FORME MORTE (2): i regali (quasi tutti)
“Sono nei pasticci. Ho così tanto da fare che ho dimenticato che dopodomani è Natale e devo ancora fare i regali a tutti! A mio padre, mia madre e mia sorella devo comprare per forza qualcosa… e pure Marta e Simona se lo aspettano!”
“Uffa! Domani devo andare al compleanno di Marco e non so proprio cosa comprargli come regalo!”
Frasi normali ripetute in svariate occasioni.
Il regalo (etimologia incerta, probabilmente dallo spagnolo regalo = "dono al re", e questo già sarebbe indicativo) è nella maggior parte dei casi una FORMA MORTA.
Perché? Per il semplice motivo che in molti regali non c’è spontaneità vitale.
Riprendiamo le frasi d’apertura e osserviamo il nostro modo di esprimerci in quelle occasioni: “devo ancora fare i regali”, “devo comprare per forza qualcosa”, “devo andare al compleanno”. Il verbo prevalente è “dovere”.
I regali sono infatti considerati degli obblighi, dei doveri verso qualcuno che “si aspetta” quel regalo. È un atto dovuto, una consuetudine priva di spontaneità e quindi “forma morta”. Viene concepito come un impegno, come se fosse un qualche adempimento da assolvere.
Conseguenza di questo modo di vedere sono i “brutti regali”. Sì, perché anche un regalo si vede subito quando è conseguenza di una “forma morta”. Chi fa un regalo per assolvere ad un dovere non ha dentro quel flusso che lo porta a scegliere un “bel regalo”. E il destinatario si accorge immediatamente di ciò: regali senza vita ne abbiamo ricevuti tutti, non possiamo negarlo. I regali senza vita stanno lì in un cassetto o in un vecchio armadio: e lì meritano di stare. Oggetti inutili, perché svuotati di senso.
Quando ero bambino (ma a volte capita ancora adesso) se un amico di giochi ti invitava al suo compleanno, allora gli si comprava un regalo. Ma se non festeggiava il compleanno, niente regalo! Come a dire, se fai una festa allora meriti il regalo, se non la fai è come se non fosse il tuo compleanno. Ho trovato sempre odioso questo modo di procedere: un regalo lo faccio perché mi va di farlo, non perché uno mi invita ad una festa! Insomma il regalo come merce di scambio, dov’è la spontaneità? Dov’è la vita? Assente, completamente tristemente vergognosamente assente. Così iniziamo a rovinare i bambini. Così i bambini iniziano ad assorbire le “forme morte” in cui vivono gli adulti. E iniziano a morire.
Vediamo invece cosa è il vero regalo per chi non è prigioniero della forma, per chi è libero dalla forma. Si vede subito chi ha davvero la voglia di fare un regalo ad un’altra persona. Perché il regalo ci viene da dentro, è un atto prepotente dell’anima. Quando senti una persona così vicina a te, quando la senti parte di te, ecco che vuoi farle un regalo: vuoi darle una parte di te, per testimoniare quel legame. E senti realmente che vuoi farlo quel regalo, lo senti dentro che spinge per uscire da te e andare verso l’altro. “Tieni, ti do un pezzo di me, perché mi sento unito a te”: questo è un regalo. Altro che dovere!
“Uffa! Domani devo andare al compleanno di Marco e non so proprio cosa comprargli come regalo!”
Frasi normali ripetute in svariate occasioni.
Il regalo (etimologia incerta, probabilmente dallo spagnolo regalo = "dono al re", e questo già sarebbe indicativo) è nella maggior parte dei casi una FORMA MORTA.
Perché? Per il semplice motivo che in molti regali non c’è spontaneità vitale.
Riprendiamo le frasi d’apertura e osserviamo il nostro modo di esprimerci in quelle occasioni: “devo ancora fare i regali”, “devo comprare per forza qualcosa”, “devo andare al compleanno”. Il verbo prevalente è “dovere”.
I regali sono infatti considerati degli obblighi, dei doveri verso qualcuno che “si aspetta” quel regalo. È un atto dovuto, una consuetudine priva di spontaneità e quindi “forma morta”. Viene concepito come un impegno, come se fosse un qualche adempimento da assolvere.
Conseguenza di questo modo di vedere sono i “brutti regali”. Sì, perché anche un regalo si vede subito quando è conseguenza di una “forma morta”. Chi fa un regalo per assolvere ad un dovere non ha dentro quel flusso che lo porta a scegliere un “bel regalo”. E il destinatario si accorge immediatamente di ciò: regali senza vita ne abbiamo ricevuti tutti, non possiamo negarlo. I regali senza vita stanno lì in un cassetto o in un vecchio armadio: e lì meritano di stare. Oggetti inutili, perché svuotati di senso.
Quando ero bambino (ma a volte capita ancora adesso) se un amico di giochi ti invitava al suo compleanno, allora gli si comprava un regalo. Ma se non festeggiava il compleanno, niente regalo! Come a dire, se fai una festa allora meriti il regalo, se non la fai è come se non fosse il tuo compleanno. Ho trovato sempre odioso questo modo di procedere: un regalo lo faccio perché mi va di farlo, non perché uno mi invita ad una festa! Insomma il regalo come merce di scambio, dov’è la spontaneità? Dov’è la vita? Assente, completamente tristemente vergognosamente assente. Così iniziamo a rovinare i bambini. Così i bambini iniziano ad assorbire le “forme morte” in cui vivono gli adulti. E iniziano a morire.
Vediamo invece cosa è il vero regalo per chi non è prigioniero della forma, per chi è libero dalla forma. Si vede subito chi ha davvero la voglia di fare un regalo ad un’altra persona. Perché il regalo ci viene da dentro, è un atto prepotente dell’anima. Quando senti una persona così vicina a te, quando la senti parte di te, ecco che vuoi farle un regalo: vuoi darle una parte di te, per testimoniare quel legame. E senti realmente che vuoi farlo quel regalo, lo senti dentro che spinge per uscire da te e andare verso l’altro. “Tieni, ti do un pezzo di me, perché mi sento unito a te”: questo è un regalo. Altro che dovere!
Io propongo un Neo-Umanesimo, propongo di portare l’uomo a prendere (o riprendere) contatto con se stesso, con quella cosa immensa (l’anima, ricordate ancora?) che ha dentro. E quindi a sentire il grande valore anche dei regali. Facciamo meno regali, ma facciamo regali vivi. Non è facile, lo so bene, siamo tutti ingabbiati nelle consuetudini sociali e un mancato regalo potrebbe suscitare critiche infinite. Ma prendiamoci tutti la responsabilità delle nostre idee e, soprattutto, dei nostri sentimenti. Al diavolo le critiche dei benpensanti. Se sentiamo di essere obbligati a fare un regalo, lasciamo perdere. Lo faremo quando ne avremo voglia davvero. Torniamo tutti al “volere", e non al “dovere”. Altrimenti diventeremo tanti morti che vogliono tante cose morte…
Antonio Saccoccio
3 Comments:
...allora si che sono libera dalla forma!
sapessi che sfizio ci metto io nel fare i regali!
...è vero, a volte, non arrivano quando uno se li aspetta, ma...è sempre una sorpresa, no?
M.
Questo vivo regalo, un blog che parla chiaro,indica alla mente, come vivere velocemente e dinamicamente creare.
In questo post c'è un futuro molto importante.
Notecellulari.splinder
sono passati quasi 5 anni Serena. non ci conoscevamo ancora. a leggere queste cose penso proprio che di strada ne ho/abbiamo fatta tantissima.
eppure già 5 anni fa queste parole erano chiarissime: liberi dalla forma.
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