spiritualità e non nel loro essere "socialmente definiti".
Colto il nesso ora?
Serbilla,
sono contento che ti sia piaciuto il mio pensiero.
Riguardo alla necessità che il cambiamento avvenga nello stesso modo... beh si dovrebbe riflettere a lungo su questo.
In effetti io credo che la disposizione all'evoluzione sia già di per se stessa bastante a garantire la comprensione reciproca.
Individui fissi nelle proprie convinzioni non capiranno chi è diverso da loro. Individui che sanno mettere in discussione ogni cosa comprenderanno anche chi è differente da loro.
Il dinamismo è già una garanzia di successo.
(E' infatti chiaro che il mio dinamismo è in funzione positiva. Un dinamismo "in negativo" non ha semplicemente motivo di esistere)
Cara Rosy,
hai ragione. A volte il dinamismo esteriore è sintomo di voglia di fare. Indubbiamente. Ma non è a quel tipo di dinamismo che io mi riferivo (infatti ho detto "in molti", non tutti!). Mi riferivo alla quella smania di fare continuamente qualcosa che contagia ormai troppe persone.
Un bacio anche a te!
Perche non:)
good start
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