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lunedì, giugno 11, 2007

Il Codice di Perelà, romanzo futurista di Palazzeschi

Il codice di Perelà di Aldo Palazzeschi è uno dei romanzi più godibili e allo stesso tempo interessanti del Novecento.
Del periodo futurista di Palazzeschi di solito si ricordano un paio di liriche de “L’incendiario” e nulla più. E invece c’è un bel romanzo, sconosciuto ai più, un Romanzo futurista, come si legge nel sottotitolo dell’edizione originale, quella del 1911 (edizioni futuriste di "Poesia").
Lo stesso Palazzeschi molti anni più tardi, nel 1958, dichiarò: “Perelà è la mia favola aerea, il punto più elevato della mia fantasia”.
Il romanzo ebbe ben cinque redazioni successive, in cui l’autore progressivamente finì per snaturare gli esiti felicissimi dell’edizione del 1911, smussando alcuni caratteri tipici del protagonista.
Il Codice di Perelà è l’incredibile storia di un uomo di fumo, Perelà appunto.
L’uomo di fumo ha tre anziane madri, Pena, Rete e Lama, dalle cui iniziali prende il nome. Vive nella cappa di un camino per 33 anni, ascoltando le storie di Pena, Rete e Lama, fino a quando le tre vecchie non smettono di parlare. Allora Perelà scende dal camino, indossa un paio di stivali e si reca in città. Qui tutti sono incuriositi ed ammirati dalle sue sembianze “fumose” e dalla freschezza delle sue parole. Conosce il re Torlindao, le persone più importanti della città e molte donne, che gli confidano amori e passioni sensuali (una di loro, Olivia di Bellonda, si innamora di lui). A questo punto il re affida a Perelà l’importante compito di redigere il nuovo Codice della città. Perelà incontra quindi altri personaggi curiosi (Iba, il principe Zarlino), restando sempre silenzioso e di pochissime parole. Poi però Alloro, un ammiratore di Perelà, si dà fuoco nel tentativo di diventare anche lui di fumo. Viene di questo accusato Perelà. La folla, che lo adorava, ora inizia a disprezzarlo ed insultarlo pubblicamente. Perelà viene condannato e rinchiuso in una piccola cella sul mondo Calleio. Qui, grazie all’aiuto di Olivia Bellonda, Perelà attreversa il camino e scompare nel cielo in una nuvola di fumo.

Perelà è evidentemente l’ideologo della leggerezza di fronte alla pesantezza del mondo. Ripete frequentemente l’adagio “Io sono molto leggero” e non aggiunge molto altro. Nessuno è in grado di capirne pienamente il pensiero. Perelà è completamente estraneo alle logiche dello Stato. Interessantissime anche le figure dell’ex re Iba e del pazzo principe di Zarlino (che probabilmente è un’allegoria di Filippo Tommaso Marinetti). La rassegna delle donne e i loro discorsi sull’amore sono trai brani più travolgenti della letteratura fantastica del Novecento. Ma quasi tutti i personaggi posso essere letti in chiave allegorica. E per questo il romanzo assume un valore che va ben al di là della pura invenzione fantastica.

Resta un mistero l’esclusione del Codice di Perelà dal canone dei migliori romanzi novecenteschi italiani. Il romanzo di Palazzeschi non sfigura affatto se paragonato ai fortunatissimi romanzi della Trilogia degli antenati di Italo Calvino. Non è inferiore per invenzione fantastica e neppure per la capacità di veicolare simbolicamente le idee dell’autore. Superiore è sicuramente Calvino sotto l’aspetto linguistico. Ma incredibilmente superiore è nel complesso Palazzeschi, se si considera che Il Codice di Perelà precede Il visconte dimezzato, il primo dei tre romanzi di Calvino, di più di 40 anni!
Onestamente Calvino ebbe anche modo di comunicare in una lettera a Palazzeschi la sua ammirazione per Il Codice di Perelà. Ecco qui la breve lettera, in cui vi è un chiaro cenno al valore de Il codice di Perelà.

Caro Palazzeschi,
Le sono molto grato, e anche confuso, perché mandare a Lei un mio libro mi è dovere e piacere ed ha già contraccambio nel vederlo gradito. Ma m’ha fatto molto felice, dandomi con la Sua dedica due libri che mi sono molto cari: “Perelà” (un capostipite) e le “Bestie”, in cui c’è “Il ritratto della Regina” che è uno dei miei racconti preferiti. La saluto con gratitudine e amicizia.

Questo è stato il futurismo. Arrivare prima degli altri. Sempre.

Antonio Saccoccio

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2 Comments:

At 15 giugno, 2007 12:48, Anonymous Anonimo said...

Ciao Antonio,
Grande lavoro di recupero (recupero, si fa per dire...).
Carlo

 
At 16 giugno, 2007 19:10, Blogger Antonio Saccoccio said...

caro Carlo,
purtroppo ci siamo ridotti a recuperare romanzi fondamentali come questo.
Se l'autore non va di moda, non c'è capolavoro che tenga.

Aspettiamo tempi migliori.
Anzi. Lottiamo per tempi migliori. ;->
ciao!

 

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