LIBERI DALLA FORMA

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venerdì, aprile 28, 2006

Henri Bergson: l'evoluzione della vita


L'evoluzione creatrice (1907) è certamente l'opera più nota di Henri Bergson (1859-1941).
Nel primo capitolo, intitolato "L'evoluzione della vita. Meccanismo e finalità", Bergson conduce una critica al meccanicismo e al finalismo, dimostrando che entrambe le impostazioni sono incapaci di spiegare l'essenza della vita.
Voglio qui riportarvi qualche passo con cui inizia proprio questo primo capitolo de L'evoluzione creatrice. Tutto il discorso è basato sull'opposizione tra la stasi e il cambiamento. E quindi ecco da una parte termini quali "statico", "persistere", "ripetere", e dall'altra "cambiamento", "modificarsi", "passaggio", "trasformazione", "fluire". Per Bergson l'essenza della vita è un cambiamento continuo, anzi una "creazione".
Ecco i passi tratti dalle prime pagine del primo capitolo de L'evoluzione creatrice.
"Un leggero sforzo di attenzione potrebbe tuttavia rivelarmi che ogni affezione, rappresentazione, volizione continua a modificarsi in ogni istante; se uno stato d'animo cessasse di variare, la sua durata cesserebbe di scorrere. Consideriamo il più stabile degli stati interiori, la percezione visiva di un oggetto esterno immobile. Per quanto l'oggetto rimanga lo stesso, e per quanto io lo guardi sempre dallo stesso lato, sotto il medesimo angolo visuale, alla stessa luce, la visione che ne ho differisce tuttavia da quella di un attimo pria; quanto meno perchè è invecchiata di un istante. La mia memoria prolunga qualcosa di quel passato in questo presente. Il mio stato d'animo, procedendo sulla via del tempo, si riempie in continuazione della durata che in esso si raccoglie; cresce, per così dire, su se stesso come una palla di neve. A maggior ragione ciò si verifica per gli stati più profondi e intimi, sensazioni, affezioni, desideri ecc., che non corrispondono, come una semplice percezione visiva, a un oggetto esterno variabile. Ma per comodità tendiamo a non prestare attenzione a questo ininterrotto cambiamento, se non quando diventa rilevante al punto di imprimere al corpo un nuovo atteggiamento, una direzione nuova all'attenzione. In quel preciso istante avvertiamo un cambiamento di stato. Ma in verità si cambia continuamente, e lo stato stesso è, di per sè, già cambiamento.
Questo significa che non c'è una differenza essenziale tra il passare da uno stato a un altro e il persistere nel medesimo stato."
[...]
"L'apparente discontinuità della vita psicologica deriva dunque dal fatto che la nostra attenzione la coglie attraverso una serie di atti discontinui: dove non c'è che un dolce pendio noi crediamo di scorgere, seguendo la linea spezzata dei nostri atti di attenzione, i gradini di una scala."
[...]
"La nostra personalità, che si costruisce in ogni istante con l'accumularsi dell'esperienza, si trasforma continuamente. E trasformandosi impedisce che uno stato, fosse anche identico in superficie, possa mai ripetersi in profondità. Per questo la nostra durata è irreversibile. Non potremmo riviverne neppure un frammento perchè, per farlo, bisognerebbe incominciare cancellando il ricordo di tutto ciò che è accaduto dopo. A rigore, potremmo escludere questo ricordo dalla nostra intelligenza, ma non dalla nostra volontà."
[...]
"Lo stesso vale per i momenti della nostra vita, di cui siamo artefici. Ognuno di essi è una specie di creazione. E così come il talento del pittore si forma o si deforma - e comunque si modifica sotto l'influsso delle opere che produce -, allo stesso modo ciascuno dei nostri stati, nel momento stesso in cui si verifica in noi, modifica la nostra persona, in quanto è la nuova forma che abbiamo appena assunto. Si ha dunque ragione di dire che ciò che facciamo dipende da ciò che siamo; ma bisogna aggiungere che, in una certa misura, siamo ciò che facciamo e ci creiamo in continuazione. D'altronde, la creazione di sè per mezzo di sè risulta ancora più completa se si ragiona meglio su ciò che si fa"
[...]
"E abbiamo constatato che, per un essere cosciente, esistere significa cambiare, cambiare significa maturarsi, maturarsi significa creare indefinitamente se stessi."
Antonio S.

5 Comments:

At 28 aprile, 2006 23:44, Anonymous Anonimo said...

un mio caro amico ha scritto da poco una tesi sul futurismo nel meridione di italia...gli dirò di passare dalle tue parti.

 
At 28 aprile, 2006 23:53, Blogger Antonio Saccoccio said...

Con piacere, Eugenio. Questa è la casa del Futurismo.
E la patria del Neofuturismo.
ciao

 
At 29 aprile, 2006 13:08, Anonymous Anonimo said...

..sarebbe bello poter vivere evolvendosi creativamente, ma ogni gesto è limitato e costretto da schemi invisibili, e l'intuizione, seppure tanto elogiata da economisti e psicologi dell'autostima, tra le cose quotidiane è malvista se seguita dalla presa di coscienza e dall'iniziativa..
..ma i serpenti mutano ^.^ necessariamente..

 
At 29 aprile, 2006 13:21, Blogger Antonio Saccoccio said...

O ci si evolve, o si muore... lentamente...
Non lasciamoci ingabbiare da nessuno, liberiamoci dagli schemi... bisogna CRedere nella CReazione.
ciao Serbilla! :-)
Anto

 
At 08 maggio, 2006 13:33, Anonymous Anonimo said...

Grande Bergson, uno dei pochi filosofi veramente geniali.

 

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