Individualismo, massificazione e neotribalismo
Individualismo e massificazione sono due
delle caratteristiche che la maggior parte degli analisti della società
contemporanea evidenziano costantemente. Sono due aspetti che sicuramente
contraddistinguono la realtà in cui viviamo, tuttavia ciò che risulta ai più
incomprensibile è come possano conciliarsi tra di loro due idee dell'uomo che
spingono in direzione diametralmente opposta: l'individualismo rispecchia l’ingigantimento
degli interessi del singolo, la massificazione l'annullamento del singolo
all'interno della moltitudine. Per uscire fuori da queste ambiguità propongo qualche
rapida considerazione (ne ho già parlato diffusamente qui).Si tratta in
realtà di tendenze solo apparentemente inconciliabili. Innanzitutto la solita
premessa: fino a quando non stabiliremo cosa intendiamo realmente per
individualismo e cosa per massificazione, staremo parlando sempre e solo di due
termini, con tutte le solite ambiguità di interpretazione. Soprattutto il
termine "individualismo" sembra oggi sempre più spesso impiegato con
i significati più svariati, da quelli negativi (che sembrano prevalere) ad
alcuni decisamente più positivi: può essere così un quasi sinonimo di egoismo o
può configurarsi come la necessaria rivendicazione dell'autonomia del singolo
nei confronti della collettività.Individualismo e
massificazione sono certamente due
aspetti presenti nella nostra realtà, ed entrambi considerati negativi. Ma, e
qui sta la necessaria precisazione, non si tratta che di due aspetti della
stessa realtà, ma non dell'unica realtà esistente. Stiamo parlando, infatti, di
due aspetti presenti in misura estesa nella società occidentale della seconda
metà del XX secolo e assai diffusi ancora oggi. E si tratta, a ben vedere, di
due aspetti dello stesso fenomeno. Il processo che occorre definire come
"individualismo di massa" non è nient'altro che il tentativo di
singoli individui di sgomitare e combattere ferocemente contro altri singoli,
ma (e qui sta il punto) tutto questo è portato avanti per ottenere obiettivi identici
per tutti i singoli. In pratica è un individualismo funzionale e parte
integrante della stessa massificazione. Si lotta disperatamente come individui,
ma rispettando modi e toni della massa, al limite per diventare i migliori
della massa (e qui si sta parlando di “massa” come pura entità sociale, senza
alcuna sfumatura negativa). Ecco perchè individualismo e massificazione sono due
aspetti per nulla opposti, che invece vanno a braccetto tranquillamente in un
mondo strutturato sull'accentramento, sulla distribuzione verticale degli
uomini. In un contesto simile è normale aspettarsi un tentativo continuo (e
quindi operanti secondo una logica massificante) di sopraffazione da parte dei
vari individui. Questo è l’individualismo di massa.Ma c’è un altro modello operante in questo
primo scorcio di millennio. Qualcosa sta cambiando. È in atto una modificazione
radicale, ed il paradigma della "rete" è al centro di questa
trasformazione. E questo nuovo paradigma è stato largamente favorito dalla
diffusione dei nuovi media interattivi digitali. L’importanza dei media di cui
si serve l’umanità è troppo spesso sottovalutata, mentre considerare attentamente
le conseguenze del sistema mediale e tecnologico sta diventando
progressivamente sempre più importante per comprendere le modificazioni della
sensibilità umana.In pratica con il modello della rete, e della
conseguente decentralizzazione, gli individui tendono a federarsi in modo
autonomo in gruppi di interessi, evitando di polarizzarsi tutti sugli stessi desideri
e obiettivi, e quindi di entrare in competizione in modo frequente ed esasperato.
L'individualismo diventa così virtuoso, poichè il singolo immerso in una
dimensione reticolare si rende conto che gli altri singoli non gli sono di
ostacolo: la cooperazione e la collaborazione nel nuovo contesto è assai
preferibile alla sopraffazione. Un pensiero non troppo dissimile era probabilmente
nelle corde di F. T. Marinetti quando poco meno di un secolo fa parlò di “individualismo
anarchico”. Le comunità reticolari, essendo fondate sulla comunanza di
interessi e passioni, tendono per loro natura ad escludere gli individui che si
comportano secondo logiche improntate all'egoismo e all’utilitarismo personale.
La comunità reticolare vive solo se il singolo dà e riceve continuamente, se i
singoli si arricchiscono costantemente nella partecipazione alle attività del
network. È chiaramente un modello assai più evoluto di quello dell’“individualismo
di massa”, che però – non bisogna farsi facili illusioni - è ancora assai
presente, e quasi ovunque dominante, nel mondo contemporaneo. È questo il vero processo di nuova
aggregazione tribale, di ritribalizzazione su cui andrebbe posta la dovuta attenzione.
Il neotribalismo ha certamente avuto un suo primo momento di sviluppo nel
secondo Novecento, ma quello era figlio dei media monodirezionali (cinema,
radio, tv) non ha prodotto che un rafforzamento della mentalità individualista
e massificata. È proprio la presenza di pochi canali mediatici controllati gerarchicamente
da chi ne detiene il controllo che ha aiutato e aiuta ancora la diffusione di modelli
unici validi per tutti. È questo che ha condotto a quell’individualismo di
massa, da cui si fa così tanta fatica ad uscire, alla globalizzazione negativa e omologante. I nuovi media digitali hanno
invece il potere di decentralizzare, decongestionare e quindi rivitalizzare l’immaginario
desiderante dei singoli individui. La globalizzazione che ne esce non è omologazione, massificazione e svalutazione del singolo, ma diversificazione e immensificazione costante dell'individuo. Questa è la vera svolta su cui insistere. Questa
la battaglia che ci impegnerà nei prossimi anni, forse decenni.
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