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martedì, luglio 31, 2012

Individualismo, massificazione e neotribalismo

Individualismo e massificazione sono due delle caratteristiche che la maggior parte degli analisti della società contemporanea evidenziano costantemente. Sono due aspetti che sicuramente contraddistinguono la realtà in cui viviamo, tuttavia ciò che risulta ai più incomprensibile è come possano conciliarsi tra di loro due idee dell'uomo che spingono in direzione diametralmente opposta: l'individualismo rispecchia l’ingigantimento degli interessi del singolo, la massificazione l'annullamento del singolo all'interno della moltitudine. Per uscire fuori da queste ambiguità propongo qualche rapida considerazione (ne ho già parlato diffusamente qui).Si tratta in realtà di tendenze solo apparentemente inconciliabili. Innanzitutto la solita premessa: fino a quando non stabiliremo cosa intendiamo realmente per individualismo e cosa per massificazione, staremo parlando sempre e solo di due termini, con tutte le solite ambiguità di interpretazione. Soprattutto il termine "individualismo" sembra oggi sempre più spesso impiegato con i significati più svariati, da quelli negativi (che sembrano prevalere) ad alcuni decisamente più positivi: può essere così un quasi sinonimo di egoismo o può configurarsi come la necessaria rivendicazione dell'autonomia del singolo nei confronti della collettività.Individualismo e massificazione sono certamente  due aspetti presenti nella nostra realtà, ed entrambi considerati negativi. Ma, e qui sta la necessaria precisazione, non si tratta che di due aspetti della stessa realtà, ma non dell'unica realtà esistente. Stiamo parlando, infatti, di due aspetti presenti in misura estesa nella società occidentale della seconda metà del XX secolo e assai diffusi ancora oggi. E si tratta, a ben vedere, di due aspetti dello stesso fenomeno. Il processo che occorre definire come "individualismo di massa" non è nient'altro che il tentativo di singoli individui di sgomitare e combattere ferocemente contro altri singoli, ma (e qui sta il punto) tutto questo è portato avanti per ottenere obiettivi identici per tutti i singoli. In pratica è un individualismo funzionale e parte integrante della stessa massificazione. Si lotta disperatamente come individui, ma rispettando modi e toni della massa, al limite per diventare i migliori della massa (e qui si sta parlando di “massa” come pura entità sociale, senza alcuna sfumatura negativa). Ecco perchè individualismo e massificazione sono due aspetti per nulla opposti, che invece vanno a braccetto tranquillamente in un mondo strutturato sull'accentramento, sulla distribuzione verticale degli uomini. In un contesto simile è normale aspettarsi un tentativo continuo (e quindi operanti secondo una logica massificante) di sopraffazione da parte dei vari individui. Questo è l’individualismo di massa.Ma c’è un altro modello operante in questo primo scorcio di millennio. Qualcosa sta cambiando. È in atto una modificazione radicale, ed il paradigma della "rete" è al centro di questa trasformazione. E questo nuovo paradigma è stato largamente favorito dalla diffusione dei nuovi media interattivi digitali. L’importanza dei media di cui si serve l’umanità è troppo spesso sottovalutata, mentre considerare attentamente le conseguenze del sistema mediale e tecnologico sta diventando progressivamente sempre più importante per comprendere le modificazioni della sensibilità umana.In pratica con il modello della rete, e della conseguente decentralizzazione, gli individui tendono a federarsi in modo autonomo in gruppi di interessi, evitando di polarizzarsi tutti sugli stessi desideri e obiettivi, e quindi di entrare in competizione in modo frequente ed esasperato. L'individualismo diventa così virtuoso, poichè il singolo immerso in una dimensione reticolare si rende conto che gli altri singoli non gli sono di ostacolo: la cooperazione e la collaborazione nel nuovo contesto è assai preferibile alla sopraffazione. Un pensiero non troppo dissimile era probabilmente nelle corde di F. T. Marinetti quando poco meno di un secolo fa parlò di “individualismo anarchico”. Le comunità reticolari, essendo fondate sulla comunanza di interessi e passioni, tendono per loro natura ad escludere gli individui che si comportano secondo logiche improntate all'egoismo e all’utilitarismo personale. La comunità reticolare vive solo se il singolo dà e riceve continuamente, se i singoli si arricchiscono costantemente nella partecipazione alle attività del network. È chiaramente un modello assai più evoluto di quello dell’“individualismo di massa”, che però – non bisogna farsi facili illusioni - è ancora assai presente, e quasi ovunque dominante, nel mondo contemporaneo. È questo il vero processo di nuova aggregazione tribale, di ritribalizzazione su cui andrebbe posta la dovuta attenzione. Il neotribalismo ha certamente avuto un suo primo momento di sviluppo nel secondo Novecento, ma quello era figlio dei media monodirezionali (cinema, radio, tv) non ha prodotto che un rafforzamento della mentalità individualista e massificata. È proprio la presenza di pochi canali mediatici controllati gerarchicamente da chi ne detiene il controllo che ha aiutato e aiuta ancora la diffusione di modelli unici validi per tutti. È questo che ha condotto a quell’individualismo di massa, da cui si fa così tanta fatica ad uscire, alla globalizzazione negativa e omologante. I nuovi media digitali hanno invece il potere di decentralizzare, decongestionare e quindi rivitalizzare l’immaginario desiderante dei singoli individui. La globalizzazione che ne esce non è omologazione, massificazione e svalutazione del singolo, ma diversificazione e immensificazione costante dell'individuo. Questa è la vera svolta su cui insistere. Questa la battaglia che ci impegnerà nei prossimi anni, forse decenni.

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