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sabato, febbraio 18, 2012

Fenomenologia della critica d'arte contemporanea

Abbiamo più volte detto che il nemico principale dell'avanguardia è sempre stato l'alleanza di comodo tra figure mediocrissime quali il critico e l'inutile artista passapresentista. Abbiamo inoltre più volte ribadito che questa è un'alleanza penosa, in quanto si tratta di individui incapaci che appoggiandosi gli uni agli altri credono in qualche modo di potersi accreditare. L'Artista è storicamente un ignorante della peggior specie, per di più generalmente anche stupido. Ma sa buttare quattro colori su una tela: quindi cerca di sfruttare al massimo questa sua pur parzialissima qualità. Per questo ha bisogno di qualcuno che sappia dar un qualche valore alle tele. E qui entra in gioco il critico/curatore, il quale è solitamente meno ignorante dell'Artista ma assai più furbo, anche se allo stesso modo sprovvisto di ingenium. Inoltre il critico si sente impotente perchè non solo non ha idee ma neppure quel minimo talento che ha l'artista nel creare immagini, e quindi per potersi legittimare decide di sostenere un artista che sappia fare concretamente qualcosa. Nell'alleanza tra deboli (e nell'alleanza in generale) non ci sarebbe nulla di male. Il problema è che qui si tratta di un'alleanza mediocrista, un'alleanza tra inutili mediocrità che ha l'obiettivo di contrastare le forze vive e vitali rappresentate dagli individui creatori che intendono immensificare la propria e altrui sensibilità. E questo non possiamo permetterlo. Che cosa fa oggi la cricca costituita da critico-curatore-artista? Cerca di conquistare la massima visibilità in modo da sviluppare un possibile mercato per quell'immondizia costituita da opere insignificanti (dell'artista) e parole nullasignificanti (del critico/curatore). Come ha spiegato il critico (ma anche, ad ulteriore conferma di quanto sosteniamo, affermato artista) Vitaldo Conte nel suo recente volume Pulsional Gender Art (Avanguardia 21 Edizioni), il critico o il curatore ha il compito di "ufficializzare a pagamento un artista, utilizzando un cripto-linguaggio". In realtà se si leggono pagine scritte da critici d'arte appare con ogni evidenza che per fare il critico basta scrivere male e non avere idee (altra questione sono i critici letterari, che ugualmente sono a corto di idee e si occupano spesso di questioni insignificanti, ma almeno conoscono la lingua italiana!). Questo è il cripto-linguaggio citato da Conte: un linguaggio oscuro perchè dietro le parole non c'è alcuna idea, quindi il linguaggio ha il compito di occultare la miseria del messaggio.
Tra i compiti dell'artista d'avanguardia, che oggi per noi corrisponde con l'oltre-artista totale, c'è ovviamente quello di demolire la mortifera alleanza critico-artista. In quale modo? Semplicemente portando a completo sviluppo il modus operandi della coppia Boccioni-Marinetti, che già al loro tempo riunivano nella loro azione avanguardista la figura del critico, del teorico e dell'artista. Inutile sottolineare che per tutto il Novecento tutti gli artisti significativi hanno sempre unito l'aspetto critico-teorico e quello creativo (che poi sono dissociati solo nelle povere menti dei critici e degli artisti passatisti). L'artista d'avanguardia, non essendo un cialtrone come gli altri che si dichiarano Artisti, non ha mai bisogno di chi (il critico) debba inventarsi esilaranti giri di parole per legittimare la più palese inconsistenza creativa.
E' tutto molto chiaro, quindi, se si dispone di chiavi di lettura adeguate. Critici d'arte e artisti, sostendo reciprocamente la propria inconsistenza, hanno appestato la contemporaneità riempiendo i media di massa di cialtroneria e paccottiglia verbo-visuale. Togliamo loro il giocattolo, anche perchè attorno a quel giocattolo ruotano ormai interessi milionari. Siamo in crisi finanziaria? Iniziamo a togliere finanziamenti pubblici a inutili e faraoniche esposizioni avallate da mediocri critici e curatori d'arte! Giriamo i soldi risparmiati per sostenere i giovani talenti, che sono tanti e hanno il cervello per pensare da soli, senza protesi critiche o curatoriali!








Antonio Saccoccio

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