Riprendiamo la battaglia contro il mercantilismo e il sistema dell’arte contemporanea.
Durante la conferenza sui cento anni del Futurismo di domenica scorsa ho trovato un valido alleato nel prof. Antonio Pantano, uno dei massimi esperti dell’opera di Ezra Pound, oltre che studioso di Futurismo. Pantano non solo ha sottolineato la capacità di Pound di prevedere gli attuali disastri finanziari, ma ha anche messo in evidenza un aspetto della personalità di Marinetti che i più dimenticano di sottolineare: la generosità. Filippo Tommaso Marinetti si trovò nel pieno della sua maturità ad ereditare una somma ingentissima e decise di investire quella somma in un’idea artistica in cui credeva fortemente: il Futurismo. Finì i suoi giorni in condizioni economiche non certo agiate, poiché aveva speso tutte le sue fortune per portare avanti l’idea dell’arte del futuro. Io ho ripetuto ancora una volta, convinto da tempo che questo sia un passaggio fondamentale per la comprensione della figura del fondatore del Futurismo, l’affermazione marinettiana: “Voi dovete combattere con accanimento questi tre nemici irriducibili e corruttori dell'Arte: l'Imitazione, la Prudenza e il Denaro, che si riducono a uno solo: la Viltà. Viltà contro gli esempi ammirabili e contro le formole acquisite. Viltà contro il bisogno d'amore e contro la paura della miseria che minacciano la vita necessariamente eroica dell'artista!”. La vita di Marinetti avrebbe potuto essere comodissima e immersa nel lusso, invece l’artista preferì spendere tutto il suo patrimonio per le battaglie artistiche futuriste. Questa citazione e altre numerose sparse in svariati testi e manifesti futuristi basterebbero a stroncare definitivamente l’accusa marxista (Sanguineti in primis) di un Marinetti addirittura fiancheggiatore del capitalismo (sic).
Oggi l’Arte è ancora più di un secolo fa vittima di Imitazione, Prudenza, Denaro. Viltà generalizzata. Ovunque. La mediocrità e la debolezza degli artisti di retroguardia immersi nel mercato dell’arte è sotto gli occhi di chiunque abbia maturato competenze artistiche ed estetiche di un certo livello. E la battaglia futurista di un secolo fa viene rinnovata dal NetFuturismo, che si scaglia quotidianamente contro il sistema dell’arte (arte?) contemporanea.
Oggi come un secolo fa la situazione è chiarissima.
L’avanguardia fa arte perché crede nella sua idea di arte.
La retroguarda fa arte (pensa di farla!) perché vuole arricchirsi con quell’arte.
L’avanguardia cerca i fischi. La retroguarda gli applausi.
L’avanguardia non si vende. Si vive.
Sappiamo bene come oggi la tentazione di fare soldi sia allettante per gli artisti di tutto il mondo. Sappiamo bene che oggi il sistema tende ad inglobare tutti con la speranza di un guadagno facile.
Ma noi netfuturisti chiamiamo a raccolta, oggi con ancora più decisione di ieri, tutti i restanti avanguardisti del mondo. Siamo pochi, ma presto saremo molti. Se ci crederemo.
Per liberare le nostre energie, occorre affrancarci sempre di più dal mercato. Bisogna avere questo coraggio, perchè è un igienico coraggio.
La retroguardia artistica e il sistema dell’arte contemporanea non hanno futuro.
Avanguardisti italiani e internazionali, unitevi alle battaglie del netfuturismo.
Antonio Saccoccio
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